mercoledì 28 settembre 2016

Il mare metaforico degli arabi

di Jalel El Gharbi (trad. di A. Rivera Magos)
Gli Arabi non erano un popolo fatto per il mare. Per loro, il mare era soprattutto un riferimento metaforico. La poesia pre-islamica, per esempio, abbonda di tale percezione metaforica che associa deserto/mare; dune/onde. L’esempio più conosciuto, di questa serie di metafore in cui vivevano gli Arabi, sarebbe quella dell’assimilazione del cammello ad una barca. Si capisce bene come nelle distese desertiche, il mare prende presto il senso di distesa d’acqua. Gli Arabi da subito hanno distinto due tipi di mare: il mare dolce e il mare salato. Questa distinzione spiega il senso dell’espressione “i due mari”. Contrariamente a quel che ha potuto scrivere Predrag Matvejevich, il Corano non parla di due grandi mari ma di questi due tipi. Il mare: una distesa d’acqua. Così il Nilo, che si è sempre considerato un mare, è chiamato Mar del Nilo fino ad oggi. Alcuni laghi sono chiamati mari. Ed è vero che alcuni mari somigliano a dei laghi. Può darsi che il legame fra i due tipi di mare sia il carattere pescoso. Mare dunque, significherebbe distesa pescosa.
Per gli Arabi, il mare per eccellenza è il Mar Rosso. Della trentina di volte in cui occorre nel Corano la parola mare, nessuna fa riferimento al Mediterraneo, chiamato mare bianco.
Perché questo colore? Donde gli viene?
Sono eredi della cartografia greca, traduttori del Grande Trattato, oggi più noto col nome di Alamgesto (forma arabizzata di Megistos [biblos] il Grande [Libro] di Tolomeo), opera di cui la biblioteca nazionale di Tunisi detiene un sontuoso esemplare.
Gli Arabi hanno adottato la rappresentazione alessandrina del mondo. Le carte riportano differenti colori rappresentanti ciascuno un punto cardinale. L’Est è rosso; il Nord è nero; l’Ovest è bianco.
Di tutti questi mari, il più importante per un musulmano è il Mar Rosso. Non solo per ragioni relative alla fede: è quello che attraversa Mosé, è il mare più citato dal Corano. Ma anche per delle ragioni geografiche: è il Mar Rosso che fa dell’Arabia una penisola (al Jazeera, l’isola), è lui che fa l’insularità dell’Arabia, che delimita e protegge. Il Mar Rosso ha un’importanza identitaria per quel santuario che è Al Jazeera, contiene la Mecca e Medina, le città sante con Gerusalemme (Al Qods: parola formata sulla radice QDS: sacro).
Questa predilezione musulmana per le isole dovrebbe essere studiata: l’Islam non attraverserà il Mediterraneo che per raggiungere delle isole: l’Andalusia (un’altra penisola, Jazeera, isola), Malta, Sicilia, Sardegna…
Sul piano letterario, questa predilezione per l’insularità si trova in Ibn Touffayal e raggiunge la sua espressione più colorita nelle Mille e una Notte.
L’insularità dell’immaginario musulmano si spiega attraverso l’importanza che hanno le oasi, isole metaforiche, nella vita in Arabia. Questa supremazia dell’oasi, dell’isola trova un’altra eco: nell’architettura urbana musulmana, la moschea è l’oasi dell’oasi. Ne riproduce, con i suoi archi e archetti, gli alberi, per il posto che vi occupa l’acqua fa pensare all’oasi, al paradiso. Si potrebbe azzardare, senza rischio di sbagliare troppo, che l’isola ha qualcosa di paradisiaco.
Il Mar Rosso costituisce anche un legame con la Palestina, sarebbe a dire un legame storico e religioso con il cristianesimo e il giudaismo. Uno dei principali motivi dell’Islam è di iscriversi nella continuità di queste due religioni. Il Mar Rosso è il ponte che assicura questa continuità.
Il Mediterraneo, il mare bianco, quello dell’Ovest, è anche detto il mare dei Rumi (bizantini). È il mare dell’altro. Spazio cristiano, spazio di passaggio del Cristianesimo (dal sud verso il nord), quando l’Africa del Nord raggiungerà molto presto l’Islam e il mondo arabo. Perché, contrariamente a ciò che si pensa, essere arabi è un’appartenenza linguistica e non etnica.
Un hadith del profeta sostiene che “chiunque parli arabo è Arabo”.
Tutto avviene come se il Maghreb fosse integrato nell’immaginario musulmano, come se fosse un’ isola. Delimitato dal Mediterraneo a nord, l’oceano ad Ovest e un metaforico mare a sud: il Sahara.
Fonte: www.babelmed.net
Articolo pubblicato per Osservatorio Mediterraneo da Tommaso Palmieri

lunedì 26 settembre 2016

“Le Ateniesi” un romanzo di Alessandro Barbero



“Le Ateniesi” un romanzo di  Alessandro Barbero in cui l’autore si  trasforma in un  «viaggiatore incantato» in tempi lontani da noi  .Una riflessione sulla storia  di ieri e di oggi che sembra essere sempre la stessa

Ne è valsa la pena. Lo dico subito a scanso di equivoci e polemiche per quello che scriverò di seguito in merito ad alcuni luoghi di L’Aquila post terremoto . ( Discorso  forse non pertinente  ma che ho voluto qui affrontare  in modo chiaro anche se  fuori da ogni polemica o “fomentazioni”  che non appartengono  al dna della mia scrittura). E’ valsa la pena di fare lo slalom tra cantieri aperti, lavori in corso, odore di polvere, umidità e muffa  che non va via dal sei aprile di quell’anno. E’ valsa la pena di raggiungere ,tra l’angoscia per la constatazione di una ricostruzione che riporterà vita nel centro storico di L’Aquila forse tra venti, trenta anni,il Palazzetto dei Nobili. Dove venerdì pomeriggio organizzato dall’Associazione Volta La Carta in collaborazione con il Rotary il prof. Alessandro Barbero ha parlato del suo libro Le ateniesi (Mondadori pp.216 €19 ).
Una conversazione affascinante sia per i temi affrontati sia per la capacità del prof. Barbero di evocare   con la forza delle parole ma anche delle innumerevoli letture che stanno dentro questa storia da lui raccontata  nel romanzo Le ateniesi. Che poi , (certo romanzo è  come lui stesso lo ha definito), è  anche un chiaro modo  di fare storia  secondo una certa scuola  francese ovvero tenere davanti i documenti del tempo – ecco i testi della drammaturgia greca  che Barbero ha ricordato-  entrando però anche nella quotidianità dei protagonisti  .
Come dicevo all’inizio   questa gradevole ,affascinante e coinvolgente immersione nel mondo antico ,ha sofferto di un fastidio ( non più di tanto ) dell’infelice scelta del luogo il Palazzetto dei nobili in questo caso per la capienza   ( posti a sedere insufficienti ) ,per la dislocazione, per l’immagine . Permettetemi  di dire due parole  su questo luogo e poi lo abbandoneremo  “al suo  destino “ per tornare a quella che è stata la presentazione de Le ateniesi .Voglio dire che il Palazzetto dei nobili è stata la prima struttura  comunale ad essere recuperata al suo uso .Ma se fosse per me ora io lo chiuderei e ne butterei la chiave fino a quando appunto il centro storico non sarà ripopolato. E’ un inutile blasone, con tutti quegli stucchevoli  ammennicoli alle pareti, buio in tutte le sue stanze, inadatto a molte esigenze specialmente per le mostre di opere visive ( che ospita sovente ). Insomma voglio dire  non può essere l’immagine del fare cultura a L’Aquila.   Meglio sarebbe stata la scelta  dell’auditorium Renzo Piano il cui interno almeno appare più luminoso o la sala di Palazzo Fibbioni  se proprio di voleva restare in centro . Voci sussurranti dicono che il Palazzetto dei nobili  come  la sala Fibbioni  vengono  concesse all’uso   gratuitamente mentre l’auditorium comporta delle spese  per gli utilizzatori.
E su questa disparità su chi può permettersi l’auditorium e chi no, torniamo alla presentazione de Le ateniesi  e a uno dei temi affrontati (in cui c’entra appunto la riflessione sui luoghi  che abbiamo appena stoppato ) la democrazia  e nel caso del libro la democrazia ateniese che è uno dei tre filoni narrativi del romanzo. Uguale alla nostra. Manco per sogno. Certo la nostra democrazia  è la peggior cosa che esista ma è meno peggio di tutte le altre forme di governo esistenti. La democrazia  ateniese era ancora  tutta un’altra cosa .
Oltre al tema della democrazia in Atene il romanzo racconta la storia di una violenza sessuale e la rivolta delle donne  ateniesi e spartane  con la presa dell’Acropoli da parte loro e con il rifiuto  sessuale per costringere i mariti  a porre fine al conflitto Atene Sparta  negli anni 400 a.C . ricordato dagli storici come guerra del Peloponneso   e narrata da Tucidide .Questo l’esordio della presentazione con un Barbero veramente  proiettato verso la ricostruzione di un impegno narrativo nel quale ha fortemente creduto anche perché vi ha voluto travasare alcuni temi che gli urgevano -
Ma andiamo per ordine .
“Le Ateniesi è un romanzo sorprendente, a tratti durissimo, che narra con potenza visionaria la lotta di classe, l'eterna deriva di sopraffazione degli uomini sulle donne, l'innocenza e la testardaggine di queste ultime, la necessità per gli uni e le altre di molto coraggio per cambiare il corso della storia.”
L’idea  è venuta all’autore leggendo un saggio di Luciano Canfora su Tucidide in cui c’è appunto Il racconto del colpo di Stato antidemocratico del 411  a .C. Un colpo di stato per abbattere la democrazia in una città in cui  la democrazia, quella ateniese , che è espressione del governo della città da parte appunto di pochi cittadini  che in assemblea votano tutte le decisioni . Un sistema democratico ,quello ateniese  che assicurava il voto a tutti e offriva anche forme di sussistenza e di reddito garantito per i più poveri. Democrazia però fortemente osteggiata dall’altra classe quella degli oligarchi che non perde occasioni per contrastarla fino ad  abbatterla .Una città Atene divisa in classi  se si aggiungono gli schiavi che sono barbari ossia immigrati .Siamo  negli anni in cui si svolge un  decennale conflitto la guerra del Peloponneso  tra Sparta ed Atene. In questo quadro viene narrata  appunto una storia di stupro , la violenza sulle due figlie di Polemone e Trasillo due popolane da parte del figlio del ricco Eubulo, Cimone e dei suoi amici Argiro e Cratippo che ricorda la vicenda della violenza del Circeo che  impressionò l’autore all’epoca del verificarsi dei fatti e che in realtà , a distanza di secoli, riproponeva lo stesso problema :Cimone  violenta le ragazze perché sono due popolane come i  violentatori  del  Circeo erano tali anche per affermare la loro superiorità sociale ed economica.
A questo punto l’autore confessa ,nella sua ricostruzione appassionata e affascinante, fatta presentando il libro  che sarebbe stato bello poter  descrivere un colpo di stato  per abbattere  la democrazia degli ateniesi  con protagonista le donne .E glielo permette Aristofane un autore coevo  che comunque  lui ama fin dai tempi del liceo,con la sua Lisistrata. Questa opera teatrale  narra come Lisistrata e le altre donne ateniesi e spartane conquistino l’Acropoli e il suo tesoro,inizino uno sciopero  del sesso per costringere i mariti, gli uomini a porre fine  a quella che gli storici ricordano come guerra del Peloponneso. E mentre  avviene la violenza  sessuale  il popolo di Atene assiste alla rappresentazione  della Lisistrata . Barbero  porta dunque in scena nell'Atene classica un dramma sinistramente attuale (quella dei pariolini  di buona famiglia che usano violenza su due popolane) e al tempo stesso porta sul palcoscenico una commedia antica facendoci divertire e appassionare come se fossimo i suoi primi spettatori.
 
Ma il romanzo ha anche altri personaggi e affronta molti temi .In una intervista Barbero ha ricordato :” «Quello ateniese era un governo del popolo che, è necessario ricordarlo, aveva anche un volto assolutamente spietato. Quando gli abitanti di Melos scelsero di essere neutrali, i combattenti di Atene sgozzarono gli uomini e ridussero in schiavitù donne e bambini. Ho affidato a Crizia, politico, filosofo e scrittore, il compito di organizzare un putsch pacifista con altri nobili riuniti nelle Eterie, le sette segrete che praticavano la lettura di opere poetiche, la pederastia come forma di educazione per i giovani e l’abitudine del simposio esclusivamente maschile». Come pure la paura da parte degli ateniesi del castigo degli dei , del loro olimpo  che hanno  virtù e difetti simili a quelli degli uomini. Dei spietati  che si vendicano  ferocemente .Dei che vanno placati appunto con la condanna a morte dei responsabili delle offese come nel caso di Socrate messo a morte per quello che insegna  e di Alcibiade che  si salva fuggendo perché da una donna greca di Milo ridotta in schiavitù dopo la conquista di quell’isola ha avuto un figlio.
Ma il romanzo va letto e alla sua lettura invitiamo  in attesa appunto del ricco programma  della rassegna Voltalacarta che si terrà il prossimo 7-8 e 9 ottobre nei locali dell’ex cartiera del Vetoio.

Eremo Rocca S,. Stefano sabato 24 settembre 2016











sabato 24 settembre 2016

LA COMPAGNIA DEI POETI

LA COMPAGNIA DEI POETI un felice ed intenso incontro di persone che fanno e si occupano di poesia.
Narratori, cantastorie, aedi ,affabulatori ,lirici,ermetici, cantori “in improperium “,che vogliono raccontare il mondo realisticamente, con passione, amore, sentimento, e le cose che il mondo contiene con uno sguardo alle regole della poesia senza dimenticare le regole del mondo, impegnandosi a contribuire alla costruzione dei suoi cambiamenti nella complessità a volte problematica e nella modernità.
Visionari, realisti, utopisti, sentimentali, calcolatori, ammaliatori,
nella loro fragilità di uomini e donne tentano di offrire gli strumenti alla mente e al cuore per traghettare il quotidiano , di ognuno di noi fatto di passato ,presente e futuro verso un altrove .
LA COMPAGNIA DEI POETI una specie di compagnia di girovaghi alla ricerca proprio di quell’altrove in un viaggio dell’erranza in territori aperti,sconfinati ,intensamente illuminati ,da percorrere con fede, speranza ,nella purezza della parola che ci fa vivere e morire.
Questo è per me LA COMPAGNIA DEI POETI che nasce anche grazie all’Associazione Bambini di Ieri e di Oggi .
Grazie a Cinzia Leopardi ed Alessandra Prospero che mi hanno accompagnato per prime e dall’inizio in questo progetto di vita ( ecco perché la poesia è vita ) e grazie agli amici che già fanno parte idealmente di questa compagnia. Sono tutte quelle donne e quegli uomini che il 21 marzo 2016 si sono ritrovati in un’aula di Palazzo Fibbioni per leggere, declamare, cantare, urlare, sussurrare proclamare, nel primo giorno di primavera , giorno dedicato alla festa della poesia, i loro versi e i versi di quelli che in quel momento non potevano essere presenti .Con un grande slogan “Dare L’Aquila alla poesia, ridare la poesia a L’Aquila”.
Delle poesie lette in quell’occasione , come ha già annunciato su questa pagina Alessandra Prospero, è in via di ultimazione la bozza di stampa di un’antologia la cui presentazione sarà l’occasione per rivederci .Come già ci siamo visti durante l’estate in un recital Poeti per la natura che si è tenuto a Rocca S. Stefano di Tornimparte .
Altre iniziative ci attendono , attendono GIROVAGHI CHE DUNQUE PORTANO iniziative, performance ,idee , e soprattutto poesia dappertutto.
Questa pagina vuole essere una specie di Gazzetta letteraria ,un foglio d’almanacco, un ebdomedario ,un diario quotidiano,insomma chiamatelo come volete per parlarci e parlare agli altri con le nostre poesie, con le notizie relative ai nostri ed altrui eventi di poesia ,per tenere insieme le fila di un discorso che ci riguarda, che ci interessa, che vogliamo proporre. Confido che vorrete darle vita con le vostre poesie perché sono loro vita.

CHE NE SAI DELL’ALGORITMO





Oh l’algoritmo che simpatizza
per se stesso
e si è innamorato del giorno di oggi,
oggi che è un giorno come un altro
un altro giorno.
Qui est-il ,qui s’étonne,qui se domande
s’il doit se reconnaitre dans ce jour
chi è che si stupisce, che si chiede
se deve riconoscersi in questo giorno ,
solo l’algoritmo lo sa;
un vento si alza tra le sue reti :
quella bocca, quegli occhi
che si burlano della vita
con il colore, il colore dell’algoritmo .
Io non so.
Ed era quando,dove e dopo cosa ?
la vita
di quelli che crebbero a caso
o forse no
ed erano anche loro
un brandello d’algoritmo ..

Stare in silenzio.

Stare in silenzio è una bella abitudine.Così come potete vedere non ci sono  post su questo blog da qualche tempo.Dentro il silenzio ci sono voci.Dentro le voci c'è silenzio. Sembra una contraddizione .Non lo è.E' l'inizio di una riflessione che percorre trasversalmente tutte le lettura di quest'ultimo periodo.Che percorre un cammino  pieno di nuove sensazioni e nuove energie .In questi ultimi mesi ho letto  moltissimo compreso una quarantina  tra   romanzi e raccolte di racconti che hanno partecipato  alla prima edizione  del Premio Gustavo Pece indetto dal Comune di Forlì del sannio  in collaborazione con l'editrice romana La Ruota.
Facevano parte della giuria oltre a Maristella Occhionero anima dell'editrice La Ruota
ALESSANDRA CARNOVALE: romana, si dedica per diversi anni alla ceramica e alla scultura, ottenendo anche riconoscimenti importanti, nonché ad altre arti manuali.
Dal 2010 partecipa con le sue poesie ad eventi e concorsi e letterari, dove i suoi testi ricevono numerosi premi e attestati di merito.
Nel luglio 2010 alcune sue traduzioni di poesie di Inge Müller tratte dalla raccolta “Wenn ich schon sterben muß” sono pubblicate sul sito della rivista Anterem.
Collabora con il circolo letterario Bel Ami e con la rivista contaminata Diwali, fondata nel 2012, di cui cura la rubrica InSistenze.
Sue poesie sono pubblicate su Diwali, nelle antologie dei concorsi a cui ha partecipato, nei Quaderni di Erato, sul quadrimestrale Bibbia d’Asfalto e sul web.
Fa parte del comitato di lettura del concorso di narrativa
Diecilune indetto dal Circolo Bel Ami in collaborazione con la Bel Ami Edizioni.
Nel 2015 il cantautore romano Amedeo Morrone mette in musica una sua poesia, “Cassandra”. La poesi-canzone è stata presentata nel corso della Notte Bianca della Poesia organizzata a Farfa (RI) dal circolo Bel Ami e farà parte di una raccolta di prossima pubblicazione.
Ama la parola asciutta, scarna, essenziale, quasi scolpita e foggiata con cura.
ANTONIO CONTOLI: nasce a Roma, città dove tuttora vive.
Inizia a scrivere poesie poco più che adolescente; seguono poi con gli anni anche racconti, aforismi, articoli (è iscritto all’Albo dei Giornalisti, in qualità di “Pubblicista”) e canzoni (è socio SIAE, presso la sezione Musica).
Partecipa a vari concorsi letterari, ottenendo non di rado segnalazioni e riconoscimenti, la prima volta nel 1991 a Bologna, presso il Concorso “I Giovani e la Poesia” (2° classificato).
Più recentemente vince il Premio Letterario “Madonie – Crocevia di scrittori e poeti” (edizione 2011), il Premio “Pegasus” al Concorso Letterario Internazionale “Città di Cattolica” (edizione 2011), il Premio Capoliveri Haiku (edizioni 2010, 2012, 2013, 2014 e 2015), il Premio di Poesia “Animosa Civitas Corleonis” (edizione 2013) ed il Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Fortunato Pasqualino” (edizione 2014).
Oltre che alla scrittura e alla musica, si dedica anche alla fotografia, ottenendo buoni riscontri presso rassegne nazionali ed internazionali come “La Piazzetta” di Salerno, “Emozioni d’Amore” di Sanremo, il “Concorso Nazionale d’Arte Contemporanea SaturARTE” di Genova ed il Premio dell’Amore di Aulla.
SILVA LOCATELLI: è di origine friulana e risiede da molti anni a Padova . Ha seguito studi linguistici che le hanno consentito di trovare un impiego commerciale che poi ha abbandonato per un suo sogno, quello di servire la cultura e la letteratura. Nel 2012 ha infatti fondato la sua agenzia letteraria, la LICET ET DOCET, che ora affianca LA RUOTA EDIZIONI nelle campagne promozionali.
Suoi racconti sono apparsi su diverse antologie di associazioni culturali della sua città che lei frequenta assiduamente e con le quali collabora con passione.
VALTER MARCONE: Valter Marcone nasce a Sulmona (AQ) settanta anni fa per trasferirsi poi a L’Aquila per ragioni di lavoro
dove ha vissuto fino al terremoto del 2009. Attualmente vive a Rocca S.Stefano frazione a pochi chilometri dall’Aquila.Da giovanissimo si occupa di pubblica lettura, associazionismo e formazione degli insegnanti. Dirige ilCentro Servizi Culturali di Sulmona progetto del Centro di formazione studi (FORMEZ) della Cassa per il
Dopo studi di filologia abbandona l’università e si dedica ad attività nel sociale come operatore
professionale. Per decenni si occupa del mondo minorile anche alle dipendenze del Dipartimento Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia e oggi al termine della sua attività professionale svolge attività di Magistrato onorario presso il Tribunale per i minori di L’Aquila.
Ha lavorato alla ricerca storica dei volumi della collana "Uomo Ambiente" pubblicati dall’Amministrazione Provinciale dell’Aquila dal demo antropologo prof. Vincenzo Battista allievo di Tito Spini.
Finalista della prima edizione del premio Teramo con un racconto inedito .
Ha pubblicato articoli e saggi sulle problematiche relative alle attività socio educative e saggi storici come “ Il gigante e la farfalla “sul brigantaggio post-unitario e “Il chiostro e le mure” sulla città dell’Aquila.
Dopo il terremoto del 2009 ha svolto un’intensa attività di blogger su Osservatorio di Confine. È ideatore della festa della poesia la cui prima edizione si è tenuta nel 2016 e delle iniziative collegate quali l’Antologia della festa, Binari poetici, Cafè Poetry, Poesie in viaggio. È animatore della Compagnia dei poeti, gruppo rinato a L’Aquila dopo il terremoto che si occupa di poesia. Ha da alcuni anni un blog personale “Le StanzeDellaPoesia” sul quotidiano on line Il Capoluogo.it
È ideatore del progetto “Volano libri” dell’Associazione Bambini di Ieri e di oggi.
Mezzogiorno.
SAMANTHA TERRASI: nata a Roma è insegnante di matematica e scienze e condivide parte del suo tempo con le parole. Innamorata del loro suono e dei significati che racchiudono semplici verità, approda alla scrittura attraverso la poesia. Segue il primo corso di scrittura creativo di primo e secondo livello presso Giulio Perrone Editore, diretto da Mariacarmela Leto.
È curatrice del proprio sito www.samanthaterrasi.it dove si occupa di autori emergenti e del proprio romanzo, “Ti aspetto”.
I suoi scritti, vincitori e selezionati a numerosi concorsi letterari, sono presenti in molte antologie come ad esempio l’Antologia del Concorso di Emozioni, Tra terra e cielo Kimerik edizioni, l’ Antologia di Racconti III Edizione “i racconti i rumori i ricordi”, Kimerikedizioni, “Ho preso in mano quella fotografia e …” edizioni 9muse e molte altre.
Dal 2016 è recensionista presso “Gli scrittori della Porta accanto” e si occupa di curare la parte scientifica del magazine “Mi faccio di Cultura” oltra ad occuparsi di eventi su “Il caffè Vitruviano magazine”.

Questi i risultati 
Per la sezione A – Narrativa:
PRIMO PREMIO: Riflessi di PAOLO PERGOLARI;
SECONDO PREMIO: Una voglia di fragola, una candela, un cappello a falde larghe di colore giallo di RINA BONTEMPI;
TERZO PREMIO: Ti racconto il mio O.P.G. di ARMANDO PIROLLI.
MENZIONI DI MERITO SEZIONE A (In ordine alfabetico):
Raccolta di racconti di GABRIELE ANDREANI
La lunghezza del giorno di GIORGIO DIAZ
Il prezzo delle ali di PALMA GALLANA
I sussurri del vicolo di MICHELE RICCIO
Amaro di SILVIA RONCUCCI
Rocce che parlano di ANNA TINA SANNAZZARO
Per la sezione B – Poesia:
PRIMO PREMIO: Vorrei dirti di MICHELE NUZZO
SECONDO PREMIO: Mare nostrum di NUNZIO INDUSTRIA
TERZO PREMIO: Ci sono coltelli di GIANCARLO GUERRI
MENZIONI DI MERITO SEZIONE B (In ordine alfabetico):
El ghiomu de mi madre RINA BONTEMPI
Come quarzo rosa HELENA CARUSO
Vecchi muri FRANCESCO DE SABATA
Bar dei quattro MARIA CRISTINA DI DIO
Essere ANGELO PIAZZA
Atto di fede ANTONIO LUCA TORCHIA
Per la sezione C – Racconti a tema “Integrazione”:
PRIMO PREMIO: Dov’è casa mia? di DAVIDE COLTRI
SECONDO PREMIO: Il lato nero di LUCA BUCCIANTINI
TERZO PREMIO: Mani morbide di ESTER EROLI
MENZIONI DI MERITO SEZIONE C (In ordine alfabetico):
La rosa del deserto LUCIANO RAGNO
Il numero più grande di ROBERTO CONTINI
La ragazza straniera di GIUSEPPE PALUMBO
Storia di Hadhjar di STEFANO AMATO
Per la sezione D – Haiku:
PRIMO PREMIO: assegnato a FRANCESCO DE SABATA
SECONDO PREMIO: assegnato a MARIA LAURA VALENTE
TERZO PREMIO: assegnato a WALTER VIAGGI
MENZIONE DI MERITO SEZIONE D:
Assegnata a NUNZIO INDUSTRIA

La cerimonia di premiazione si terrà sabato  1 ottobre  nei locali del comune di Forlì del Sannio

Eremo Rocca S.Stefano  sabato 24 settembre  2016