martedì 8 febbraio 2011

LINEA D’OMBRA :Una "Viola di mare" nella Sicilia dell'800

LINEA D’OMBRA :Una "Viola di mare" nella Sicilia dell'800


«Ecco, ora tu sei Pino e hai una nuova vita davanti, e io ti benedico. Ma il tuo comportamento dev’essere regolare, masculo fino in fondo.»

«Avete la mia parola. Quella di femmina e quella di masculo. Ma io posso farvela una domanda, eminenza?»

«Certo, figliolo.»

«Ma lei ci crede che il parrino si è sbagliato quando sono nato?»

«Come vescovo ci credo, come uomo so quello che è vero.»

Il brano è tratto dal libro dello scrittore trapanese, Giacomo Pilati: “Minchia di Re”, edito da Mursia e in questi giorni celebrato film, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma. La storia narrata da Pilati, vera o falsa che sia, è esemplare, magica per il periodo, quasi 100 anni fa, e strabiliante per la sua epica narrazione in una Sicilia feudataria, morsa dalle fami e dal potere, assoggettata ai voleri di pochi che decidevano per i molti. Come sempre, prima leggere il libro e poi seguirne la traccia cinematografica che, forse per un certo pudore, si chiama “Viola di Mare”.

Del film, ne hanno fatto una ottima recensione i colleghi di Cineblog. La storia, una struggente storia d’amore tra Angela e Sara in una Sicilia arcaica, feudataria ma che emana fascino ieri come oggi, ci porta, in un certo qual modo, alle rivendicazioni omoaffettive dei giorni nostri. La lotta per il proprio amore, il riconoscimento sociale e culturale per una passione “proibita”, fino ad una falsa mutazione genetica che serve di certo alla gente ma serve anche a non far cessare quell’innamoramento più forte delle apparenze.

Tra meravigliosi paesaggi fotografati con semplicità ma autentica intensità che diventano perfettamente strumentali alla descrizione delle intense vite dei personaggi, il film percorre con tratti emozionanti e splendide scene d’amore la relazione tra le due ragazze che scoprono il loro amore prima in clandestinità e poi, grazie ad uno stratagemma che evidenzia tutta l’ipocrisia di una società che vede solo ciò che gli è imposto di vedere quantunque assurdo, alla luce del sole. Ma è proprio questo uno dei messaggi più emozionati del film: le due ragazze si amano così tanto che accettano quella sciocca ipocrisia e le drammatiche, e finanche grottesche, regole che quest’ultima impone pur di continuare ad amarsi e rimanere insieme. Affrontando un tema drammaticamente attuale negli ultimi recenti avvenimenti, questo film è un meraviglioso inno alla vita, ad una vita vissuta per ricercare l’amore di chi si ama senza accontentarsi di una storia costruita da altri, da qualche secolare tradizione o semplicemente dalla comodità della “scelta più giusta” (ma non quella realmente desiderata). Il film è un toccante inno a non accontentarsi, a ricercare ostinatamente la propria felicità e a scoprire, con sorprendente semplicità, di esserlo.


Probabilmente, come molti scrivono, il film “Viola di Mare” segue un percorso non sempre lineare con la trama del libro; difficile forse una nuova narrazione dopo quella magistrale dell’autore del libro. Ma il cinema ha il potere di esaltare, di portare per mano altra nuova gente poco avvezza alla lettura, e raccontare loro l’amore saffico struggente e così difficile in un posto del mondo dove tutto è difficile da sempre e dove, grazie ad uno stratagemma che ha dell’incredibile, una donna si fa uomo per sposare la propria innamorata. E lo fa vincendo le resistenze familiari e quelle più ostili della chiesa.

Dopo tanto cinema a marchio gay, ci voleva una bella storia che ricordasse l’amore tra donne, la loro passione e determinazione. Probabilmente, come in molti credono e sanno, l’amore saffico, all’italico maschio piace di più dell’amore tra uomini. Probabilmente ci si misura meno con alcune proprie omosessualità latenti, ma è un bene che vengano narrate al cinema anche gli amori tra donne. “Viola di Mare”, piaccia o no, dopo aver letto il libro, va in questo senso, con una probabile possibilità di fermare quel tarlo omofobico che in questi tempi sta imbrattando l’Italia.


Viola d’amare è un film ideato, prodotto, interpretato da un cast essenzialmente al femminile, per raccontare una storia siciliana: ecco "Viola di mare", film interpretato da Isabella Ragonese, Valeria Solarino, diretto da Donatella Maiorca, soggetto di Pina Mandolfo, prodotto da Maria Grazia Cucinotta, con le musiche di Gianna Nannini, presentato al Festival del cinema di Roma nel 2009

Scrive Giacomo Pilati : “ Raccolgo testimonianze, frugo in mezzo agli archivi. E alla fine lo trovo. Un foglio di carta ingiallito. Quattro righe, che raccontano un giorno della sua vita: quel giorno. E' tutto vero. Lei c'e' stata veramente. (...) Mi invento una storia tutta per lei. Per non farla morire piu'. Anzi, per farla vivere, come dico io.”


E nasce così il racconto contenuto in “ Minchia di re “.Minchia di Re, pubblicato nel 2004, e' tratto da una storia vera. Giacomo Pilati, impegnato sul set di un documentario a Favignana, scopre l'incredibile vicenda accaduta centocinquanta anni prima. Si mette a consultare i documenti e i registri dell'epoca, trovando infine il libro ingiallito all'Archivio di Stato che contiene una nota che chiarisce il cambiamento anagrafico: "la dove si legge sesso femminile leggasi sesso maschile , la dove si legge Pina leggasi Pino" Uno scandalo custodito in silenzio. Pilati si documenta quel tanto che basta per rimanere libero di raccontare la storia. Pina nasce nel 1868 e muore nel 1968. A venticinque anni, la donna e' costretta a cambiare identita': la coppola in testa, la fascia sui seni.

La scelta del titolo rimanda a un piccolo pesce, la donzella o viola di mare, o Minchia di Re, in grado di inscenare un'atipica metamorfosi sessuale cambiando forma e colore. Nasce femmina e muore maschio. Un pesce ermafrodita unico che mantiene la propria natura pur mutando la forma.


Non potro' mai vivere felice con questo difetto. Senza Dio.

Ma tu sei una Viola.

Una viola? Chi, il fiore?

La Viola e' un pesce e lo ha voluto Dio. Quando e' maschio si chiama Minchia di Re. Per amore diventa femmina e ha i colori del fiore. Torna di nuovo maschio dopo che l'acqua si e' presa le sue uova.

Ma io sempre questa resto.

Tu devi morire un poco, per tornare a vivere come vuoi tu.


E allora non resta che mettersi la roba da masculo e andare dal vescovo a sigillo del tutto. Il barone e il dottore metteranno la firma che Pina e' Pino e che nasce di nuovo. Si e' trattato di uno sbaglio di quel rincoglionito di padre Pantaleo. Un bicchiere di rosolio e non se ne parla piu': Pino prendera' il posto del padre come curatolo della cava di tufo. Gia', perche' al padre le gambe non reggono piu', appena mollano, il barone chiudera' le cave: e che faranno i paesani senza lavoro, possono morire di fame? No, Pina diventa Pino, per salvare la faccia sua e quella dell'isola.

Da Pino ora dipende la sorte delle bocche dei bambini dell'isola.

Tutti sanno ma fingono di non sapere, ognuno si inventa un passato, con la candela della memoria spenta, che al buio la menzogna e' verita'. Verita' per legge, per fame e per religione.

Minchia di Re nasce da un pettegolezzo antico che si fa tormento, in bilico fra verita', leggenda e bugia. Sullo sfondo, Garibaldi e i suoi Mille sono appena sbarcato sull'isola.

Una prosa straordinariamente appetente nel ruminare un paesaggio meditteraneo, a mollo nel blu, di un angolo della Sicilia, e poi confonderlo con quello dell'anima di Pina. Il ritmo del racconto tramortisce fin dai primi vagiti.

Il senso della scrittura e' robusto, ammaliatore.

Tra le piaghe dei silenzi, Pina ha ancora tempo per un sogno di guerrieri, con l'armatura, il cavallo bianco e la spada vagando incontro a Sara, in una casa di vetro tra gli ulivi vestita di stessa armatura.

Tuttavia il destino si sa, anche quello letterario, e' spesso beffardo.


Nella redazione sono state usate parti di testo tratte da http://www.mymovies.it/film/2009/violadimare/pubblico/?id=499827

http://www.mauxa.com/libri-menuartecultura-69/1683-minchia-di-re-di-giacomo-pilati.html

e l'intero articolo pubblicato: lunedì 19 ottobre 2009 da mario cirrito su http://www.queerblog.it/post/6339/una-viola-di-mare-nella-sicilia-dell800


Eremo Via vado di sole , L'Aquila
martedì 8 febbario 2011

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