venerdì 24 maggio 2013

SILLABARI : Diritti ( II)


SILLABARI : Diritti ( II)

Carlo Carbone sul Sole 24 Ore del 14 febbraio 2010 avevascritto  la recensione ad un volume diMichele Ainis  intitolato la cura. Inquesto volume si affronta l’esame dei diritti in Italia in un momento di crisiche a distanza di alcuni mesi  palesatutta la sua importanza e richiede appunto come il libro di Beitz  un’attenta lettura.
Scrive Carbone :”Nonostante i recenti tentativi di tessereun dialogo tra governo e opposizione e le reiterate sollecitazioni delPresidente della Repubblica per avviare quel riformismo istituzionale eoperativo che serve al paese, la cura al capezzale dell'Italia malata tarda adessere prescritta e, soprattutto, somministrata. Nel migliore dei casi, èrinviata a dopo la tornata elettorale di fine marzo.(2011, che non c’è statan.d.r. ). Intanto, nell'arena politica aumenta la confusione, tra l’eco deirischi di default degli anelli deboli dell'area euro, nel Mezzogiorno europeo(Grecia, Portogallo e Spagna) e l'amara sorpresa del recente impeachment delnostro vertice della Protezione civile. Eppure si era detto che la crisifinanziaria internazionale avrebbe dovuto rappresentare un'opportunità perindurre la politica a "cambiare registro" al fine di apportare lenecessarie riparazioni ad un motore - il sistema Italia - che ha denunciatomalfunzionamenti.
Del resto, il termine crisi in latino, in senso figurato,significa scegliere, decidere e tutti sappiamo quanto il nostro paese avrebbebisogno di un ceto politico che lo facesse con serietà, responsabilità edeterminazione. Servono riforme istituzionali democratiche e costituzionali in gradodi rendere più competitivo il paese e di intercettare una struttura socialesempre più sfuggente e liquida: soprattutto, cambiare alcuni meccanismi difunzionamento che contribuiscono a paralizzare l'Italia, malata di precoceinvecchiamento, di un latente quanto subdolo declino economico, di relazionalitànepotistica e corporativa, di mancanza di merito e di adeguate politiche drinclusione sociale. Il paese è perciò in una situazione certo non incoraggiante(ulteriormente depressa dalla crisi), che è ribadita da un'analisi collettanealtaly Today. The Sick Man oJ Europe che uscirà  a Londra da Routledge, con contributi inprevalenza di studiosi stranieri. Dunque, il malato deve essere curato e, secerchiamo terapie adeguate, conviene iniziare a consultare La cura diMichele Ainis (Chiarelettere), un volu­me che prescrive una terapia, propostanel format di un deca­logo, tanto suggestivo quanto radicale. «Se volete nuoveleggi, bruciate quelle vecchie», sug­gerisce Ainis, costituzionalista e autoredi un bel saggio, La leg­ge oscura. « Una guerra silenzio­sa -egli scrive - arma l'uno con­tro l'altro gli italiani. È la guerra del diritto contro il privilegio, dell'equità control'ingiustizia. È anche la guerra dei più giova­ni contro il potere deglianziani. Delle donne contro le strettoie d'una società maschile. Dei sin­golicontro il concistoro delle lobby. Dei talenti contro i paren­ti. Più ingenerale degli spiriti li­beri, dei senza' partito,' contro l'obbedienza ciecae serva recla­mata dalla politica». C'è insom­ma una camicia di forza da  mandare in pezzi per promuovere una democraziafondata sul me­rito, la legalità, l'uguaglianza (in­tesa come pari opportunità"ai nastri di partenza"). Per rimuo­vere “l'ingessatura'' occorre unacura adeguata, riforme" del fare" che riguardino le classi di-­rigentie la società, i loro mecca­nismi di formazione e quelli di selezione. Bisognaanche esse­re animati da una pretesa tecno­cratica che è, forse, specchio di quei cambiamenti nel software culturale eistituzionale che l'in­certa rivoluzione borghese ita­liana non è stata ingrado di in­trodurre nei centocinquanta anni di unità del paese. Istitu­zioni eclassi dirigenti italiane. avrebbero riscosso maggior fi­ducia e legittimità se avessero adottato una linea culturale in.grado di mettere in valore meri­ti e competenze, piuttosto che ricorrere aimoltiplicatori della disuguaglianza, quali sono i cri­teri di fedeltà e di meraapparte­nenza di ceto.
Come dar torto a questa idea tecnocratica, di buonademocrazia come meritocrazia elettiva, che sembra ispirare Ainis e accomunarloal forum di pensiero  che va da Platone aGiovanni Sartori? Perciò proviamo a girare pagina, raccogliendo la sfidariformista per disarmare il potere delle lobbies che agiscono"sottotraccia" e remano a favore dei propri interessi, come fanno delresto le oligarchie dei partiti politici e dei sindacati o ancora, gli ordiniprofessionali e i baroni universitari: per non parlare della necessità dievitare di essere guidati da élite inette. Altrimenti assisteremoall'evaporazione della centralità dell'interesse nazionale e all' affermazionearrogante di singoli, gruppi e piccole patrie. Il decalogo di Ainis spazia dacure specifiche per i concorsi pubblici (con sorteggio dei commissari), aregole capaci di disciplinare la democrazia interna di partiti e sindacati, adun'emersione delle lobbies con una legge dedicata, che, tra l'altro, preveda ildepotenziamento del ricorso alla cooptazione, ad una nuova legge elettorale checancelli le nomine di fattto dei parlamentari, ad un ricambio delle classidirigenti che rispetti la regola dei due mandati al massimo' per gli incarichidi vertice. Dunque abbiamo più, che un'idea delle terapie necessarie e,volendo, disponiamo di mezzi e soluzioni per inaugurare una stagione riformistain grado di cambiare le istituzioni e il paese. Resta appunto il problema del soggetto innovatore. Chi . si faràparte e guida di un simile cambiamento? Ma a questa domanda è chiamato arispondere il ceto politico, di governo e d'opposizione. È nell' arena politicala "porta stretta" da attraversare per cambiare l'Italia.


Eremo Rocca S.Stefano  venerdì 24 maggio 2013





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