martedì 10 aprile 2012

LUOGHI E NON LUOGHI : Pasqua a Sulmona

LUOGHI E NON LUOGHI  :  Pasqua a Sulmona

Scrive L’Ansa domenica 8 aprile domenica di Pasqua. - SULMONA (L'AQUILA), 8 APR - La corsa perfetta, il volo delle colombe, il manto del lutto caduto nel modo giusto: se si dovesse far fede alla tradizione, l'edizione della 'Madonna che scappa in piazza' di quest'anno a Sulmona - forse il rito piu' celebre delle rievocazioni religiose di Pasqua che si svolgono in Italia - dovrebbe essere prodiga di buoni auspici. C'era il sole oggi a riscaldare una giornata inizialmente uggiosa e quindicimila persone a riempire piazza Garibaldi in ogni angolo.

Nicola Facciolini  scrive   in “ La Pasqua ebraica e cristiana “  : “Sulmona, l’antica capitale dei Peligni, dà vita, durante la Settimana Santa e nel giorno di Pasqua, a sacre celebrazioni che rappresentano con coinvolgente impatto emotivo il dramma della morte e la gioia della resurrezione. I costumi indossati dalle Confraternite della Trinità e di Santa Maria di Loreto, i portatori di lampioni che procedono con passo strisciante, i cantori del Miserere che invece avanzano gomito a gomito con andatura oscillante lateralmente (“la ‘nnazzecarelle”) e tutto lo spettacolare apparato coreografico, conferiscono al rituale drammatico della processione del Cristo Morto una solenne grandiosità. Ma la rappresentazione più importante per i sulmonesi e per i forestieri che vi assistono numerosi, è quella nota come “La Madonna che corre in piazza” che si svolge la Domenica di Pasqua. Dall’antica chiesa medievale di Santa Maria della Tomba esce la processione con le statue di Cristo risorto, di S. Giovanni e di S. Pietro, portate dai confratelli del sodalizio della Madonna di Loreto, che indossano il caratteristico mantello verde su tunica bianca.
La statua del Cristo Risorto si ferma sotto l’arco centrale dell’antico acquedotto, al limite della bella e luminosa piazza Garibaldi. Le statue di S. Giovanni e di S. Pietro proseguono lentamente e, separatamente, si dirigono verso la chiesa di S. Filippo Neri, dove si trova chiusa la statua della Madonna vestita a lutto, straziata dal dolore per la perdita del Figlio diletto. Prima l’uno, poi l’altro, i due Santi bussano per annunciare alla Madonna che Cristo è risorto. Il portale non si apre. Al terzo tentativo fatto da S. Giovanni, la porta si apre ed appare la Madre vestita di nero che stringe un fazzoletto bianco nella mano destra. Esitante e quasi incredula, come chi teme di andare incontro ad una delusione, si avvia pian piano, seguita dalle altre due statue, lungo la piazza. A circa metà percorso, i portatori sollevano la statua della Madonna, a significare il tentativo di chi si protende sulla punta dei piedi per meglio vedere.
Ormai convinta di aver visto il Figlio risorto, si lancia verso di Lui in una corsa frenetica, lascia cadere il mantello nero e il fazzoletto bianco, per subito apparire splendidamente vestita di verde, mentre nella mano destra ora regge una rosa rossa. Allo stesso istante da sotto il piedistallo si alzano in volo dodici colombi bianchi. Le campane suonano a festa e intanto si ricompone il corteo con in testa le statue del Redentore e della Madonna appaiate, seguite da quelle di S. Giovanni e di S. Pietro. La figura della Madre, in abito verde che corre gioiosa verso il Figlio trionfante sulla morte, è senza dubbio un’evidente allegoria della “Speranza”. Non è azzardato il paragone con la famosa e celebre statua della “Macarena”, la Nostra Signora della Speranza, che si venera a Siviglia, dove tra una folla di penitenti, sfila durante la Settimana Santa, vissuta, anche lì, con grande fervore e devota animazione. Meno celebri, ma non meno suggestive per religiosità e per carica emotiva, sono le sacre rappresentazioni dell’incontro della Madonna con il Figlio risorto, che si svolgono a Lanciano, nel chietino, a Corropoli in provincia di Teramo, rispettivamente nel giorno di Pasqua e nel Martedì di Pasqua, “Il Bongiorno”: un’antica tradizione non religiosa in uso nel paese di Pianella, in provincia di Pescara. È un’usanza che trae origine dall’omaggio che i signorotti Longobardi pretendevano dai propri vassalli. Per tutta la giornata di Pasqua e durante la notte che precede il Lunedì dell’Angelo, un’allegra brigata di cantori accompagnati da suonatori di trombe, tamburi e piatti, gira per le vie del paese, portando il saluto del “Buongiorno” sotto le finestre dei cittadini a cominciare da quelli più importanti, come il sindaco ed altre autorità. I canti, che sono spesso improvvisati ed adatti al personaggio a cui è’ rivolto il saluto, possono essere elogiativi e bene auguranti, ma anche scherzosi e ironici, comunque tutti accettano le burle con molta disinvoltura, anzi sono lieti di offrire dolci e bevande. Nelle ultime edizioni, con i cantori e i suonatori in costume medievale, la manifestazione viene proposta come momento di rievocazione storica ed è considerata a buon diritto un’autentica espressione di cultura popolare.


La tradizione abruzzese e i riti della Settimana Santa, tra fede e devozione popolare, sono densi di significati. Ogni Domenica è Pasqua di Risurrezione, per cui questi riti e queste tradizioni richiamano alla memoria non una semplice Commemorazione di un fatto storico accaduto a Gerusalemme 1972 anni fa, ma la sconfitta di ogni male, del gossip, del chiacchiericcio, della morte, dell’inciucio, del malaffare, della crisi economica e l’inizio della Vita Nuova in Cristo Risorto, Primizia della Fede e della Risurrezione della carne. Beato chi non si scandalizza della Croce di Nostro Signore! Questa è la Fede del popolo cristiano.
http://www.improntalaquila.org/2012/la-pasqua-ebraica-e-cristiana-i-valori-di-una-festa-universale-36671.html


Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 10 Aprile 2012

Nessun commento:

Posta un commento