mercoledì 26 febbraio 2014

HISTORICA :Manca certificatoagibilità

HISTORICA :Manca certificatoagibilità



Amministrazione comunale e Confartigianato  di Chieti non riescono  a realizzare unaconvenzione con  la Soprintendenza deibeni  monumentali  di L’Aquila per l’utilizzazione dell’anfiteatro romano della Civitella in Chieti .Perchèmanca  CERTIFICATO DI AGIBILITA’.
Così ho consultato alcuni storici come Cordo (Annali guerratra  Cesare e Pompeo),Seneca ilVecchio  (Storia della guerra civile),C.Rufo (Storia della guerra civile del 68-69,Patercolo (Storia romana),V.Massimo  (Fatti e detti memorabili)S.Italico(Punica),M.Massimo (Vite dei Cesari iniziate da Svetonio )F.Giuseppe  Guerregiudaiche,Antichità giudaiche),Appiano(Storie etnografiche. Tutti richiamano una AGIBILITA’ data dagli imperatori delperiodo  che rimane valida  ancora oggi .BENEDETTA BUROCRAZIA. Ci vuoletanto a  prendere quelle steli che riportanol’autorizzazione.stanno proprio all’ingresso dell’anfiteatro, spostate a destradietro il podium. Fotografarle portarlein Soprintendenza .Chi dei nostricontemporanei potrà negare il certificato  di agibilità in contrasto con cesari  della dinastia Flavia,Vespasiano,Tito,Domiziano,e della dinastia Antoninia,Traiano, Adriano,Antonino Pio, Marco Aurelio che sapevano come rilasciare un risibile  certificato di agibilità avendo  realizzato ben altre cose grandiose.



L'anfiteatro romanodell'antica città di Teate Marrucinorum, odierna Chieti, è situato sullafascia collinare vicino al centro abitato. La struttura venne edificata, nellametà del I secolo d.C., alle pendici dell'acropoli in una spianata naturale pervolere di Marco Vettio Marcello, Procuratore imperiale della città, e di suamoglie Elvidia Priscilla, ricordati da numerosi storici, tra cui Plinio, comeartefici del teatro e di uno dei templi rivolti verso il foro, tesi confermataanche dall'iscrizione inserita nella trabeazione dello stesso edificio diculto. Nel XIX secolo, durante il regno borbonico, la spianata vennerimaneggiata per ospitare Piazza d'Armi ed in epoca moderna l'IstitutoMagistrale con palestra e campo da calcio. Nel 1982 gli scavi condotti per lacostruzione di un serbatoio idrico hanno riportato alla luce resti dell'anticoedificio e di una fossa di scarico di materiale protostorico. Da tale data sinoal tutto il 1994 iniziò un duro lavoro di scavo da parte della SoprintendenzaArcheologica che ha, prima tutto, liberato dalle moderne strutture e poi hariportato alla luce gran parte dell'edificio romano. L'anfiteatro (60x40 m.circa) presenta una pianta ellittica e segue l'andamento naturale del terreno,lungo le pendici del colle Civitella. Esso era direttamente collegato,attraverso gli accessi allineati lungo l'asse maggiore dell'edificio, con ilsistema viario urbano a nord ed extraurbano a sud. Gli scavi hanno riportatoalla luce le strutture dei due sistemi di acceso nord e sud del muro chedelimita l'arena ("podium") e la tribuna d'onore("suggestum"), oltre alla struttura in muratura, posta sul latooccidentale dell'ellisse, rivestita in "opus reticolatum" bicromo conricorsi in pietra e laterizio. L'arena dell'anfiteatro è in terra battutamentre la cavea posa in parte direttamente sul terreno e in parte su un muro in"opus reticolatum". Le indagini archeologiche hanno messo in evidenzail crollo dell'ingresso meridionale ed il cedimento fondale dell'edificio acausa dell'instabilità del terreno e a causa delle infiltrazioni d'acquaprovenienti dalla cima della collina. La zona nel corso dei secoli è statasottoposta a numerosi spogli. Oggi l'anfiteatro è parte integrante del parcoarcheologico della Civitella.


Eremo Rocca S.Stefano  mercoledì 26 febbraio 2014




il capoluogo | Preghiera di febbraio

il capoluogo | Preghiera di febbraio

lunedì 24 febbraio 2014

RICOGNIZIONE : Il realismo dei robot che verranno

RICOGNIZIONE  : Il realismo dei robot che verranno

Robots
Ray Kurzweil,  66 anni, tra i più noti personaggi dell'Intelligenza Artificiale, è il nuovo "Director of Engineering" di Google. Questo può apparire in contrasto col giovanilismo che contraddistingue l'azienda californiana, ma bisogna tener conto che Kurzweil ritiene di poter vivere molto a lungo, forse (perché no?) in eterno, e dunque, tecnicamente, è ancora nella sua infanzia. Crede infatti che, grazie  all'esponenziale andamento del progresso scientifico, farà in tempo a vedere il giorno in cui qualcuno (o qualcosa) inventerà l'elisir di lunga vita. Nel frattempo, assume quantità impresionanti di integratori alimentari e coadiuvanti chimici, nonché (per fortuna) qualche bicchiere di vino rosso.

Genio precocissimo, inventore tra i più prolifici (strumenti musicali elettronici, scanner, riconoscitori di caratteri e di parole, tanto per dare l'idea), sostenitore del 'transumanesimo' (la convinzione che l'umanità possa trascendere i propri limiti attraverso le tecnologie), preconizzatore della 'singolarità' (il momento in cui il progresso sarà così rapido che non gli staremo più dietro, e i robot ci rimpiazzeranno), Kurzweil ha collezionato 19 dottorati 'honoris causa' dalle università di tutto il mondo.

Un Übermensch praticamente onniscente e potenzialmente immortale al servizio di un'azienda dalle risorse informative e finanziarie di fatto illimitate. Per fare che? Per aiutare le macchine a comprendere il linguaggio naturale: "il mio progetto" - spiega - "è in definitiva quello di basare la ricerca sulla reale comprensione di quello che il linguaggio significa".

Nella sua estesissima competenza, sicuramente Kurzweil sa che "la reale comprensione di quello che il linguaggio significa" è questione alquanto controversa. Il linguaggio "significa realmente" qualcosa? Alla data, Google restituisce circa 22 milioni di pagine associate alla parola "skepticism". Queste includono notizie di coloro i quali, a più riprese nella storia della filosofia antica, moderna e contemporanea, da Pirrone, a Hume, all'ultimo Wittgenstein,  hanno dubitato che la realtà possa offrire solide fondamenta a cose come il linguaggio. Che vorrebbe dire allora "significare realmente"? Realmente per chi? A fronte di quale realtà?  Quella fisica? Quella psichica? Quella sociale? E osservata in quale modo? In qual modo discussa, se non, circolarmente, col linguaggio stesso?

Evidentemente, Kurzweil non è uno scettico: ha una risposta, e prima o poi, in un momento della sua eternità, quando i suoi robot avranno capito (o forse sancito) quello su cui noi umani ci interroghiamo da millenni, ce
 lo dirà.

 Da Il Sole 24 ore  24 febbraio 2014
                                          
Eremo Rocca s.Stefano  lunedì 24 febbraio 2014



venerdì 21 febbraio 2014

INCIPIT : ISABEL ALLENDE - La casa degli spiriti (1983)

INCIPIT  :   ISABEL ALLENDE - La casa degli spiriti (1983)

Barrabàs arrivò in famiglia per via mare, annotò la piccola Clara con la sua delicata calligrafia. Già allora aveva l’abitudine di scrivere le cose importanti e più tardi, quando rimase muta, scriveva anche le banalità, senza sospettare che, cinquant’anni dopo, i suoi quaderni mi sarebbero serviti per riscattare la memoria del passato, e per sopravvivere al mio stesso terrore. Il giorno in cui arrivò Barrabàs era Giovedì Santo. Stava in una gabbia lercia, coperto dei suoi stessi escrementi e della sua stessa orina, con uno sguardo smarrito di prigioniero miserabile e indifeso, ma già si intuiva dal portamento regale della sua testa e dalla dimensione del suo scheletro il gigante leggendario che sarebbe diventato. Era quello un giorno noioso e autunnale, che in nulla faceva presagire gli eventi che la bimba scrisse perché fossero ricordati e che accaddero durante la messa delle dodici, nella parrocchia di San Sebastiàn, alla quale assistette con tutta la famiglia.
In segno di lutto, i santi erano coperti di drappi viola, che le beghine toglievano ogni anno dalla polvere dell’armadio della sacrestia, e, sotto i lenzuoli funebri, la corte celeste sembrava un cumulo di mobili in attesa del trasloco, senza che le candele, l’incenso o i gemiti dell’organo potessero opporsi a questo pietoso effetto.
Minacciose masse scure si ergevano al posto dei santi a grandezza naturale, con le loro facce tutte identiche dall’espressione raffreddata, le loro elaborate parrucche di capelli di morto, i loro rubini, le loro perle, i loro smeraldi di vetro colorato e i loro abiti da nobili fiorentini. L’unico favorito dal lutto era il patrono della chiesa, San Sebastiano, perché nella settimana santa veniva risparmiato ai fedeli lo spettacolo del suo corpo contorto in una posizione indecente, trafitto da mezza dozzina di frecce, grondante sangue e lacrime, come un omosessuale sofferente, le cui piaghe, miracolosamente fresche grazie al pennello di padre Restrepo, facevano tremare di ribrezzo Clara.
Eremo Rocca S.Stefano   venerdì 21 febbraio 2014


L’Aquila: costellazione di paesaggi

L’Aquila: costellazione di paesaggi

giovedì 6 febbraio 2014

STORIE E VOCI DAL SILENZIO :Meccanizzazione in agricoltura

La “carioca” fu il mezzo agricolo utilizzatoquando il Paese era così povero e malandato da non potersi permettere trattoriveri e propri. Gli agricoltori si videro quindi costretti, con l’aiuto deimeccanici di paese, a mettere insieme ciò che si poteva trovare sul mercato deldesueto: vecchie automobili, camioncini, autocarri. Tutto quanto aveva unmotore e quattro ruote fu sezionato, mescolato e ricucito e le macchine che nederivarono erano così fantasiosamente assemblate che venne spontaneo chiamarle“carioche”.

La loro maggiore diffusione avvenne dal 1936 al 1955 in Lombardia, EmiliaRomagna e Veneto. Nel 1947 esistevano in Italia circa 7 mila carioche costruiteda 150 officine che continuarono a lavorare ancora per alcuni anni affinando ilprodotto e rendendolo sempre più simile a un trattore tradizionale. Cosìcominciarono Lamborghini, Lesa e decine di altri con alterne fortune.Il librodocumenta la storia e l’evoluzione di questo fenomeno prettamente italianoillustrando un centinaio di modelli con i relativi costruttori.
William Dozza CARIOCHE – LE TRATTRICI AGRICOLEFIGLIE DELLA GUERRA
ISBN: 978-88-7911-431-8 Prezzo: € 35,0 Formato:22X28.8 cm – Pagine: 168 – Foto: oltre 300 in b/n e a colori – Cartonato –Testo:italiano – Collana: Trattori e veicoli speciali


Eremo Rocca S.Stefano  giovedì 6 febbraio 2014




mercoledì 5 febbraio 2014

SILLABARI : Perdita di memoria



SILLABARI : Perdita di memoria


La perdita della memoria incanta la letteratura, da Platonea Pirandello
La perdita della memoria è un tema trattato spesso nellaletteratura fin dall'antichità. Il fiume Lete, la cui acqua fa appunto perderela memoria è presente in moltissimi classici a cominciare dal X libro dellaRepubblica di Platone, dove viene narrato il mito di Er, discesonell'oltretomba per conoscere i misteri della reincarnazione delle anime. Neiframmenti degli orfici si trova la raccomandazione, agli iniziati che sonogiunti nell'aldilà e si apprestano a entrare in una nuova vita, di non berel'acqua che induce l'oblio, ma di cercare di far tesoro del proprio passato perconseguire un superiore livello di saggezza.
Da Virgilio a Pirandello - L'opera latina più famosa èinvece l'Eneide di Virgilio dove vengono descritte le anime che si tuffano nelLete. Dante, nel Purgatorio, immagina che in questo fiume, situato nel Paradisoterrestre, si lavino le anime purificate prima di salire in Paradiso, perdimenticare le loro colpe terrene. Come tu mi vuoi è invece il dramma scrittoalla fine degli anni Venti da Luigi Pirandello. Prende lo spunto dal caso dellosmemorato di Collegno e tratta la vicenda di un personaggio enigmatico di cuiall'inizio non si conosce il nome. Il dramma ricorda Il Fu Mattia Pascal sempredi Pirandello dove il protagonista assume un'altra identità.


Smemorati finlandesi - Un altro romanzo pubblicatorecentemente è L'uomo senza passato del finlandese Aki Kaurismaki. Racconta lastoria di un uomo che dopo un'aggressione si ritrova a vivere nella povertàestrema della periferia di Helsinki. Solo e malandato, incontra solidarietà eaccoglienza in una comunità di senzatetto che vivono nella baraccopoli dicontainer vicino al porto. Lo smemorato di Tapiola della finlandese Paasilinnaracconta invece la storia di un vecchio agrimensore in preda all'amnesia che sitrova in mezzo a un parcheggio di taxi con l'apparente e unica preoccupazionedi farsi un perfetto nodo alla cravatta.




Eremo Rocca S.Stefano mercoledì 5 febbraio 2014


il capoluogo | La velocità che ora ha preso il treno

il capoluogo | La velocità che ora ha preso il treno