martedì 18 maggio 2010

DIARIO DI UN TERREMOTO : Diario per certi versi prosa e per certi versi poesia. 7 - 8 e 9 luglio 2010

Diario di un terremoto. Diario per certi versi prosa e per certi versi poesia. 7 - 8 e 9 luglio 2010

L’Aquila 7 Luglio 2009

Il tuo posto vuoto a tavola
ora non lo vedo più, ora che abbiamo
cambiato stanza
che abbiamo cambiato casa e possiamo
solo indugiare sui ricordi. Quei ricordi
che amavo: le coperte sul nostro letto,
una sedia al sole sul balcone, il pane
e la minestra
di tanti giorni.
Ci domandiamo come campiamo
perché forse del vivere non ci importa
più nulla
ma non è vero, è solo un modo di dire
che si usa il verbo campare per molte
cose.
Io non ho cuore per raccontarti quelle cose
ma tu le conosci,d’altra parte io comincio
a sbagliare i verbi
ed è cattivo segno. E’ segno che ho
qualche pensiero triste
che mi rallenta il discorso
il discorso come di una catena di anelli
interrotti.

L’Aquila, 8 Luglio 2009

I mesi dell’anno, le quattro stagioni,
i giorni erano trecentosessantacinque,
sembravano tanti,
la nebbia, la pioggia, la neve dietro
le finestre, i giorni,
le settimane e gli anni e poi ancora
la sera i bei film in tivvù primo e secondo
tempo
i giorni, i giorni , nel cuore dei giorni,
sembravano tanti
o sì come mille stelle come mille
e poi quello che vorrei fare
quello che vorrei fare non lo so.
Io sto qui a guardare gli alberi
tutti perfetti al sole di giugno
e pane e olio con un po’ di basilico
è una cena prelibata
quello che vorrei fare nei giorni che mi
restano
è essere allegro perché mai fu abbastanza
l’allegria dei naufraghi.


L’Aquila, 9 Luglio 2009

Io scrivevo nelle lettere che eravamo felici
ed eravamo felici come nelle fotografie
scrivevo per dire questo e quest’altro
per dire che anche essere felici è un’abitudine
fatta di gesti ,di mangiare insieme
- a me non piace quella verdura
e passami il pane per favore –
di sedersi ognuno al suo posto, tu
sul divano davanti alla tivvù
aspettare il sonno leggendo qualche pagina
di un libro
e cadere addormentati senza avere il tempo
di spegnere la luce
mettere il condimento nella minestra
per me sempre poco sale
ed essere pronti a scappare in caso di
terremoto
che tanto quando arriva ti trova sempre
addormentato e ti sveglia di soprassalto
e poi nella mente hai sempre lui per giorni
e mesi.
Io scrivevo nelle lettere che mi faceva
girare la testa, pensa un po’,
l’odore del pane e pregavo
come San Tommaso Moro (ma da dove è uscito
questo santo non ti preoccupare
è straniero ma non è extracomunitario )
dammi signore una buona digestione
e naturalmente
anche qualcosa da digerire. Dammi
la salute del corpo con il buonumore
per mantenerla.
Dammi un’anima che non conosca la noia,
il gossip, la maldicenza, i lamenti
dammi il senso del ridicolo fammi
capire quando si scherza
e quando si fa sul serio
dammi un po’ di gioia che io possa
parteciparla agli altri.

Dalla tenda n. 2 del Complesso "L. Ferrari" Via Acquasanta ,L'Aquila

Nessun commento:

Posta un commento