mercoledì 29 agosto 2012

STORIE E VOCI DAL SILENZIO : Poesia e solidarietà. La città dolente

STORIE E VOCI DAL SILENZIO   : Poesia e solidarietà. La città dolente


Per una sera. Solo per una sera il frusciare delle lunghe vesti , il respiro dei veli,  i passi ovattati della clausura hanno fatto posto  ad una intrusione.In punta di piedi , nelle antiche sale  del Convento di S. Basilio  che ospita l’esperienza di clausura delle ultime monache celestine  , i presenti all’evento  “ Una cordata per l’Africa “  hanno   assaporato non solo  il cibo della cena  ma nell’orto hanno ascoltato la lettura di poesie .

 Voci di grandi poeti scelte da Vincenzo Battista che hanno proposto ai presenti i temi de 'La città dolente, le attese, spirito di riconquista',  un trittico curato da Vincenzo Battista  che con  Angelo De Nicola ha organizzato  l’iniziativa  di sensibilizzazione e solidarietà nei confronti più antico monastero aquilano e della sua missione in Africa intitolata a Celestino V nell'ambito del progetto "Cordata per l'Africa".
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Nell’orto del monastero,  prezioso non solo per la sussistenza delle monache, in una condizione di precarietà ma anche di essenzialità ,ma soprattutto  luogo della  comunione con il creato e il senso della vita che germoglia, vive e  muore in una sintesi  naturale dell’essere e dell’esserci , in un crescendo di emozioni e di sensazioni , l'attore Marco Valeri e il chitarrista Francesco Sabatini hanno raccontato la situazione della città (dolente), in un momento di attesa, ma con un uno spirito di riconquista. Tra le toccanti note di Bach, sono stati magistralmente interpretati brani e poesie di Buccio di Ranallo, Marcone, Montale, Palazzeschi, La Pira e Pavese.

Nell’aria  della sera appena rinfrescata di questa fine estate,   tra le mura dell’orto  segnato da impalcature e macerie , con il profumo di rosmarino e basilico  il pubblico presente ha potuto ascoltare appunto poesie e brani  d’amore, di  passione, di incitamento alla città , alla sua vita dolente dopo il sisma , alla sua voglia di riconquista  attraverso attese   che alimentano la quotidianità.
Proprio per la città e per questa voglia di riconquista ho scritto una poesia  che è stata letta in quel contesto  che parla della voglia di riconquista attraverso il cielo stellato e l’infinito  dentro e fuori di noi di cui è metafora il Laboratorio del Gran Sasso. .


Un omaggio all’Infinito di Giacomo Leopardi  nei cui versi si sente  il respiro dell’universo nelle viscere di una montagna.  Giacomo Leopardi un uomo   che ha saputo ascoltare e parlare. Appunto  come questo  uomo di ogni tempo   vagabondo, viandante e pellegrino che si ferma a guardare, ad ascoltare, a toccare   “un  altro mondo “  in “questo   mondo”  che quotidianamente  ha a sua disposizione. In lui , uomo , e nella sua “ ricerca “  continua, incessante,  faticosa, solitaria, estraniante, dunque si incontra  non solo  il mondo visibile ma anche quello invisibile ma soprattutto l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo  che non vengono messi a confronto  ma  che si completano  a vicenda per permettere a lui, uomo, di potersi chiamare sempre di più  “uomo”.
Veder le stelle in una pietra
sentir cantare il silenzio nel buio
toccare l’infinito in una siepe
domandarsi sulla terra il destino di una foglia
impastando cielo e terra
nel pianto d’un bambino
nello sguardo d’un vecchio.

Tu non dormi stanotte
e il pensiero di te
è un sogno vagabondo
viandante e pellegrino
che porti nel cuore .Dentro il cuore
coltivi l’infinito , storia d’ingorghi
d’amore frastornati dal mormorio
delle stelle.  Con le  stelle
vado incontro al mattino e nel silenzio
mi fingo uomo.

Veder le stelle tornare e tornare  ancora
nell’ora del desiderio  è come un morso
d’eternità,un fiore di terra
una gemma di mare,un pensiero
d’argilla. Veder cielo e terra
come un solo corpo d’amore,
come un canto ,un brivido
una vela fluttuante, un crepuscolo
che continua a cadere all’infinito ,
un profumo di tiglio a mezzanotte
su un’erba lattea di  prato.

Sul prato delle stelle  nascenti
seguire  l’ultimo volo d’un uccello
rotta d’ alfabeti  e ragnatela di vite
è per te come andare per mare ,
il mare dove è ancora dolce  naufragar .


Grande partecipazione anche alla cena di solidarietà, preparata con portate sorprendenti dalla scuola aquilana di cucina "Scherza col cuoco", che ha amplificato la raccolta di fondi. Alla fine è stata messa insieme una significativa cifra, che va ad aggiungersi ai fondi delle precedenti iniziative i cui ricavati sono stati devoluti a favore della costruzione di un pozzo per l'acqua nel convento delle Celestine nella città di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, dove intere comunità di migranti dai conflitti etnici e dalle malattie lasciano i villaggi per cercare rifugio presso le istituzioni dei paesi europei e in quelle religiose come appunto il monastero di San Pietro Celestino, con il suo centro di accoglienza, per curare soprattutto i bambini.

L'iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione del Lions Club L'Aquila Host, il cui presidente, Pierfranco Tantillo, ha consegnato un assegno alla badessa del convento nell'ambito di uno specifico service per la 718esima edizione della Perdonanza celestiniana: un gesto concreto in un momento difficile per il convento e per la sua missione.

La fotocronaca della serata evento "La città dolente, le attese, spirito di riconquista" è stata realizzata dalla fotografa romana Marina Mogarelli inviata all'Aquila per documentare la serata. Si trova su www.il capoluogo.it    mentre le foto di questo post le ho scattate  durante l’avvenimento.

Dunque nel refettorio delle suore  preso in prestito per la cena , accanto ad un altro refettorio dove le suore hanno dovuto approntare una cappella , tra gli oggetti cari e quotidiani per ciascuna di loro,  di fronte ad un crocefisso ligneo che ricorda quello  caro a frate  Pietro  che nell’ eremo di Sant’Onofrio sul Morrone gli parlava come racconta la leggenda , i convitati hanno potuto  vivere alcune ore,   segnate da quell’enorme  orologio a pendolo sistemato nell’ingresso dell’edificio,  in  comunione e allegria, nello spirito proprio del frate del Morrone   essenzialità e precarietà
Eremo Via vado di sole, L’Aquila, mercol.edì 29 agosto 2012  

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