domenica 26 agosto 2012


ASINOMONDO   : L’ASINO DI BURIDANO  O DELLA LIBERTA’


Buridano si occupò dell'analisi della volontà umana, che ritenne seguire le valutazioni dell'intelletto. In particolare la volontà che dovesse decidere quale scegliere tra due beni considerati equivalenti dall'intelletto si troverebbe in imbarazzo.Un esempio della sua tesi, che tuttavia non è dovuto a Buridano e ne banalizza pesantemente il pensiero, è il famoso paradosso dell'asino che posto tra due cumuli di fieno perfettamente uguali e alla stessa distanza non sa scegliere quale iniziare a mangiare morendo di fame nell'incertezza.
L'asino di Buridano.

Chi ricorda questa teoria medioevale? Forse pochi, nelle sue implicazioni. Eppure per un discorso sulla libertà inizierei proprio da qui.
La libertà, includendo anche il libero arbitrio, ha molteplici significati. Chi è libero? Un individuo? Un'insieme? La libertà di Dio?
Le due grandi suddivisioni sono tra indeterministi e deterministi. Ai primi appunto si fa riferimento con l'asino di Buridano,per dimostrare che non ci sono motivi che spingono a comportarsi in un modo o nell'altro. Si tratta sempre di volontà.
Muore di fame non sapendo scegliere tra due ceste di fieno uguali. E' questa la libertà dell'indifferenza,quando i motivi delle scelte alternative si annullano e la volontà può decidere liberamente: la decisione umana è libera.
Le critiche a tale conclusione sono: Se l'uomo sceglie da razionale e libero, perchè sceglie tra due alternative identiche? Se libertà è indifferenza, sarebbe pura casualità. A parte considero la libertà della psicologia della personalità, dove contano i condizionamenti dell' ambiente e le pulsioni.
Per i deterministi tutto è causale e non c'è libertà. Ci sentiamo liberi semplicemente perchè non siamo consapevoli di tutti i fattori che ci determinano.
Ma,si controbatte, la tesi del determinismo universale è ben lungi dal poter essere dimostrata. Nessuno in fisica,in cui le variabili sembrano sotto controllo,si può vantare una validità assoluta: figuriamoci nell'etica e nella psicologia.


Oggi il libero arbitrio indagato dalla filosofia deve tenere conto dell'apporto delle neuroscienze,come per importanti questioni filosofiche, e anche per certeemozioni che un tempo erano di solo dominio della psicologia (es. l'empatia) . Ho trovato utile la lettura del “Gene agile, la nuova alleanza fra eredità e ambiente”, di Matt Ridley, Biblioteca scientifica Adelphi. Il libero arbitrio, sempre definendo a cosa ci si riferisce, perchè ad esempio in tale campo scientifico non sarebbe opportuno citare Dio, sarebbe compatibile con i geni, in un processo di causa/effetto non, ma circolare. Nel cervello non ci sarebbe uno “Io” ma una configurazione di atti cerebrali in continuo cambiamento. Vi entrano in gioco storia, emozioni, istinto, esperienze e influenze esercitate dagli altri,dal caso,ecc.
In ogni caso nelle concatenazioni di eventi della nostra vita il potere decisionale autonomo dell'Io non ha fondamento né è possibile stabilire per certi episodi una gerarchia di cause-effetti, secondo importanza determinante.
Secondo tutti i grandi filosofi il libero arbitrio non esiste, come per Da Vinci, Hobbes, Spinoza, Hume, Leibniz, Kant, Voltaire, Schopenhauer. Bergson,ecc. Ecc. il libero arbitrio dei cattolici è il poter intervenire nel disegno di Dio.
Siamo tutti dotati di Libero arbitrio, ma in che senso? Si tratta solo di un sentimento della sua esistenza che non ne dimostra quella effettiva. Emotivamente siamo certi di essere liberi nel decidere, ma è impossibile,ad esempio per quanto riguarda il controllare impulsi,necessità,emozioni, desideri, gusti,scelte,determinate dai nostri interessi,ecc. Il libero arbitrio è un sentimento la cui realtà è negata dalla scienza e dalla filosofia, che potrebbero sollevarci da ansie e autocolpevolizzazioni. Ciò che decidiamo di fare o pensiamo è conseguenza di non controllabili necessità neurofisiologiche, di condizionamenti della propria storia biografica, di emozioni, desideri e pulsioni mosse da una causalità inconscia. Non ci resta che dire di sì al nostro destino, come affermò Jung. Ma se si preferisce possiamo anche far finta che tutto dipenda da noi, pur sapendo che non è vero. In un determinato periodo della vita nessuno avrebbe potuto fare scelte diverse da quelle che ha fatto. La frase controfattuale “se invece avessi fatto così ... allora ....” con cui sovente ci si rammarica di non aver imboccato strade alternative è un ipotesi irreale. Può giovare conoscere se stessi e valutare le situazioni che si presentano e che il caso mette sulla nostra via.
Ma “gli uomini si credono liberi soltanto perchè sono consapevoli delle loro azioni e inconsapevoli della cause che le determinano.” E' Spinoza. Chi ha il coraggio di contraddirlo?

Ma è Leibniz che afferma ancora :49. Da ciò segue altresí che il caso dell'asino di Buridano, fra due prati, ugualmente portato all'uno e all'altro, è una finzione che non potrebbe verificarsi nell'Universo, nell'ordine della natura, benché il Bayle abbia altra opinione. È vero che, se il caso fosse possibile, bisognerebbe dire che si lascerebbe morir di fame; ma, in fondo, la questione verte sull'impossibile, a meno che Dio non produca la cosa espressamente. Infatti l'Universo non potrebbe esser diviso in due parti da un piano condotto per il mezzo dell'asino, tagliato verticalmente nel senso della sua lunghezza, in maniera che tutto sia uguale e simile da una parte e dall'altra, come un'ellissi o come ogni figura piana, della categoria di quelle che io chiamo “anfidestre” [a due lati], per esser cosí divisa in due parti uguali da una linea retta qualsiasi passante per il suo centro: infatti né le parti dell'Universo, né le viscere dell'animale sono simili, né ugualmente situate dai due lati di questo piano verticale. Si avranno dunque molte cose dell'asino e fuori dell'asino, sebbene non ci appaiano, che lo determineremmo ad andare da una parte piuttosto che dall'altra; e quantunque l'uomo sia libero, mentre l'asino non lo è, non è meno vero, per la stessa ragione, che anche nell'uomo il caso d'un perfetto equilibrio tra due partiti è impossibile, e che un angelo, o almeno Dio, potrebbe sempre render ragione del partito che l'uomo ha preso, assegnando una causa o una ragione inclinante che l'ha indotto realmente a prenderlo, benché questa ragione sia spesso molto complessa ed inconcepibile a noi stessi, perché il concatenamento delle cause legate tra loro va lontano.
(G. W. Leibniz, Monadologia e Saggi di Teodicea, Carabba, Lanciano, 1930, pagg. 121-124)


Eremo Via vado di sole. L'Aquila, domenica 26 agosto 2012

Nessun commento:

Posta un commento