lunedì 10 novembre 2014



Smart cities

Città intelligenti o digitali?

Il legame tra sviluppo urbano, nuove tecnologie e qualità della vita è indiscutibile. Ma non è detto che sia sufficiente. Ci sono anche fattori sociali, politici e culturali

di Rudolf Giffinger 9 Novembre, 2014
Viviamo in una società influenzata sempre più dalla tecnologia. Il computer, i cellulari e tutti gli altri oggetti elettronici stanno profondamente condizionando i nostri stili di vita. Basti soltanto pensare al momento di smarrimento che si prova allorquando ci si rende conto di aver lasciato a casa il cellulare o, ancora peggio, al nervosismo che si avverte quando ci si rende conto di averlo perso. Il nervosismo provato è chiaramente solo parzialmente riconducibile al valore monetario dell’oggetto perduto, ma soprattutto al valore sociale dello stesso. I nostri dispositivi digitali sono il nodo dei nostri network. Esserne privi significa essere, sebbene momentaneamente, fuori dal proprio mondo, tagliati fuori dal proprio sistema di relazioni, e quindi privati del proprio potenziale.
Se le tecnologie digitali hanno un impatto così determinante nella vita di ogni singolo individuo hanno degli effetti di gran lunga più prorompenti su organismi superiori e più complessi come sono le città. Parlare di sviluppo urbano oggi senza prendere adeguatamente in considerazione il ruolo delle nuove tecnologie è quindi quanto mai fittizio. Di questo sono consapevoli i media, ma anche un parte della letteratura scientifica, che propongono ripetutamente, a torto o a ragione, immagini di città il cui sviluppo è fortemente condizionato dalle nuove tecnologie. Si narra quindi di intere città costruite, soprattutto in Asia e nel mondo arabo, su quelli che sono i principi essenziali delle smart city e per opera di colossi aziendali provenienti dal mondo dell’Ict. Tali esperienze sono generalmente presentate come esperienze positive di sviluppo, dove la competitività economica delle città dovuta alla presenza di imprese enormi e l’infrastrutturazione tecnologica fungono da volano per lo sviluppo a tutto tondo delle città: non solo quindi dal punto di vista economico e fisico, ma anche sociale, culturale e politico.
La presenza di queste nuove tecnologie e la competitività economica sono quindi visti come una panacea per tutti i mali dalla povertà alla criminalità, dal traffico fino, in senso molto generale, al benessere. La smart city diventa quasi il simbolo di una nuova “utopia” che vede la crescita urbana come totalmente ancorata alla tecnologie digitali (Hollands, 2014).
Sebbene queste letture siano attraenti e, certamente, non infondata rimangono comunque discutibili. Già nel 2012 studiosi del calibro di Sennett mettevano in dubbio l’efficacia della smart city, ma soprattutto la convinzione che lo sviluppo delle città dovesse essere sostanzialmente centrato sulle tecnologie digitali. Sennett, nello specifico, parlando delle città arabe o di quelle della Corea del Sud, sottolinea che l’introduzione di nuove tecnologie, non si traduce necessariamente in un miglioramento della qualità della vita delle persone che in essa vivono. Affermando, in questo modo, tra le righe, che altri sono i drivers dello sviluppo urbano e ponendosi la domanda relativa a quale sia il reale ruolo delle tecnologie digitali.
Il nesso tra sviluppo urbano, nuove tecnologie e qualità della vita nelle società contemporanee è un nesso indissolubile e indiscutibile, ma quali siano le caratteristiche di queste connessioni e come esse siano collegate anche ad altri aspetti della vita delle città rimane una questione spinosa e irrisolta.
Nel corso del mio intervento dal titolo “Smart Cities: common challenges and common concepts?” punto l’accento sul problema di comprendere quali siano le sfide delle città contemporanee e per quale motivo è necessario procedere per intersezioni, mettendo in evidenza il ruolo giocato non solo dalle tecnologie, ma anche da altri fattori, non propriamente collegati alla smartness, e di natura sociale, politica e culturale.
In altre parole, il nodo gordiano che si proverà a sciogliere riguarda il ruolo delle tecnologie digitali per lo sviluppo delle città e se esse sono la chiave più importante delle smart city, oppure è necessario ampliare il campo semantico di quest’ultimo termine, accogliendo al suo interno anche altre questioni problematiche.
Giffinger a Laboratorio Expo

Rudolf Giffinger discuterà di smart cities e tecnologia digitale il prossimo 12 novembre a Milano (Triennale, viale Emilio Alemagna 6, ore 17,30) all’interno di Laboratorio Expo, il progetto di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Expo Milano 2015
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