lunedì 3 settembre 2012

ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : L’ippocentauro


ANIMALI VERI  ANIMALI IMMAGINARI    :  L’ippocentauro


L’ippocentauro (cavallo con busto e testa di uomo) è un animaleimpossibile, dice Lucrezio (De rerum natura , V, 878), perché a vent’anni
la parte umana sarebbe nel pieno della giovinezza, mentre la parte
cavallina sarebbe già vecchia e morirebbe. Una faccia e un busto giovane,
con una pancia e le gambe già macilente e decrepite. Ma non è un buon
argomento, perché l’ippocentauro è così consolidato come animale
fantastico che probabilmente ha una sua fisiologia intermedia tra l’uomo e
il cavallo, e non c’è problema di rigetto di una parte per l’altra. Si tenga
presente che essendo l’uomo innestato poco sotto l’ombelico, al posto
dove ha il collo il cavallo, tutti gli organi interni sono ripetuti due volte,
cosa peraltro che si dà anche nei gemelli siamesi.

Nel caso dell’ippocentauro però il cervello è dell’uomo e l’apparato riproduttivo delcavallo. Essendo umano di mentalità non disdegna le femmine umane,
infatti si danno casi frequenti di rapimenti, mentre non è mai giunta notizia
che un ippocentauro andasse in un allevamento e montasse una giumenta
in calore. E tuttavia tecnicamente questo caso sarebbe più facile. Si noti
che non ci sono ippocentauri femmina, ma solo maschi. Dunque come si
generano? È verosimile discendano dall’accoppiamento di uomo e cavallo:
così come il mulo ad esempio viene dalla cavalla e dall’asino, è sempre
femmina ed è sterile. Da ciò se ne deduce che essendo sempre maschio
l’ippocentauro, sia figlio di una donna umana congiuntasi con un cavallo.

E questo per la verità non è cosa infrequente, anche al giorno d’oggi faparte dei sogni venerei femminili, di trastullarsi con un cavallo, allevarlo,
accarezzarlo; mentre gli uomini è difficile si erotizzino con una cavalla, la
quale infatti non figura nel repertorio della pornofilia corrente.
Dunque una donna ama un cavallo e si congiunge con lui. Dopo nove
mesi nasce l’ippocentauro, il parto è difficile, la donna non sa come
giustificarsi; il padre non è noto, scrivono in ospedale. Gli danno il
cognome della madre. Dopo un solo giorno dal parto il piccolo
ippocentauro galoppa già per i corridoi dell’ospedale, perché così fanno
anche i puledri, sanno già camminare d’istinto dopo poche ore per seguire
il branco nella steppa sconfinata. All’ospedale non sono abituati, però un
ippocentauro bambino fa tenerezza e tenerlo in culla non è possibile,
perché scalcia e balza fuori nitrendo. La madre lo allatta e non parla,
conscia della sua colpa e della sua debolezza, e non sa neppure accusare un
cavallo preciso. E d’altronde poi nessun cavallo mostrerebbe il sentimento
paterno della responsabilità. Le mandano allora (alla madre) uno

psicologo, ma lei piange e ripete: «Come ho potuto?» Le mandano unprete, che chiede se lo vuol battezzare. La madre dice: «È un essere
mitologico, è meglio che cresca pagano». Intanto l’ippocentauro galoppa
in mezzo alle infermiere che son divertite, va su e giù per le scale, passa
con gran rumore di zoccoli nella corsia dei lungodegenti, che però così
stanno allegri, per quanto possono. La direzione vuole dimettere la madre
e l’ippocentauro, soprattutto l’ippocentauro, perché non sono attrezzati alla
mitologia e allo scalpitare di zoccoli. E così segue la triste storia
dell’ippocentauro nel mondo moderno, per il quale non c’è un posto
naturale nella classificazione zoologica, come nell’antichità, né un posto
geografico; la Tessaglia, dove un tempo si dice vivesse, è oggi una regione
amministrativa della Grecia, la quale fa parte dell’Unione Europea, tutta
coltivata e con piccole industrie, turismo, tecnologia; perfino gli asini sono
quasi scomparsi, e gli ultimi muli li ha dismessi l’esercito. Ci sono gli
animali selvatici, ma sono numerati anche loro, censiti; un ippocentauro

non può essere abbandonato nel parco del Gran Paradiso ad esempio,tenuto anche conto che è un animale meridionale; e poi parla, ragiona,
nella tradizione gli ippocentauri fanno i pedagoghi; Chirone è stato
maestro di Esculapio, e gli ha insegnato musica, medicina, chirurgia; e poi
maestro d’Achille. Nel mondo d’oggi un ippocentauro farebbe il
pedagogista; però sarebbe una pena, tenerlo seduto a una cattedra, e inoltre
sono anche stati un simbolo d’ira, con tendenza a bere e alle risse. Invitati
a un pranzo di nozze dai Lapiti, si legge in Omero (Odissea, XXI, 295
ecc.), hanno bevuto troppo e hanno incominciato ad offendere, infastidire
le donne, menare le mani. Così un ippocentauro messo seduto a fare il
pedagogista scalpiterebbe con il suo di dietro; un pedagogista deve essere
comprensivo, metodico, interculturale; un ippocentauro si presenterebbe
ubriaco, calci a destra e a sinistra, come metodo suo pedagogico, e poi
urla, nitriti, cacche in giro, mosche, tafani, liti coi direttori didattici,
tradizionalmente gli ippocentauri hanno arco e frecce; ebbene: i direttori

didattici inseguiti a colpi di frecce, e così un eventuale ispettoreministeriale. Nel mondo moderno non c’è posto per loro; già non c’era
posto nella Roma antica, cioè erano già una rarità, Plinio dice di averne
visto uno conservato nel miele, mandato a Roma dall’Egitto come cosa
introvabile e meravigliosa. Poi se ne sono visti nell’inferno di Dante (canto
XII, 56 ecc.) come esempio dell’iracondia. Poi? Poi sono spariti. Le donne
non si accoppiano più con i cavalli, e se succede, interrompono la
gravidanza, su consiglio anche del servizio sanitario sociale.
L’ippocentauro sembra avesse una voce un po’ umana e un po’
cavallina, tutta esplosiva e nitrente; ce l’hanno uguale certi presidi
antiquati di scuola media, che gridano in latino mentre la classe è in
tumulto, prendono uno per l’orecchio e gli gridano dentro l’orecchio:
spero, promitto, iuro... reggono l’infinito futuro.

Ermanno Cavazzoni ha deciso di dedicare un curioso libretto, da poco pubblicato da Guanda.
Si intitola Guida agli animali fantastici


Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 3 settembre 2012