mercoledì 1 agosto 2012

BIBLIOFOLLIA  L’Almanacco Bompiani  è tutto completo


Per la prima volta la Libreria Antiquaria Malavasi di Milano ha riunito e passa sul mercato la collezione completa dell'«Almanacco Letterario Bompiani» (Mondadori-Unitas-Bompiani, 1925-1999), per un totale di 42 voll., in brossura e cartonato, in 8 °piccolo e in 8° grande.Laacollezione è in vendita al prezzo di €44oo. Un lungo saggio firmato dallo storico dell'editoria e bibliofilo Hilarius Moosbrugger  sul sito www.maremagnum.com ricostruisce la storia della rivista. Il direttore letterario Rcs Mario Andreose su Il Sole 24 0re del 21 novembre 2010 traccia questo profilo culturale.
Il primo numero dell'Almanacco Bompiani vede la luce nel 1930 (anche se qualche esperimento c'era già stato). È un modo, per l'eclettico e dinamico Valentino, per catturare le grandi fìrme, anche all'infuori dell'ancora ristretto ambito degli autori della casa, con una pubblicazione che, oltre a registrare gli avvenimenti culturali più signifìcativi dell'anno, si impone per la formula di interventi ad ampio spettro e la veste raffinata.


Chi potesse sfogliare oggi l'intera collezione (42 numeri, compresi i primi e le ristampe) potrebbe leggerla come uno "specchio del tempo", le cui fasi in successione recano il segno dei collaboratori che hanno affiancato l'editore. Come Zavattini e Bruno Munari -quest'ultimo responsabile fin dal 1933 diuna rivoluzione grafica e iconografìca che lo pone al livello della migliore avanguardia europea, nonostan te la convivenza iniziale con i disegni tradizionali di Angoletta, Novello, Veliani Marchi. Nell'Almanacco 1937, ribattezzato antiletterario, Munari realizza, fuori testo, fotomontaggi e collage che celebrano,nobilitandolo, l'immaginario mussoliniano del tempo; come farà poi anche nei libri per bambini, ci sono pagine con dei buchi-finestre dai quali, continuando a sfogliarle, appare sempre affacciato il volto del duce.Interrotto durante la guerra l'Almanacco riprende nel '59 (l'ultimo Bompiani-Zavattini). In seguito saranno i vari collaboratori della casa editrice a occuparsene, su temi che, remoti alla vocazione bellettristica delle origini, cercano di cogliere fermenti e suggestioni di una società sulla via del villaggio globale.

Nel 1972 Valentino esce di scena e sarà Umberto Eco a curare l'ultimo Almanacco della sua gestione, titolo Cent'anni dopo. Il ritorno dell'intreccio. Il secondo titolo suona come un atto di pentitismo da parte di un ideologo del  Gruppo '63. In realtà, e con il senno di poi, appare di più come un esercizio di laboratorio per il futuro romanziere perché, accanto a testi d iBarthes, Sartre, Gramsci e altri, Eco allestisce una «crestomazia di pagine celebri e ignote della narrativa d'appendice». Il declino si consuma con la fine degli anni 70 nonostante il tentativo di affidarlo in precedenza a penne brillanti quali Rita Cirio, Nataliaspesi, Lietta Tornabuoni (assieme a Oreste Del Buono per il numero del 1980). Ci saranno due sole eccezioni, postume, all'insegna della "sicilitudine": Leonardo Sciascia, nel 1986, curerà, a cinquant'anni dalla sua morte, un Omaggio a Pirandello che comprende anche la ristampa anastatica dell'Almanacco 1938 a lui dedicato; Matteo Collura, nel '99, nel decennale della scomparsa, cura Leonardo Scia scia. La memoria e il futuro.


Eremo Via vado di sole, L'Aquila, mercoledì 1 agosto 2012

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