mercoledì 11 settembre 2013

AUTODAFE :«Le paure del mio Gadda:tasse, matrimonio, sinistra»


AUTODAFE  :«Le paure del mio Gadda:tasse, matrimonio, sinistra»



A trent'annidalla morte escono le lettere dirette a Piero Citati, allora suo giovane editore confidente. In cui parla di soldi, donne, omosessualità. E dell'orrore perogni ideologismo
Un'amicizia formidabile tra due uomini di penna e di pensiero. Unavibrazione profonda tra menti affini, non comuni, che ancor oggi, a trent'annidalla scomparsa di Carlo Emilio Gadda, Pietro Citati evoca nel racconto di quelsodalizio, fisicamente disciolto nel '73, alla morte dell'Ingegnere, tuttaviainestinguibile nell'unico sacrario che conti, tra la mente e il cuore.

«Non ho mai più conosciuto un uomo così grande», dice lo scrittore che domal'emozione del ricordo abbassando lo sguardo sul divano giallo della suaelegante casa romana, ai Parioli. Le 44 lettere che Gadda gli spedì, dal '57 al'69, sono ora raccolte in Un gomitolo di concause (Adelphi, pagg. 239, euro 14, a cura di GiorgioPinotti). E gettano una luce nuova sul più grande autore del nostro Novecentoche col suo giovane editor e confidente, conosciuto nel '55 quando Citatirecensì sullo Spettatore italiano il gaddiano Giornale di guerra e diprigionia, parlava di tasse, cinema, cibo, editori - avvoltoi che vogliono la«ghiotta preda» cioè lui, gite di relax e amici come Moravia e la Morante che una volta, auna cena, l'hanno «sfiancato, rintronato e vilipeso».
Che tipo di amico fu, per lei, Gadda e come potremmo definire lavostra amicizia?
«Un'amicizia molto singolare: io avevo 27 anni, lui oltre 60. Aveva moltoaffetto per me, ma non era lui che si occupava di me, ero io a occuparmi dilui. Mi telefonava, spietato, ogni giorno all'una e mezzo, mentre ero a pranzo.La mia carne gelava e dopo una ventina di minuti era una suola».
Gli amici, però, si educano: gli ha mai detto nulla?
«Mai educato nessuno. Il fatto è che per dieci-dodici anni i suoi libri sonopassati per le mie mani. Mi occupavo di tutte le sue questioni personali, tasseescluse: aveva il suo commercialista. Aveva una tremenda paura di non pagarlecorrettamente e, un mese prima di pagarle, spariva. Fui io a farlo collaborareal Giorno e spesso mi chiedeva: Che lei sappia, quanto ho guadagnato?. Erapoverissimo».
Di recente si è parlato d'una pretesa omosessualità dell'Ingegnere.Quale rapporto ebbe Gadda con le donne?
«Non era misogino, né omosessuale. Ma temeva sempre che qualche donna lovolesse intrappolare e prenderlo come marito. Temeva soprattutto Gianna Manzinie Maria Luisa Spaziani, quest'ultima grande cacciatrice di vecchi comeUngaretti e Cecchi. Per le donne nutrì grande affetto, ma temeva la famigliacome istituzione. Tuttavia, aveva un interesse psicologico per il mondoomosessuale, del quale si faceva raccontare da Goffredo Parise, sposato ma conun lato omosessuale. Forse temeva di trasformare questo suo interesse inqualcosa di diverso. Con Pasolini, per esempio, non parlava di tali questioni:con lui si seccava, perché era un suo imitatore. E lui detestava gli imitatori.Aveva più simpatia per Arbasino, omosessuale elegante che non cacciavaproletari, ma signori. Gadda aveva un'inclinazione per i giovani: furono loro,i poco meno che trentenni Arbasino, Parise, Testori, a decretare il successodel Pasticciaccio».
Che cosa le piaceva di più, in Gadda?
«Il senso tragico che emanava da tutto, stando a lui. Aveva il senso del maleuniversale. Seguirlo è stato affascinante: gli davo affetto ed ero moltoefficiente».
Nelle lettere indirizzate a lei spicca certa vita intellettualeromana, o meglio «il baccano romano» di fine anni '50, con la Morante «che urla epontifica troppo» e Moravia che non capisce Manzoni. Quale ricordo ha di quelle«verbose facilonerie Trasteverine»?
«Lui non li sopportava. Adorava Manzoni e I promessi sposi, per cui stroncòMoravia. Non sopportava il loro sinistrismo, il loro ideologismo, le ideefatte. Con la Moranteebbe in comune un grande amore per Dostoevskij, ma Gadda aveva una grandecultura filosofica, conosceva Platone e Leibniz, detestava i luoghi comuni. Tragli italiani ammirava Montale, amava Ossi di seppia. E aveva amicizia perAttilio Bertolucci, uno dei pochi che amasse il Pasticciaccio».
Un aneddoto particolare?
«Aveva ossessioni insensate... Il Pasticciaccio fu acquistato da Rizzoli perfarne un film, poi affidato a Pietro Germi e a Gadda dettero un milione, cifrairrisoria nel '62. Siccome la sede della Rizzoli era un po' fuori Roma, glivenne in mente che volessero tendergli un agguato, per riprendersi i soldi chegli davano. Così mi chiamò, per dirmi: Se non ritelefono entro le 19, chiami iCarabinieri. Il cinema non gli interessava: rispettava solo la letteratura ela scienza».
Cinzia Romani - Mer, 11/09/2013 - 09:21  Il giornale


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