mercoledì 9 novembre 2011

VISIONI : Poesia e disagio mentale

VISIONI  : Poesia e disagio  mentale

Scrive  Ettore Mosciano : “ La narrazione poetica, nella sua esposizione tematica e stilistica e nell'interrogazione che ad essa è sottesa, è l'esigenza di collegamento e rivisitazione continua di uno spirito storico e di un vissuto di tradizioni spirituali millenarie (antropologia culturale). Tale esigenza di poesia, come armonia, lirismo della vita, è la stessa richiesta che sente la persona che viene a trovarsi nel disagio, nella rottura e nella conflittualità degli affetti, nella mancanza di una integrazione sociale, nella necessità accompagnata da timore che si ha col ricovero in strutture sanitarie. In queste occasioni si ha perdita di salute mentale, di bellezza psichica e spirituale…


…. Se la bellezza è una qualità dell'educazione e dello spirito, il malessere, lo star male, il disagio esistenziale richiedono l'armonia come "ricostituente". L'idea di bellezza che io indico è quella legata a valori di lunga tradizione, essendo opinabili le idee di bellezza legate alle mode estetiche ed al gusto. Ma, se io trovo, tra le esigenze primarie dell'uomo, il bisogno di una idealità di qualcosa che è altro da sé, a cui tendere e proiettarsi come valore di un sentimento allargato, come nelle tradizioni religiose, vuol dire che quell'idea di bellezza è più condivisibile di altre.

In questo senso l'uomo contemporaneo è nella sua storia culturale più vera e significativa. La narrazione poetica, così come qualsiasi altra narrazione personale intima del proprio vissuto e del proprio disagio, deve fare ed avere considerazione della crescita ottimale di una spiritualità nella bellezza. Ma la bellezza e l'armonia richiedono lo scarto di ciò che non costruisce continuità e contiguità tra la mia natura e quella ambientale; ciò significa scegliere, “scartando”, le immagini e i pensieri della mia sofferenza, per ritrovare la spiritualità sentita di appartenenza.


Agio e disagio, in cui si vive, richiedono scelta e scarto. Scegliere non è un atto di debolezza dell'uomo, ma consapevolezza ed educazione culturale esplicate attraverso le azioni (il fare) e la comunicazione; questi sono i soli fatti psico-fisici che possano portarmi all'estetica del bello ed a quella armonia che si vuole conquistare o riconquistare.


Così egli scrive

Come “nutrire” il giorno nel disagio?

Nutrire il giorno
dell'antico che non ha traguardo.
Dalla terra e dal cielo
penetrate parole nella nostra pelle.
Miracoli per tutti i sogni e gli incubi:
il passato, l'avventura dei sensi
le risposte alle domande
della macchia chiara sul muro
e del rimosso quadro.
Fragile e vaga, e oscillante
è la ragione, e incerta misura ogni giorno
di ciò che accade.
Il giorno al giorno messaggio
ogni stagione propizia alle ali
ogni occhio sulla radiosa bellezza.
Tutti i fiumi specchiano la luce.
Tutti i fiumi nell'uomo, di grado a loro modo.
Lo spazio aperto e il mutamento
con ogni singolo pensiero risanando.

All’interno di un paradosso dell’essere  che egli  così descrive

Il paradosso dell'essere

Ti ricordo, fratello, in un messaggio
che giungeva via mare, nel vetro di bottiglia;
ed anche virtuoso cercato tra le strade di Atene
dal Diogene irriso, con la lanterna in mano.

Sei ancora lo strumento e il mezzo
già portati in radice nel tuo gene,
carico dell'avventura che nei mari del pensiero
da eliche proteiche ha generato la parola.

La chimica biologica ha denti nella mente,
e combina sapori dolci e amari degli umori
passati e prossimi del mondo, e di quello a venire.

Non un esilio sacro, né il mito, coglie l'uomo nuovo,
ora che l'attuale celebrato occhio
fissa visioni mosse da altri sugli schermi,
e la misura della nostra riflessione sbocca,
viaggia in dispersione, vincendo irritazioni.

E' il paradosso dell'esilio ambiguo,
dell'esserci non esserci, profanità
che si impone e ci adegua al mondo che cambia,
e fa del sublime inezia, e della notte il giorno,
apre il varco a pensieri impazziti e resistenti:
il labirinto che non ha più filo, e i mostri
con intrecciati lacci, in mille simbolici linguaggi,
urlano con sarcasmo e con la boria.

Verranno ancora, per aria, terra e fuoco,
acque e lune nuove, schiamazzi, trucchi e giuochi:
una cascata di cellule mentali misura il salto e il buio
e il vetro di bottiglia col messaggio incluso
per valori supremi, in disperazione, di quest'uomo parziale
che ha nella contesa la cifra e la radice,
la richiesta di distruggere finzioni e maschere,
(la poesia).

Perché disagio è  il paradosso nell'esilio ambiguo", che è distanza e allontanamento, esilio procurato direttamente o indirettamente da altri, è il riflesso e l'espressione del disagio esistenziale. Si può restare nel disagio, sottomessi ad una lacerazione psichica della perdita di una consuetudine affettiva familiare, perdita della bellezza sensoriale dell'occhio sulla natura, perdita di un ascolto spirituale collettivo.

La mancanza di partecipazione, la ferita o la frattura, è interruzione avvenuta o avvertita di una tradizione, timore e paura di non esserci nelle attenzioni e negli affetti di qualcuno, di non poter seguire il mondo secondo le proprie aspettative; gli avvenimenti ci sorpassano, siamo ignorati: cioè, non abbiamo valore.

Tutto continua ad accadere e ad essere fatto, senza di noi, nonostante il nostro diverso bisogno di intendere il problema sociale, l'etica dei valori e dei comportamenti, intendere le scelte e le priorità. E questa sensazione è sempre più pesante con l'avanzare dell'età. Ciò comporta un ripensamento dell'esistente e dell'inclusione sociale della persona nella sua storia.

Quale storia ci contiene, con forte e sostanziale carica di armonia interiore, se non quella che ci "lega"ai sentimenti sacrali, alla spiritualità religiosa, alle tradizioni religiose, e ai temi dei nostri rapporti con la natura e l'universo? In queste tradizioni troviamo indicazioni, uomini, dottrine, che invitano l'uomo e la collettività a seguire la virtù morale del bene, operare con coscienza, rispettare gli altri, le leggi, avere cura della natura.

Siamo nel labirinto senza filo della mistificazione. Siamo considerati individui da coinvolgere nel marasma e non persone con esigenze collettive armonizzate. Dove il risveglio, dove e cosa cercare? Quale la forma della transizione del messaggio con l'altro da sé? Insegnare l'armonia con approccio sistemico, attraverso la parola, la buona educazione, la scelta morale tra le ipotesi possibili delle azioni, dei comportamenti. Si propongano documentari sulle forme armoniche della natura, sulle figure armoniche dell'arte figurativa, si ascolti l'armonia musicale, la recitazione poetica, si dia la narrazione per immagini di vite edificanti.
Eremo Via vado di sole, L'Aquila,mercoledì  9 novembre 2011

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