venerdì 20 gennaio 2012

ET TERRA MOTA EST : E’ più un’operazione mediatica …

ET TERRA MOTA EST  :  E’ più un’operazione mediatica …

Scrive Ezio, su  http://www.laquila99.tv/2012  a proposito della morte del suo ragazzo  per la scossa di terremoto del 6 aprile 2009 “ Lo Stato non può seppellire ciò che uccide. Questo pensammo quel venerdì 10 aprile del 20o9 e decidemmo di riportare il nostro ragazzo, appena 19 anni, a “casa”, rifiutando la vetrina mediatica e indecente dei funerali … di Stato.
Oggi l’ennesima  sconvolgente intercettazione testimonia che quella fu una scelta giusta e lucida, pur se dolorosa, perché la solitudine rende il dolore ancora più aspro.
Ho pena di questa città ferita, vilipesa, attraversata da corsari di ogni fatta e di ogni credo che saccheggiano, derubano, ridono nella notte, pensando agli affari o manovrano per accaparrarsi la benevolenza dei potenti. Come fece il signor Bertolaso che la mattina dei “solenni” funerali si affaticava, rozzamente, per recuperare “un posto in prima fila” al salvatore della patria di turno: l’ex premier,  intrufolato tra i familiari delle centinaia di vittime innocenti, assassinate dalla indifferenza, dalla incuria, dalla superficialità , dalla tracotanza di chi avrebbe dovuto, invece,  predisporre misure di prevenzione, tra cui anche una corretta informazione ai cittadini.
“Li faccio venire a L’Aquila o da te o in Prefettura, a me non me ne frega niente” Dice Bertolaso alla Stati, neo assessora alla Protezione Civile, annunciando l’invio di un gruppo di sapienti – La Commissione Grandi Rischi – per “mettere a tacere qualche imbecille”. E aggiunge “E’ più una operazione mediatica, hai capito?”.
Ma la morte non è mediatica, la morte è l’assenza di chi ami, una assenza “per sempre”, che ti sconvolge la vita.
Bertolaso dovrà tornare a L’Aquila ai primi di febbraio per essere interrogato nell’ambito del processo alla Commissione Grandi Rischi. Come affronterà lo sguardo di chi quella notte ha perso ciò che aveva di più caro? “
E’la testimonianza  lucida e profonda  di chi stenta a credere  comportamenti come quelli messi in atto da  un ingombrante Bertolaso  e dall’altrettanto ingombrante  capolavoro gestionale che ha paralizzato la città per tre anni, che ha impedito ogni attività di socializzazione, continuando lo scempio di democrazia iniziato dalla Protezione civile .
Da non meravigliarsi perché come scrive Ezio Bianchi , il buongiorno si vede dal mattino  a proposito  dello scempio  e dello di quello spettacolo di indecenza8 mediatico anche questo )  : “Uno spettacolo indecente,per esempio quella della maggioranza  nell’amministrazione della città n.d.r ) incapaci di responsabilità vera e allo stesso tempo capaci di tutto: abbiamo visto puntellamenti, anche superflui, con appalti ad personam per milioni di euro, scelte che hanno aumentato la corruzione in modo visibile, vessato la popolazione privilegiando gli amici nell’assistenza e nell’assegnazione delle CASE, cercando di canalizzare i pochi fondi per il sociale per la gestione del consenso, imponendo ritardi e pastoie burocratiche pur nelle cose più piccole, a costo zero, e persino impedito di attrezzare dei luoghi di socializzazione, che avrebbero potuto alleviare tante  sofferenze ai cittadini. Già , i cittadini.”
Con un’attenzione negativa ai cittadini  ai quali hanno dato “pasta e fagioli “  (poveri terremotati  affamati  ) in cambio del silenzio. Infatti continua Ezio Bianchi  :”  Mai hanno  voluto ascoltare i cittadini, anzi hanno impedito la realizzazione di qualsiasi struttura di socializzazione e ciò significa aver ritardato la presa di coscienza dei cittadini, costretti a riunirsi con il freddo sotto i portici , e , solo dopo mesi di insistenze, sotto un freddo tendone, aver favorito le diaspora aquilana prima con alberghi- tendopoli poi con il teatrino Bertolaso-Cialente, e dopo con Chiodi- Cialente, senza mai dire ai cittadini la verità della loro insufficienza, aver costretto all’illegalità tanti cittadini e giovani che ora dovranno rispondere alla magistratura: aver prodotto tali danni non si giustificherebbe neppure se avessero completata la ricostruzione materiale della città che però neppure è cominciata nel centro storico…”
 Dunque  lo Stato non può seppellire ciò che uccide . Non può seppellire L’Aquila uccisa dalle parole inutili.

Come scrive Giusi su http://giusipitari.blogspot.com  10 parole al giorno risparmiate, quelle delle polemiche, dei battibecchi, quelle inutili, false, boriose e offensive, fanno 10.000 parole in mille giorni. Che si potevano regalare agli aquilani per dialogare, informare, essere trasparenti e favorire la partecipazione. Dieci fogli A4 per ciascun amministratore, da dedicare alla città, a tutto il cratere, per una visione partecipata dell’accaduto, del presente, del futuro. Ma non c’è stato:  ben più di 10.000 parole ciascuno sprecate, e la città e i paesi marciscono.
10 autocarri da 30 tonnellate al giorno, con soli tre viaggi in siti appositi, in mille giorni trasportano quasi un milione di tonnellate di macerie che, opportunamente selezionate, producono materiali riciclabili e/o riutilizzabili. Una ricchezza per tutto il territorio, per il pubblico e il privato. Le nostre macerie, invece, giacciono ancora nei paesi, nelle case e di siti di stoccaggio, operativi, ne abbiamo ancora solo uno.
0,1 Euro al giorno (in media) per ciascuno dei 25 milioni di famiglie italiane fruttano, in 1000 giorni, 2 miliardi e mezzo: fondi sicuri,  procurati attraverso un’apposita tassa di scopo. Soldi veri, un flusso di denaro costante, per la ricostruzione. Ma non c’è, non c’è.
Una norma assieme ad un decreto attuativo, discussa ogni giorno, avrebbe significato, in meno di mille giorni, una legge sul terremoto che, invece, non vede la luce, nonostante i cittadini l’abbiano scritta e sottoscritta; in poco più di 60 giorni, con quasi 50.000 firme raccolte in 6 mesi.
In mille giorni una decina di specialisti, avrebbe potuto elaborare assieme ai cittadini le azioni più urgenti da intraprendere: piani di ricostruzione, masterplan, ripresa economica, coesione sociale. Ma di questi esperti abbiamo visto solo un rapido passaggio, di altri neanche sapevamo l’esistenza. E senza un’idea condivisa di città e territorio, ci si smarrisce e si fanno errori.
Se si fossero dedicati 100 giorni a ciascuna delle tanto discusse rotatorie stradali che ci ha regalato il terremoto, oggi avremmo 10 rotatorie invidiabili, almeno quelle! Invece ci rimangono erbacce e budelli di strade.
10 metri al giorno di sotto-servizi,  o meglio di “cunicoli intelligenti”,  fanno 10 chilometri in 1000 giorni. Ma quanto ancora c’è da attendere per vedere qualcosa di almeno simile?
In mille giorni almeno un piano di emergenza, con aree attrezzate e, magari, qualche esercitazione o minimo-minimo informazioni, hai voglia se si poteva fare!
E ancora: quanti progetti, quante ristrutturazioni, quanti censimenti di immobili avrebbero potuto vedere la luce? Quanti studenti universitari avrebbero potuto risiedere in città? Quante attività riaprire e quante altre ancora avviare?"
Le foto sono di Valigia blu
Eremo  Via vado di sole, L'Aquila, venerdì 20 gennaio 2012

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