sabato 6 marzo 2010

DIARIO DI UN TERREMOTO 7 - 8 e 9 GIUGNO 2009

DIARIO DI UN TERREMOTO : Diario per certi versi in prosa e per certi versi in poesia


L’Aquila, 7 Giugno 2009

Prima la sera andavamo a passeggiare
a Piazza Duomo,
io spesso rimanevo a dormire davanti il televisore.
Ora la sera per passare il tempo abbiamo
un rito collettivo a L’Aquila a Poggio Picenze
a Coppito e fino a Civita Tomassa :
controllare su internet lo sciame sismico
e bisogna stare pure attenti ai gatti che se si
accorgono
dello “sciame” fanno una carneficina.
Dunque queste sono le sere al campo ,
dove ci teniamo occupati anche a cantare ,
quando siamo romantici “paese mio che stai
sulla collina”
oppure “ Che sarà che sarà della mia vita”
e quando si va sul depresso :
“ datemi una lametta che mi sgarro le vene”,
che è sempre più frequente
o a guardare il televisore se funziona.

Ora parlando seriamente
stiamo cercando “seriamente” di trovare
una via d’uscita
a questa brutta situazione come dice l’amico
della nostra amica Paola
ma è il decreto che non trova la “via d’uscita”
dalla Camera dei deputati
e intanto io ho paura
i miei familiari hanno paura,
i miei amici hanno paura
i vigili del fuoco hanno paura
anche se per conto loro sono pure incazzati.



L’Aquila, 8 Giugno 2009

I maghi prevedono che nulla di nuovo
accadrà,
perciò gli oroscopi hanno fortuna
nelle tende assiepate nella valle:
una macchia di blu come il blu
notturno traforato di stelle,
con le persone fuori a prendere il fresco
della sera già afosa di giugno.
Sembrano margherite che dialogano
nel prato,
paesani nel cuore del disastro che
si dicono:
“io sono più incazzato di te; di questo
passo
anche i figli che nasceranno per non andare
da nessuna parte come noi,
giocheranno d’azzardo con la vita e leggendo
offerte di lavoro su Periscopio
saranno decisi a schiantarsi se mai dovessero
svegliarsi dal sogno del terremoto”.
Così si dicono i paesani e
fanno a gara a chi è più incazzato
riportando “una volta di più
alla conclusione che
in un giorno sereno nulla è visibile ! “



L’Aquila 9 Giugno 2009

Che te ne fai di una canzone
Quando ti manca il cuore per cantarla,
quando ti manca anche se c’è,
per essere un poco poco retorici,
il sole e tra i mattoni delle pareti cadute
della tua casa
non trovi più ne requie, né riposo.

E tutto perché dopo il terremoto
ognuno vuole essere qualcuno
compreso i politici in prima fila.

Ridicolo ridicolo e assurdo assurdo.
Perché o terremoto ( vocativo) non hai cancellato
oltre alle case, alle chiese , ai portici
di L’Aquila
anche la supponenza e la stupidità,la perfidia
e il disinteresse che è l’interesse alla rovescia?

Dicerie di un poeta inedito ? Millantate invettive!
Prendetemi a sassate se sbaglio
sassi di fiume quelli belli grandi
e bianchi e levigati e profumati
com’è profumato il pane.

La notte in questo secondo mese
dal terremoto
si sentono ancora abbaiare i cani
povere bestie affamate e inselvatichite
sembrano voci uscite
da transistori con doppie casse
dalle dimensioni di un frigo
anzi di due frigo
a causa della così detta stereofonia.
E non si sente nient’altro anche durante il giorno.

Solo la passione doveva lasciare in piedi
il terremoto
per svegliare la mente il cuore e l’anima
“ di coloro che sono intrappolati in edifici
in fiamme
e non fanno alcuno sforzo per sfuggire
finchè non termina il loro programma televisivo
preferito
Silvio a Porta a Porta:”

Le foto sono del sito 6 aprile 2009

Dalla tenda n. 2 del complesso "L. Ferrari,Via Acquasanta ,L'Aquila

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