venerdì 12 aprile 2013

LETTERE DALL’EREMO : Ernesto Balducci "Siate ragionevolichiedete l’impossibile”



LETTERE DALL’EREMO : Ernesto Balducci  "Siate ragionevolichiedete l’impossibile”

Pubblichiamo la prefazione di don Andrea Gallo a "Siateragionevoli chiedete l’impossibile" di Ernesto Balducci (Chiarelettere).

di don Andrea Gallo

Ernesto Balducci è stato uno straordinario testimone del Vangelo e credo che piùche un personaggio da commemorare, a vent’anni dalla morte, sia un uomo daascoltare e da studiare.

Sono stato sul monte Amiata, a Santa Fiora (Grosseto), il paese dove padreBalducci è nato nel 1922, e ho fatto il percorso dalla Badia Fiesolana a SantaFiora come un pellegrinaggio. È proprio a Santa Fiora che avviene la «svoltaantropologica», l’affermazione della centralità dell’essere umano e insieme lanecessità di una vera e propria riconversione del nostro modo di pensare e diagire. Questa è una terra straordinaria, dove è ancora viva la memoria di DavidLazzaretti, il «profeta dell’Amiata» ucciso nel 1878 dalla Guardia regia, comequella dei martiri fucilati durante la Resistenza mentre difendevano le miniere in cuilavoravano, minacciate dall’esercito tedesco in ritirata. «Quando più alto inme si fa il fastidio morale per questo mondo – scrive Balducci –, mi capita ditornare a quegli anni lontani, in quella piccola scuola invasa dallatramontana, dove l’ideologia della prepotenza cercava di corromperci. Non c’èriuscita. Ma mentre Eraldo, Mauro, Luigi e gli altri hanno pagato con la vita…io, noi sopravvissuti, che andiamo facendo?»

Abbiamo sotto gli occhi l’insostenibilità politica e sociale di un modello disviluppo che ha mostrato tutta la sua inadeguatezza. Dobbiamo muoverci, inquesto senso è proprio la parola e la testimonianza di padre Ernesto aspronarci. Balducci per me è un maestro e non smetto mai di ricordarlo in ogniincontro e occasione pubblica. Dobbiamo leggere padre Balducci, è lui ainsegnarci che dobbiamo «osare la speranza». Abbiamo bisogno di un nuovoparadigma culturale, non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo ripensare la nostraciviltà e il nostro modello di convivenza secondo un’ottica che sia globale,planetaria. E allora basta competizione sfrenata, ci vuole solidarietà, ma unasolidarietà liberatrice e responsabile, ben diversa dall’assistenzialismo checonosciamo e che ci tiene lontani dall’altro, mettendoci a posto la coscienzacon la retorica dei buoni sentimenti.

La parola di padre Balducci ci viene incontro con la forza di una rivelazione:«Viviamo in una società che, con la complicità di tutti, solleva alcune personesui piedistalli dell’ammirazione sconfinata e della sconfinata gratificazioneeconomica, senza che a questa glorificazione facciano riscontro valoriveramente umani» («La droga del successo», 1991). E ancora:
«Spinti dal nostro feticismo produttivo, noi stiamo avanzando in regionispaventose, quelle del benessere vuoto di ogni valore» («Quei suicidi altramonto della speranza», 1990). La nuova cultura planetaria che siamo chiamaticon urgenza a costruire è agli antipodi del consumismo e dello sfruttamento.«La cultura della competizione [...] è condannata non solo dalla coscienza – ciammonisce padre Ernesto –, ma dall’istinto di sopravvivenza. I valorialternativi sono, non dico possibili, ma necessari» («Le attese tradite dietrola droga», 1988). Dobbiamo ritornare a essere soggetti delle nostre vite e cosìanche della storia dell’uomo, una storia che deve diventare redentrice.

Ho ascoltato padre Balducci a Genova pochi giorni prima della sua tragicascomparsa in un incidente stradale. Le sue parole mi hanno conquistato. Ancoraoggi porto dentro di me la sua lezione, l’importanza dell’«uomo inedito», dell’«uomonascosto» che è patrimonio di ogni cultura e di ogni religione. Un uomonascosto nel profondo di ciascuno di noi. «Nella natura dell’uomo – scrivepadre Balducci – c’è tutto, ci sono possibilità che non hanno ancora trovatoespressione. Le religioni devono tutte rigenerarsi nella loro sorgente nascosta[...] Le religioni hanno una forma edita, in quanto sono entrate a far parte diuna cultura, l’hanno alimentata, l’hanno magari anche generata, ma hanno subitoi condizionamenti della realtà storica dell’uomo e si sono macchiate diviolenza. C’è però alla loro radice una ispirazione di fondo che le rendeomogenee alle attese dell’uomo nascosto e che fa di esse dei veri messaggi dipace.» E ancora: «C’è in noi quello che chiamavo, con Bloch, l’homo absconditus:un uomo che non trova il suo linguaggio adeguato nell’homo editus. Nonc’è una lingua che traduca le attese, le aspettative, le possibilità realidell’homo absconditus. Potremmo dire che la sua attesa è quella dellaprofezia» («L’homo editus e l’homo absconditus», 1993).

Un nuovo mondo è possibile? Padre Balducci ha annunciato le grandicontraddizioni del Terzo millennio. La minaccia ecologica, prima di tutto, evediamo che i vertici mondiali sul clima non riescono a combinare nulla diconcreto. «Ogni patto sociale viene meno quando entra in gioco la sicurezzadella sopravvivenza. Allora le responsabilità tornano là dove è la verasorgente di ogni sovranità, tornano nelle nostre mani» («Essere o non essere»,1988). Ma noi siamo chiusi come in una fortezza, la paura del diverso generaviolenza ed emarginazione. La scienza e la tecnica hanno modificato lacomprensione e la dinamica della vita, provocando l’accelerazione del tempovitale e l’alterazione drammatica dei ritmi naturali. Il pianeta terra è ormaicome un missile che viaggia a velocità supersonica, senza freni.

È venuto allora il momento di costruire la democrazia della terra. La terra cheabitiamo, sorgente di vita, da preservare come casa comune. «La vera coscienzarivoluzionaria non è quella di classe, è quella di specie» («Tutti insieme pernon scomparire», 1989). Dobbiamo dar vita a un contratto sociale, su scalaplanetaria, che permetta a ogni paese di preservare i propri valori el’identità del suo popolo, la diversità culturale, le ricchezze e le bellezzenaturali. Dobbiamo costruire un paradigma di civiltà che sia fondato sulben-vivere e non solo sul ben-essere, che poi finisce col diventare ben-avere,generando quella diseguaglianza sociale che vediamo sempre di più nelle nostrecittà. Ognuno deve sentirsi cittadino della terra, e per questo ci vuole unagrande campagna di educazione, soprattutto tra i giovani. L’Italia deve esserein prima linea. Ma dove sono finiti i veri cristiani? Gesù ha detto: «Io sonovenuto per servire, non per essere servito». C’è bisogno di un cristianesimopiù autentico. Padre Ernesto Balducci è ancora vivo e ci indica la strada.Basta volerlo ascoltare e studiare.(19 aprile 2012)
Eremo Rocca S.Stefano venerdì 12 aprile 2013

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