giovedì 25 marzo 2010

SILLABARI 8 : GRAMMATICA,EDILIZIA E CARRIOLE

SILLABARI 8 :GRAMMATICA, EDILIZIA E CARRIOLE



Giovedì 18 marzo le ruspe sono entrate a Piazza Palazzo e hanno cominciato a rimuovere le macerie.Mezzi dei Vigili del fuoco e dell’Esercito hanno avviato la rimozione delle macerie nella zona rossa del centro storico dell’Aquila così come preannunciato dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo.
Lo smaltimento delle macerie dell’Aquila è iniziato da Piazza Palazzo e Via Sallustio, sotto la supervisione dei tecnici della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici d’ Abruzzo e della Soprintendenza BAP. Questo per garantire la funzione di tutela e salvaguardia del patrimonio culturale che è propria del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il recupero, quanto più completo possibile, dei resti di interesse storico-artistico degli edifici del centro storico della città.

Il lavoro consiste nello smaltimento selezionato delle macerie in loco con una separazione dei resti lapidei, di stucchi, decorazioni e di materiali erratici dal resto delle macerie.Gli elementi recuperati sono identificati con l’annotazione della provenienza per il successivo e più semplice collocamento negli edifici di provenienza.
Questa modalità d’intervento è stata decisa di concerto e in base a quanto concordato ed indicato nella nota del Commissario Delegato per la Ricostruzione e Presidente della Regione Abruzzo con nota n. 2305/AG del 18 marzo 2010.

I comitati cittadini che hanno dato vita alla protesta delle cariole ancora una volta esprimono perplessità per la complessità dell’operazione e per l’importanza proprio delle macerie.
“Vengono in piazza per liberare non le macerie, ma le carriole. All’Aquila non esiste solo piazza Palazzo: ci sono nel centro altre decine di piazze. Andremo a liberarle tutte, partendo da San Pietro”. Così è intervenuta Giusi Pitari, pro rettore dell’Università dell’Aquila e promotrice della cosiddetta mobilitazione delle ‘carriole’, tra i primi a raggiungere piazza Palazzo per monitorare l’intervento da parte dell’esercito e dei Vigili del Fuoco per la rimozione delle macerie nel centro storico. A seguito del suo intervento e della richiesta di spiegazioni da parte anche dei comitati cittadini tra cui il 3e32 sia il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi, sia il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente sono arrivati in centro per discutere della cosa con i cittadini.

“ A loro - ha spiegato Giusi Pitari - abbiamo subito fatto rilevare che nessuno è stato in grado di produrci un’ordinanza documentata per giustificare questa azione e lo stesso sindaco ci ha detto di non essere a conoscenza dell’avvio delle operazione”. Ma le perplessità dei cittadini riguardano non già la rimozione quanto lo smistamento.Infatti “ temiamo - ha spiegato Anna Lucia Bonanni - che spostando le macerie nei siti di stoccaggio senza criterio si rischi di perdere del materiale o delle masserizie private difficili poi da individuare. Per questo abbiamo proposto che le macerie venissero smistate sul posto”.
Rimane alta l’attenzione sul problema delle macerie come la è stata fin dal primo momento stando a quanto scrive Emanuele Medoro : “…il 20 aprile 2009 scrivevo qualcosa sulle macerie della città, di primo impulso, quando ancora sperdimento e dolore per le ferite inferteci dalla natura nel cuore e nel corpo erano laceranti, brucianti: “…ma che fine faranno le macerie della città? Ho visto un camion carico di macerie partire veloce per una destinazione ignota, ho pensato che quella non è roba da discarica, è materiale pregiato da usare per costruire la memoria di chi verrà dopo di noi.(…)Materiale di ieri, una mistura di frammenti di mattoni, calce, sabbia, ferro, cemento, vetri, cristalli, carta, mobili, fotografie, suppellettili, plastica e legno, puzzle di ricordi e vissuto di una città intera che non sarà mai
più la stessa,materiale unico e speciale per segnare la storia di domani. A completamento di questa riflessione di allora, cito un pensiero di oggi di

Vincenzo Vittorini: “… le nostre macerie materiali non sono inanimate perché ogni pietra, ogni pezzo di legno, ogni granello di polvere racconta una storia, una vita ed un futuro spezzato, speranze, sogni…” (…) Propongo un uso delle macerie: costruire con esse un parco/monumento a memoria dell'avvenimento, su cui conservare, incisi nella pietra, i nomi dei deceduti del terremoto del 6 aprile 2009, ore 3.32.” La proposta non era originale, era il risultato di letture, il parco della memoria è già stato fatto altrove, in casi simili, con le macerie dei crolli.(…) A distanza di quasi un anno dal sisma, finalmente si parla di macerie che non sono “monnezza”, da incanalare ciecamente in un impianto di trasformazione, sarà necessario procedere alla loro selezione, trattamento, recupero e smaltimento. Quest’ultima operazione richiede la individuazione di siti specifici. Operazioni complesse dal punto di vista tecnologico data la varietà della natura dei detriti, quante pietre e reperti vanno catalogati e salvati! questo bel lavoro per tanti giovani specializzati in lavori di restauro può essere uno dei motori della ripresa economica della città.(…)La complessità del lavoro ha anche notevoli aspetti umani, diciamo così, visto che la posta in gioco è alta ed attrae appetiti non sempre puliti. Il rischio di infiltrazioni criminali e criminogene è altissimo, mafia, n’drangheta, camorra e simili non stanno certamente a guardare lo spettacolo, vogliono partecipare.

Il recupero di ciò che può essere salvato e lo smaltimento di tutto in siti appositi hanno un’importanza strategica per la ricostruzione, salvare il salvabile del nostro passato e della nostra storia è la premessa indispensabile per la costruzione del futuro, non vogliamo una città che non abbia la sua storia scritta nelle mura, nelle vie e nei vicoli. Si tratta di uno snodo da affrontare, subito, altrimenti la città e la sua economia non rinascono. La visione del futuro della città allargata dalle new towns ha alla sua base il recupero del vecchio centro storico, cioè macerie da smaltire e palazzi da ricostruire. Anche in questo caso, come sempre, il futuro ha radici antiche.”
Grammatica della ricostruzione, cariole e radici antiche ci inducono a riflettere su che cosa è L’Aquila che come dice Donatella Fiorani : "… è il risultato di scelte figurative volute durante il processo di medievalizzazione che ha reso gli edifici estremamente vulnerabili . (Per questo ) allo stato attuale della situazione per la ricostruzione si deve mettere in pratica una ristrutturazione che si focalizzi o su una singola fase sincrona o si rimette in piedi com'era, dov'era o si attua il facciatismo. Il facciatismo rappresenterebbe la distruzione del nostro centro storico, (anche se potrebbe sembrare ) la scelta più oculata e quindi probabile visto che la maggior parte degli edifici sono quasi integri esternamente e distrutti internamente".

In riferimento a questi pericoli e ad altri è interessante ascoltare l’opinine di Sebastian Storz, rappresentante del Forum fur Baukulter, che presenta un parallelo tra la situazione di Dresda, bombardata nel 1945, e de L'Aquila: "Dresda ha ritrovato una sua dimensione e una sua grammatica, ma dietro una scenografia che è solo apparenza ci sono molti problemi, la città è stata persa ed è in continua via di mutamento. Sono nate numerose filosofie su come ritrovare la città prima del bombardamento e la città è stata costruita secondo una precisa idea, ripristinando gli edifici amministrativi e cittadini, ma lasciando abbandonate alle macerie i musei e i monumenti".

Sull'argomento ricostruzione si schiera Storz: "Le architetture tipiche del Nord Italia, come quella comacesca, sono state adottate da ditte edili che offrono queste case non consone all'architettura e agli usi de L'Aquila e non rispettano il ritmo naturale del luogo. Sono dei veri e propri vermi edilizi, hanno tutto un altro linguaggio e modificheranno il territorio e la sua identità. La soluzione adottata per Dresda è stata quella di dare libero mercato alle ditte edili, ma anche di formare i singoli cittadini dalla scuola materna alla specializzazione post laurea, cosicché i singoli possano partecipare rispettando l'essenza del luogo. L'opera di educazione dei cittadini è stata voluta a messa in pratica dall'associazione Musaa".
Abbandonare musei e monumenti sarebbe veramente la morte della città. A questo proposito Luciano Marchetti Vice Commissario delegato per la tutela dei beni culturali afferma:"La prima azione compiuta per la salvaguardia del nostro territorio è stata quella di riaprire nel nucleo industriale di Bazzano l'archivio di stato. La prossima sarà quella di portare, sempre in questa area, la biblioteca Provinciale che stanzierà qui per molti anni. Bisogna salvare il nostro patrimonio facendo un'analisi profonda dei danni da parte di personale competente. Si devono sgomberare tutti i beni d'arte mobile e metterli in sicurezza, sono stati depositate circa 3600 opere d'arte e libri, tutto grazie al lavoro dei vigili del fuoco e dei volontari".

E Ferruccio Ferruzzi, Direttore dell'Archivio di Stato de L'Aquila conferma "La fase di emergenza non è ancora terminata, questa nuova struttura ci ha permesso di avere carta bianca per la dislocazione di tutto quello che serve rispetto ad un edificio antico. Le sedi nuove sono dislocate in periferia e non sono inserite nei rapporti sociali con il centro storico, e proprio per questo l'Archivio e la Biblioteca Provinciale dovranno tornare al centro".
E allora sgomberare Piazza Palazzo sembra essere non un problema di sgombero delle macerie ma di sgombero delle carriole ?

Le foto sono di Daniele Aloisi

Eremo di Via Vado di Sole L’Aquila, mercoledì 18 marzo 2010

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