venerdì 27 aprile 2012

Ho guardato in un altro modo il mare

Ho guardato in un altro modo il mare

1.
Ho guardato in un altro modo il mare
e i monti e il viso
d’un vecchio
quando ho letto con il loro passato
i racconti e i versi che  parlavano
 della pioggia nella pioggia
della memoria d’un viaggio
d’un viaggio nel viaggio.
E così ho deciso di fare
un po’ di festa guardandomi
attorno.Io mai avrei pensato
fin da quando ero ancora un ragazzo
e leggevo ogni cosa  che quelle cose
vogliono dire assai più di quello
che non dicono.
Ma tu già lo sapevi
quando mi leggevi
quelle poesie che amavi  tanto
e che ora ho imparato a memoria.
Io non so dire altro ,
penso a questo incontro
e spesso mi viene voglia di dire
perché non parliamo  un poco tra noi
come facevamo una volta
che è poi un modo di stare ancora
insieme ,l’uno vicino all’altra,
ora che  non ci se più.
E frattanto il tempo vero e ingannevole
è diventato il mio debito con il mondo
che tormenta il canto del cuore
e trita la vita
a quanti come me non sanno
far altro che guardare il mondo
con la poesia.

2.
Preferisco i gatti
perché sanno misurare il mondo
e si fanno la guerra per amore.
Per amore, per amore
Ho accettato questa sorte
e se non fosse che devo mostrarmi
uomo piangerei.
Chissà poi se piangere è ancora più
da uomini ,quelli che si incamminano
verso la polvere
e che si sforzano di una pietà
sempre più perfetta.
Ora in questa primavera scontrosa
quando pare che ricominci la vita
anche la vita è un po’ scontrosa
piena di burrasche
e di vicissitudini sospese.
Ma poi a pensarci bene
viene in extremis il sereno
come in una lunga giornata
di pioggia
ed è come oltrepassare se stessi
con un muto desiderio
di pace.

3.
Lei era come una fiammata
d’azzurro nel cielo, di papaveri
nel campo
di rosso di carne,
di nero di miniera , di giallo
e verde d’un campo falciato.
Io non riuscivo a starle
dietro,in una vita fotografata
in un lampo  nei giorni e nelle notti
del nostro vivere.
Molte volte ripenso ,
nella immutata solitudine
dei giorni della sua assenza
e di tutte quelle altre sospese
dal respiro di un sisma,
quando tagliò il mio cammino
incerto ed oscillante.
Ora sciolta nel suo passato
tra flutto e flutto d’erba
là nella terra dei morti
sotto la collina  ombrosa
so che attende  un lampo di rosso
azzurro, giallo  verde e nero
per fonderli  in uno solo
immenso e lungo
quanto è lunga
questa vita e il suo tempo ancora.
E quello che mi rimane
lo conto ogni sera ad ora
di cena  e so che come  una ventata
di marzo  se ne va
verso dove di preciso
non lo so e la sola
sicurezza è quella  di questo cammino
ormai immutato.


4.
Lascia che la polvere riposi
sugli oggetti ,
conosce  pace e desiderio
come il nostro cuore  lasciato
in quegli oggetti.
Dorme il mare mentre
i pescatori tessono le reti
per dare vita al mare,
quel mare alto e profondo
delle canzoni, delle poesie
di tutta la gente di mare.
E sogna il mare
nell’ombra quieta della notte
quando solo si sente
il suo respiro  fin quaggiù
su questa terra, questa terra
dietro la collina
dove insonne ascolto  qualche rara
cicala senza coro
e dormo qualche raro  sonno
senza sogni .
Di profumi e di carezze
passò un amore ,carezze
senza possesso
e ora nei meriggi solitari ,
nelle notti insonni , nei giorni
fuori dalla prospettiva
di dipinti  che non si fanno
terminare  mi torna in mente
la pazienza del mare
che sa dov’è il disaccordo
della vita
quello che ne rompe il canto.

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, venerdì 27 aprile 2012

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