domenica 24 marzo 2013

LETTERE DALL’EREMO : Le religioni del libro


LETTERE DALL’EREMO  : Le religioni del libro


La celebre frase di Galilei “La Bibbia insegna come si vada in  cielo e non come vada il cielo” non vale solo per la Fisica, ma per ogni scienza o per qualsiasi teoria che voglia presentarsi tale. Anche  per la storia, che da sempre cerca di avvalersi del metodo scientifico. È chiaro che la storia è prima di tutto la presentazione esatta dei fatti. E tale esattezza è “un dovere dello storico”, sottolineava Edward Carr. Ma se fino ad oggi la storia non è riuscita a stare al passo col metodo scientifico, a maggior ragione non si può pretenderlo dalle opere di  tremila anni fa. E’ quanto cercano di fare due storici e archeologi ebrei che hanno analizzato i testi biblici con i metodi scientifici di oggi. Si tratta di Israel Finkelstein e Neil Asher Silberman, che espongono i risultati delle loro ricerche nel libro “Le tracce di Mosè, la Bibbia tra mito e storia”.
Il giudizio sulla Bibbia come “capolavoro letterario della civiltà mondiale” è il leit-motiv ricorrente,  che sembra collocarsi come ipotesi e verifica di tutta l’indagine.  Prescindendo dal valore teologico che il libro sacro assume nella religione ebraica e cristiana, che innesca il problema dogmatico della “ispirazione”, per gli autori non si tratta di “rivelazione miracolosa”, ma di “prodotto geniale della immaginazione umana”. Si tratterebbe di una “saga epica, nata come risposta alle pressioni, alle difficoltà, alle sfide e alle speranze sperimentate dall’esiguo popolo del regno di Giuda nei decenni prima della sua distruzione e dalla comunità anche più esigua del Tempio di Gerusalemme in epoca post-esilica”.
Israel Finkelstein e Neil Asher Silberman affermano, con prove archeologiche e interpretazioni testuali, che la Torah (i primi cinque libri della Bibbia) risale al 7° secolo avanti Cristo, durante il regno di Giosia. E questa affermazione è di per sé rivoluzionaria, perché presenta le narrazioni  precedenti, da Abramo a Mosé, all’esodo, alla conquista di Canaan, la Terra promessa, fino a Davide e ai suoi discendenti come preistoria o racconti leggendari.E’ vero, tuttavia, che anche la leggenda può avere un valore storiografico, ma resta tale in attesa di  elementi probatori. Molti episodi biblici, dicono gli autori, non sono verità storica, ma finzione letteraria, in modo da offrire un fondamento all’unità del territorio: il regno di Giuda a sud con Gerusalemme centro religioso e politico, in opposizione al regno del nord (Israele, Samaria).
Quindi una storia per fare del re Giosia un mito, dal momento che alla tenera età di otto anni (639 a.C.) era salito sul trono del padre Amon, assassinato a Gerusalemme. Durante il regno di Giosia si rafforzarono quelli che sostenevano l’unicità di Jawé (YHWH), mentre si diffondeva l’alfabetizzazione, per cui scrittura e preghiera diventavano strumenti delle nuove idee religiose, sociali, politiche. Una scoperta nel tempio di Gerusalemme è l’evento straordinario: la scoperta nel 622 a.C. del “libro della legge”, ritenuto la prima forma del Deuteronomio (dal greco “Seconda legge”). Un libro che “usa la frusta ma sa anche parlare al cuore”, si dice nella Bibbia, edita dalla CEI. Ma i due autori ebrei evidenziano e accentuano gli aspetti positivi: monoteismo, festa della Pasqua e dei Tabernacoli, norme di comportamento, leggi morali per il benessere sociale, tutela dell’individuo, diritti umani, dignità della persona, attenzione ai deboli, libertà per gli schiavi dopo 6 anni di servitù, ecc. Purtroppo, alla morte di Giosia, i figli non proseguiranno sulla linea tracciata dal padre. Con l’arrivo nel 587 di Nabucodonosor, Gerusalemme viene assediata e conquistata dai babilonesi. Il Tempio distrutto e innumerevoli ebrei deportati in esilio a Babilonia.
Solo dopo la fine dell’impero babilonese, sconfitto e conquistato dai Persiani, Ciro emana un decreto per la ricostituzione del regno di Giuda e la ricostruzione del tempio a Gerusalemme. Cinquantamila ebrei tornano in patria. Evidentemente non è per simpatia che i Persiani favoriscono il rientro degli ebrei nella loro terra, ma per ragioni politiche. E’ il momento in cui avviene un ulteriore rimaneggiamento del testo biblico, in modo da porre in rilievo il buon rapporto tra ebrei e persiani, come per le comuni origini di Abramo da Ur dei Caldei, antico legame tra la terra di Canaan e la Mesopotamia.  Rapporto che durerà due secoli, fino alla conquista di Alessandro Magno, il macedone, nel 332 a. C.Con la fine dei sistemi monarchici della comunità ebraica e le vicissitudini della diaspora,  la Bibbia diventa l’unico e più forte legame per l’unità degli ebrei. La principale fonte di identità per tutta la comunità. Un libro scritto dagli uomini per gli uomini, che descrive il meglio e il peggio dell’umanità.
In seguito, anche il cristianesimo inserirà i testi sacri cristiani nel canone biblico, unendo Vecchio e Nuovo Testamento, mentre l’Islam creerà un altro libro, il Corano, con caratteristiche diverse, ma ispirandosi ai testi ebraici e cristiani. Nascono così le cosiddette “religioni del libro”.Se la religione è la prima e la più ancestrale forma di elevazione culturale si può ben capire che le religioni più progredite  abbiano fatto ricorso al libro come strumento privilegiato di comunicazione tra il divino e l’umano. Il libro è la parola di Dio.
Senza entrare nella diversità della relazione tra il credente e il libro (ispirazione, rivelazione, esegesi, ecc.) secondo le tre religioni, appare evidente l’importanza che il Libro (Bibbia degli ebrei e dei cristiani e Corano dei musulmani) ha avuto e continua ad avere. Proseguirà il cammino. E sarà un cammino nuovo, anche se sempre difficile. Mario Setta Corriere Peligno  24 Marzo 2013

Eremo Rocca S. Stefano  domenica 24 marzo 2013

mercoledì 20 marzo 2013

VERSI D'ALTRI E ALTRI VERSI : L'Aquila Giornata mondiale della poesia

VERSI D'ALTRI E ALTRI VERSI  : L'Aquila Giornata mondiale della poesia


In occasione della Giornata Mondiale della Poesia, l'Associazione Culturale 'Itinerari Armonici', con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO - confermato anche per questa seconda edizione - e con il sostegno e il patrocinio del Comune dell’Aquila – AQ19, presenta lapoesiamanifesta!
L’iniziativa si terrà il 21 marzo 2013 nell’ambito della consueta celebrazione della Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’UNESCO nel 1999.
L’Associazione culturale ‘Itinerari Armonici’, che vanta anni di attività e manifestazioni d’avanguardia legate alla poesia, intende con questa iniziativa far circolare la poesia contemporanea, come voce viva e impegnata, nelle strade, sui mezzi di trasporto pubblico, nelle scuole, in maniera informale. Ogni mezzo di comunicazione “dal basso” - come striscioni con versi poetici, murales, video-installazioni, locandine poetiche e cartelloni presenti sul servizio di trasporto pubblico in collaborazione con l’AMA, performances nelle piazze e letture libere -, verrà utilizzato per permettere alla voce poetica di uscire dai suoi luoghi “canonici” e circolare liberamente tra la gente.
Una giornata intera quella di quest’anno - con 12 ore di eventi sparsi in tutta la città -, dedicata a Edoardo Sanguineti, scomparso nel maggio del 2010, e alla poesia.
Sanguineti, importantissimo innovatore della poesia italiana contemporanea, era legato alla nostra città da profonda amicizia; è stato, infatti, presente in qualità di ospite d’onore al Premio Letterario “Città dell’Aquila” intitolato a Laudomia Bonanni e, con una performance, a “Poetronics”, altra iniziativa dell’Associazione, ormai alla sua XVI edizione.
Ancora una volta saranno presenti i versi, i suoi, attualissimi e ironici nonostante l’ingombrante assenza.
Alle ore 17, inoltre, verrà presentata presso il Palazzetto dei Nobili in Piazza Dei Gesuiti, la silloge Ballate (Edizioni Tracce, Pescara), un libro-omaggio alla città dell’Aquila (a cura di Anna Maria Giancarli e con una nota critica di Niva Lorenzini), che riconferma la capacità culturale della città a quattro anni dal terremoto.
L’Associazione, comunque, rivolge anche quest’anno un appello alla cittadinanza perché partecipi attivamente alla giornata realizzando cartelloni, striscioni e tutto quanto sia loro possibile, con versi poetici liberamente selezionati, da esporre sui balconi delle proprie case, nei luoghi di lavoro e a scuola… per manifestare la poesia insieme a noi.

Nell’ambito della giornata mondiale della Poesia, il 21 marzo,  si terrà dunque , a l’Aquila, l’evento “La Poesia si manifesta”.

L’iniziativa parte dalla riflessione sulla mancanza degli spazi, sulla difficoltà di reperire finanziamenti, sulla impossibilità di comunicare con un pubblico ora disperso nei “progetti C.A.S.E.”, negli alberghi e nei paesi limitrofi; in una parola, sulle troppe “assenze”, ma con la determinazione, comunque, di mettere in luce la città attraverso la poesia.

Tutto ruota, nel territorio, intorno alla dicotomia “presenza-assenza”. Proprio questa antitesi, perciò, vuole diventare il filo conduttore della manifestazione da realizzare in occasione della Giornata mondiale della poesia, che cade il 21 marzo 2012.
Molto è stato fatto negli anni sul versante della poesia, che in città è stata sempre presente ai massimi livelli. In virtù di questa sensibilità delle cittadine e dei cittadini aquilani gli organizzatori hanno voluto lanciare l’idea che, tramite la “presenza” dei cittadini e dei versi, si possa sopperire alle tante mancanze, alle tante “assenze”, affettive, fisiche, morali e propriamente culturali. «La poesia è primariamente voce; e crediamo che riappropriarsi di questa voce, al di là di tutto, dia senso al nostro agire quotidiano stravolto».

Ricco il programma della manifestazione:

mercoledì 21 marzo 2012
in collaborazione con AMA/Cartel:
- affissione locandine poetiche su autobus urbani dell’Aquila;

in collaborazione con il Conservatorio di Musica “A. Casella” dell’Aquila:
- ore 17,30 – presso il Conservatorio di Musica “A. Casella” (Via Francesco Savini) –
Nella musica la poesia si manifesta
o Felix Mendelssohn ( 1805–1842), Quattro Lieder per due voci e pianoforte op.63
Ich wollt’meine Lieb‘ ergösse sich / Abschiedslied der Zugvögel/ Grüss / Herbstlied
Vittoriana de Amicis e Erica Realino, soprani – Alessandro Sette, pianoforte;
o Matyas Seiber (1905–1960), Due Canzoni popolari francesi
Rèveillez-vous / Le rossignol
o Joaquin Rodrigo (190 –1999), Adela
o Mario Castelnuovo Tedesco ( 1895–1968), Due Songs dal Divano of Moses Ibna- Izra
Fate has blocked the way / The garden dons a coat
Alessia Paolini, soprano, Federico Pendenza, chitarra;
o Goffredo Petrassi ( 1904–2003 ), Dialogo angelico
Claudia Vittorini, Matteo Esposito, flauti;
- lettura di testi poetici;
- diffusione di testi poetici alle/ai presenti;

in collaborazione con l’associazione Bibliobus:
- dalle 16,00 alle 18,00 il Bibliobus sarà presente al Progetto C.A.S.E. di Coppito con diffusione di volantini poetici;
- ore 18,00 – presso Bibliocasa, Piazza d’Arti (Via Ficara) – letture collettive ad alta voce di poesie scelte dalle/dai presenti all’incontro;
- diffusione di testi poetici a fruitrici/fruitori della Biblioteca e alle associazioni di Piazza d’Arti;

in collaborazione con Circolo ARCI Querencia e Associazione Insieme Strumentale “Serafino Aquilano”:
- ore 21,15 – presso il circolo ARCI Querencia, Piazza d’Arti – reading di poesie di autori/autrici vari/e con accompagnamento musicale:
Duetto per Violino e Viola di Wolfgang Amadeus Mozart K.V.423
Lucia Ciambotti, violino – Umberto Giancarli, viola;
- diffusione di testi poetici ai/alle soci/e presenti e alle associazioni di Piazza d’Arti;

centro storico dell’Aquila – intera giornata
- volantinaggio testi poetici per le strade del centro;
- affissione striscioni poetici;
- performances varie;
- carovana poetica;

in collaborazione con le scuole medie superiori dell’Aquila
(Liceo Classico, Liceo Linguistico, Liceo di Scienze Sociali, Liceo Scientifico, ITIS,
ITASS, Istituto per Geometri, Istituto per l’Agricoltura, Istituto d’Arte, Istituto Alberghiero)
produzione e affissione striscioni poetici e volantinaggi

in collaborazione con Caffè Polar e Cinema Olimpia drink&store:
- dalle ore 16,00 – presso Cinema Olimpia drink&store (Corso Vittorio Emanuele)
- proiezione video poetici, ascolti, banchetto libri di poesie, performances poetiche;

in collaborazione con “Bar del Corso” e “La Banda”
dalle ore 16,00 alle 21,00 – presso i Quattro Cantoni (centro storico)
Fiori di Rima-vera, installazione di un campo letterario “aperto” nel quale “raccogliere o seminare” poesie, i fiori dell’animo

in collaborazione con “Dedalus” – teatro-laboratorio e le associazioni e le/gli abitanti di Monticchio
a partire dalle ore 21,00 – Piazza della chiesa – Monticchio
Di-versi in strada - “passeggiata tra lembi di poesia” nei luoghi disabitati di Monticchio
- installazione: “lembi di poesia”
- concorso fotografico: “risvegli per luoghi assenti”
- proiezione del Video “Identità perdute” di Gabriele Nardis
e per concludere un brindisi alla Primavera

periferia – intera giornata
- volantinaggio testi poetici presso:
progetti C.A.S.E.;
Facoltà di Lettere e Filosofia e di Ingegneria dell’Università dell’Aquila;
ospedale regionale;
centri commerciali.
E altro ancora in giro per la città… perché la poesia “manifesta!”

Vai al sito: La Poesia si manifesta

Eremo Rocca S.Stefano  mercoledì 20 marzo  2013

il capoluogo | L'Aquila, la città apparente

il capoluogo | L'Aquila, la città apparente

sabato 16 marzo 2013



PORTFOLIO: Maiori ospita giornata mondiale della marionetta
Dal 21 al 24 marzo con spettacoli e laboratori d'arte


SALERNO - Pulcinella e i pupi napoletanì saranno i protagonisti della Giornata Mondiale della Marionetta che in Italia verrà festeggiata a Maiori dal 21 al 24 marzo. In occasione dell'evento l'Union Internationale de la Marionette, la più antica associazione di spettacolo al mondo, diffonderà negli 81 paesi membri un messaggio del maestro Roberto de Simone dedicato alla maschera partenopea e al teatro della «Guarattella». Il manifesto ufficiale della giornata italiana, che si celebra dal 2000 nel primo giorno di Primavera ed approda per la prima volta in Campania, è firmato da Dario Fo, da sempre legato al mondo dei burattini. Tra le iniziative la Mostra antologica sull'Opera dei Pupi napoletana, meno conosciuta rispetto alla siciliana perchè ormai scomparsa, dal titolo «La Crudele Storia» (fino al 30 marzo); il 22 marzo, il Convegno internazionale «Il Teatro di Figura tra Innovazione e Tradizione Rinnovata» con Anne Francoise Cabanis (Francia - Direttrice Festival Mondiale della Marionetta di Charleville Mezieres) e Jacques Trudeau (Unima Canada); una mostra sull'editoria di settore. Video, laboratori e spettacoli, tutti gratuiti, animeranno la cittadina dal 21 al 24 marzo. In cartellone tra gli altri Bruno Leone in «Storie di Pulcinella», la Compagnia toscana Habanera con «Don Chisciotte e la Luna», la Bottega Teatrale (Torino) con «PinocchiO», performance itineranti come «Sea Parade» della Compagnia degli Sbuffi, mentre la Compagnia Marionettistica Popolare Siciliana Caltavaturo presenterà «La storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Domenica 24 marzo grande kermesse di tutti i burattinai italiani sul Lungomare di Maiori dalle 10 con decine di spettacoli e laboratori che proseguiranno in vari luoghi storici.


Eremo Rocca S.Stefano abato 16 marzo 2013


LETTERE  DALL’EREMO  :  Nel nome una missione"

Forse è la volta buona. Forse oggi, a distanza di mezzo secolo, il rinnovamento all’insegna del Vangelo che papa Giovanni XXIII e il Vaticano II avevano voluto e intrapreso, può finalmente diventare realtà. Forse i cardinali elettori hanno veramente ascoltato lo Spirito Santo, operazione che non contiene nulla di magico, ma è solo la pura disposizione della mente e del cuore a volere sempre e solo il bene, perché quando un uomo dispone la sua mente e il suo cuore nella ricerca del bene lo Spirito della santità agisce in lui, sia egli credente o non credente. E questo io sento che i cardinali elettori hanno fatto, allontanando ogni calcolo politico o diplomatico, ogni ragionamento all’insegna del potere, e scegliendo un uomo di Dio. Si è trattato di una scelta assolutamente inaspettata, il nome di Jorge Mario Bergoglio non figurava quasi mai tra le liste dei principali papabili. Ma si è trattato soprattutto di una scelta completamente innovativa: da ieri abbiamo il primo papa non europeo, il primo papa latino-americano, il primo papa che ha scelto di presentarsi al mondo come “vescovo di Roma” e soprattutto il primo papa che ha scelto di chiamarsi Francesco.

Nell’unione di queste quattro assolute novità, unite alla preghiera che ha da subito caratterizzato la sua prima apparizione da papa, io intravedo quella speranza di rinnovamento all’insegna del Vaticano II che Francesco I può realizzare e di cui la Chiesa ha un immenso bisogno. Né si può tacere il fatto che Bergoglio nel Conclave del 2005 fu il principale antagonista di Ratzinger: i cardinali elettori quindi non solo non hanno scelto un ratzingeriano di ferro come Scola o come Schönborn, ma hanno scelto colui che a Ratzinger contese la maggioranza dei voti in Conclave. Questa scelta contiene un giudizio non del tutto positivo sugli otto anni di pontificato dell’attuale papa emerito. Ma ciò che maggiormente colpisce è il nome che il nuovo pontefice ha scelto per sé. Che cosa significa aver deciso di chiamarsi Francesco? Bergoglio non è un francescano, è un gesuita e se avesse seguito il suo cuore avrebbe dovuto chiamarsi Ignazio, visto che è sant’Ignazio di Loyola il fondatore dei gesuiti. Ma egli ha scelto di chiamarsi Francesco, sottolineando con questo non la sua storia personale (anche se chi lo conosce racconta che vive da sempre in assoluta semplicità, lontano dal lusso che la qualifica di arcivescovo di Buenos Aires gli permetterebbe) ma l’intento animatore del suo programma di governo all’insegna della testimonianza profetica e della radicalità evangelica. Francesco è il santo che più di ogni altro nel secondo millennio cristiano ha rappresentato l’ideale della purezza evangelica, l’ideale di vivere le beatitudini, lontano dalle seduzioni del potere e della gloria. Penso che tutti abbiano in mente l’affresco di Giotto nella Basilica superiore di Assisi che rappresenta il sogno di Innocenzo III: egli vede un uomo vestito con un semplice saio che sorregge una chiesa che sta per cadere,e ovviamente quell’uomo è Francesco il poverello di Dio, di cui a Innocenzo III in sogno viene anticipata la venuta. Ora a nessuno è dato sapere che cosa abbia sognato in queste notti Jorge Mario Bergoglio quando sentiva approssimarsi la scelta dei cardinali elettori su di lui, ma certamente il fatto che egli abbia scelto di chiamarsi Francesco indica nel modo più esplicito la sua chiara percezione della gravità della situazione che la Chiesa cattolica sta vivendo e soprattutto la sua convinzione riguardo alla via per uscirne: la radicalità evangelica, la povertà, la mitezza, la lontananza dal potere, l’amore per ogni uomo e per gli animali, la cura per tutto il creato. Il primo, indispensabile passo che la Chiesa deve compiere è tornare a credere al Vangelo anzitutto nelle sue strutture di comando: l’evangelizzazione, prima di riguardare il mondo, riguarda la gerarchia della Chiesa, in primo luogo la Curia, e dalla scelta effettuata sembra che i cardinali abbiano capito alla perfezione tutto ciò e abbiano individuato chi, tra di loro, era l’uomo giusto per questa svolta all’insegna della mitezza e insieme del rigore. Ieri, sentendo parlare per la prima volta il nuovo papa, mi ha molto colpito il suo rivolgersi ai fedeli e al mondo chiamandosi più di una volta “vescovo di Roma”. Anzi si può dire che ieri sera Bergoglio non si è presentato al mondo, infatti non ha detto una sola parola in spagnolo per la sua terra, non ha detto una sola parola in inglese rivolgendosi alla mondovisione. Si è presentato solo alla sua diocesi, alla città di Roma, e non a caso ha fatto il nome del suo vicario per la città, il cardinal Vallini, volendolo accanto a sé sul balcone. Questo è molto importante. Mostra infatti che le indicazioni del VaticanoII e soprattutto del Nuovo Testamento sono quanto mai chiare a papa Francesco I. Da papa egli vuole anzitutto essere un vescovo, il vescovo di una città, e anzi sa che può essere veramente papa in fedeltà al Vangelo e al Vaticano II solo nella misura in cui non cesserà mai di essere vescovo, cioè una guida concreta a contatto con i problemi reali della gente reale. Bergoglio è un gesuita, è mite e insieme austero, amante della semplicità, della povertà, di una vita all’insegna dell’essenziale, privo di decorazioni barocche e dal linguaggio semplice e asciutto. Assomiglia molto a Carlo Maria Martini, di cui certamente era amico. E forse quei 200 anni con cui Martini nella sua ultima profetica intervista dell’8 agosto scorso segnò la distanza tra la Chiesa e il mondo («la Chiesa è rimasta indietro di 200 anni») con Francesco I sono destinati a essere colmati.  Vito Mancuso, La Repubblica 14 marzo 2013

Eremo Rocca S.Stefano sabato 16 marzo 2013

martedì 12 marzo 2013

CONTROMANO :Joseph Stiglitz

CONTROMANO :Joseph Stiglitz


Joseph Stiglitz è un economista, uno scrittore e un docente statunitense. È considerato tra i creatori della cosiddetta Economia dell’Informazione ed è tra gli autori del Rapporto Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici delle Nazioni, documento che ha ricevuto il premio Nobel per la pace.

Joseph Stiglitz si è laureato al Massachusetts Institute of Technology nel 1964. Successivamente ha ricevuto una borsa di studio all'università di Cambridge. Ha intrapreso la carriera accademica insegnando a Princeton, Stanford, al Mit e all’Università di Oxford prima del suo attuale incarico alla Columbia University di New York. Dal 2003 è membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Nell'anno accademico 2003/2004 ha ricevuto la laurea honoris causa in economia e commercio presso l'Università di Bergamo. Nel 2005 ha fondato il Brooks World Poverty Institute, un centro di studi internazione per combattere la fame nel mondo situato all’Università di Manchester. Nel 2010 la Luiss gli ha conferito la seconda laurea honoris causa in economia.
Già insignito di importanti riconoscimenti come il premio in memoria di John Bates Clark dell’American Economic Association, nel 2001 Joseph Stiglitz ha ricevuto il Nobel per l’Economia per il suo contributo alla teoria delle asimmetrie informative. Tra le sue pubblicazioni: Principi di microeconomia; Principi di macroeconomia; In un mondo imperfetto; La globalizzazione e i suoi oppositori ; I ruggenti anni Novanta; La globalizzazione che funziona e con Linda Bilmes, La guerra da 3000 miliardi di dollari.

Istruzione priorità soltanto per i tagli
di Guido RossiCronologia articolo19 agosto 2012 IlSole 24 ore

Il 14 agosto l'Università Jiao Tong di Shanghai ha pubblicato la sua classifica annuale (Arwu-Academic Ranking of World Universities) sulle 500 migliori Università del mondo.


I criteri adottati sono sei, tra i quali la presenza di premi Nobel nei professori e negli ex allievi, il numero dei ricercatori maggiormente citati nelle loro discipline, il numero delle pubblicazioni sulle riviste specializzate, il numero dei professori presenti nell'Università. Questa classifica, tra quelle elaborate annualmente, è certamente la più autorevole. Il rilievo maggiore è dato alle prime cento Università, fra le quali ben 53 sono statunitensi.
Quel che mi pare doveroso sottolineare è che fra le prime cento non figura nessuna Università italiana, mentre tra quelle europee sono presenti, in ordine decrescente, il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, la Francia, la Svezia, l'Olanda e la Danimarca. Qualche rilievo può essere fatto sui criteri di scelta, come ha sottolineato la ministra dell'Istruzione francese, precisando che le scienze umane e sociali appaiono postergate e che anche laddove ci sono dei centri di eccellenza, soprattutto nella ricerca, la lingua usata, il francese, «scientificamente una lingua morta», può aver giocato per ridurne la reputazione scientifica internazionale.

Cade subito in taglio un identico rilievo per quel che riguarda l'Italia, nella quale centri universitari di eccellenza certamente esistono, ma il complesso del sistema dell'educazione, nonostante ammirevoli eccezioni, è assolutamente degradato, né pare che pur parlando di crescita, ma finora privilegiando l'austerità, l'istruzione sia all'attenzione della classe politica e delle istituzioni.
Ciò è particolarmente grave se si considera che il risultato delle politiche di rigore, che tolgono ogni spazio a efficaci investimenti sull'istruzione, creano all'interno del Paese un incremento inarrestabile delle disuguaglianze, come già aveva paventato il grande illuminista Condorcet, quando nelle sue "Memorie sull'istruzione pubblica" sottolineava che per risolvere le ineguaglianze create dalla libertà dei commerci (diremmo ora dalla globalizzazione e dal capitalismo finanziario), l'uguaglianza dovesse essere garantita nella parità dell'istruzione dei cittadini.

Non diversa eco gli faceva allora Adam Smith, ed oggi per citare i più recenti, Joseph Stiglitz, nel suo ultimo libro "The price of inequality", piuttosto che Amartya Sen, che pone l'istruzione alla base della giustizia sociale e della libera partecipazione alla vita politica dei cittadini. Tutto sembra far propendere per l'icastico inizio della prima Memoria di Condorcet: «L'istruction publique est un devoir de la société à l'égard des citoyens».

Questo fondamentale e irrinunciabile principio è stato ripreso dalle più recenti teorie della giustizia, da John Rawls a Ronald Dworkin, e paiono invece completamente sconosciute o dimenticate dai vari governi italiani.

I problemi indubbi dell'economia, le cui regole eteronome sono dettate dal l'esterno, non dovrebbero mai avere il sopravvento sui diritti umani fondamentali, tra i quali quelli, secondo la classificazione di Norberto Bobbio, di seconda generazione, dove primeggia il diritto all'istruzione, che segna il passaggio della priorità dei doveri dei sudditi alla priorità dei diritti dei cittadini: ciò che costituisce un ovvio ammonimento per chi governa.
Nella direzione corretta si muoveva invece questo giornale il 19 febbraio scorso, lanciando il "Manifesto per la Costituente della Cultura".
La situazione attuale di tagli alla Cultura costituisce per le generazioni future un handicap che sarà impossibile superare. E tutto ciò giustifica fin d'ora l'esodo degli studenti migliori verso le Università straniere e l'aumento del male peggiore del Paese, costituito dalla disoccupazione giovanile.

A ciò si accompagna l'effetto distruttivo delle basi storiche della nostra civiltà culturale, che coi tagli e gli scandali rendono il Paese non competitivo neppure sulla base delle sue radici storiche. Gli scandali culturali e la loro riduzione a fatti economici o di bilancio tormentano, in un degrado sonnolento, il nostro futuro. Mi bastano qui due esempi significativi per stimolare l'attenzione del lettore. Il primo riguarda la sorte della Biblioteca Girolamini di Napoli, quella per intenderci di Giambattista Vico, oggetto di furti e falsificazioni che hanno meritato un lungo e dettagliato articolo sull'International Herald Tribune del 9 agosto. Il secondo, ancor più preoccupante esempio, è lo scempio che sta perpetrandosi a Venezia, la più bella città del mondo, con le navi che devastano il Canal Grande e il Canale della Giudecca. E le presuntuose ristrutturazioni commerciali operate da altrettanto presuntuosi archistar, di edifici storici, o progetti di nuove opere, autorevolmente con vigorosa preoccupazione denunciate da Salvatore Settis. Viene spontaneo da chiedersi: di che si occupa allora il ministro Ornaghi?
Per tornare al nostro problema del l'istruzione, è pur vero che tra le tante previsioni vi è quella di un aumento di novanta milioni di euro per il Fondo di intervento integrativo per la concessione di prestiti d'onore e borse di studio. Ma è altrettanto vero che i prestiti d'onore agli studenti, decisivi per superare le inuguaglianze di cui ho sopra parlato, sono da tempo adottati negli Stati Uniti d'America, cioè dalle decisioni del presidente Kennedy. Il governo Obama, a sua volta, certo più dei nostri sensibile ai problemi dell'istruzione, ha comunque, pur pressato dal deficit pubblico, incentivato la richiesta di prestiti d'onore. Eppure, secondo una recente indagine della Federal Reserve di New York, l'ammontare che gli americani devono ancora restituire per i prestiti d'onore contratti per pagare le rette universitarie è pari a circa 36 miliardi di dollari, mentre alla fine del 2011 il complesso dei prestiti rilasciati agli studenti ha raggiunto l'incredibile cifra di 867 miliardi di dollari, tanto da aver indotto molti commentatori a classificare il mercato dei prestiti agli studenti simile alla bolla del disastro immobiliare, che mise in ginocchio il sistema bancario nel 2008.
Anche questo, scimmiottando il sistema americano, non si rivela dunque un modo per aiutare i giovani a costruire una società migliore. Non è attraverso l'indebitamento dei cittadini per soddisfare i loro diritti e salvare il bilancio dello Stato, creando un minor debito pubblico e un enorme indebitamento privato che crea incertezza e insicurezza sull'avvenire, che si può stimolare la crescita e l'uscita dalla depressione economica. Il sistema dell'istruzione e dei beni culturali si merita una priorità troppo trascurata per un Paese che ha una storia di grande civiltà.

Eremo Rocca S.Stefano martedì 12 marzo 2013

lunedì 11 marzo 2013

LETTERE DALL'EREMO : NUOVO PAPA - NUOVA CHIESA


LETTERE DALL'EREMO  :  NUOVO PAPA - NUOVA CHIESA


E’ stato Henri de Saint-Simon a scrivere uno dei progetti più radicali e innovativi per il rinnovamento della Chiesa. Un libro-testamento che l’autore non poté completare a causa della morte avvenuta il 19 maggio 1825. Il libro col titolo “Nuovo Cristianesimo” uscì qualche mese dopo. Si tratta di un dialogo tra un innovatore e un conservatore. Ed è l’innovatore che, dichiarando di credere nell’origine divina del Cristianesimo, ne propone una nuova organizzazione fondata sul principio: “tutti gli uomini devono comportarsi gli uni verso gli altri come fratelli”. A questo principio dovranno attenersi le istituzioni temporali e spirituali per “il benessere della classe più povera”.

Alla luce di questo principio, Saint-Simon lancia un attacco ai cattolici e ai protestanti, accusandoli di essere eretici per essersi allontanati dall’insegnamento di Cristo. Nei confronti del papa scrive: “Io sfido il papa, che si dice cristiano, che pretende di essere infallibile, che prende il titolo di vicario di Gesù Cristo, a rispondere alla accuse d’eresia che io muovo contro la Chiesa Cattolica”. Ed elenca: l’insegnamento “vizioso” degli uomini della gerarchia cattolica, la loro “ignoranza”, la “cattiva educazione dei seminaristi”, “la condotta contraria agli interessi della classe indigente”, “la creazione di istituzioni diametralmente opposte allo spirito del Cristianesimo come l’Inquisizione”, ecc.

Anche nei confronti di Lutero, Saint-Simon afferma che aveva fatto bene a denunciare il comportamento di papa Leone X, “rendendo un servizio di capitale importanza alla civiltà”, ma la sua riforma si era bloccata. “Il vero Cristianesimo – scrive Saint Simon – deve rendere gli uomini felici, non solo nel cielo, ma anche sulla terra… Il fine generale da prospettare agli uomini è il miglioramento dell’esistenza morale e fisica della classe più numerosa”.

Il libro di Saint-Simon ottenne grande successo, tanto da divenire un libro-programma per gli utopisti. Karl Marx, pur criticando l’utopismo, riprende alcune linee-guida di Saint-Simon, come il concetto dello “sfruttamento dell’uomo sull’uomo” e, soprattutto, lo slogan di stampo saint-simoniano, come principio-guida nella nuova società senza classi: “Ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”.

In Italia, il momento decisivo nei rapporti Chiesa/Stato è l’epoca del Risorgimento. L’elezione a pontefice di Pio IX aveva portato un’aria primaverile nella chiesa, tanto che Antonio Rosmini si sentì incoraggiato, nel 1846, a pubblicare l’opera “Delle cinque piaghe della Santa Chiesa”, in cui auspicava la fine del potere temporale e un ritorno alla Chiesa primitiva. L’ottimismo di Rosmini durò poco. Il suo libro fu proibito e messo all’Indice. Antonio Rosmini, qualche secolo dopo, è stato dichiarato beato dalla Chiesa!

Anche oggi, marzo 2013, sta deflagrando l’appello al rinnovamento della Chiesa. Come se il gesto “rivoluzionario” delle dimissioni di Benedetto XVI avesse lanciato la sfida. Le parole di Benedetto XVI nell’abbandonare la cattedra di Pietro e quelle del suo coetaneo-confratello, Carlo Maria Martini, non lasciano dubbi: «La Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi.»

Di fronte al fallimento della linea teologico-pastorale e alla grave questione morale sollevata dagli scandali nella chiesa, col gesto delle dimissioni Benedetto XVI si volge alla figura di fra Pietro da Morrone-Celestino V, mettendo in crisi la struttura di potere della Chiesa.
Perché è il potere la radice di ogni male, mentre l’esempio più significativo di Cristo è la scelta della “spoliazione” da ogni potere: “Cristo… spogliò (ekénosen) se stesso, assumendo la condizione di servo”. (Lettera di San Paolo ai Filippesi 2,6-8).
È la “kénosi”, parola derivante dal verbo greco “ekénosen”, che significa appunto “spogliarsi, svuotarsi, privarsi”. Cristo rinuncia all’ “onnipotenza” divina e sceglie la “debolezza” umana.
Solo una radicale riforma, con le linee-guida della trasparenza e del servizio, potrebbe riportare la Chiesa al suo primitivo candore, mediante:
- la soppressione dello Stato Città del Vaticano,
- l’eliminazione della Segreteria di Stato,
- l’abolizione delle Congregazioni pontificie e delle nunziature apostoliche,
- le diocesi “ridotte” a comunità autogestite,
- l’elezione dei vescovi dai rappresentanti delle comunità locali,
- l’abolizione dei seminari e l’ordinazione del clero senza il vincolo del celibato,
- l’abolizione dei Concordati
- ecc. ecc.
Tornare alla formula delle prime comunità cristiane (Atti capp. 2-3) dovrebbe essere il programma pastorale. Se la Chiesa, secondo l’immagine di Cristo, deve essere come il lievito nella massa, il lievito è destinato a scomparire, ad essere invisibile, quando è integrato pienamente nella massa, modificandone la sostanza. Con una Chiesa-lievito il Mondo-massa avrebbe il sapore del pane appena sfornato. Un pane fraternamente condiviso tra tutti gli uomini.Mario Setta

Eremo Rocca S.Stefano ,lunedì 11 marzo 2013

sabato 2 marzo 2013

ARTE FACTUM : IL SEGNO CHE RIMANE


ARTE FACTUM   : IL SEGNO CHE RIMANE

Sabato 2 marzo, alle ore 16.45, all’Auditorium del Parco del Forte Spagnolo, è stato  presentato il volume Il segno che rimane. Antonio Cordeschi: Vita d’un uomo nella sua città, a cura del LHASA. Il libro, nato per iniziativa di amici, studiosi ed ex-studenti, non  è soltanto un omaggio alla figura del Professore Antonio Cordeschi, indimenticato insegnante di Greco e Latino al Liceo Classico per tante generazioni di aquilani e scomparso lo scorso anno, ma una ,emozionante e forte testimonianza su Cordeschi padre offerta  nello scritto e a voce da Sandro suo figlio e dagli altri familiari
Il professor Walter Cavalieri ha  illustrare il contesto storico in cui le vicende della vita di Antonio Cordeschi si sono inserite  con  una visione sulla storia e sulla vita civile della città dell’Aquila, a partire negli anni del secondo Dopoguerra. Insieme con tanti compagni di viaggio, e anche con illustri avversari, il Professore si è infatti battuto per lo sviluppo della scuola e della cultura aquilana, come anche per la formazione di una coscienza civile non effimera e attenta alle esigenze di una realtà storicamente illustre e socialmente complessa come quella aquilana.Il dottor Walter Capezzali  ha ricordato  un Cordeschi attento studioso ma anche scrupoloso ricercatore di fonti bibliografiche che permisero a lui, Direttore della Biblioteca Provinciale ,di recuperare un fondo  importante, seppellito nell’oblio delle collezioni della biblioteca, per restituirlo all’attenzione degli studiosi.

Il professor Angelo Fabrizi dell’Università di Cassino  ha ricordato una specie di complicità tra studiosi espressa in una nutrita corrispondenza epistolare  nella quale Cordeschi  esercitava il fascino dei suoi studi che spaziavano da Dante a Croce.
 Emanuela Medoro  alla quale si deve gran parte della organizzazione della iniziativa, ha espresso l’affetto e l’ammirazione di tutti gli studenti   che lo ricordano con ammirazione ed affetto , tra i quali anche il vescovo Mons. Don Giuseppe Molinari, presente in auditorium

Il dottor Bruno Sabatini,ha ricordato a lungo e con forte commozione l’amico Cordeschi con il quale divideva l’amore per l’alpinismo , le loro arrampicate, la frequentazione della Libreria Colacchi e le gite in Grecia. Arrivando a confessare , da allievo di “aver continuato a frequentare il liceo anche in età matura” grazie  alla preziosa amicizia di Cordeschi   che era sempre generoso nel  trattare gli argomenti  di studio e di approfondimento che  lui gli sollecitava nella discussione.
Scrive  tra gli altri  Gianfranco Colacito  :”Chi ha avuto la fortuna di essere studente al liceo classico Cotugno, a L’Aquila, del prof. Antonio Cordeschi, foto, non può che ringraziarlo, ora che ci ha lasciati in una città distratta e superficiale, stravolta e differente dai “suoi” tempi. Il professore (latino e greco) era un rigoroso, puntiglioso maestro di classicità, ma anche un uomo dalla cultura vasta che, negli ultimi anni, si era dedicato anche a studi e ricerche sulla scrittrice aquilana Laudomia Bonanni. Il letterato prevaleva sul classicista, terminato il faticoso lavoro dell’insegnante. Cordeschi aveva anche altre passioni, prima di tutto la montagna, il Gran Sasso, che ha praticato fino ad età avanzata.
Quando si dice, retoricamente, che Cordeschi ha formato generazioni di studenti, si dice solo la semplice verità. Apparteneva a quel ristretto numero di insegnanti che formano, oltre che il sapere, anche la personalità. Chi scrive era nella sezione B di Cotugno, quella media, raramente brillante, in cui però per andare avanti c’era un solo modo: studiare. Il latino e il greco, come la matematica e altre discipline, non consentono vuoti o anelli mancanti. Non si saltava nulla, perchè nelle traduzioni dovevi conoscere la lingua per portare a termine sensatamente la versione. E con Cordeschi le versioni erano pane quotidiano. L’allora giovane professore all’apparenza arcigno e scostante (in realtà gentile e preparatissimo) sapeva che il tallone d’Achille, per molti, era la grammatica studiata al ginnasio, spesso senza molta applicazione. E lì insisteva, inserendo nelle interrogazioni anche dettagli di grammatica, i tempi e i modi dei verbi, gli articoli. Un metodo che imbarazzava molti, anche i più bravi, ma in sostanza una lezione di rigore, di umiltà, di concretezza senza condizioni. Grazie professor Cordeschi, se ancora oggi qualcuno di quegli studenti è capace di tradurre un brano latino. La scuola che insegnava, che ti faceva sudare anche la sufficienza. Un abisso tra le superficialità e le approssimazioni di oggi, in cui basta non sapere niente per ottenere ciò che spetta anche a chi sa. Omologazione della società che ha ucciso il merito, ingrigito tutto e tutti, imposto il disvalore, ed è piombata nello squallore oggi prevalente.  “

La testimonianza di Stefania Pezzopane ha posto l’accento sull’uomo e sull’insegnante Antonio Cordeschi : “Io vedevo un uomo dal volto assorto e pensoso, raramente sorridente, ma illuminato da uno sguardo vivo e penetrante, non autoritario nel senso stretto e vuoto del termine. Autorevole invece sì, aveva sempre le parole giuste per governare classi composite, eterogenee e partecipi ai dibattiti in corso in modo spesso confuso ed un po’ pasticcione, ma sempre piene di passioni e speranze.
Studioso e ricercatore attento e curioso, amava lo studio severo e sistematico, per sé, e per gli altri. Con lui si doveva studiare sempre, tutti i giorni, non solo quando si doveva essere interrogati. Era per una scuola selettiva nel merito, temutissima la sua matita rossa e blu. Il suo metro di giudizio era fondato sul merito, ovvero sul profitto che tutti, o quasi, potevano raggiungere con pazienza e tenace applicazione. Allora c’erano i compiti scritti, bisognava tradurre interi brani dal latino e dal greco, mettere la traduzione in bella copia, frasi in italiano possibilmente senza errori. Chi prendeva insufficienze gravi alle verifiche scritte di latino e greco, era bocciato, rimandato a settembre, o perdeva l’anno a seconda della situazione generale.
Le critiche alla scuola pubblica che opera una forma di selezione sociale in nome del merito, riflessioni ed accuse alla scuola tradizionale, tipo Lettera ad una Professoressa di Don Milani, lo riguardavano poco. Sapeva essere comprensivo con chi era meno fortunato, e severissimo con i ragazzi fortunati ma fannulloni ed anche un pò furbetti.
Da lui ho imparato ad esprimermi sui testi classici, testi di poeti, letterati, filosofi e storici. Con molta attenzione partecipavo alle sue lezioni, che si svolgevano con un metodo preciso. Il suo punto di partenza era sempre qualcosa di solido, in genere parole, frasi e brani di autori classici, ma anche fatti di cronaca, quando avevano un rilievo degno di attenzione. Erano le basi del suo discorso che si svolgeva con una serie di argomentazioni sempre ben collegate fra di loro. Profondo conoscitore di cultura classica, entrava fra i moderni con pari consapevolezza, citava e spiegava Benedetto Croce, ed anche Gioacchino Volpe ed Edoardo Scarfoglio.
Devo molto agli insegnamenti di cultura classica del Professor Antonio Cordeschi.”



Ecco una breve bibliografia
1          [M] Cordeschi , Antonio - Francesco Petrarca e S. Pietro Celestino e la bolla restaurata / Antonio Cordeschi. - L'Aquila : One Group , c2007 [AQ10085380 - Testo a stampa]       
2          [M] Leocata , Giorgio - A ruota libera : racconti da spasso / Giorgio Leocata ; con l'intromissione di Antonio Cordeschi. - [S. l. : s. n.] , [2000] (Pescara : Deltalito) [AQ10056787 - Testo a stampa]      
3          [M] Capezzali , Walter - Annali delle edizioni delle opere di Gaio Sallustio Crispo (sec. 15.-16.) / Walter Capezzali ; con un saggio introduttivo di Antonio Cordeschi. - L'Aquila : Edizioni Libreria Colacchi , 2004 [RML0145747 - Testo a stampa]          
4          [M] Curtius , Cornelius - Beatae Christinae vita : testo latino/traduzione a fronte / Cornelius Curtius ; a cura di Antonio Cordeschi. - [S.l. : s.n.] , stampa 1993 (L'Aquila : Stab. tip. Graphicpress) [AQ10002971 - Testo a stampa]          
5          [M] Cordeschi , Antonio - Celestino 5. e la rinuncia gloriosa / Antonio Cordeschi ; memorie e inni. - L'Aquila : Edizioni Libreria Colacchi , 2003 [TER0006100 - Testo a stampa]   
6          [M] Cordeschi , Antonio - Croce e la bella Angelina : storia di un amore / Antonio Cordeschi. - Milano : Mursia , [1994] [RAV0232271 - Testo a stampa]      
7          [M] Cordeschi , Antonio - Filippo Melantone e Lorenzo Valla, commentatori di Sallustio / Antonio Cordeschi. - [L'Aquila : Deputazione abruzzese di storia patria , 2005] [TSA0837709 - Testo a stampa]  
8          [M] Euripides - Ifigenia in Tauride / introduzione e commento di Antonio Cordeschi. - Napoli : L. Loffredo , 1970 [SBL0379170 - Testo a stampa]       
9          [S] Cordeschi , Antonio - L'*Imputata di Laudomia Bonanni : lettura critica in chiave aquilana / Antonio Cordeschi. - [AQ10105187 - Testo a stampa]      
10        [S] Cordeschi , Antonio - In margine ad una riuscita rassegna : Gaio Sallustio Crispo e la sua terra / Antonio Cordeschi. - [AQ10104844 - Testo a stampa]          
   11     [M] Ambrosius - Inni / Ambrogio ; testo latino traduzione ritmica a fronte a cura di Antonio Cordeschi. - Giulianova : Italia francescana , [2001] [TSA0299401 - Testo a stampa]      
12        [M] Cordeschi , Antonio - Intorno ad un inno in onore di San Pietro Celestino / Antonio Cordeschi. - [S.l. : s.n. , 1998?] [AQ10091385 - Testo a stampa]      
13        [M] Cordeschi , Antonio - L'*itinerario poetico di Giuseppe Porto / Antonio Cordeschi. - [S.l.] : Edizioni libreria Colacchi , [1989?] [UMC0037032 - Testo a stampa]
14        [M] Cordeschi , Antonio - Lettera a Vera : un contributo per la biografia crociana / Antonio Cordeschi. - Napoli : Loffredo , 1992 [AQ10001590 - Testo a stampa]    
15        [S] Cordeschi , Antonio - Lettere a Vera : Un contributo epistolare e una novita editoriale su Benedetto Croce / Antonio Cordeschi. - [AQ10104934 - Testo a stampa]        
16        [S] Cordeschi , Antonio - Obiettivo sulle pagliara sirentine per un recupero culturale e architettonico / Antonio Cordeschi, Umberto Puato. - [AQ10104937 - Testo a stampa]        
17        [M] Euripides - Oreste / Euripide ; a cura di Antonio Cordeschi. - Napoli : Il tripode , stampa 1989 [CFI0146615 - Testo a stampa]         
18        [M] Cordeschi , Antonio - L'*osservatorio mobile : dieci argomenti / Antonio Cordeschi. - Fossa : GTE , stampa 2008 [AQ10087745 - Testo a stampa]         
19        [S] Cordeschi , Antonio - I *palpitanti servizi di Prezzolini inviato speciale nella Marsica terremotata / Antonio Cordeschi. - [AQ10105112 - Testo a stampa]          
20        [S] Cordeschi , Antonio - Per le suggestive pagliara sirentine un motivato auspicio di valorizzazione / Antonio Cordeschi. - [AQ10105164 - Testo a stampa]

21        [S] Cordeschi , Antonio - Recupero di una biografia europea della beata Cristina da Lucoli / Antonio Cordeschi. - [AQ10105371 - Testo a stampa]      
22        [M] Cordeschi , Antonio - Semeia : temi greci per il liceo classico. - Roma : A. Signorelli , 1965 [SBL0275966 - Testo a stampa]         
23        [S] Cordeschi , Antonio - I *soggiorni raianesi di Benedetto Croce : 1907-1913 / Antonio Cordeschi. - [AQ10105447 - Testo a stampa]      
24        [M] Cordeschi , Antonio - Sulle lettere a Milena di Fafka dopo il restauro / Antonio Cordeschi. - Napoli : Loffredo , [1993?] [AQ10089267 - Testo a stampa]     
25        [M] Slataper , Scipio - Terremoto nella Marsica : Scipio Slataper inviato speciale / a cura di Antonio Cordeschi. - L'Aquila : Amministrazione provinciale , 1999 [UBO0347614 - Testo a stampa]       
26        [M] Cordeschi , Antonio - Una *vita cinquecentesca di S. Pietro Celestino contesa al suo autore / Antonio Cordeschi. - L'Aquila : presso la Deputazione , [2009] [AQ10097410 - Testo a stampa]

Eremo Rocca S. Stefano  sabato 2 marzo 2013

ET TERRA MOTA EST : Il popolo delle carriole, un orgoglio aquilano,

ET TERRA MOTA EST : Il popolo delle carriole, un orgoglio aquilano,


ET TERRA MOTA EST :  Un Il popolo delle carriole, un orgoglio aquilano,

Un brevissimo scritto di Giustino Parisse ,esemplare perchè  nella essenziae brevità  riesce  a dire  la sofferenza di unacittà e dei suoi cittadini :"E’ iniziato ieri in tribunale il processo nei confronti di 5 persone che nel marzo del 2010 insieme ad altre migliaia diedero vita alla protesta delle carriole. Sono accusate di violazione della zona rossa, dove c’erano ancora montagne di macerie da rimuovere. La “stagione” delle carriole – che si aprì nel febbraio 2010, continuò nel luglio con la manifestazione a Roma durante la quale i terremotati furono picchiati dalle forze dell’ordine schierate dal governo e si chiuse a novembre con un corteo sotto la pioggia per le strade della città distrutta – è forse la sola cosa di cui gli aquilani possono andare orgogliosi fra le tante vicende miserevoli che stanno caratterizzando la penosa, lenta, offensiva per la dignità dei cittadini, ricostruzione. Il popolo delle carriole per un momento rappresentò la voglia di riconquistare il centro storico, togliersi di dosso la dittatura di un commissariamento asfissiante, gridare la rabbia per un immobilismo che purtroppo dura ancora. Poi la politica, gli interessi delle lobby, un sottobosco di personaggi interessati solo a far soldi facili, hanno messo a tacere quel “popolo”. Oggi le carriole andrebbero prese di nuovo ma per togliere il marcio da tanti palazzetti della politica dove si pensa solo a speculare sulla tragedia del terremoto."

Eremo Rocca S. Stefano sabato 2 marzo 2013