giovedì 5 aprile 2012

DIARIO DI UN TERREMOTO.DIARIO PER CERTI VERSI IN PROSA E PER CERTI VERSI IN POESIA

DIARIO DI UN TERREMOTO.DIARIO PER CERTI VERSI IN PROSA E PER CERTI VERSI IN POESIA

L’Aquila 25 Agosto 2009

Noi nel gazebo discutevamo la sera
come raccontar le storie alla moda
                        del Decamerone
un poco nostrane, un poco aquilane
che volevamo fare pure una gara del tipo
                        reality decamerone
e ci ponevamo pensiero  su come iniziare
                        la prima giornata
che le storie di Vanity Fair e di Chi
sembravano poco serie per un inizio  così
                        importante
ma poi abbiamo pensato che era meglio
rileggere la cronaca di Angeluccio da Bazzano
che era una specie di Bruno Vespa di quel
                        tempo
però nulla ci faceva ormai persuasi
che bisognava smettere di parlare di terremoto
e che il terremoto  non smettesse
                        di parlarci
e ci diceva – brutti fessacchiotti io ho cercato
                        di rimettere le cose in regola
e voi le state sconciando
attenti che se mi incazzo di brutto vi faccio
                        vedere io
le casette e gli appalti, le sottoscrizioni
e la bontà di miele diventata fiele
vi do una purga a voi e al vostro Signor Presidente
ed è inutile che quel signore in gravatta
                        e bastone
mi dice sempre -sono venuto a L’Aquila
e questo terremoto non mi ha fatto nemmeno
                        una scossa di benvenuto-
-ma va a cagare parla come mangi
che pure tu sei venuto a L’Aquila per sentire
                        l’emozione del terremoto
che senza terremoto non si può stare -.
Noi scherzavamo su queste cose
ed era  come prendersi in giro da se stessi
perché non c’era nessun altro da prendere
                        in giro
visto che il terremoto  nessuno lo voleva
                        prendere sul serio.


L’Aquila, 26 Agosto 2009

E mi viene voglia di fare come il fu
                        Mattia Pascal
appendo il guinzaglio di Sasha perché
non ho né cappello né bastone
e me ne vado da questo posto di merda
dove chi piange chi ride e chi fa finta
dove qualcuno spiega le sue idee
dicendo che dopo lunedì viene martedì
dove ci sono imbroglioni e imbroglioni
dove chi strilla è meglio che stia zitto
dove chi sta zitto fa bene che tanto
                        non gli crederebbe nessuno.
Dovrei avere parole fino alla collera
parole robuste come le braccia dei zappaterra
                        mio dio sono passati
invano anche loro  nella bassa storia
                        nel tempo stretto.
Ci commuoviamo sempre quando vediamo
                        alla tivvù le loro storie
negli sceneggiati a puntate che non finiscono
                        mai
ore e ore davanti alla tivvù
e piange Grazia e piange Sonia e piange
                        Stefania.
E piangono tutti come un anniversario
dicendo – come adesso come adesso
è la stessa cosa per la povera gente –
povera gente che adesso non va più
                         in campagna
dalle quattro del mattino alle nove di sera
ma sta davanti alla tivvù
dalle nove di sera alle quattro del mattino
e ci vuole la stessa resistenza.
Come il fu Mattia Pascal faccio
                        e se vinco
il superenalotto che sono centosette
milioni di euro al ventotto di luglio
                        duemilanove
allora ricompaio
ma per che fare non lo so.



L’Aquila, 27 Agosto 2009

Lui al mattino nella tenda cantava :
-  sei e cinquantatre, tenda numero tre
farsi la barba senza potersi fare
                                   il bidè
è una tragedia che dura da mesi tre –
poi non gli veniva più la rima
anzi gliene veniva una più di prima
ma non poteva cantarla ad alta voce
perché diceva solamente così
- son ben felice di trovarmi qui
perché in questo mondo appartengo
                        ad una categoria a parte
sono terremotato e come gli alluvionati
i cassintegrati, i pacifisti, i morti
                        di fame
i sonnambuli i rotti in culo
                        i coglionastri
gli arrabbiati  sono una categoria a parte
quelli che conoscono l’arte
di arrangiarsi, l’arte di non affannarsi.
Lei passando fuori la tenda lo ascoltava
tornando dai cessi chimici e tardava
                        a rientrare
cantando sotto voce  per non farsi sentire
- amore vuol dire gelosia per chi si innamora
                        di te, di te, di te  -


Dalla tenda n. 2 deò complesso  "L. Ferrari " di Via Acquasanta
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, giovedì 5 aprile 2012

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