martedì 3 settembre 2013

VOCI E STORIE DAL SILENZIO : Macchine per trebbiare

VOCI E STORIE DAL SILENZIO : Macchine per trebbiare


VOCI E STORIE DAL SILENZIO : Macchine per trebbiare



All’aia di Via delle Conserve di Madonna della strada diTornimparte  Otello di Carlo , gestoreanche dell’Hotel Grazia ,ha ricreato  unmomento di lavoro contadino  ,latrebbiatura, esponendo e facendo funzionare delle macchine usate per talelavoro.
Una “cartolina” dal mondo contadino d’un tempo cheripercorrendo attraverso la memoria decenni di storia, porta fino a noi  quell’esperienza di prima meccanizzazionedell’agricoltura  nel nostro paese.
La storia in generale della meccanizzazione ci dice che :“Ilvero impulso alla diffusione delle macchine di motoaratura a trazione direttasi ebbe solo con l’introduzione e il perfezionamento dei motori a combustioneinterna, in tutte le sue molteplici varianti per tipo di carburante e persistemi di funzionamento. Il motore a scoppio era meno pesante di quello avapore, era dotato di un’autonomia molto maggiore e risultava di facileconduzione da parte di un solo operatore, mentre la locomobile ne richiedevaalmeno un paio se non di più. Sembra che il primo trattore (o trattrice)azionato con un motore a scoppio sia stato sperimentato nel 1892 negli StatiUniti, ma solo fra il 1900 e il 1903 furono immesse sul mercato le primemacchine di motoaratura a trazione diretta di questo tipo.
Più dense di risultati pratici furono – nell’era pioneristica dellameccanizzazione – le innovazioni nel campo delle macchine mietitrici,trebbiatrici e mietitrebbiatrici. La ragione è che, in questo caso, le macchinepoterono dare ottimi risultati anche quando si servivano della trazione animale.”



Le mietitrici sono fra le macchine più antiche utilizzatedall’uomo per aumentare la produttività del lavoro agricolo. Plinio il Vecchioricorda che i Galli usavano «una grande cassa portata da piccole ruote, con l’orloanteriore munito di denti», che veniva «spinta da un bue contro le biade e lespighe», le quali «strappate dai denti del pettine, cad[eva]no nel cassone».Questa soluzione, però, fu successivamente abbandonata e soltanto alla fine delSettecento la mietitura meccanica cominciò di nuovo ad attirare l’attenzionedegli agricoltori inglesi e americani.

 I  primi studi volti alla realizzazione dimacchine per la trebbiatura dei cereali risalgono al secolo XVIII, ma fu soloin quello successivo che esse si affermarono in Europa e soprattutto inAmerica. All’inizio, le trebbiatrici, munite di battitori a sbarre cheruotavano in presenza di una griglia fissa, erano azionate a mano o da animali.Ben presto, però, esse furono munite di ventilatori e vagli cernitori e venneroazionate dalla macchina a vapore.
Tutta americana è l’invenzione della mietitrice-trebbiatrice, che ben prestosoppiantò le semplici trebbiatrici. (1)In Italia  all’inizio degli anni ‘50 compaiono i primisegnali di crescita nell’utilizzo di macchine agricole. Tanto per dire, nel1955 l’agricoltura nazionale era rappresentata da una miriade di piccoleaziende che potevano contare su una SAU (superficie agricola utilizzabile) diben 23 milioni di ettari (oggi siamo a poco più di 13 milioni di ettari). Siutilizzavano solo 27.000 trattori, oltre il 70% dei quali nell’Italia settentrionale. Ancorapiù scoraggianti i dati relativi alle macchine operatrici, in gran parte atrazione animale e, comunque, prodotte in poco più di 4.000 t/anno.
L’esiguità del parco macchine di allora è dimostrato anche dai consumienergetici in agricoltura, con costi inferiori allo 0,2% della produzione lordavendibile (oggi i valori sono 30 volte superiori).



A metà degli anni ‘50, i principali studi economici di settore ancora studianoil confronto  macchine motofalciatrici,mietitrebbiatrici (trainate e, solo successivamente, semoventi), macchinesemplici per la raccolta di patate e barbabietole. All’epoca, la manodoperarappresenta in agricoltura la vera forza lavoro, con 10 milioni di addetti. A fiancodi altre case costruttrici la Fiat  ha un granderuolo in questo settore. La storia di Fiat Trattori inizia nel 1918 quando lancia ilprimo trattore, il Fiat 702 con 30 cavalli[1]. Almodello 702 fanno seguito le varianti 702A, B e BN e i successivi 703Be 703BN[2].Con queste varianti, prodotte fino al 1925, Fiat Trattori raggiunge iltraguardo delle 2.000 unità prodotte.Nel 1929 la fabbrica vendeva trattori a unritmo annuale di oltre 1.000 unità.Nel 1932 viene lanciato il primo trattore a cingoli europeo, il Fiat 700 C. Nello stessoanno, la produzione dei trattori viene spostata da Torino a Modena, dove vienefondata l'OCI (Officine Costruzioni Industriali)[3]. Ilprimo trattore prodotto nel nuovo stabilimento è il 702C da 28CV anziché da35CV, molto più leggero della versione precedente[4].Questo trattore rimane in produzione fino al 1950 e viene prodotto in 4.000unità[



Dunque  ben fa Otello Di Carlo  con questa sua iniziativa tutta personalea richiamare l’ attenzione su un mondo ormai scomparso . Un mondo arcaico  ma non molto lontano, sopravvissuto  a due guerre mondiali  a due emigrazioni epocali ,   pertraghettare una cultura  che sta alleradici  della così detta modernizzazione.Un mondo che sopravvive nelle forti identità di un territorio  che esprime molte potenzialità .
Le foto che qui appaiono  sono quelledelle macchine  che Otello conservainsieme a molte altre  e mentre lescattavo ho avuto modo di parlare con lui  di questo patrimonio culturale ed esperienziale che intende  valorizzare.
Si tratta allora, mi permetto di ipotizzare io, di  recuperare e valorizzare  un percorso, quello della “via del grano”  che dal semplice gesto del seminatore arriva alla produzione di un alimento, il pane. Un alimento che istituisce una economia  storico e geografica  con tutti i suoi simboli e le sue usanze inun territorio vasto come può essere quello del Mediterraneo  Un percorso che attraverso le fasi perprodurre il pane mette assieme tappe che illustrano il lavoro contadino, isaperi  e le tecnologie passando dallemacchine come le trebbiatrici e i mulini al costruito come i forni  fino alle rappresentazioni  simboliche del pane nelle arti visive e nelletradizioni popolari.
Un’utile iniziativa per coinvolgere dunque i territori di Madonna dellaStrada, Rocca S..Stefano,Forcelle di Tornimparte.

(1). Ennio De Simone STORIADELLA MECCANIZZAZIONE AGRICOLA E INTERAZIONE CON IL PAESAGGIO AGRARIO(Intervento al Musa del 12.3.2010http://trattoripedia.wordpress.com/2012/02/13/storia-della-meccanizzazione-agricola-e-interazione-con-il-paesaggio-agrario-intervento-al-musa-del-12-3-2010/)

Eremo Rocca S. Stefano martedì 3 settembre 2013










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