mercoledì 13 giugno 2012

OSSERVATORIO DI CONFINE : Degrado

OSSERVATORIO DI CONFINE  :  Degrado

“Se ‘l mondo presente disvia, in voi è la cagione “diceva il poeta.  Disviare il mondo è degradarlo  . E quando pensiamo al degrado pensiamo ai centri storici e al loro patrimonio edilizio fatiscente,  alla invasione dei rifiuti  che  provocano la sgradevole  sensazione  di mancanza di cura per le cose che ci sono attorno. IN pochi o molti casi ciò è drammaticamente vero . In altri dobbiamo domandarci , e non è affrettata la domanda da dove cominci questo degrado e perché spesso facciamo finta di non vederlo ,  giriamo la testa da un’altra parte. E forte è il sospetto che questo degrado cominci da dentro di noi .  Ci possiamo domandare se il degrado è dunque tutto fuori di noi  e mentre le cose si degradano noi ne rimaniamo indenni .
Le cose, le nostre cose quotidiane alle quali siamo affezionati, che usiamo e riusiamo nella nostra quotidianità   sembrano non avere nulla a che fare  con case fatiscenti, centri storici lasciati andare, rifiuti   ad ingombrare  le nostre strade.  Sembrano che le nostre cose  siano estranee  a tutto questo ma ahimè non sono indenni da un certo degrado. E con questo  si dirà che penso di aver chiuso il discorso in favore di un degrado  che comunque ci tocca , al quale non siamo per niente estranei.  Conclusione che probabilmente non dice molto se non andiamo ad approfondire chiedendoci se il degrado  nasca da qualcosa che è in noi. Ardua risposta . Anche perché non sappiamo  ancora se dall’ambiente  il degrado si trasferisce alla persona , dalle cose all’anima e alla mente. Non lo sappiamo .
Anche se possiamo cominciare con il dire che il degrado è contagioso. Per cui è difficile sottrarvisi . Quando la rovina comincia è difficile  fermarla. Viviamo in un paese in rovina ? Dipende dai punti di vista.   Conoscete l’esperimento di un’automobile nuova fiammante parcheggiata in una strada . Rimane lì per mesi e mesi senza che alcuni osi fargli un graffio. Al contrario una auto  con danni alla carrozzeria,  prima o poi viene addirittura distrutta smontata. Fatta a pezzi.  Per estensione  potrebbe essere questa la sorte di un paese. D’altra parte l’esperimento al contrario quello del risanamento di un luogo dal degrado produce benessere  nelle persone che tendono a conservarlo il più a lungo possibile.
Al degrado si può reagire girando la testa dall’altra parte per snobismo, per disinteresse, per paura, per incuria. Ma si può anche  rifiutare il degrado dando una risposta  con una resistenza piena, attiva, solidale, illuminante . Nei campi nazisti se ci lasciava andare davanti alla crudeltà si rischiava  di indebolirsi  e denutrizione e malattie avrebbero fatto il resto .  Ha resistito chi non si è lasciato andare.  Non lasciarsi andare significa opporre semplici regole, quelle della quotidianità che in quel caso per esempio consistevano nel lavarsi, fare ginnastica , avere cura di sé , per quello che era possibile e del proprio corpo  ma anche  della mente e dell’anima.
Primo Levi  nel suo libro   Se questo è un uomo fa una descrizione straordinaria della bellezza . della poesia e della cultura che possono aiutare a  sopravvivere. E allora se valeva in quelle critiche situazioni  vale ancora di più per noi che si viviamo in situazioni critiche ma non paragonabili con quelle  raccontate da Primo Levi. Combattere il degrado è dunque  vivere la nostra quotidianità con i suoi gesti abituali, con la poesia di quei gesti e allo stesso  tempo  affermare la bellezza , la poesia e la cultura che vivono  in questi gesti .
Elevarsi sul degrado dunque significa anche recuperare la memoria , i frammenti della memoria per  costruire o ricostruire i rapporti umani. Primo Levi al suo giovane amico che gli chiede di imparare l’italiano  cerca di far conoscere  le terzine della Divina Commedia o altre poesie. Tra queste cerca di ricordare  il canto di Ulisse: “ Fatti non foste  a viver come bruti , ma per seguire vertute e canoscenza.”
Ecco “ Fatti non foste “ perché il degrado peggiore, al quale dobbiamo opporre ogni resistenza è quello che da fuori assale e conquista la nostra anima e ci rende  “senza conoscenza “. Quando nel rapporto con gli altri si mettono da parte  bellezza e poesia  e le regole  non dette sono del sopruso e della violenza , allora, allora ahimè,  siamo entrati nel campo di concentramento.  Peggio l’indifferenza perché  , nel rapporto  con gli altri , l’indifferenza è la madre di ogni degrado  che non permette di contrastare nemmeno le piccole divergenze e soprattutto  acuisce le diversità. Non tanto quelle ritenute positive  quanto quelle che riteniamo negativo. Degrado diventa il negativo . Il negativo delle opinioni  costruite frettolosamente, preconcette, frutto di  arroganza e stupidità. Il negativo che diventa violenza gratuita  ma anche scontro fisico , a volte inaudito, di cui ci riferiscono sempre più spesso gli organi di informazione . Il degrado non sta solo in quella terribile violenza e nelle morti che ne seguono  ma anche nelle immagini. Ecco un altro degrado che ci prende alla gola e che si trasferisce dentro rodendo il cuore e l’anima. Quello delle immagini in cui gli uomini, le cose , per la violenza, per le guerre, per gli  incidenti stradali ,  diventano rifiuti. Rifiuti di quel degrado  dal quale a questo punto, per la condivisione della sola natura umana che abbiamo con quelle persone, non  siamo esenti. .
E allora il degrado è solo fuori di noi ?

Eremo Via vado di sole, L’Aquila mercoledì 13 giugno 2012

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