martedì 13 dicembre 2011

SILLABARI :Amicizia ( I )

SILLABARI :Amicizia  (  I  )

Immanuel Kant nelle sue Lezioni  di etica scriveva che “ l’amicizia è il cavallo di battaglia di tutti i moralisti  e retori: è qui che essi cercano di nettare l’ambrosia  “ e si domandava  in cosa consiste il legame  e l’adattarsi reciproco che sono propri  dell’amicizia.  Come  i filosofi e gli scrittori dell’antichità  distingueva forme di amicizia basate  sul bisogno, sul gusto  ( ossia il piacere) e sull’intenzione schietta e pura. In definitiva rispondeva : “ Non certo nell’identità del modo di pensare ; perché al contrario  è piuttosto la diversità  quel che contribuisce all’amicizia , compensando l’uno quanto difetta all’altro .  Tuttavia in una cosa gli amici debbono poter andar d’accordo. I loro principi intellettuali e morali  devono essere identici ,se tra di essi vi deve essere una comprensione  completa ; altrimenti divergendo essi nei loro giudizi  non potranno mai sentirsi  uniti. “.
Come quella di Kant le definizioni dei filosofi nel tempo  appaiono  ricche e variegate . Per cui dopo aver letto Kant possiamo domandarci   ma allora  che  cosa  è l’amicizia  ?
La trattazione più famosa è contenuta nel  Laelius de amicizia   di   Cicerone che scrive  nell’ultimo periodo della sua vita : “ L’amicizia , è nient’altro se non un perfetto accordo  nelle cose divine e umane, unito con un sentimento di benevolenza e di affetto ; e di essa  certo non so se , eccettuata la sapienza , dagli dei sia stata data all’uomo  cosa migliore.  Alcuni le antepongono la ricchezza, altri la buona salute , altri la potenza, altri gli onori , molti anche i piaceri . Quest’ultima cosa è propria delle bestie , le altre poi sono passeggere e incerte, perché non tanto dipendono dal nostro senno, quanto dal capriccio della fortuna. Quelli poi che pongono il bene superemo  nella virtù , fanno sì benissimo, però questa virtù stessa  genera e mantiene l’amicizia , né l’amicizia senza la virtù in alcun modo può esservi.  (6,20)
Cicerone3 raccoglie inel suo trattato in realtà quello che i filosofi  greci avevano già detto sull’argomento. Così  Epicureo aveva affermato “ Di tutti quei beni che la saggezza procura per la felicità  della vita, il più grande  di tutti è l’acquisto dell’amicizia. “, espressione del piacere più vero e antitodo al dolore. “ La medesima persuasione, continua,  che ci rassicura che nessun male è  eterno e durevole , ci fa anche persuasi che nel breve periodo della vita  esiste la sicurezza dell’amicizia.
D’altra parte anche Platone ed Aristotele si erano soffermati su questo tema . Aristotile  per il quale è indissolubile il nesso virtù –amicizia afferma  nell’Etica  Nicomachea ( VIII ,1155a) che l’amiciizia “ è una virtù o s’accompagna alla virtù” affermando  ancora  la necessità dell’amicizia nelle varie stagioni della vita   e concludendo : “ Infatti nessuno sceglierebbe di vivere senza amici , anche se avesse tutti gli altri beni  (sembra proprio che i ricchi e coloro che posseggono cariche  e poteri abbianno soprattutto bisogno  di amici; infatti  quale utilità v’è in questa prosperità , se è tolta la possibilità di beneficare ,la quale sorge ed è  lodata soprattutto verso gli amici ? O come potrebbe essere salvaguardata  e conservata senza amici  ?  Infatti quanto più essa è grande , tanto più è malsicura )”. L’amicizia per Aristotele è rifugio nella povertà e nelle disgrazie  , è di aiuto a giovani e vecchi . Ma per Aristotele l’amicizia può essere fondata sull’utile, sulla virtù o sul piacere introducendo delle distinzioni.  Ma solo quella fondata sulla virtù è perfetta .
Platone nel Liside  , dialogo giovanile di ispirazione Socratica aveva sua volta affrontato proprio il senso dell’amicizia fondata sulla  virtù. Anche se nella discussione non si arriva a definire proprio chi sia amico .
I filosofi fin qui  citati concordano nel ritenere dunque  la vera amicizia come disinteressata  tanto che la storia ha consegnato alcune formule  famose ed efficaci  che definiscono  questo sentimento. Appunto  “l’amico è un’anima sola in due corpi” di  Diogene  Laerzio  e “ Un vero amico vale più di un dono di Dio “ di Pietro Abelardo. E se interessano altre celebri definizioni  non resta che consultare quel sito internet dei celebri motti e aforismi. Ce n’è per tutti i gusti.
Ma per continuare la riflessione quello che  interessa qui è l’ambivalenza di questo sentimento  che già dall’antichità veniva messo in evidenza da questa espressione di  Aristotele : “ Chi  ha amici, non ha nessun amico “  e in tempii più vicini fda  Montagne nei suoi Essais  (I,28) ripresi da Jacques Derida.
C’è secondo alcuni moralisti  dell’età moderna  un’altra faccia dell’amicizia che mette in evidenza  quanto di egoistico e di ipocrita  si celi dietro questo sentimento così idealizzato. Ma perché è stato appunto così idealizzato ?
Lo spiega forse   Francois La Rochefocauld nella sue Massime ( (1625) : “ Quella che gli uomini hanno chiamata amicizia  non è altro che un’alleanaza, una reciproca cura d’interessi e uno scambio  di servigi; insomma una relazione in cui l’egoismo  si prefigge sempre qualche utilità “(  83) La Rochefocauld rincara la dose e va oltre : “ L’egoismo aumenta o diminuisce ai nostri occhi  le buone qualità dei nostri amici  in rapporto alla soddisfazione  che riceviamo da essi : giudichiamo i loro meriti sulla base dei loro comportamenti  verso di noi ( 89) E ancora “  Non sempre rimpiangiamo la perdita dei nostri amici  in  considerazione dei loro meriti , ma dei nostri bisogni e della buona opinione  che essi avevano di noi ( 70) “ “Perdoniamo facilmente agli amici i difetti che non ci riguardano “( 428) “ Ci consoliamo facilmente delle disgrazie degli amici  quando esse servono a mettere   in luce la nostra sollecitudine per loro ( 235).”
Su una linea negativa stanno  Arthur Schopenhauer  e  Nietzsche. Il primo scrive  negli Aforismi  sulla saggezza della vita  che i legami reali basati  su un qualunque interesse materiale , caratterizzano quasi tutti i rapporti umani tanto che  : “ la vera amicizia  appartiene  alle cose di cui , come dei colossali serpenti marini , non si sa se siano leggendarie , oppure esistono da qualche parte”. Il secondo  in un aforisma di Nel bene e nel amle ( 41)  invita a non legarsi con alcuno giacchè ogni persona è una prigione tranne poi a dire  in  Così parlò Zaratustra  che è possibile un tipo di amicizia del tutto nuova nella prospettiva del Superuomo  che è   rifiuto del così detto amore cristiano  per il prossimo che aveva soppiantato  il concetto classico e pagano  di amicizia

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 13 dicembre 2011

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