venerdì 2 aprile 2010

HISTORICA OVIDIANA : LA MEDEA DI OVIDIO

HISTORICA : OVIDIANA




ALTERITA’ : LA MEDEA DI OVIDIO
Medea, maga, figlia del re della Colchide, si innamora del greco Giasone che è giunto nel suo lontano paese (sul mar Nero) per impossessarsi del vello d'oro. Per Giasone Medea tradisce il padre, uccide il fratello, abbandona la patria; ma l'atto che la distingue per la selvaggia tragicità è quello che Euripide scelse di rappresentare nel suo dramma (rappresentato nel 431 a. C): l'uccisione dei figli, l'atto estremo con cui essa si vendica dell'abbandono di Giasone.
Della storia di Medea esistevano infatti in epoca antica numerose versioni, ma la vicenda più nota è quella fissata da Euripide, interamente "costruita" nella prospettiva del tragico infanticidio che costituisce per lei un punto di non-ritorno.
La storia di Medea ha affascinato da sempre scrittori e artisti, tanto che la lista dei rifacimenti e delle riscritture del mito sarebbe lunghissima.
La storia tragica di Medea è una delle più cupe nell'universo del mito antico; ma soprattutto la storia di Medea è forse la più nota tra le vicende del mito antico legate alla figura dell'altro e dello straniero.
Medea viene vista pertanto come figura dell'alterità (donna, sapiente e straniera), figura-tema-problema presente in testi classici, ma ancora aperto, vivo e vicino. Medea è in questo senso testo esemplare in una misura addirittura sorprendente, perché il nostro tempo è segnato profondamente da uno dei temi fondanti della Medea, cioè dal confronto-scontro di civiltà, in generale dal problema dell'alterità.

Esistono molte opere letterarie su Medea:

• Gli incanti di Medea - Dramma di Francisco de Rojas Zorilla.
• Il Vello d'oro - Tragedia di Franz Grillparzer (trilogia: l'ultima parte ha titolo Medea).
• Medea - Tragedia di Pierre Corneille.
• Medea - Tragedia di Lodovico Dolce.
• Medea - Tragedia di Ennio.
• Medea - Tragedia di Euripide.
• Le Argonautiche - Poema di Apollonio Rodio (il terzo libro è dedicato al mito di Medea).
• Medea - Tragedia di Friedrich Gatter.
• Medea - Tragedia di Richard Glover.
• Medea - Tragedia di Ernst Legouvé.
• Medea - Tragedia di Bernard de Longepierre.
• Medea - Tragedia di Hippolyte Lucas.
• Medea - Tragedia di Giovanni Battista Niccolini.
• Medea - Tragedia di Ovidio.
• Medea - Tragedia di Jean de la Péruse.
• Medea - Tragedia di Lucio Anneo Seneca.
• La lunga notte di Medea - Tragedia di Corrado Alvaro.
• Medea. Voci - Romanzo di Christa Wolf.


Ma si deve ad Ovidio una intelligente riscrittura del destino esistenziale del personaggio mitologico di Medea si deve, secondo il prof. Cipriani, ad Ovidio, che non fu un drammaturgo, come Euripide e Seneca .Nella XII lettera delle sue Heroides (quella di Medea a Giasone), infatti, il poeta di Sulmona descrive una Medea che oscilla tra la dimensione elegiaca, provvisoria, e quella drammatica, costituzionale, tanto che alla fine si toglie i panni della donna innamorata, subordinata all’uomo, per indossare quelli dell’eroina tragica che noi conosciamo attraverso il mito. Se Medea fosse stata un personaggio elegiaco fino in fondo, avrebbe agito diversamente, avrebbe cercato di riconquistare il proprio uomo, supplicandolo, magari minacciando di suicidarsi, per amore si sarebbe uccisa, non avrebbe ucciso. E come non è del tutto tragica, così la Medea di Ovidio si allontana dal cliché della donna dei
poeti elegiaci (Catullo e i poeti augustei), capricciosa, perfida, ingannatrice, per tornare ad essere, anche se momentaneamente, vittima della passione d’amore. In realtà è solo apparenza, perché la delusione simulata da Medea per il comportamento di Giasone, ingrato nei confronti di tutti i benefici ricevuti da lei, non è che un velo di ipocrisia che le serve per mascherare le sue vere intenzioni omicide.
Ovidio, quindi, pur muovendosi nell’ambito dell’elegia, riserva a Medea la possibilità di tornare ad essere la vera Medea, quella del paradigma mitico, e ci riesce usando tecniche affini a quelle drammaturgiche, che saranno poi pienamente sfruttate da Seneca. E’ di rara efficacia drammatica la scena epitalamica dell’epistola XII, inesistente in Euripide, quindi, pura invenzione di Ovidio, che si ritrova nell’a parte di
Medea nella tragedia senecana. In essa la protagonista della lettera ovidiana è dolorosamente stupita dal canto nuziale che le colpisce le orecchie e stenta a credere che Giasone le stia facendo tutto questo male, in cambio dei benefici da lei ricevuti. La trovata geniale di Ovidio è nella drammatizzazione della scena, con la servitù che nasconde le lagrime e non osa dire alla padrona quel che sta accadendo, e il più piccolo dei figli di Medea che si ferma sulla porta e invita la madre a vedere Giasone, il padre, in testa al corteo, nelle sue vesti dorate: tutto ciò strazia il cuore di Medea che vorrebbe correre a strappare il marito alla sua nuova sposa, ma si trattiene, perché ormai è il tempo della vendetta, e niente la fermerà. Anche la protagonista della tragedia senecana impallidisce, trascolora alle note del canto nuziale, ma nel suo a parte, dopo lo stupore, subito Medea recrimina sulla perfidia e l’ingratitudine di Giasone, che non può lasciare impunite, anzi, benché si senta trascinata in mille direzioni dalla mente sconvolta, tuttavia, deve mettere in atto la sua vendetta, facendosi consigliare dai suoi stessi misfatti, e facendo in modo che mai Giasone si dimentichi di lei.



Eremo di Via Vado di Sole,L’Aquila venerdì 2 aprile 2010

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