venerdì 26 febbraio 2016

SILLABARI :“PETALOSO” PORTA FORTUNA






Petaloso appare scritto la prima volta in James Petiver, Centuriae Decem Rariora Naturae, 1703. Trattando del pimenta (peperoncino) lo definisce fiore petaloso. In realtà l'autore faceva gran grammelot tra italiano e latino. Da ricordare piuttosto la pubblicità FIAT Uno di Forattini 1984

E’ bello,mentre il mondo va a picco,pensare a “petaloso”.Una nuova parola inventata da un bambino e che la sua insegnante ha segnalato all’Accademia della Crusca per il suo inserimento nel vocabolario italiano. Gli auguriamo di sì. Perché sicuramente “petaloso “ porta fortuna. Non ci sono molte cose sulla faccia della terra  e nel nostro paese per le quali stare allegri. E non è certo catastrofismo dire  che tra qualche decennio, per i problemi climatici all’orizzonte , coltiveremo  solo datteri perché quello sarà,da nord a sud, da est a ovest del pianeta terra l’unico ambiente compatibile  con le trasformazioni ambientali  che molti problemi ambientali di oggi irrisolti determineranno. E non è esagerato dire  che sulla faccia di questa terra  il cinque per cento  degli uomini possiede  tutte le risorse disponibili .Che tradotto significa che chi è ricco diventerà sempre più ricco e chi è povero sempre più povero. E non è uno scandalo che Papa Francesco  predichi a questo proposito come una voce nel deserto perché nessuno è profeta in patria. E venendo alla nostra  infinitesima condizione,  a tutti sono note le bizzarrie ( a dir poco ) del Consiglio comunale di L’Aquila : le scie chimiche di Giorgi ,i crocifissi sfrattati e riportati indietro dalla passione di Cioni  ( ma ci aveva pensato già Padre Quirino a dare una casa al crocefisso sfrattato dall’aula consiliare ), i map da buttare giù ( ma che si autodistruggono da soli  come  certi meccanismi  secondo quando dice Francesca Marchi in un puntuale post su fb o destinati a diventare pellet come dice sempre su fb Raniero Pizzi  mandando così in fumo i soldi dei contribuenti )le liti sul nuovo manager della Asl…

Storie di impudicizie ma storie vere .E dunque di fronte a queste catastrofi ( catastrofi che  per la nostra vita, qui ed ora ,appaiono schiaccianti, (abbiamo una sola vita e un breve lasso di tempo ma che l’evoluzione geologica ridimensiona in piccoli contesti ambientali di nicchia dinanzi all’immensità del creato ,vedasi la nuova fisica  della relatività),qualcuno dirà stiamo a pensare a “petaloso “?. Ma sì,  pensiamoci un attimo  perché “petaloso” porta fortuna perché come scrive Paul B. Preciado, sul francese  Libération,  che si può leggere su http://www.internazionale.it/opinione/beatriz-preciado/2016/02/24/lingua-greca-transizione-corpo, petaloso   “per dirlo in maniera più nietzschiana,potrebbe appartenere  alla storicità del linguaggio, al modo in cui un suono o una grafia racchiudono una successione di gesti e contengono una serie di rituali sociali. Ogni lettera è il movimento di una mano che disegna nell’aria, un segno tracciato sulla sabbia, un toccare. Una parola non è la rappresentazione di una cosa. È un pezzo di storia: un’interminabile catena d’usi e di citazioni. Una parola è stata in principio una pratica, l’effetto di una constatazione, uno stupore, oppure il risultato di una lotta, il sigillo di una vittoria, che si è convertita in segno solo molto dopo.L’apprendimento della parola durante l’infanzia induce un processo di naturalizzazione del linguaggio che ci rende impossibile ascoltare il suono della storia quando risuona nella lingua madre.  Paradossalmente, in termini pragmatici, diventare locutori di una lingua significa smettere progressivamente di percepire la storia che vibra in essa e quindi di poterla enunciare e sentire come suona qui e oggi. Dunque, usare le parole significa ripetere la storicità che esse contengono, a patto d’ignorare i processi di dominazione politica e di ripetizione sociale che hanno forgiato i loro significati.”
Perchè è una bella storia. Matteo un bambino della terza elementare della scuola "Marchesi" di Copparo (Fe)  crea una nuova parola .La  maestra Margherita Aurora segnala  la parola all'Accademia  della Crusca che inaspettatamente  risponde anche se sottolinea che  "PETALOSO per essere inserito nel vocabolario italiano dovrà essere utilizzato da più persone possibili."
Perchè grazie alla segnalazione via Twitter da Victor Rafael Veronesi, trentenne appassionato di arte e storia si viene a scoprire che l'aggettivo del piccolo di 8 anni del Ferrarese che l’ha scritto in un compito in classe esisteva già. Infatti è stato usato in un antico testo del botanico e farmacista inglese James Petiver in cui definisce "petaloso" il fiore del peperoncino, la pimenta. Il testo in questione è Centuriae Decem Rariora Naturae. Tratta di specie animali, vegetali e fossili ed è stato scritto tra il 1693 e il 1703, utilizzando termini latini e italiani.
Perché la risposta dell’Accademia della Crusca al piccolo Matteo, inventore dell’aggettivo “petaloso”, è diventata virale nel giro di poche ore e anche i ragazzi di The Jackal non sono rimasti indifferenti di fronte a quella vicenda, al punto da condividere una versione modificata dell’ormai famosa lettera, indirizzata stavolta ad Antonio Banderas, testimonial di Mulino Bianco che ormai da mesi ci parla di biscotti “inzupposi”, altro aggettivo inventato per l’occasione.Parafrasando la lettera originale, questa versione recita: Caro Antonio Banderas, la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo.Tu hai messo insieme inzuppo + oso = inzupposo, con tanta zuppa, pieno di zuppa.
Perché appunto la maestra è stata intelligente di quell’intelligenza che Gianni Rodari a lungo ha dato dimostrazione nei suoi scritti  in particolare in quello in cui riferendo sulla grafia con cui un suo alunno aveva scritto “L’ago di Garda” per dire “lago di Garda “.Rodari di fronte a tale strafalcione è combattuto se indicarlo con un segnaccio blu oppure considerare con attenzione  che cosa si riflette sulla punta dell’ago o sulla cruna dell’ago e via di questo passo
.
Ma soprattutto perché la maggior parte  dei vocaboli che terminano in “oso” evocano sentimenti, o emozioni ,azioni positive.Infatti  “oso” (come  dice il Battaglia ) è un suffisso presente in parecchi aggettivi  derivati dal latino  o formati  in epoche posteriori come arioso, formoso,generoso, poderoso,i quali denotano per lo più presenza o abbondanza della qualità o della condizione  espresse dal sostantivo da cui derivano come aria, fama, ecc. Qualità  e condizione che subito assumono un segno positivo o negativo .Nella maggior parte dei casi positivo.Perchè “oso” fa “pensare positivo”
Ad una breve indagine ( ma tutti possiamo farla e anzi tutti sono invitati a farla proprio in riferimento al proprio sé ,alla propria quotidianità ,al proprio impegno  personale, familiare ,sociale) molti vocaboli che terminano in “oso “ evocano nella nostra vita sentimenti ,emozioni azioni  positive gioioso,ardimentoso, volenteroso ,grandioso. Per non dire  del più bell’appellativo che si usa nelle forme parlate, leggero e altruistico “Ehi coso  !!” dove coso sta per una identità concreta  della persona a cui ci si rivolge ma anche astratta all’ennesima potenza perché a volte “sconosciuta” o per meglio dire “ c he crediamo di conoscere ( con le sorprese positive o negative che ne conseguono . Si può così stilare un elenco di parole in “oso “da usare come vogliamo con segno postivo e negativo e anche metà e metà. Ecco dunque alcuni esempi per il segno positivo :curioso, gioioso,ardimentoso,luminoso.Negativo :permaloso,faticoso,pericoloso. Metà e metà : vanitoso,puntiglioso,geloso.
E allora di “oso” in “oso” ,buon “petaloso “ a tutti 

Eremo Rocca Santo Stefano venerdì  26 febbraio 2016









mercoledì 17 febbraio 2016

ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI Festa del gatto






A loro, ai gatti randagi, va oggi il nostro pensiero, con la bellissima canzone I gatti randagi di Augusto Daolio (1947-1992). E, naturalmente, il nostro pensiero grato va anche a tutte le gattare e i gattari che si prendono cura delle colonie lungo la nostra Italia.

I gatti più belli sono i gatti randagi:
girano i quartieri di povera gente.
Amici sinceri di chi non ha niente,
di chi tutto il giorno non fa che sognare;
di notte sui tetti, miagolando alla luna
una carezza gli porta fortuna:
più felice via se ne andrà,
più felice via se ne andrà.
I gatti più belli sono i gatti randagi:
questo il bambino già l’ha capito,
uno sguardo, un sorriso, una carezza, un invito
e amici così si sarà.
Amici sinceri, perché non si è niente,
perché tutto il giorno non si fa che giocare.
Questa carezza gli porta fortuna:
più felice via se ne andrà.
I gatti più belli sono i gatti randagi:
non hanno doveri, non hanno padroni.
Rubando a tutte quelle persone
che sanno odiare ma non sanno amare;
di notte sui tetti miagolando alla luna
una carezza gli porta fortuna:
più felice via se ne andrà,
più felice via se ne andrà.
Siamo un po’ tutti dei gatti randagi:
ce ne andiamo con i sogni in spalla.
Siamo un po’ tutti dei buoni da niente,
siamo un po’ tutti dei tira a campare.
Noi siamo quelli che vogliono andare,
un solo credo: la voglia di amare.
Un solo sogno la libertà,
un solo sogno la libertà.

Eremo Rocca Santo Stefano mercoledì 17 febbraio 2016

VERSI D'ALTRI E ALTRI VERSI :ASPETTIAMO CHE VENGA LA FINE DEL GIORNO


Prima di fare programmi
aspettiamo che venga
la fine del giorno
ora voliamo liberi come sparvieri
tra gli agrumeti
o sul profumo inebriante
di zàgare
sulla bocca del Vesuvio
o tra le nevi di Marilleva
con questo capriccio d'amore
col mare amico
sotto un cielo stupendo.
Aspettiamo che venga
la fine del giorno
sui nostri corpi d'amanti
sulle nostre bocche
ancora avide e assetate
sulle nostre braccia
ancora giovani
adesso
alzati ancora sui talloni
per sembrare più alta
e gridami ancora SEI MIO
con tutta la voglia
con la febbre dei sensi
alle stelle
in questo pazzo momento.
Domani
un battito di ciglia
e sarà tutto un rimpianto
prima però
aspettiamo che venga
la fine del giorno.

Luciano Somma nNato a Napoli il 18 Marzo 1940, ha iniziato a scrivere versi fin dall’età di 13 anni pubblicando per 50 anni su quotidiani e periodici specializzati. Già direttore responsabile di Tribuna Artistica negli anni ’60, ha collaborato e collabora con molte testate giornalistiche. Iscritto alla SIAE come paroliere dal 1967 ha pubblicato o inciso oltre 1000 canzoni. Tra i cantanti che hanno interpretato le sue canzoni ricordiamo Gloriana, Mario Abate, Tony Bruni, Mauro Levrini, Fenoli del clan Casadei, Rino Piccione.
Si è avvicinato alla poesia per esternare ciò che ribolliva dentro e fortunatamente la critica ha sempre accolto favorevolmente, e accoglie ancora, i suoi lavori .
Nella sua lunga attività poetica ha vinto moltissimi premi. Tra i più recenti: 1° classificato al premio “Antonio Balsamo”, Castellammare di Stabia, 1993; 1° classificato al “Poseidonia”, Capaccio Scalo, 1994; 1° classificato al “Città di Avellino”, 1994; 2° classificato al “Paestum”, Mercato San Severino, 1994; 1° classificato al “Città di Cava de’ Tirreni”, 1995; 1° classificato alla “Taverna dei poeti”, Modena, 1995; 3° classificato al “Trofeo colle armonioso”, Firenze, 1995;  1° dei segnalati e mensione d’onore al “Città di Caserta”, 1995.
Ha condotto e diretto per molti anni trasmissioni radiofoniche e televisive presso emittenti private.
Nell’Ottobre 2005 è stato protagonista d’una puntata di NON E’ MAI TROPPO TARDI andata in onda su RAI 2.
Ha pubblicato una decina di libri di poesie sia in italiano che in napoletano, alcuni testi sono stati tradotti in Spagnolo, Francese, Inglese.
È inserito in centinaia di antologie, anche scolastiche e ha ottenuto nel 1977 e nel 1994 la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica
Dispone di alcuni CD con nuove canzoni, anche per bambini, che mette a disposizione per esecutori programmatori .
Eremo Rocca Santo stefano mercoledì 17 febbraio 2016


lunedì 15 febbraio 2016

VERSI D’ALTRI E ALTRI VERSI : Alessandra Prospero BLUE e TU SORRIDI




Due poesie dell’aquilana Alessandra Prospero che hanno ottenuto rispettivamente il terzo posto e la segnalazione  sabato 12 Settembre 2015 presso il country club Tecariba di Latina  dove si è svolta  la cerimonia di premiazione della prima edizione del premio di poesia "Città di Latina".

BLUE

Flutti di miele
Agitati dal notturno zefiro
contro le pareti calcaree
di certezze spicciole.
Scavami dolcemente
nella tempesta
o scegli un’erosione violenta
ma continua a lambire
i silenzi di pietra
di un grigio arenile.
Incontro.
So fenderti e blandirti,
sono roccia e battigia
scegli una forma
e la sazierò.

TU SORRIDI

Dolce,
tra le nervature del freddo
schivo un amoroso artiglio
e bevo, bevo dalle tue melodiose ciglia
che ignorano cime tempestose
di cronache algide
imperterrite e immutabili.
Di faraglioni lontani, di rimembranze insolite
di palpitanti tentennamenti di zucchero
di albe odorose e di assoli dolenti
invece mi parli adagiandomi
sulla morbida rete
del trapezista.
E sogni, sogni, sogni
di infrangibili giostre di cristallo
e cavalli di miele con piume di brezza
dopo una bruma ventennale.
E tu, nettare, sorridi…

Alessandra Prospero  poetessa aquilana, già recensionista per le riviste www.bottegascriptamanent.it e www.direfarescrivere.it, collabora anche con le tre riviste www.ilgiornaledimontesilvano.com, www.leggereacolori.com e www.deliriprogressivi.com e con la casa editrice Arkhé di L’Aquila.
Dopo gli studi classici ha assecondato la propria passione per lo studio della criminologia, intraprendendo il corso di laurea in Scienze dell’Investigazione in L’Aquila. Ha partecipato a innumerevoli antologie poetiche e ha pubblicato le due sillogi poetiche IEROUSALEM, (Gds edizioni, 2013) e P.S. POST SISMA pubblicata nell’aprile 2012 dalla prestigiosa Città del Sole edizioni, lanciata al Salone del Libro di Torino 2012 e vincitrice del 2° posto del Premio Internazionale Vitruvio edizione 2012 e del 2° posto nella sezione Poesia sociale del Premio Leandro Polverini edizione 2012. Membro di giuria in numerosi concorsi e premi letterari, è socia inoltre dell'Associazione Internazionale Culturale "Laudomia Bonanni" e dell'Associazione Culturale e di sensibilizzazione alle tematiche sociali "Nuovi occhi sul Mugello".

Eremo Rocca Santo Stefano lunedì 15 febbraio 2016







martedì 9 febbraio 2016

VERSI D'ALTRI ED ALTRI VERSI : Gianni Rodari Carnevale


 
Mi metterò una maschera
da Pulcinella
e dirò che ho inventato
la mozzarella.
Mi metterò una maschera
da Pantalone,
dirò che ogni mio sternuto
vale un milione.
Mi metterò una maschera
da pagliaccio,
per far credere a tutti
che il sole è di ghiaccio.
Mi metterò una maschera
da imperatore,
avrò un impero
per un paio d’ore:
per volere mio dovranno
levarsi la maschera
quelli che la portano
ogni giorno dell’anno…
E sarà il Carnevale
più divertente
veder la faccia vera
di tanta gente

***
Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi:
sono le toppe d’Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e Pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi
“Colombina,” dice, “mi sposi?”
Gianduia lecca un cioccolatino
e non ne da niente a Meneghino,
mentre Gioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: “È Carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale.”
Gianni Rodari

lunedì 8 febbraio 2016

AD HOC :Un libro sul bullismo .La storia di “Manuel a testa in giù”




“Cosa c’è di peggio di essere un bullato? E’ vero ci sono le guerre e le carestie  e quelli che non hanno da mangiare .Ma io ho nove anni  e tutti i lunedì mi menano “

“Manuel a testa in giù”  di Monica Giuffrida è il primo volume pubblicato dalla neonata casa editrice romana  La Ruota di Maristella Occhionero.Con questo volume l’editrice inaugura le sue collane  con uno “sguardo dal ponte “,ossia traghettare nel mondo dell’editoria nuovi mondi per “essere al passo con il mondo” non solo dei sentimenti ( la vita di ogni lettore trasformata  con un contagio di idee , sensazioni,emozioni ,riflessioni ,)  ma anche delle imprese   culturali  ed  economiche.

Sulla nascita dell’editrice La Ruota è la stessa ideatrice,animatrice che ne parla in due  interviste  date  a Samantha Terrasi (1).
Nella prima alla domanda :Questa grande – nel senso di complessa – idea di aprire una casa editrice: com’è nata? Hai già lavorato in questo settore o sei una neofita? Hai già un team di collaboratori per alcuni servizi specifici (non so, grafica, redazione, traduzione…) Maristella Occhionero risponde
Da un paio di anni lavoro in questo settore. L’idea è nata dalla mia passione e dal mio sogno di creare una casa editrice seria che promuova gli autori e che scelga testi di qualità. Come ti dicevo ho già diverse persone interessate a far parte insieme a me di un comitato di valutazione; due aiuti per quanto riguarda l’editing, una grafica in famiglia e contatti con altri grafici.
Intervista che così continua  :Quando parli di editoria di qualità a chi pensi? Se potessi, per esempio, ripubblicare un autore i cui diritti non sono ancora scaduti, oppure un libro già classico che ti sarebbe piaciuto pubblicare per la prima volta, cosa sceglieresti, e perché?
Forse sono ripetitiva ma sarebbe un onore pubblicare un testo della Allende oppure se parliamo di classici non so magari “Madame Bovary” o “Cime tempestose”! Per editoria di qualità intendo testi che sappiano trasmettere emozioni, che non si perdano pezzi di trama per strada e che tengano sempre alta la tensione narrativa senza far distrarre e disamorare il lettore. E poi naturalmente anche scritti in italiano più o meno corretto; è vero che gli errori capitano a tutti e gli editor esistono anche per quello, però se un testo è completamente sgrammaticato vorrà dire che quella persona non è ancora pronta per pubblicare qualcosa.

Nella seconda  intervista  ( 2 )  Occhionero ritorna sulle motivazioni della nascita della casa editrice e ne illustra i programmi  .Infatti  si legge :
Samantha: Com’è nata l’idea di fondare una casa editrice?
Maristella: E’ nata piano piano. Inizialmente mi sono concentrata sul tentativo di provare a lavorare nel settore. Ho iniziato a collaborare con l’agenzia letteraria Bottega Editoriale. Poi, però, è diventato sempre più forte il desiderio di creare qualcosa di mio.
Samantha: Cosa ti ha spinto a farlo?
Maristella: Al momento attuale penso sia meglio crearlo il lavoro e concentrarsi su cosa ci appassiona per dare il massimo
Samantha: E’ bello creare qualcosa che realizzi le nostre passioni.
Maristella: Sì.
Samantha: Come si chiama la tua casa editrice?
Maristella: La Ruota edizioni.
Samantha: Da dove nasce il nome?
Maristella: L’idea di chiamare la casa editrice La Ruota è stata del mio compagno. In realtà il significato è ironico e si riferisce in modo scherzoso al fatto che, quando nasce un’idea, si dice che nel cervello si è svegliato il criceto sulla ruota.
Samantha: Quali sono i vostri criteri di valutazione?
Maristella: I criteri sono diversi. Un testo per essere scelto deve tenere alta la tensione narrativa (per quanto riguarda i romanzi), deve esser scritto con un linguaggio fluido, scorrevole e il più possibile corretto. Un testo che fa piacere leggere. Non pubblichiamo tutto indiscriminatamente.
Samantha: Avete altri testi pronti per la pubblicazione?
Maristella: Sì, altri tre testi sono stati scelti.
Samantha: Quali sono?
Maristella: Il secondo in ordine di uscita sarà un testo per ragazzi della scrittrice Monica Giuffrida dal titolo Manuel a testa in giù. Questo libro affronta in modo ironico e pungente un tema spinoso come quello del bullismo. Si tratta di una lettura originale adatta sia ai giovani che a i meno giovani.
 Samantha: E con l’anno nuovo?
Maristella: Intorno a Gennaio, invece, uscirà il nostro primo testo fantasy di Yasodhara Leandri dal titolo La custode.

Ma torniamo a “Manuel a testa in giù” Un racconto  che  si giova della grafica di  Mario Mielati  che ne ha curato l’immagine di copertina  e le illustrazioni per un progetto realizzato da  Paola Catozza ed  è il primo esperimento  della trasformazione di un problema  che oggi nel nostro paese  viene sempre più in evidenza: quello del bullismo  che in quest’opera diventa una lettura accattivante e coinvolgente. Perchè l’autrice  Monica Giuffrida  che si trova al suo quarto  esperimento narrativo  ,riesce a dosare tutti gli elementi probanti di una storia,  ormai forse troppo comunemente famosa ( sempre più oggetto di cronache scolastiche e familiari ) ,in un telaio che tesse  non solo l’approccio a questo fenomeno ma anche il  loro svolgimento e la conclusione  dei fatti che danno vita appunto al fenomeno stesso. Riesce così a chiamare  il lettore ad una riflessione  che diventa proponibile anche nel contesto scolastico  dove spesso si annida un pericolo. Ossia un nucleo nero di rapporti e relazioni che vivono di sguardi, parole, minacce sottaciute e a volte anche di botte. E per stare  alla confessione dell’ultima vittima di tale fenomeno  ( vittima nel senso letterale della parola perché a seguito di quei comportamenti si è tolta la vita, come hanno riferito di recente organi di stampa )non sono le botte  che poi alla fine fanno male ma le parole.

E’d’altra parte la stessa Giuffrida che in  un suo articolo (3) contestualizza e approfondisce  gli aspetti di questo fenomeno
 Il bullismo non è una moda, e non è di moda. Il bullismo è prevaricare, offendere, sminuire l’altro, in maniera intenzionale e ripetuta. Un atto di vigliaccheria travestito da qualcosa d’altro. E di bullismo si muore. Succede, è successo. Tanti, troppi episodi che ci lasciano sgomenti, spaesati, ma non devono lasciarci muti.
Bisogna parlare e tanto, far partire e ripartire il dialogo anche quando costa fatica, riempire i vuoti e i silenzi con le parole.
E poi naturalmente captare i segnali di disagio, diventare abili lettori tra le righe, comprendere comportamenti e manifestazioni emotive spesso non lampanti. Un discorso che vale tanto per i genitori quanto per gli educatori. Il bullismo a scuola esiste, è un fenomeno costante, che resiste a sporadiche campagne di sensibilizzazione. Il bisogno di farsi accettare, diventare parte di qualcosa, essere riconosciuti come membri di un gruppo, è un bisogno continuo, incessante. Ed è proprio in questa affannosa ricerca di piacere agli altri che si annidano i pericoli di essere presi di mira, scartati, isolati. O al contrario di trasformarsi in carnefici alle spese di un altro ritenuto più debole. I bulli si sentono i migliori, i più furbi, i più forti. Si accaniscono contro chi è diverso da loro per modo di vestire, di parlare, di essere. Non c’è un identikit preciso. Chiunque può diventare una vittima!
Popolari contro “sfigati”, bulli contro vittime. Non è facile ribellarsi alle prepotenze, si ha paura e vergogna. Ma qui entrano in gioco gli altri. Gli insegnanti, i genitori, e soprattutto i compagni di scuola, gli amici. Si può intervenire in diversi modi, non fornendo ad esempio un pubblico al bullo, dando sostegno a chi subisce le angherie, denunciando. Non è facile certo.  Ma i bambini e i ragazzi hanno spesso un senso della giustizia più marcato del nostro. Decidere di non fare nulla è già scegliere di stare dalla parte sbagliata.”

Descrivendo poi così il suo libro in un’intervista data sempre a Samantha Terrasi  (4):
 Samantha: Cosa rappresenta questo libro?
Monica: Questo libro rappresenta un traguardo importante. Ci sono stati altri libri in questi anni e ogni storia, ogni personaggio che è nato nella mia testa e si è fatto raccontare dalla mia penna è un pezzo della mia vita a cui tengo molto. Ma questo romanzo è qualcosa che sentivo dentro da tanto tempo e scriverlo mi ha regalato delle emozioni indescrivibili.
Samantha: Come mai hai trattato un tema così delicato come il bullismo?
Monica: Il bullismo è purtroppo un tema sempre attuale, un fenomeno a cui anni fa’ forse non si dava uno specifico nome, liquidandolo forse con troppa facilità. Oggi per fortuna se ne parla, anche se, a mio modo di vedere, non abbastanza.
Samantha: Cosa ti ha ispirato?
Monica: Un episodio di bullismo accaduto nella scuola elementare di mio figlio diversi anni fa’. Bambini di 9/10 anni, capaci già di pensare e portare avanti tutta una serie di comportamenti vessatori nei confronti di un altro bambino. Questa cosa mi aveva sconvolto.
Samantha: Se lo dovessi definire in tre parole quale useresti?
Monica: Tenero, ironico, coraggioso.



E dunque Monica Giuffrida in questo suo “Manuel a testa in giù” ,proprio alle parole guarda ,proprio le parole indaga .Le parole “chiave “ che fanno da sottotitoli  ai singoli capitoli della storia..E noi con gli occhi di Manuel guardiamo un mondo ,il mondo che lo circonda, la famiglia,la scuola, il quartiere  e vediamo allo specchio il nostro mondo. Perchè quello di Manuel è simile al nostro .Sono mondi che dialogano tra loro,  seppure nelle pagine della Giuffrida,con un interscambio  fecondo. Perché creano un’allerta  che coinvolgendoci ci spinge a  guardare meglio, a non sottovalutare , a sforzarci di   notare i segnali  di un fenomeno  che purtroppo incontriamo con sempre maggiore frequenza. Lo sforzo di capire i camuffamenti, di svelare i vuoti e i pieni, di differenziare le luci e le ombre  . Per restituire così, sotto forma emotiva, ma anche pratica, concreta, quotidiana, il messaggio che l’autrice del libro ci vuole dare. Il bullismo è la  segnalazione   mascherata  di un disagio. Una profonda sofferenza che nel cuore del cosiddetto “bullo” sta a dire la  solitudine  da se stesso e dal suo mondo in crescita che ad un tratto si arresta perché ristagnante  in una palude melmosa che imprigiona la vita ( quella vera )  e la immobilizza. Il bullo  non riesce a crescere perché ad un tratto gli manca qualcosa. Quel qualcosa che  cercherà per sempre in una visione distorta della vita che famiglia, scuola, agenzie culturali ecc. non sono riuscite a rendergli limpida e piena di senso positivo. Una profonda sofferenza è anche quella della condizione della  vittima che vede  la grande svalutazione della propria identità e la costante emarginazione  dal gruppo.
 

(1)http://blog.upspringer.com/it/intervista-a-maristella-occhionero-ideatrice-de-la-ruota-edizioni/
Samantha Terrasi in Interviste il  4 dicembre 2015 http://www.samanthaterrasi.it/due-chiacchiere-con-maristella-occhionero/
(3) Bulllismo ,occorre parlarne.


Eremo Rocca Santo Stefano lunedì 8 febbraio 2016