venerdì 10 agosto 2012


ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI    :  L’anfisbena


L’anfisbena, dice Eliano, è serpente a due teste, una davanti e una dietro (Nat. anim., IX, 23); quando va in una direzione, la testa dietro viene disattivata e funziona da coda, mentre quella davanti osserva, pensa,
prende le decisioni; e se c’è da scappare non deve perdere tempo a voltarsi,ma passa il comando all’altra testa, quella di scorta, che è di natura piùpavida ed è già pronta a fuggire alla massima velocità, evitando qualsiasi ripensamento. L’anfisbena ha risolto con quest’alternanza di potere o comunque di prerogative decisionali, il conflitto che si può creare tra le teste negli animali a più teste. Ogni testa nell’anfisbena avrebbe potuto tirare in un senso, e avremmo avuto un animale teso allo spasmo in due direzioni come una fune, e irresoluto, da un lato feroce ma impossibilitato ad attaccare, perché l’altro avrebbe tirato per scappar via senza riuscirci;due teste la cui somma fa zero, ma con altissimo costo energetico.
Il problema delle molte teste e dei rapporti intrapersonali, si ripresenta in diversi animali fantastici: l’idra di Lerna, la chimera, i capelli serpentiformi della Medusa eccetera. Ogni testa avrà una sua personalità;
ce n’è una che funge da capo? o vige di massima un sistema democratico parlamentare? nel senso che ci saranno teste più benpensanti e conservatrici, e altre più di sinistra, anarcoidi, propugnanti un regime di
stampo sovietico; altre ancora timorate di Dio, remissive, devote, con il sorriso falso da prete in faccia; e poi altre, pure e semplici teste di cazzo, ignoranti e però con l’idea ad esempio di avere buon gusto, ad esempio in fatto di moda, con l’idea di saper essere originali e di distinguersi da tutte le altre, mentre invece resta il fatto che sono teste di cazzo ignoranti, e non arriveranno a capire neanche questo, che è una forma di autodifesa,l’ignoranza, perché se lo capissero (quanto sono ignoranti, e infantili, e
penose, nel giudizio di tutte le altre) cadrebbero nella depressione, in forma di attacchi di panico, che oggi si cura coi neurolettici, ma un tempo,ad esempio nei tempi antichi, non aveva vie di guarigione, e se qualcuna delle teste dell’idra finiva in questo stato (per via dell’ignoranza originaria)la si vedeva poi floscia, stare sdraiata mentre le altre le turbinavano intorno all’arrivo di Ercole che doveva compiere su di loro una delle sue fatiche.
Difficile pensare che cento teste siano tutte unanimi, anche se gli autori antichi su questo tacciono, che non ce ne sia ad esempio qualcuna stonata ma con la mania di cantare, e tutte le altre a dirle «basta», «smettila», «ci fai venir mal di testa», e lei che invece per un po’ sta zitta e poi si rimette a canticchiare, e il fatto è che essendo tutte attaccate allo stesso corpo (l’idra era una specie di grosso sauro) non si può rispedire costei a casa sua o mandarla in qualche altra zona disabitata della palude. La situazione
dell’idra di Lerna è quella di un condominio dai muri di carta, dove continuamente si sente gridare «basta!» al vicino o a quello del piano di sopra, e battere con la scopa al soffitto: «è tutta notte che qualcuno cammina e sposta i mobili... basta!», per non parlare del volume della televisione, che ai tempi di Ercole non c’era, ma c’era l’analogo, e tra le teste dell’idra imperava la discordia e il battibecco condominiale, per cui in realtà erano animali deboli, questi dalle cento teste, persi dietro a quisquilie, cause penali pendenti, dispetti, sgarbi, antipatie. Cosa peraltro che già si riscontra negli animali fantastici a tre (Cerbero) o a solo due teste, i bicefali, che tendono a mordersi, avere opinioni opposte, questi
sono come una coppia di coniugi al tempo del matrimonio indissolubile: dei musi!, le due teste si piantano dei musi che durano settimane, o non si parlano più per dei mesi, una voltata di qua, l’altra di là; si avvicina il cavaliere con la spada in mano, anche se sono animali fantastici nessuna delle due però vuole cedere: «Senta da quella lì», risponde una delle due al cavaliere, facendo cenno verso quell’altra. «Che cosa?» dice l’altra «chi è che dovrebbe sentire da me?». «Ma smettila una buona volta! » dice la
prima. «Chi è che la deve smettere?» dice l’altra. Il cavaliere a questo punto rinuncia e va via disgustato.


Eremo Via vado di sole, L'Aquila, venerdì 10 agosto 2012

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