giovedì 20 giugno 2013


CONFINI  :  L’infinitoviaggiare

Prima prova maturità 2013,Claudio Magris, scrittore contemporaneo e germanista, fa il suo esordio nelprimo giorno dell'esame di Stato 2013. Ecco come svolgere l'analisi del testosulla prefazione de "l'Infinito Viaggiare".
Claudio Magris, dalla Prefazione diL’infinito viaggiare,Mondadori, Milano 2005.
Non c’è viaggio senza che siattraversino frontiere – politiche, linguistiche, sociali, culturali, psi
cologiche, anche quelle invisibiliche separano un quartiere da un altro nella stessa città, quelle tra lepersone, quelle tortuose che nei nostri inferi sbarrano la strada a noi stessi.Oltrepassare frontiere; anche amarle – in quanto definiscono una realtà,un’individualità, le danno forma, salvandola così dall’indistinto – ma senzaidolatrarle, senza farne idoli che esigono sacrifici di sangue.
Saperle flessibili, provvisorie eperiture, come un corpo umano, e perciò degne di essere amate; morta li, nelsenso di soggette alla morte, come i viaggiatori, non occasione e causa dimorte, come lo sono state e lo sono tante volte.
Viaggiare non vuol dire soltantoandare dall’altra parte della frontiera, ma anche scoprire di essere
sempre pure dall’altra parte. In VerdeacquaMarisa Madieri, ripercorrendo la storia dell’esodo
degli italiani da Fiume dopo la Seconda guerra mondiale,nel momento della riscossa slava che li costringe ad andarsene, scopre leorigini in parte anche slave della sua famiglia in quel momento vessata daglislavi in qua nto italiana, scopre cioè di appartenere anche a quel mondo da cuisi
sentiva minacciata, che è, almenoparzialmente, pure il suo.
Quando ero un bambino e andavo apasseggiare sul Carso, a Trieste, la frontiera che vedevo, vicinissima, erainvalicabile,– almeno sino alla rottura fra Tito e Stalin e alla normalizzazionedei rapporti fra Italia e Jugoslavia – perché era la Cortina di Ferro, chedivideva il mondo in due. Dietro quella frontiera c’erano insieme l’ignoto e ilnoto. L’ignoto, perché là cominciava l’inaccessibile, sconosciuto, minacci osoimpero di Stalin, il mondo dell’Est, così spesso ignorato, temuto e
disprezzato. Il noto, perchéquelle terre, annesse dalla Jugoslavia alla fine della guerra, avevano fa
tto parte dell’Italia; ci erostato più volte, erano un elemento della mia esistenza. Una stessa realtà erainsieme misteriosa e familiare; quando ci sono tornato per la prima volta, èstato contemporaneamente un viaggio nel noto e nell’ignoto. Ogni vi aggioimplica, più o meno, una consimile esperienza: qualcuno o qualcosa che sembravavicino e ben conosciuto si rivela s
traniero e indecifrabile, oppureun individuo, un paesaggio, una cultura che ritenevamo diversi e alieni simostrano affini e parenti.
Alle genti di una riva quelledella riva opposta sembrano spesso barbare, pericolose e piene di pregiudizinei confronti di chi vive sull’altra sponda. Ma se ci si mette a girare su egiù per un ponte, mescolandosi alle persone che vi transitano e andando da unariva all’altra fino a non sapere più bene da quale parte o in quale paese sisia, si ritrova la benevolenza per se stessi e il piacere del mondo.

Nel testo le “frontiere”vengono paragonate, tramite un'alta poeticità, ad un corpo umano fatto di vitae di sofferenza, ma anche di flessibilità, provvisorietà e morte. Le frontierenon sono un'entità immutabile, ma sono in continua evoluzione: sono creabili erinnovabili come l'esperienza umana, come un instancabile viaggio. Il viaggiareoltre-confine, ci dice Magris, significa “scoprire di essere sempre puredall’altra parte” e che non ci sono “sacrifici di sangue” che reggano o chegiustifichino un nostro sentirci etnicamente migliori. La barriera piùdifficile da abbattere è quella della mente, è capire che ogni differenza, chesia politica, linguistica, sociale, culturale o psicologica, non è altro che uncolore in più nella bellezza variegata del viaggiare, dello scoprire.
Magris fa un discorsoriconducibile a più momenti, un discorso storicamente ampio che si innalza alezione di vita .


Eremo Rocca S.Stefano  giovedì 20 giugno 2013








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