venerdì 26 febbraio 2016

SILLABARI :“PETALOSO” PORTA FORTUNA






Petaloso appare scritto la prima volta in James Petiver, Centuriae Decem Rariora Naturae, 1703. Trattando del pimenta (peperoncino) lo definisce fiore petaloso. In realtà l'autore faceva gran grammelot tra italiano e latino. Da ricordare piuttosto la pubblicità FIAT Uno di Forattini 1984

E’ bello,mentre il mondo va a picco,pensare a “petaloso”.Una nuova parola inventata da un bambino e che la sua insegnante ha segnalato all’Accademia della Crusca per il suo inserimento nel vocabolario italiano. Gli auguriamo di sì. Perché sicuramente “petaloso “ porta fortuna. Non ci sono molte cose sulla faccia della terra  e nel nostro paese per le quali stare allegri. E non è certo catastrofismo dire  che tra qualche decennio, per i problemi climatici all’orizzonte , coltiveremo  solo datteri perché quello sarà,da nord a sud, da est a ovest del pianeta terra l’unico ambiente compatibile  con le trasformazioni ambientali  che molti problemi ambientali di oggi irrisolti determineranno. E non è esagerato dire  che sulla faccia di questa terra  il cinque per cento  degli uomini possiede  tutte le risorse disponibili .Che tradotto significa che chi è ricco diventerà sempre più ricco e chi è povero sempre più povero. E non è uno scandalo che Papa Francesco  predichi a questo proposito come una voce nel deserto perché nessuno è profeta in patria. E venendo alla nostra  infinitesima condizione,  a tutti sono note le bizzarrie ( a dir poco ) del Consiglio comunale di L’Aquila : le scie chimiche di Giorgi ,i crocifissi sfrattati e riportati indietro dalla passione di Cioni  ( ma ci aveva pensato già Padre Quirino a dare una casa al crocefisso sfrattato dall’aula consiliare ), i map da buttare giù ( ma che si autodistruggono da soli  come  certi meccanismi  secondo quando dice Francesca Marchi in un puntuale post su fb o destinati a diventare pellet come dice sempre su fb Raniero Pizzi  mandando così in fumo i soldi dei contribuenti )le liti sul nuovo manager della Asl…

Storie di impudicizie ma storie vere .E dunque di fronte a queste catastrofi ( catastrofi che  per la nostra vita, qui ed ora ,appaiono schiaccianti, (abbiamo una sola vita e un breve lasso di tempo ma che l’evoluzione geologica ridimensiona in piccoli contesti ambientali di nicchia dinanzi all’immensità del creato ,vedasi la nuova fisica  della relatività),qualcuno dirà stiamo a pensare a “petaloso “?. Ma sì,  pensiamoci un attimo  perché “petaloso” porta fortuna perché come scrive Paul B. Preciado, sul francese  Libération,  che si può leggere su http://www.internazionale.it/opinione/beatriz-preciado/2016/02/24/lingua-greca-transizione-corpo, petaloso   “per dirlo in maniera più nietzschiana,potrebbe appartenere  alla storicità del linguaggio, al modo in cui un suono o una grafia racchiudono una successione di gesti e contengono una serie di rituali sociali. Ogni lettera è il movimento di una mano che disegna nell’aria, un segno tracciato sulla sabbia, un toccare. Una parola non è la rappresentazione di una cosa. È un pezzo di storia: un’interminabile catena d’usi e di citazioni. Una parola è stata in principio una pratica, l’effetto di una constatazione, uno stupore, oppure il risultato di una lotta, il sigillo di una vittoria, che si è convertita in segno solo molto dopo.L’apprendimento della parola durante l’infanzia induce un processo di naturalizzazione del linguaggio che ci rende impossibile ascoltare il suono della storia quando risuona nella lingua madre.  Paradossalmente, in termini pragmatici, diventare locutori di una lingua significa smettere progressivamente di percepire la storia che vibra in essa e quindi di poterla enunciare e sentire come suona qui e oggi. Dunque, usare le parole significa ripetere la storicità che esse contengono, a patto d’ignorare i processi di dominazione politica e di ripetizione sociale che hanno forgiato i loro significati.”
Perchè è una bella storia. Matteo un bambino della terza elementare della scuola "Marchesi" di Copparo (Fe)  crea una nuova parola .La  maestra Margherita Aurora segnala  la parola all'Accademia  della Crusca che inaspettatamente  risponde anche se sottolinea che  "PETALOSO per essere inserito nel vocabolario italiano dovrà essere utilizzato da più persone possibili."
Perchè grazie alla segnalazione via Twitter da Victor Rafael Veronesi, trentenne appassionato di arte e storia si viene a scoprire che l'aggettivo del piccolo di 8 anni del Ferrarese che l’ha scritto in un compito in classe esisteva già. Infatti è stato usato in un antico testo del botanico e farmacista inglese James Petiver in cui definisce "petaloso" il fiore del peperoncino, la pimenta. Il testo in questione è Centuriae Decem Rariora Naturae. Tratta di specie animali, vegetali e fossili ed è stato scritto tra il 1693 e il 1703, utilizzando termini latini e italiani.
Perché la risposta dell’Accademia della Crusca al piccolo Matteo, inventore dell’aggettivo “petaloso”, è diventata virale nel giro di poche ore e anche i ragazzi di The Jackal non sono rimasti indifferenti di fronte a quella vicenda, al punto da condividere una versione modificata dell’ormai famosa lettera, indirizzata stavolta ad Antonio Banderas, testimonial di Mulino Bianco che ormai da mesi ci parla di biscotti “inzupposi”, altro aggettivo inventato per l’occasione.Parafrasando la lettera originale, questa versione recita: Caro Antonio Banderas, la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo.Tu hai messo insieme inzuppo + oso = inzupposo, con tanta zuppa, pieno di zuppa.
Perché appunto la maestra è stata intelligente di quell’intelligenza che Gianni Rodari a lungo ha dato dimostrazione nei suoi scritti  in particolare in quello in cui riferendo sulla grafia con cui un suo alunno aveva scritto “L’ago di Garda” per dire “lago di Garda “.Rodari di fronte a tale strafalcione è combattuto se indicarlo con un segnaccio blu oppure considerare con attenzione  che cosa si riflette sulla punta dell’ago o sulla cruna dell’ago e via di questo passo
.
Ma soprattutto perché la maggior parte  dei vocaboli che terminano in “oso” evocano sentimenti, o emozioni ,azioni positive.Infatti  “oso” (come  dice il Battaglia ) è un suffisso presente in parecchi aggettivi  derivati dal latino  o formati  in epoche posteriori come arioso, formoso,generoso, poderoso,i quali denotano per lo più presenza o abbondanza della qualità o della condizione  espresse dal sostantivo da cui derivano come aria, fama, ecc. Qualità  e condizione che subito assumono un segno positivo o negativo .Nella maggior parte dei casi positivo.Perchè “oso” fa “pensare positivo”
Ad una breve indagine ( ma tutti possiamo farla e anzi tutti sono invitati a farla proprio in riferimento al proprio sé ,alla propria quotidianità ,al proprio impegno  personale, familiare ,sociale) molti vocaboli che terminano in “oso “ evocano nella nostra vita sentimenti ,emozioni azioni  positive gioioso,ardimentoso, volenteroso ,grandioso. Per non dire  del più bell’appellativo che si usa nelle forme parlate, leggero e altruistico “Ehi coso  !!” dove coso sta per una identità concreta  della persona a cui ci si rivolge ma anche astratta all’ennesima potenza perché a volte “sconosciuta” o per meglio dire “ c he crediamo di conoscere ( con le sorprese positive o negative che ne conseguono . Si può così stilare un elenco di parole in “oso “da usare come vogliamo con segno postivo e negativo e anche metà e metà. Ecco dunque alcuni esempi per il segno positivo :curioso, gioioso,ardimentoso,luminoso.Negativo :permaloso,faticoso,pericoloso. Metà e metà : vanitoso,puntiglioso,geloso.
E allora di “oso” in “oso” ,buon “petaloso “ a tutti 

Eremo Rocca Santo Stefano venerdì  26 febbraio 2016









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