martedì 18 giugno 2013

SILLABARI : LAICO (II)


SILLABARI : LAICO (II)



Per un recupero dellalaicità
La laicità, che nella stagione del Concilio sembrava averrecuperato all'interno della Chiesa
cattolica nuovo slancio, attraversa oggi una situazione distallo e persino di involuzione. Il ritorno
del clericalismo in una forma piú sofisticata (ma non menopericolosa) con il conseguente
depotenziamento dell'autonomia laicale, la rinascita ditentazioni integraliste che finiscono per non
rispettare l'ambito proprio della politica (e piú ingenerale di tutte le attività terrestri) e, infine,
l'affermarsi di un fondamentalismo etico che pretende di imporreallo Stato le proprie posizioni in
campo legislativo sono altrettanti indici del tentativodella Chiesa di invadere spazi che non le
competono, mettendo perciò seriamente a rischio ilriconoscimento e il rispetto della laicità. Ma
come oggi si manifesta tale invadenza? Quali sono i campinei quali la Chiesa(e in particolare
quella italiana) sembra soprattutto esercitare la propriaindebita ingerenza? La risposta a questi
interrogativi meriterebbe un'ampia disamina dellasituazione, che non è possibile contenere nel
breve spazio di un articolo. Ci limitiamo perciò a prenderein esame l'ambito della politica, dove
tale ingerenza è apparsa piú evidente, al punto che vi è chiè giunto persino a parlare di ritorno a una
forma di religione civile.
ritorna la religionecivile?
Non vi è dubbio che, negli ultimi decenni, si sia assistitoa una serie nutrita di episodi che hanno
reso trasparente la volontà della Chiesa di interferirenella sfera della politica con l'obiettivo di
salvaguardare valori di matrice cristiana divenuti nel tempoappannaggio della cultura occidentale e
che rischiano oggi di essere accantonati con gravedetrimento per la convivenza civile. A questo
obiettivo vanno ascritti interventi come la battaglia perinserire un diretto riferimento alla tradizione
cristiana nella Costituzione europea o per difendere lapermanenza del crocifisso nei locali pubblici
e soprattutto il lancio del progetto culturale,che aveva (eha tuttora) lo scopo di ricuperare una
presenza cristiana nella società civile, essendosiliquefatta la presenza politica a seguito del crollo
del partito democristiano, e dunque della fine dell'unitàpolitica dei cattolici.
Ma, al di là di questi aspetti particolari (pursignificativi), ciò che sembra emergere, in profondità, è
il dispiegarsi di un disegno dai contorni piú ampi, chegiustifica il ricorso alla formula
religione civile
.
A esplicitare con chiarezza questa visione è statosoprattutto il cardinale Ruini, il quale,
nell'omelia tenuta in occasione della cerimonia funebre peri caduti di Nassirija, ha rivendicato con
forza il contributo della religione cattolica all'unità delpaese, mettendo in luce il supporto diretto
che da essa viene alla stabilità delle istituzioni civiligrazie soprattutto ai valori di cui è portatrice.
Questa visione ha — paradossalmente — ricevuto il consensoanche di alcuni settori del mondo
laico, in particolare dei cosiddetti atei devoti,dai qualiil cristianesimo è percepito come baluardo
della cultura occidentale minacciata dalla presenza diculture diverse, e in particolare da quella
islamica.
Il concetto di religione civile è perciò qui riproposto inuna prospettiva difensiva e funzionale.
L'obiettivo è infatti l'instaurarsi di un rapporto di mutuosostegno tra due istituzioni
la Chiesacattolica e lo Stato — che versano in una situazione di particolare difficoltàper una
consistente perdita di potere e che tendono perciò aservirsi l'una dell'altra: la politica si appoggia
alla religione per acquisire credibilità e per preservarecome già si è accennato — l'identità
occidentale; la religione, a sua volta, si appoggia allapolitica per conquistare una nuova presenza
sociale e per tutelare i propri privilegi. Ciò che finisceper prodursi è dunque una forma di
neocostantinianesimo, che non ha tuttavia origine in uncontesto di forza, ma di debolezza, e che
non può, in ogni caso, che causare una pericolosacommistione tra i due poteri con la rinascita di
forme di integralismo, deleterie tanto per la vita dellaChiesa che per il positivo sviluppo della
convivenza civile.
La questione dei«valori non negoziabili»
Ma l'attentato (forse) piú rilevante alla laicità èrappresentato dalla difesa insistita (talora persino
ossessiva) che la Chiesa cattolica è venuta facendo negli ultimi decenni deicosiddetti
valori non negoziabili;di quei valori ai quali cioè secondole posizioni ufficiali del magistero non è possibilerinunciare, anche sul pianodella legislazione civile, senza mettere a repentaglio la tutela della dignitàdella persona umana e le basi del corretto articolarsi della vita sociale. Ilriproporsi sullo scenario della politica, in termini sempre piú accentuati, di
questioni eticamente sensibili,comeconseguenza tanto dellarivendicazione dei diritti civili quanto del progresso scientifico-tecnologicoincampo biomedico, ha provocato (e provoca) l'emergere di forti tensioniall'interno della società.
Dopo le lacerazioni determinate dall'introduzione deldivorzio e dell'aborto, le cui battaglie hanno
contrassegnato gli anni settanta del secolo scorso, e dallapiú recente bocciatura del referendum
sulla legge 40 relativa alla procreazione assistita —referendum che ha visto scendere in campo in
modo diretto (e discutibile) la Chiesa a favoredell'astensione — nuove e delicate problematiche
sono oggi al centro del dibattito culturale e politico: èsufficiente ricordare qui la questione del
riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto(soprattutto di quelle omosessuali) o le questioni
connesse con le situazioni di fine vita (eutanasia etestamento biologico in primis).
Il richiamo ai valori non negoziabili presenta, al riguardo,aspetti ambivalenti. Se è vero infatti che
sussistono, per un verso, presupposti etici che vannoassolutamente salvaguardati, perché
costituiscono il fondamento su cui si regge la vitademocratica, non è meno vero, per altro verso,
che tutti i valori diventano in realtà negoziabili,siaperché si danno spesso situazioni nelle quali essi
entrano tra loro in conflitto, sia soprattutto perchél'attuale condizione di pluralismo etico (con la
presenza di sistemi valoriali diversi) impone la ricerca diun denominatore comune, il quale non può
essere rintracciato che attraverso la mediazione.
L'istanza alla quale la Chiesa fa appello ha dunque di per sé unaindubbia plausibilità, ma le
modalità con cui viene formulata — il rimando alla leggenaturale, pur chiamando in causa una
categoria non confessionale, risulta anacronistico edequivoco — e l'insistenza su alcuni contenuti,
in particolare sui valori della vita, della famiglia fondatasul matrimonio e della libertà di
educazione, proposti come esclusivi o quanto meno comeprioritari (dando poco spazio ad altri
valori socialmente assai rilevanti come l'uguaglianza el'equità, la solidarietà e la pace), rendono
poco credibile la proposta. Ciò che viene, in definitiva,percepito come obiettivo prevalente è la
volontà della Chiesa di imporre la propria visione eticaalla società, non rispettando l'autonomia
delle scelte politiche (e legislative), e violando perciò ilprincipio della laicità.
per un recupero positivo della laicità
D'altra parte, a mettere in crisi oggi la laicità non sonosoltanto gli integralismi e i fondamentalismi
clericali; è anche il revivaldi un laicismo esasperato — unasorta di clericalismo rovesciato — che
non riconosce la valenza pubblica dell'esperienza religiosae tende pertanto a confinarla nel privato,
riducendola a una scelta personale da coltivare nel chiusodelle coscienze. La vera laicità non può
essere confusa con questa visione; essa, che è stataintrodotta in Occidente — è bene ricordarlo —
proprio dalla tradizione ebraico - cristiana in reazione almondo greco-romano popolato di
divinità e di idoli, non comporta l'esclusione di Dio dallavita della società umana; comporta
semplicemente da parte della Chiesa il rispettodell'autonomia delle istituzioni pubbliche e la non
ingerenza nelle decisioni politico-legislative, dove i laicicattolici — a loro compete l'impegno
diretto nell'ambito delle realtà terrestri — devonoconfrontarsi con i contributi delle altre
componenti ideologiche e culturali (oggi anche religiose)presenti nella società.
Non è forse questa la grande lezione del Vaticano II? Èsufficiente leggere i numeri 36-40 della
Gaudium et spes (la costituzione pastorale sulla Chiesa nelmondo contemporaneo) e il n. 7 della
Apostolicam actuositatem (il decreto sull'apostolato deilaici) per averne conferma. In tali autorevoli
documenti mentre si riconosce con chiarezza la legittimaautonomia delle varie attività umane, e in
particolare di quelle socio-politiche, le quali hannofinalità e statuti propri, non si esita a sottolineare
nel contempo l'insufficienza delle soluzioni tecniche, edunque la necessità del ricorso all'etica —
valori come dignità della persona, giustizia, solidarietà,bene comune, ecc. sono un metro di misura
al quale occorre necessariamente riferirsi —, e non si mancaanche di evidenziare l'apporto
peculiare che la fede può offrire come orizzonte di sensocapace di fornire importanti orientamenti
di fondo alla conduzione della vita sociale.
La laicità, cosí intesa, lungi dall'implicare l'irrilevanzadella fede, rende trasparente l'importanza che
essa riveste, sia come stimolo a ricuperare quei valorimorali la cui esigenza è oggi avvertita come
imprescindibile — si pensi a tale proposito all'attualitàdel discorso della montagna come
indicazione di istanze che devono informare anche la vitapubblica — sia soprattutto come critica
permanente delle ideologie e dei sistemi storici in nome diquella sporgenza utopica che ha le sue
radici nella dimensione escatologica del messaggioevangelico.
La possibilità che questo avvenga è strettamente dipendente,oltre che dal pieno riconoscimento
della laicità dello Stato e della politica e dallacontemporanea adesione a una società plurale in cui
possano trovare espressione pubblica esperienze religiose elaiche diverse, anche (e soprattutto)
dalla capacità della Chiesa di dare testimonianza dei valoridel regno, sottraendosi a ogni forma di
potere mondano e facendo propria la logica della croce, cheè la logica della povertà e del dono di
sé.
È questo, anche al di là dei contenuti degli importantidocumenti che ci ha lasciato, lo spirito che ha
animato i lavori del Concilio; Concilio che ha purtropposubito, negli ultimi decenni, un forte
ridimensionamento, dovuto all'insorgere di frustrazioni e dipaure in chi forse si attendeva che il
rinnovamento intrapreso dalla Chiesa si traducesse in unimmediato successo di ascolto e di
partecipazione. Eppure solo da una ripresa di quellospirito, dalla capacità di tornare a respirare quel
clima di apertura e di dialogo, senza alcuna pretesa diegemonia, è possibile sperare in una Chiesa
rispettosa della laicità, in tutte le sue manifestazioni, ein grado di dare il proprio importante
contributo alla costruzione di un mondo piú libero e piúsolidale.
Salutando con soddisfazione le prime scelte di papaFrancesco, ci auguriamo che intenda aprire la
Chiesa a questo spirito.(di Giannino Piana in “Il Gallo” delgiugno 2013)

Giannino Piana nato nel 1939, insegna EticaCristiana presso la Libera Università di Urbino ed Etica ed Economia pressol’Università di Torino. È stato presidente dell'Associazione Italiana deiTeologi Moralisti. Fa parte delle redazioni delle riviste Hermeneutica, Credereoggi, Rivista di teologia morale e Servitium; collabora al mensile Jesus con larubrica "Morale e coscienza" e al quindicinale Rocca con la rubrica"Etica Scienza Società". Ha diretto: la sezione di "Teologiamorale" del Dizionario Teologico Interdisciplinare, Marietti 1977; ilNuovo Dizionario di Teologia Morale, Paoline, 1990; la sezione morale delDizionario Teologico Enciclopedico, Piemme, 1993; il Corso di Morale in 5volumi Vita nuova in Cristo, Queriniana, Brescia, 1983. Tra le suepubblicazioni ricordiamo inoltre: Principi di morale religiosa, Dehoniane,Bologna, 1972; Cristiani per il terzo millennio, Marietti, 1979; (con G.Alberigo e G. Ruggeri) La chiesa italiana nell'oggi della fede, Marietti, 1979;Conversione, riconciliazione e perdono, AVE, 1983; Fede e culturacontemporanea, AVE, 1988; Giovani e valori. Quale progetto?, Quattroventi,Urbino, 1988; (con L. Borello e S. De Carli) Il problema etico, SEI, Torino,1990; Ecologia e etica, Quattroventi, Urbino, 1992; (con E. Berti e G. Cottier)Persona e personalismo, Gregoriana Libreria Editrice, Padova, 1992; (con N.Delai e A. Papuzzi) Informazione / comunicazione, Cittadella Editrice, Assisi,1997; Attraverso la memoria, Cittadella Editrice, Assisi 1998; Sapienza e vitaquotidiana, Interlinea, Novara 1999; L'agire morale. Tra ricerca di senso edefinizione normativa, Cittadella Editrice, Assisi 2001; Economia ed etica nelcontesto della globalizzazione, Agrilavoro ed., Roma 2002; Bioetica. Allaricerca di nuovi modelli, Garzanti, Milano 2002; Nel segno della giustizia.Questioni di etica politica, EDB, Bologna, 2005; Vangelo e società. Ifondamenti dell'etica sociale cristiana, Cittadella Editrice, Assisi 2005;Etica scienza società. I nodi critici emergenti, Cittadella Editrice, Assisi2005; Pregare e fare la giustizia, Edizioni Qiqaion, Magnano (BI) 2006 . E’membro del comitato scientifico di ETHICA.

Eremo Rocca S.Stefano martedì 18 giugno 2013















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