venerdì 26 marzo 2010

DIARIO DI UN TERREMOTO. DIARIO PER CERTI VERSI IN PROSA E PER CERTI VERSI IN POESIA. 20 - 21 e 22 Giugno 2009

DIARIO DI UN TERREMOTO. DIARIO PER CERTI VERSI IN PROSA E PER CERTI VERSI IN POESIA.20 - 21 E 22 giugno 2009


L’Aquila, 20 Giugno 2009

Tra i muri sbrecciati e i tetti
scompigliati, cresce ora l’erba
e il sole bagna uno sterpo di rosmarino
là dove c’erano gerani alle finestre
e colombi a spulciarsi al sole.

Le porte rimaste in piedi sulle pareti
sembrano macchie
che crescono dentro gli occhi
e che il fragore delle parole inselvatichite
potrebbe finire di buttare giù.

Ora quelle dita di fabbro ferraio,
quelle dita piene di scommesse
si alzano e si riflettono nel cielo.
Non c’è il blu nel cielo
ma i miei occhi guardano il cielo.



L’Aquila 21 Giugno 2009

Non dire che il sole nelle fermate
del terremoto non basta più.
Questa primavera con poco sole
ed albe troppo grandi
aspetta tra i ferri vecchi
della città,
quelli conservati nei cassetti dei mobili
delle case,
questa primavera aspetta
ore e ore per sapere che ne deve fare
dei fiori e dei colori, dei gatti
in amore,
che ne deve fare di questa città.

Ai tuoi occhi chiedo come
sarà la città domani
dove si odono di nuovo i passi
e le voci all’antica maniera
tra il mare delle pietre nuove
e delle memorie antiche.

Vuoi che ti spieghi dove sono finiti
i passi
dell’esilio,quei passi che ogni passo
è una partenza.
I tuoi occhi già me lo dicono
guardando lontano eppure vicino
tra le strade e le case.
Sono finiti sul volto d’una madre,
nel canto d’un bambino,
sono finiti nella città di tela
la notte gelida il giorno che scotta
sono finiti nel pianto mescolato alla pena.

Ma perché non dormi stanotte
e pensi a queste stupidaggini
e alle vuote parole per esprimerle
che ti fanno uscire di testa
(poeticamente “ di senno”)
e ti mettono il bruciore di stomaco
(quello meno poeticamente viene
dalle rabbie che mi fanno prendere
e dall’ingordigia di quello che mi mangio)
perché non dormi?


L’Aquila, 22 Giugno 2009

La quotidianità. Siamo costretti a vivere nel presente. Abbiamo inventato la storia perché la memoria, che può permettersi il lusso di dimenticare, potesse avere significato individuale e di gruppo. Immaginiamo il futuro.Però nell’istante vissuto si gioca e si realizza la distinzione tra contingenza e necessità,tra la scelta e l’inevitabile,tra l’altrimenti e l’immutabile.
L’istante presente diventa sempre più significativo se riesce a coniugare ( attraverso processi formidabili tra i quali l’educazione e la formazione dei giovani , la tolleranza dei diversi, l’accettazione dei vecchi) il pragmatismo e l’ideale , la concretezza e l’utopia, le certezze e i sogni, in due parole il cielo e la terra.
Superare la precarietà del virtuale e la finzione delle opinioni significa dare concretezza ad una società che è diventata “liquida” in cui niente è dato per la vita, niente è predeterminato e ha a che fare con la vita. La quotidianità è fonte allora di sincerità e verità per fare le scelte che ci aiutano a vivere.
E con il terremoto che c’entra. C’entra, c’entra e come che c’entra. ( Chissà che ne dice Stefania l’amica di Sonia che una lusinga l’ha già detta , evviva, che sono il suo filosofo preferito, evviva ).

Sembrerà ridicolo ma alle zoccole
bisognerà dare da mangiare altrimenti
con le fognature all’asciutto
andranno a cercarselo da sole
magari…
Così concertava il Consiglio
Comunale senza tener conto

che a Giorgio il nostro gatto grigio
ex sette chili perché è un po’ dimagrito
per i vermi nell’intestino
piace la coratella
specialmente come la cucina Pierina
e gli fanno paura le zoccole;
a Ombra un gatto nero che lo vedi e non lo vedi
di giorno e di notte
piace il manzo argentino con i piselli e verdure
in salsa patè delle scatolette
e forse gli piacerebbe anche ballare
il tango
se non fosse così pauroso
e a Micia a Micia piacciono secco secco
solo le crocchette
di buona marca a sette euro la confezione da un chilo;
che Alì che va appena all’asilo
è bravo a far saltare i grilli
e le ranocchie
che Massi che l’asilo se l’è scordato da una vita

sa far volare gli aeroplani di carta
che io non so far niente
e mi fanno male le dita se uso le chiavi
inglese
per svitare lo scarico del lavandino ,
che mi faccio sempre ferite mentre uso
gli attrezzi e mi sono fatto anche
l’antitetanica,
e che non c’è spazio a sufficienza
per me e per il cane
in questa branda da frate
nella tenda che uno dei due
prima o poi dovrà dormire sul pavimento
di plastica per poter riposare
e non dire al mattino mi fa male
un osso proprio nel mezzo della schiena.
E se il Consiglio Comunale non sa
queste cose
allora che Consiglio Comunale è ?


Dalla tenda n. 2 del complesso "L. Ferrari" Via Acquasanta L'Aquila

Nessun commento:

Posta un commento