domenica 15 agosto 2010

PORTFOLIO : Rivoluzioni

PORTFOLIO : Rivoluzioni

Nel corso del Novecento si sono verificate alcune rivoluzioni e micro rivoluzioni che hanno preparato il futuro che è parte di questo nostro presente. Un presente chedunque si avvale di quel passato e daesso trae origine e forza per continuare a svolgere il sottile filodell'esistenza .

E dunque a proposito di rivoluzione nel campo dell'arte, per esempio, una di queste ha permessodi stendere lo sguardo sugli oggetti in uso nella vita quotidiana andando oltre la loro funzione quindi reinventandoli e ricollocandoli in altri contesti come semplici manufatti.

Così prendere un orinatoio, di quelli in ceramica che si trovano nei bagni pubblici attaccati ai muri ed esporlo girato di 90gradi ha realizzato una vera e propria rivoluzione.

Così è capitato nella storiografia, per esempio , quando sisono cercati i documenti della vita quotidiana, le storie e le microstorie di ogni giorno per tessere il racconto della grande storia che appuntoda allora si avvale di queste cose insignificanti per raccontare gli avvenimenti che hanno interessato interepopolazioni o continenti.

C'è una metafora di quelle che noi abbiamo chiamate le micro rivoluzioni ed è la vicenda in Italia di Adriano Olivetti e della sua azienda di Ivrea.

La sua improvvisa morte nel 1960 interruppe un processo che aveva fatto della fabbrica , del lavoro in fabbrica, della vita dell'operaio , dal passaggio dall'industria meccanica a quella elettronica un momento di eccellenza perché proiettate all'interno di un mondo che del futuro teneva conto e che del futuro voleva un assaggio approfittando delle capacità straordinarie di un uomo libero quale era appunto Adriano Olivetti.

Ma torniamo alla rivoluzione nell'arte attraverso la considerazione e riconsiderazione degli oggetti in uso nella vita quotidiana .Nel Novecento ci si è molto affannati su un'affermazione : l'arte copia la realtà? Contro di essa si è difeso l'arte astratta e si sono giustificate immagini deragliate come quelle dei surrealisti. A poco a poco è venuto sempre più all'attenzione l'evidenza che la relazione tra arte e realtà èirrinunciabile. Ma dopo la fine dellacopia dal vero ( complice certafotografia o certa riproduzione meccanica) il punto che ci si presenta oggi è capire come i due universi si tocchino.

Se ne occupano una serie di mostre "Keeping it Real" allaWhitechapel Gallery di Londra.che ripercorrono il rapporto tra artisti e realtà da Duchamp aMona Hatoum.

Piccole mostre che si susseguono . La rassegna parte idealmente dal ready made di Marchel Duchamp e in particolare dall'orinatoio ribaltato firmato R. Mutt e rinominato "Fontana" (1917) che generò un grande scandalo a New York Ribaltare di 90 gradi un pissoir significa non solamente privare quell'oggetto del suoaspetto funzionale , ma anche inviare aguardarlo in quanto forma e manufatto.

E in tema di quotidiano, come già si diceva: " Act I The corporeal , presenta lavori che parlanodel corpo. Compare , per esempio il torso di Roberto Gober che rappresentametà maschio e metà femmina , e che pur nel realismo assoluto delle dueparti genera un profondo disappuntoemotivo. Lo stesso accade nella ragazzina sospesa di Louise Bourgeois , anch'essa connotata dall deformazioni , nelle stampe di Jim Hodeges realizzate con la saliva e nelle installazioni di David Hammons , Sarah Lucas e altri.

"astrazioni sovversive" sarà il secondo atto della mostra econterrà opere di Lynda Benglis ,Mike Kelley che creano forme a partire da materiali direcupero, quello non decisamente da discarica. Da Georges Battaille questo tipodi arte prende la nozione di abietto persottolineare la fine dell'equazione arte- bellezza.

Una grande installazione, opera ambientale di MonaHatoum dà il titolo alla terza parte della mostra "Correnti Disturbance ". L'opera della Hatoumè concepita come una griglia di gabbie chiuse da una rete e illuminate da lampadine a bulbo .

"Material Intelligence " conclude la rassegna presentando quello che noi definiamo normalmente "quadri" con opere di Paul Chan, Sam Durant, Arturo Herrera ed altri.

Certo è difficile percorrendo il Novecento accostare dunque Duchamp della ready made con la quale impone una totale indifferenza emotiva ad autori come Picasso , Carrà,Max Ernst che insistettero sulla forte risposta emotiva che volevano provocare anche se è chiaro che le opere devono molto agli oggetti dell'uso corrente come la rassegna"Keeping it Real " tenta di dimostrare .


Eremo Via vado di sole , L'Aquila,Domenica 15 agosto 2010

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