mercoledì 11 agosto 2010

EDITORIALI : Un Paese senza leader

EDITORIALI : Un Paese senza leader

Il "Primopiano" pubblicato sul n. 33 di Famiglia Cristiana, inedicola dall'11 agosto. Politici che litigano su tutto. E la gente, sebbenenarcotizzata dalle Tv, è disgustata.

Ha sollevato una grande bagarre la recente denuncia della Chiesa circal'assenza in Italia di una classe dirigente all'altezza della situazione. Inuna stagione densa di sfide e problemi, essa lamenta un vuoto di leadership. Intutti i settori. La politica, anzitutto, non svolge la funzione chedovrebbe competerle. Ma analoghe carenze si riscontrano nel mondoimprenditoriale, nella comunicazione e nella cultura. Persino nella societàcivile e nell'associazionismo.

Mancano persone capaci di offrire alla nazione obiettivicondivisi. E condivisibili. Non esistono programmi di medio e lungo termine.Non emerge un'idea di bene comune, che permetta di superare divisioni einteressi di parte. Se non personali. Si propone un federalismo che sa disecessione. Senz'anima e solidarietà. Un Paese maturo, che deve mirare allosviluppo e alla pacifica convivenza dei cittadini, non può continuare conuomini che hanno scelto la politica per "sistemare" sé stessi e le proprie"pendenze". Siamo lontani dall'idea di Paolo VI, che concepiva lapolitica «come una forma di carità verso la comunità», capace di aiutare tuttia crescere.

L'opinione pubblica, sebbene narcotizzata dalle Tv,è disgustata dallo spettacolo poco edificante che, quasi ogni giorno, ci vieneofferto da una classe politica che litiga su tutto. Lontana dalla gentee impotente a risolvere i gravi problemi del Paese. La richiesta dellaChiesa di "uomini nuovi" trova ampi consensi tra la gente. Anche se non sonomancate critiche, da chi si sente nel mirino della denuncia. C'è chi ha parlatodi mancanza di gratitudine, per il sostegno che una parte politica dà ai"valori irrinunciabili" e alle opere della religione. Soprattutto in un Paesedifficile da governare. E refrattario a qualsiasi riforma di grande respiro.

Tra le reazioni più forti, c'è chi s'è chiesto dache pulpito venga la predica. Perché mai la Chiesa si chiama fuoridalle responsabilità? Non fa parte, essa stessa, della classe dirigente delPaese? E perché non guarda alle carenze di quel mondo cattolico fortementeintrecciato nelle vicende nazionali? Accuse solo in parte giustificate. Nelrichiamare al senso del bene comune quanti occupano posti di altaresponsabilità, la Chiesa è cosciente che anche il mondocattolico deve fare la sua parte. E assumersi di più i ruoli checontano.

Da tempo, Papa e vescovi hanno lanciato l'appello: «Giovanipolitici cattolici cercansi». Per invitare i credenti più impegnati amisurarsi con il destino della nazione. In ruoli di grande responsabilitàpubblica, così come sono ben presenti nel volontariato e nell'associativismo.Sono molte le figure autorevoli nella comunità ecclesiale. Tanto più questecresceranno, tanto più se ne gioverà l'intero Paese. Ma la Chiesa è anche chiamata avalutare quanto, di fatto, i propri quadri più alti rappresentino dei punti diriferimento etico e spirituale per tutta la nazione.

Le foto sono di Salvatore De Villo

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, mercoledì 11 agosto 2010

Nessun commento:

Posta un commento