lunedì 4 giugno 2012

In queste case grigie dove il tempo - poesie -

In queste case grigie dove il tempo  - poesie  -


1.
In queste case grigie dove il tempo
scaccia  volti di uomini ,
dove colano come ceri le stagioni
impassibili, un giorno  un giorno
risuonerà di nuovo  la voce
e il canto e il rumore  e il frastuono
della vita.
Ora raccolgono come in un album
fotografico  nascite matrimoni
e morti  cucendo   il passato
al presente , i giorni ai giorni
dissipati,le ombra alle ombre
che si susseguono,  i peccati
ai peccati.
L’odore di fiori e di cipria
dipinge sulle pareti come un’onda
preziosa una fragrante eccitazione
mentre tutto s’addormenta.
E nel sogno la voglia dei baci
l’immagine dei corpi  risveglia
il nome dentro il nostro cuore.
Il nome dell’amore
dal volto  appena appena consumato
da quei baci, e dalle pene
senza orme  sull’anima
appena appena accennate
in un adolescente furore
di vita e di morte.
Il desiderio raccolto
come un’acqua nel cavo della mano
bagna il mondo
e tutto quello che resta   senza forma
è morte e preludio di morte.



2.
Si vede il mondo  negli occhi trasparenti
d’una Madonna al santuario
della vita piena d’un cumulo
di dolori,di amori, di sogni
e anni ,tanti anni.
Ed è come guardare in sogno
tra stanze socchiuse e odori
malcelati all’ombre  delle case
e delle piazze  in un pellegrinaggio
secondo la volontà di Dio
che ci sta dentro il cuore.
E se poi ci svegliamo delusi
del mondo quegli occhi
d’una Madonna al santuario
che ci guardano dentro
dicono noi non amiamo più
noi non siamo capaci
di lasciare il nostro peso
sulla terra, sulla terra
odorosa di rose  che si sporgono
dai muri  dei giardini
per annunciare  ogni volta che le stagioni
se ne vanno e con esse
pure la nostra vita.
La nostra vita con la povertà
di illusioni e sorrisi
di consolazione avviata
verso l’ombra che sommerge
 le nostre pupille deluse




3.
Dolce color d’oriental zaffiro
affascina per sempre i miei occhi
e stanotte spossessa questo mio cuore
che l’ombre lontane
della vita ormai passata, della vita
ormai8 vissuta divaghino
nel discorso d’amor che tutto
muove ora, ora che ti ho riscoltato.
“Dolce color d’oriental zaffiro “
così  leggevo ad alta voce   sul far della sera
e tu  mi ascoltavi in silenzio
là, su un terrazzo di gerani appassiti
con un po’ di sole
e un vento appena freddo
per l’imminente autunno
e io non sapevo resistere  alla voglia
di guardarti  e solo guardarti.
E adesso madre che tutto  traballa
e quando vengo a trovarti
non faccio a tempo a parlare
a parlare
che non riesco mai a raccontarti
tutto, adesso madre
che le bollette di luce gas e acqua
si susseguono  a ritmo incessante
perché mai s’arrestano i giorni ,
i mesi e gli anni ,
adesso che il tuo tempo dilatato
da un eterno sussurro  sa accogliere
e raccogliere le mie parole, adesso
ti guardo ancora su una foto
ormai d’altri tempi   e ti prego
non abbandonare quella foto anche tu
e mi vengono alle labbra i  versi
del mio poeta che non so a chi leggere ad alta voce :
“Forse il confine tra il reale e il sogno…” mormoro
e ascolto  la punta di zaffiro 
negli ultimi solchi  senza note e lo scatto.
“Non in questa vita in un’altra “ esulta più che mai
sgorgando una luce insostenibile
lo sguardo di te fiera  che ostenti altri pensieri
del mondo di cui porti , e forse li desideri ancora
invano  le carezze e il giogo. “



4.
E quando le ore
contate una ad una
per giorni , settimane
mesi ed anni
non avranno più i secoli
attorno , allora, allora
mangiare , scaldarsi
curarsi sarà la cosa
che rimane  nel silenzio
delle stanze e tra le pagine
dei libri dai muti desideri
senza fine.
Allora, allora  il trepidare
di ogni istante di vita
conterà per se stesso
e solo arriverà al famoso
appuntamento.
E sincero sia il cuore
anche allora.
E’ per quest’ultimo cammino
che affronta chiaro e scuro
luce ed ombra, silenzio e canto
senza logorarsi
noi continuiamo a chiamare
quello che resta
 vita. Che dunque pure vita è
come sulle tele d’un quadro
ma diversa da quella delle formiche
che s’incamminano in fila
sul retro della tela
senza essere viste.
Noi non vediamo eppure
eppure tocca alla vita
l’ultima ventata per sradicarmi
sarchiando poi quella terra
per una nuova pianta
fatta sempre come me,
fatta sempre  dell’esistente
provvisorio.                                                                                                         

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, lunedì 4 giugno 2012

Nessun commento:

Posta un commento