lunedì 16 gennaio 2012

BIBLIOFOLLIA : Il falò di Ray Bradbury

BIBLIOFOLLIA  : Il falò di Ray Bradbury

Tutto  cominciò con un pompiere poco dopo mezzanotte. Un romanzo, un titolo diventato un archetipo Fehrènheit 451', scritto da Ray Bradbury  33 anni, ne11953, portato sullo schermo nel 1966 da  Truffaut: un simbolico, visionario futuro in cui la Tecnica e il  Potere .bruciano libri perché non possono accettare ,il libero arbitrio; l’indipendenza, la creatività dell’ind ivid uo. Ora esce una antologia, Era una gioia appiccare il fuoco , curata negli Stati Uniti da Donn Albright e John  EIler,traddotta e annotata pèr gli Oscar Mondadori da Giuseppe Lippi. In cui si  riuniscono i due  lunghi racconti «prepraratori » del romanzo,:Il Pompiere del 1951 e il precedente Molto dopo mezzanotte, che si può considerare il manoscritto primitivo rimasto inedito f'ino al.2006.A essi si aggiungono episodi che,sarebbero dovuti rientrare nelle Cronache marziane. E storie più recenti come Il  Falò che anticipiamo in questa pagina.

A  William Peterson dispiaceva innanzitutto  per Shakespeare,Platone Aristotele, Jonatan Swift ,Wjlliam Faulkner e le poesie di Weller e . magari per Robert Frost ,John Donne e Robert Herrick. 'Naturalmente  tutti nel falò.Poi cominciò a pensare .ad alcuni dei quadri appesi nei musei o riprodotti nei libri che conservava al suo rifugio, per esempio i buoni Picasso: non quelli brutti ma i rari buoni; e ai buoni Dalì (perché ce n'era qualcuno, effettivamente), al miglior Van Gogh,.alle linee di un certo Matisse;per non parlare del colore e del modo in cui Monet creava fiumi e,corsi d'acqua, .o  del sottilissimo velo che pareva posarsi sulle facce di pesca delle donne di Renoir; nell'ombra d'estate. Per andare più indietro nel tempo;c'erano i  meravigliosi El Greco illuminati dal livido dei lampi e i corpi dei santi allungati come da una gravita celeste 'verso bianchi,sulfurei nuvoloni temporaleschi.

Dopo aver passato in rassegna quei candidati alla combustione (perché non sarebbero serviti ad altro), Peterson penso alle massicce sculture di Michelangelo, al ragazzo David con i polsi tondi e il collo muscoloso della gioventù, la morbida bocca, le mani e gli occhi sensibili; e alle coppie appassionate di Rodin, alla fossetta delicata sul posteriore del nudo che si poteva ammirare in un salone interno del Museum of Modern Art, l'invitante fossetta su cui, passando, avrebbe posato volentieri una mano per congratularsi con l'arte di Lehmbruck ...
William Peterson rimase in studio fino a tardi, con le luci spente; solo il riflesso rosa del giradischi sfiorava il suo volto ossuto. La musica filtrava nella stanza con il più dolce movimento, un coro di locuste dalla Sinfonia di Jena di Beethoven, un pizzicato che scrosciava come pioggia fra la Quarta di Ciaikovskij e la Sesta di Shostakovic, un fantasma dalla Valse.
A volte Peterson si toccava il viso con la mano e scopriva un che di umido sotto le palpebre. Non è autocompassione, vero? E' solo la frustrazione di non poter fare niente, in quella sìtuazìone. Per secoli i loro pensieri si erano propagati nel mondo, vivendo ancora. Domani sarebbero morti: Shakespeare, Frost, Huxley, Dali, Picasso, Beethoven, Swìft, tutti insieme. Finora, benché i loro corpi fossero consumati dai vermi, non erano morti veramente; adesso ci avrebbe pensato il fuoco.
Squillò il telefono. William Peterson mosse una mano nella stanza buia e prese il ricevitore. «Bill?»
«Oh, ciao, Mary».
«Che stai facendo?» «Ascolto un po' di musica». «Non ti andrebbe di fare qualcosa di speciale, stasera?».
«E cosa ci resta?» ribatte lui. «Dio sa dove saremo domani "'a quest'ora, quindi pensavo ... ». «Non ci sarà domani a quest'ora» là interruppe Peterson. «cì sarà il Falò e basta». «Che strano modo di dirlo. E che vergogna» disse la donna da  lontano. «Pensavo allo spreco. " Mia madre mi mette al mondo, mi alleva, mio padre mi manda a scuola e lo stesso i tuoi, Bill. Lo  stesso per due miliardi di abitanti della terra. Eppure succederà ugualmente».

Non solo» pensò lui, con gli occhi chiusi, il microfono vicino alla bocca. «Ci sono voluti milioni di anni per arrivare a questo punto. So che potresti chiedermi: dove siamo andati? A che punto siamo arrivati? Il fatto e che comunque siamo qui, nel bene e nel male. E ci sono voluti milioni di anni perché l'umanità strisciasse dov'è ora. Mi fa semplicemente infuriare che un pugno di individui arroccati nei posti che contano possano fare tabula rasa. L'unica consolazione e che bruceranno anche loro». Aprì gli occhi. «Tu credi nell'inferno, Mary?».
«,Non ci credevo. Adesso si. Dicono che una volta accesa, la terra brucerà per un miliardo di anni come un piccolo sole».
«Sì, l'inferno è quello e noi ci , siamo dentro. Non ci avevo mai 'pensato, ma le nostre anime arrostiranno qui, nell'aria, trattenute finché la terra non sarà altro che un falò».
Lei cominciò a piangere nell'appartamento all'Altro capo della città. .
«Non piangere, Mary disse Peterson, «Mi addolora più il tuo pianto di qualsiasi altra cosa, in questo schifo». ,
. «Non posso farne a meno» disse lei. «Sono veramente furiosa, Pensare che abbiamo sprecato le nostre vite, consumato il tempo ... Tu hai scritto tre fra i più bei libri della nostra epoca, e tutto per niente. E la gente, migliaia di ore di scrittura, pensieri, progetti che non si possono neanche contare perché il totale sarebbe spaventoso. Poi arriva qualcuno con un fiammifero».
Lui le'concesse un lungo minuto di sfogo nel silenzio, poi disse: «Credi che non ci abbiano .pensato anche gli altri? Abbiamo tutti la nostra, piccola croce, tutti diciamo: Ges't' è per questo che il nonno ha attraversato le pianure, Colombo scoperto l'America, Galileo ha fatto cadere quei pesi dalla torre? E' per  questo che Mosè ha attraversato il Mar Rosso? Quello che sta per succedere azzera di colpo l'equazione e rende inutile qualsiasi conquista, perché invece del tasto "totale" abbiamo deciso di premere il tasto "cancella"». "
«E non c'è niente che possiamo fare?».
«lo ho fatto parte di tutte le organizzazioni, ho parlato, ho picchiato i pugni sul tavolo, ho votato e adesso sono ridotto al silenzio» rispose Peterson. «Abbiamo tentato di tutto, ci è sfuggito di mano lo stesso. Verso il 1940 qualcuno ha buttato il volante dal finestrino e a nessuno è venuto in mente di controllare i freni».
«Perché ci siamo dati tanto da fare, allora?» ribattè Mary”

«Non lo so. Vorrei tornare indietro e dire a'me stesso del 1939: stai attento:ragazzo, non affrettarti, non correre, non eccitarti troppo, non torturartì il cervello, non scrivere racconti e non pubblicare libri, non è bene e non serve a niente, perché nel 1960 butteranno te e tutto il resto nell'inceneritore! E mi piacerebbe dire a Matisse: smettila di dipingere quelle belle linee, e a Picasso: lascia perdere Guernica, e a Franco: non affannarti a sottomettere il tuo popolo. Nessuno avrebbe dovuto preoccuparsi di niente!».
«Invece era necessario, dovevamo andare avanti».
«Sì» ammise lui. «E' questa la cosa meravigliosa e stupida. Siamo andati avanti pur sapendo che saremmo finiti nella fornace. Potremo vantarci fino alla fine: . suonavamo il violino, dipingevamo, parlavamo, ci riproducevamo, fingevamo che tutto sarebbe continuato per  sempre. Una volta mi sono ingannato, pensando che almeno una parte della terra si sarebbe salvata, che qui e là qualcuno avrebbe messo al sicuro Shakespeare, Blake, il frammento di un mio racconto. Per un po' ho creduto che asiatici e polinesiani avrebbero ereditato il mondo, ma stavolta e diverso.

Stavolta siamo in gioco tutti».
«Ormai, da un momento all'altro».
«Non sanno quali effetti produrrà la bomba, vero?».
«Ci sono le stesse probabilità in un senso e nell'altro. Perdona il mio pessimismo, credo sia un errore di calcolo».
«Vuoi venire da me?» domandò lei. -
'. «Perché?»
«Potremmo parlare, almeno».
«Perché?». .-. «Avremmo qualcosa da fare ... )).
«Perchè. . '«Per discutere».
«Perché, perché, perché?». Lei aspettò un momento. «Bill?)) .
Silenzio.
«Bill
Nessuna risposta. Peterson pensava a una poesia di Thomas Lovell Beddoes, a un pezzetto di pellicola tratto dal vecchio film Quarto potere; pensava all'alone bianco e leggero come una piuma in cui volteggiavano le ballerine di Degas, al mandolino di Braque, a una chitarra di Picasso, a un orologio di Dalì a un verso di Housman. Penssva alle mille mattine in cui si era buttato l'acqua fredda in faccia, al miliardo di mattine e al miliardo di persone che si erano buttate l'acqua fredda in faccia prima di andare al lavoro negli ultimi diecimila anni. Pensava a prati d'erba, di frumento e denti di leone. Pensava alle donne.
«Bill, sei sempre là?”. Nessuna risposta. Finalmente, dopo aver deglutito, ammise: «Sì, sono qui», «lo ... » lei disse. «Avanti»,
«lo voglio ... »,
La terra scoppiò e bruciò continuamente per mille milioni di secoli.

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, 16 gennaio 2012

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