martedì 8 marzo 2016

CONTRAPPUNTO :Otto marzo “Penelope in Triangle Shirtwaist Factory” Una tragedia per ricordare la condizione della donna




 
“Penelope in Triangle Shirtwaist Factory” è uno spettacolo andato in scena domenica 6 marzo  2016 al Teatro 99  in Via Rocco Carabba  a  L’Aquila .Parla dell’incendio  dell’omonima manifattura  avvenuto agli inizi  dello scorso secolo  in America dove perirono numerose donne e uomini che vi lavoravano in chiave rivista e ammodernata . Lo spettacolo  viene replicato in occasione dell’imminente otto marzo Festa della donna ed è proposto dall’Associazione culturale  I Guastafeste .Scritto da Marco Valeri  vede  la partecipazione  di Sandra Ludovici,Anna Agamennoni ,Emanuela Gentilini ,Romina Di Ruosi. Il testo prende le mosse  dalla tragedia americana e mette in evidenza,dopo un lungo lavoro di laboratorio ,aspetti sociali,culturali,generazionali, storici del mondo femminile .
New York ore 16,40 di venerdì 25 marzo 1911,Washington Place.Agli ultimi tre piani di un edificio su quella piazza ,occupati da una manifattura di camicie, la “Triangle Waist Company” , stanno lavorando  cinquecento ragazze e donne giovani (tra i 15 e i 25 anni), più un centinaio di uomini .Gli i ingressi sbarrati per evitare  che si possa lasciare il lavoro seppure momentaneamente . Per  cause accidentali scoppia un incendio che si propaga  dall’ottavo piano  subito al nono e poi devasta il decimo.
Immediatamente  si evidenzia la vastità dell’incendio  e la difficoltà dei soccorsi .Alcune donne riescono a scendere lungo la scala anti incendio che  presto crolla per il peso del numero delle donne in fuga , come cede anche l’ascensore . Le cronache raccontano che si videro scene di panico  e di dolore forse simili  solo a quelle  avvenute  dopo  l’attacco alle Twin Towers l’11 settembre del 2001.
La Triangle Shirtwaist Company produceva le shirtwaist camicette alla moda di quel tempo Apparteneva a Max Blanck e Isaac Harris e occupava i 3 piani più alti del palazzo a 10 piani Asch building a New York City, nell'intersezione di Greene Street e Washington Place, poco ad est di Washington Square Park.
Gian Antonio Stella che qualche anno fa è stato tra i primi ad associare l’8 Marzo all’incendio della “Triangle” (“Quella svista sull’8 marzo”, Corriere della Sera, 8 marzo 2004).così ricostruisce con fonti della stampa del tempo i drammatici momenti di quell’avvenimento  :«La folla da sotto urlava: “Non saltare!”», scrisse il New York Times. «Ma le alternative erano solo due: saltare o morire bruciati. E hanno cominciato a cadere i corpi». Tanti che «i pompieri non potevano avvicinarsi con i mezzi perché nella strada c’erano mucchi di cadaveri». «Qualcuno pensò di tendere delle reti per raccogliere i corpi che cadevano dall’alto», scrisse il Daily, «ma queste furono subito strappate dalla violenza di questa macabra grandinata. In pochi istanti sul pavimento caddero in piramide orrenda cadaveri di trenta o quaranta impiegate alla confezione delle camicie». «A una finestra del nono piano vedemmo apparire un uomo e una donna. Ella baciò l’uomo che poi la lanciò nel vuoto e la seguì immediatamente». «Due bambine, due sorelle, precipitarono prese per la mano; vennero separate durante il volo ma raggiunsero il pavimento nello stesso istante, entrambe morte».“Negli occhi di tutti restò l’immagine di una ragazza che,lanciatasi nel vuoto nella speranza di aggrapparsi all’edificio accanto, restò impigliata per alcuni interminabili secondi finché le fiamme le divorarono il vestito lasciandola precipitare.Forse era russa, tedesca, finlandese… Ma non è improbabile che quella poveretta fosse italiana”.
Delle 146 donne sfracellate al suolo 39 erano italiane,altre  ebree venute negli Stati Uniti dall’Europa orientale, dalla Russia , per sfuggire ai  pogrom. Le donne della “Triangle” lavoravano sessanta ore la settimana con un lavoro  estenuante e una organizzazione  che mai il sindacato aveva potuto controllare .Attraverso una feroce sorveglianza esercitata da “caporali” esterni, retribuiti a cottimo dai padroni, ognuno dei quali sorvegliava e retribuiva a sua volta sette ragazze. venivano imposti  ritmi massacranti, che spesso erano origine di incidenti durante le ore lavorative .Alcune lavoratrici avevano 12 o 13 anni e facevano turni di 14 ore per una settimana lavorativa che andava dalle 60 ore alle 72 ore. Pauline Newman, una lavoratrice della fabbrica, dichiarò che il salario medio per le lavoratrici andava dai 6 ai 7 dollari la settimana.. L'evento ebbe una forte eco sociale e politica, a seguito della quale vennero varate nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro e crebbero notevolmente le adesioni alla International Ladies' Garment Workers' Union, oggi uno dei più importanti sindacati degli Stati Uniti.
Dopo l’istituzione della festa della donna l’otto marzo questa data fu associata ad  un  fantomatico incendio a New York della fabbrica “Cotton” (8 marzo 1908),  fatto mai  accaduto. Nel Museum of the City of New York, che si trova nell’Upper East Side, sono ricordati  gli incendi che  nei secoli   si sono verificati in città: della fabbrica “Cotton” e dell’8 marzo del 1908 non c’è traccia. Invece nel museo è narrato per immagini in una sequenza  shockante  l’incendio della fabbrica “Triangle” del 1911. Non è poi del tutto certo che l’otto marzo ricordi questa data e questo fatto che è comunque è significativo per illustrare le condizioni  di lavoro delle donne nella organizzazione  industriale dello scorso secolo
.Infatti la Festa della donna ha una origine dibattuta tanto che la si vuole associata anche al 50° anniversario di uno sciopero di lavoratrici tessili, a New York  represso l’8 marzo del 1857, la  rivolta pacifista delle operaie di Pietrogrado, l’8 marzo 1917  o per celebrare l’8 marzo 1848, quando le donne di New York scesero in piazza per avere i diritti politici.
 Oggi  ,in occidente molte cose sono cambiate per quanto riguarda la condizione della donna  e molta strada è stata fatta  partendo dalle parole che qui riportiamo  di  Francesco Crispi, Presidente del Consiglio dal 1887 al 1896, che in quegli anni si oppose alla proposta di concedere il voto alle donne italiane.”La donna è regina dei cuori finché resta estranea alle lotte politiche, ma se la spingerete nella politica non sarà più il tesoro della famiglia, non potrà più provvedere alle necessità del marito e dei figli, né assisterli. Se voi, o signori, fate entrare la donna nella politica,
essa non sarà più l’angelo consolatore della famiglia.”

“Penelope in Triangle Shirtwaist Factory” è un lavoro scritto e diretto da Marco Valeri.Quasi un prirandelliano quattro donne in cerca di autore perché con sullo sfondo la tragedia americana del secolo scorso evidenzia in un percorso a dir poco affascinante ma sicuramente puntuale  il cammino fatto dall’idea di emancipazione femminile. E lo fa non solo attraverso le emozioni che la bravura delle interpreti riescono a comunicare ma anche attraverso una serie di rimandi  storici e culturali molto impegnativi.E soprattutto si avvale di parole chiave lungo il dipanarsi di un tempo scenico ma anche lungo  una riflessione sul tempo della vita  delle protagonista coinvolgendo spesso gli spattori.Il tempo come misura di ogni cosa ma anche come bene  prezioso a cui rapportare  la vita  e tutte le sue manifestazioni. Un tempo che la tela di Penelope conosce molto che si fa e si disfa  continuamente e in questo moto alternato scorre come tutte le cose scorrono. Penelope  la sposa, la madre, la regina ,la donna, diventa  il simbolo metaforico dell’avverarsi di una “parola “ ,porta dalla bocca delle protagoniste, che di volta in volta assume connotazioni  e implicazioni  culturali, storiche, generazionali .Così “ corri corri che bisogna lavorare “, “zitta e lavora”,”il tempo è sempre poco “,”lui non ritorna” diventano l’incarnazione di una condizione  della donna che questo lavoro di  Marco Valeri presenta agli spettatori suscitando sicuramente, come dice Emanuela Gentilini ,”…una grande emozione, attraverso un grande testo, una tematica forte ricca di cuore, impegnata e pur non priva di toni goliardici, che fanno sorridere, a volte turbare e di sicuro riflettere...”
Fonti : - “8 de marzo”, Video con le tragiche immagini di quel 25 marzo 1911 (nel video erroneamente l’8 marzo 1908)
- Altro video con immagini della tragedia del 25 marzo ‘11
FONTE http://restellistoria.altervista.org/

Eremo Rocca Santo Stefano martedì 8 marzo 2016















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