giovedì 14 giugno 2012

SILLABARI : Debito /Recessione

SILLABARI : Debito /Recessione

Debito
Il debito è più antico dell'economia di mercato, ha origini precapitalistiche, la sua importanza
supera la sfera dell' economia. Se  ne occupano tutte le religioni, il cristianesimo a lungo ha vietato l'usura, l'islam proibisce il tasso d'interesse. C'è una dimensione morale nel" dovere" del debitore, e nella "fiducia" che anima il creditore. Lo spezzarsi di questa relazione biunivoca, di questa simbiosi, è una delle cause d'instabilità della finanza contemporanea.
Il debito è essenziale per" oliare" le economie: le imprese non potrebbero investire e svilupparsi senza la leva del finanziamento esterno; gli Stati dovrebbero rinunciare a molte spese sociali senza la possibilità di prendere in prestito.
Ma a partire dagli anni Settanta in Occidente è cominciato un turbine di liberalizzazioni e innovazioni tecnologiche che hanno spinto alla "disintermediazione". Il classico rapporto di debito che legava il cliente alla banca è stato progressivamente aggirato; i debiti sono diventati rapporti astratti, consegnati all'universo dei titoli ("cartolarizzati"), venduti sui mercati a una miriade di investitori anonimi, trattati quotidianamente nelle Borse sottoforma di obbligazioni. Una volta "l'obbligo" di restituzione del capitale più gli interessi generava la relazione stretta fra il debitore e il banchiere; oggi "l' obbligazione" è un' entità che può cambiare proprietario, valore e rendimento migliaia di volte al giorno sui mercati globali. Se una volta era il banchiere a rischiare, nel caso il debitore si rivelasse insolvente, oggi il rischio d'insolvenza si sparpaglia sui "mercati", pervade l'economia intera, perché attraverso i nostri risparmi investiti in titoli siamo tutti creditori, esposti a .
debitori anonimi, sconosciuti.
Un'altra caratteristica del debito invece è rimasta valida. Il debito è un valore fisso stabilito da un contratto. Se tutti gli altri valori scendono questo non implica che debba scendere il debito. Se una recessione fa calare il valore delle abitazioni, questo non incide sul valore del mutuo che resta fisso. Se le aziende vanno male e riducono gli stipendi, questo non induce il valore del prestito che un dìpendente ha contratto per comprarsi l'auto. Se la recessione riduce le entrate fiscali, non per questo si riduce l'ammontare dei Bot e Btp. La  trappola della deflazione è questa: se l'economia s'impoverisce, il peso assoluto dei debiti già accumulati aumenta in proporzione. Di qui l'allarme attuale: senza crescita, rimborsare i debiti può diventare quasi impossibile.
(Federico Rampini )

Recessione
Recessione è una brutta parola. Brutta esteticamente come tutte quelle inventate dagli economisti  alle quali i dizionari più intransigenti negano l'accesso. Brutta soprattutto perchè evoca guai-seri. Quelli che si traducono in contrazione di redditi e disoccupazione. Recessione economica - recita. Wikipèdia;" è una condizione macroeconomica caratterizzata da un livello  di attività produttiva.più bassa di quello che si potrebbe ottenere usando completamente e  in maniera efficiente tutti i fattori produttivi a disposizione. Insomma non si produce quanto è possibile.  Perché ?Perché è quando non si riesce a vendere. Bisogna distinguere la recessione dal downgrading, il rallentamento (si produce meno di quanto si potrebbe ma sempre più di prima}e dalla crisi{s iproduce un po' meno di primal. Al di là c'è recessione.
Dunque la recessione è un male. Il nostro mondò è terrorizzato dall' incubo della recessione che piombi l'economia in una condizione di crescente malessere .. La copertina. dell' Economist traduce questo terrore in un'immagine. Un mostro sottomarino è legato con una corda a una bella fanciulla che sale sulla pedana dei tuffi. Tutto dipende da quanto la corda è tesa  e tutto fa credere che si stia tendendo. Ci sono due strategie possibili.  La prima è di affrontare il mostro, umanizzandolo, Si tratta di ridurre le enormi.dìseguaglianze, affidando la. ripresa della crescita all' aumento della massa dei redditi bassi e medi e calmierando l'inflazione dei pescecani. Ciò significherebbe tornare a quella ricetta che assicurò una forte  crescita economica e un soddisfacente benessere negli anni '50 e '60, grazie alla politica dei redditi che garantiva un' evoluzione proporzionale dei salari e dei profitti. La strategia . opposta è quella di allungare  la corda, riprendere la cuccagna dell'indebitamento contando sulla generosità dei posteri e sulla scarsa memoria dei viventi. Ciò significa lasciare il mostro della diseguaglianza indisturbato con tutto il corredo di conflitti repressi e compressi. A quanto pare questa seconda ricetta sembra la preferita. Dunque, produrre meno di prima è male. Ma perché è un male anche produrre quanto prima? Gli economisti classici pensavano che a un certo punto ci si dovesse fermare: anzi, che non si potesse farne a meno. Chiamavano quel punto lo "stato stazionario". Non una condizione di stasi ma di cessazione dell'ossessione della crescita qualitativa. Diceva John Stuart Mill che a un certo punto bisognerà smetterla di pestarsi i piedi uno con l'altro, per rivolgersi tutti "alle grazie della vita". Dovesse tornare oggi sarebbe denunciato come un sabotatore.
(Giorgio Rufolo )








Eremo Via vado di sole, L'Aquila, giovedì 14 giugno 2012

Nessun commento:

Posta un commento