martedì 22 dicembre 2015

Giorgione : Natività




8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama»....
15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

(Lc 2,8-20 Traduzione CEI 2008)
"Natività Allendale", o "Adorazione Beaumont", o "L'adorazione dei pastori", è un dipinto autografo del Giorgione, realizzato con tecnica ad olio  su tavola, presumibilmente intorno al 1505, misura 89 x 111,5 cm. ed è custodito nella National Gallery di Washington.
L'opera si può dividere in due parti: a destra la grotta scura della natività, dove si trova la Sacra Famiglia raccolta e verso la quale si affacciano i due pastori; a sinistra si trova un ampio paesaggio, con qualche piccolo episodio di quotidianità. Qualche cherubino appare in alto, vicino al soffitto della grotta.
La luce diventa ora incidente, sulle vesti luccicanti, in special modo quella di Giuseppe, ora tenue e soffusa. Tipicamente giorgionesca è la predominanza del colore, che determina il volume delle figure, steso in strati sovrapposti senza il confine netto dato dal contorno, che tendono così a fondere soggetti e paesaggio: si tratta degli effetti atmosferici del tonalismo che ebbe proprio nel maestro di Castelfranco uno dei fondamentali interpreti.
L'opera era nelle collezioni del cardinale Fesch a Roma, che vennero messe all'asta nel 1845. La tavola di Giorgione finì a Parigi e poi in Inghilterra, dove entrò nelle collezioni dei baroni di Allendale a Bretton Hall, nello Yorkshire. Nel 1937 fu di nuovo messa in vendita e, acquistata dai Duveen Brothers, fu comprata da Samuel H. Kress, che nel 1939 ne fece dono alla nascente galleria nazionale americana.
I personaggi della tradizione evangelica sono raffigurati all'esterno (qui, dinnanzi ad una grotta naturale) in una paesaggistica prettamente "veneta", dove non mancano armoniosi effetti luministici del tipo crepuscolare. Alcune piccole figure si intravedono nel fondo, come quella assisa dinnanzi alla grande entrata di un edificio con un caratteristico tetto, o quella di un fanciullo che si diverte aggrappandosi al tronco dell'albero ubicato al centro, alle spalle del pastore in piedi.
La critica ufficiale moderna tende ad identificare l'opera in esame nella "Notte" ("Nocte" di casa Beccare), citata da T. Albano in una missiva, del 7 novembre 1510, inviata ad Isabella Gonzaga, nella quale rispondeva alle richieste della marchesa circa la "Nocte" di un pittore morto da poco tempo, confermandone la morte (vedi sotto). Sembrerebbe, invece, che quell'opera sia appartenuta a Giovanni Grimani (il documento – ibid – indica anche che nel 1563 l'opera fu stimata 10 ducati da Paris Bordone), e che poi passò alle raccolte di Giacomo II d'Inghilterra (1633-1701). Cosa certa è che agli inizi dell'Ottocento la tavola si trovava a Roma presso il cardinale Fesch (Antoine Ricard, arcivescovo di Lione, 1763-1839), che lo vendette (1845) come opera autografa di Giorgione. Più tardi passò nella collezione Beaumont a Londra, poi nella raccolta del visconte Allendale (dal quale prese il titolo). Infine fu venduto a Duveen, il quale lo passò a S. H. Kress; questi lo fece pervenire, in donazione, alla National Gallery di Washington. L'attribuzione al Giorgione, che in seguito si trasformò in autografia, ha sempre trovato l'accordo quasi universale fra gli studiosi. Le opere della serie Allendale si evidenziano per la morbidezza della stesura coloristica, riferita soprattutto a nuovissime valenze atmosferiche, perseguita con armoniosi effetti di luce-ombra che non hanno certamente bisogno della definizione del tratto. Ma è soprattutto la freschezza compositiva a caratterizzare queste meravigliose opere.
La lettera della marchesa Isabella d'Este, inviata a Taddeo Albano il 25 ottobre 1510:
"Sp. Amice noster Charissime:
"Intendemo che in le cose et heredità de Zorzo da Castel-francho picìore se ritrova una pictura de una nocte, molto bella et singolare: quando cossi fusse, desideraressimo riaverla, però vi pregamo che voliati essere cum Lorenzo da Pavia et qualche altro che habbi judicio et designo, et vedere se l'è cosa exellente, et trovando de si operiati il megio; del m.co m. Carlo Valerio, nostro compatre charissimo, et de chi altro vi parerà per apostar questa pictura per noi, intendendo il pre-cio et dandone aviso. Et quanto vi paresse de concludere il mercato, essendo cosa bona, per dubio fion fusse levata da altri, fati quel che ve parerà: che ne rendemo certe fareti cum ogni avantagio e fede et cum bona consulta ...     "Mantue XXV oct. MDX" (A. Luzio, "Archivio storico dell'arte" 1888)
La lettera con la risposta di Taddeo Albano, inviata alla marchesa Isabella d'Este il 7 novembre 1510:
"Ill.ma et Exc.ma M.a mia obser.ma.
'Ho inteso quanto mi scrive la Ex. V. per una sua de XXV del passetto, facendome intender haver inteso ritrovarsi in le cosse et eredità del q. Zorzo de Castelfrancho una pictura de una notte, molto bella et singulare; che essendo cossi si deba veder de haverla. A che rispondo a V. Ex. che ditto Zorzo morì più di fanno da peste, et per voler servir quella ho parlato curo alcuni miei amizi, che riavevano grandissima praticha curn lui, quali mi affirmano non esser in ditta heredità tal pictura. Ben è vero che ditto Zorzo ne feze una a m. Thadeo Contarini, qual per la informatione ho autta non è molto perfecta sichondo vorebe quella. Un'altra pictura de la nocte feze ditto Zorzo a uno Victorio Becharo, qual per quanto intendo è de meglior desegnio et meglio finita che non è quella del Contarini. Ma esso Becharo al presente non si atrova in questa terra, et sichondo m'è stato afirmatto ne l'una ne l'altra non sono da vendere per pretio nesuno, però che li hanno fatte fare per volerle godere per loro: si che mi doglio non poter satisfar al dexiderio de quella ...     "Veneliis VII novembris 1510" (A. Luzio, "Archivio storico dell'arte" 1888).
La Natività Allendale si differenzia da tante altre, dal tema della natività di Gesù rinascimentali fino ai giorni nostri, essa si svincola dal mondo fenomenico per innalzarsi verso una vetta, al pari delle icone. Giorgione affronta appunto la rappresentazione liturgica dell'evento messianico con un' arte che non solo è “forma della forza estetica”, ma anche “capacità di liturgia” - nell'accezione greca del termine “leitos ergon”, ossia “azione del popolo” (che crede), oggi sostenuta per l'arte sacra.
Fonte
http://www.frammentiarte.it/dal%20Gotico/Giorgione%20opere/13%20nativit%C3%A0%20allendale.htm

Eremo Rocca Santo tefano martedì 22 dicembre 2015

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