mercoledì 19 maggio 2010

PERSO IN UN VUOTO DI MEMORIA

PERSO IN UN VUOTO DI MEMORIA

La sensazione era strana. In piena notte si era svegliato come se qualcosa, qualcuno lo avesse chiamato. Desto ormai faticava a riprendere sonno . Dopo qualche giravolta nel letto preferì accendere la luce e seduto sul letto si guardò attorno. Fuori della finestra ancora buio, solo la lampadina elettrica del lampione della pubblica illuminazione. Dentro la stanza gli oggetti, i mobili , i libri , i quadri avevano preso forma e contorno. Ma gli sbattevano contro gli occhi, sentiva l’osso del collo intorpidito, la bocca impastata. Ma che nottata. Ma perché si era svegliato. Che cosa era successo. Non ricordava nemmeno quello che stava sognando. Che fare. Maledizione il giorno dopo ne avrebbe pagato le conseguenze. Sarebbe arrivato in ufficio con gli occhi gonfi , la schiena a pezzi, nessuna voglia di sentire per l’ennesima volta i buongiorno e le risate alla macchinetta del caffè sul corridoio. E quegli sguardi che lui pensava fossero tutti per lui ma che non lo vedevano nemmeno. Passava come un’ombra nei corridoi. E quel suo capo che non lo cercava mai eppure .

Eppure lui era sempre lì, alle otto precise con il cartellino timbrato e poi alla sua scrivania in quella stanza si è vero un po’ fuori mano ma sempre in quella stanza. Era diventata anche un po’ la sua casa. Nell’intervallo apparecchiava la scrivania con una specie di tovaglia e ci posava sopra il “desinare” come lo chiamava. Aveva negli armadi le provviste di ogni cosa perché aveva paura della fame e della sete. Diceva.: “... e se poi all’improvviso mi viene fame, mi viene sete , poi come faccio” e dal supermercato si riportava sempre qualcosa da “stipare” come diceva sua madre la buonanima.
Che nottata però. Perché si era svegliato? Non lo sapeva , non lo capiva e il sonno non c’era più. Vide sul comodino quel suo libro dalla copertina nera appunto un noir e ricominciò a leggere per l’ennesima volta quella storia alle pagine 37-38.39. Tre paginette folgoranti che dicevano:

“ La storia di Sciortino virgola, il soldato fantasma punto e a capo.
Quando i carabinieri arrivarono a Sant’Elia, aprendo le porte delle case a calci per cercare i renitenti alla leva del re, l’unico giovane della classe 1878 che riuscirono a trovare fu Sciortino Pasquale. Gli altri erano scappati tutti non appena la pattuglia era stata avvistata sul sentiero che portava al paese, alle quattro del mattino. Erano pronti ,con il sacco già preparato accanto al letto e le scarpe ai piedi ,perchè sapevano che sarebbero venuti, uno di quei giorni, ed era bastato un fischio fuori della finestra per farli uscire di corsa e via sulla mulattiera che portava ai monti , in fila indiana e curvi contro il cielo ancora nero.

Tutti tranne Sciortino Pasquale , che dormiva a casa sua, tranquillo, e lì lo trovarono i carabinieri , sul pagliericcio nella stalla ,già vestito e con le scarpe in braccio. Non lo aveva avvertito nessuno. Se ne erano dimenticati. Lo portarono al distretto con le catenelle ai polsi , e dopo due giorni arrivarono anche gli altri ,presi in una masseria sui monti. Il medico del Consiglio di leva li fece tutti abili senza neanche guardarli , tutti in fila, tutti nudi , magri e storti: - Il primo che parla di scolo, epilessia, palpitazioni o dita accavallate lo faccio fucilare, e già vi è andata bene così che non vi mandiamo sotto processo -. Poi li caricarono sulla tradotta e li spedirono al 38° Reggimento di fanteria , di stanza a Reggio Emilia.
Ma ne mancava uno. I coscritti di Sant’Elia della classe di leva del 1878 dovevano essere dodici,e quelli invece erano undici ,da Cappabianca Veniero a Zappone Carmelo, c’erano tutti tranne uno. Sciortino Pasquale. Dov’era? I carabinieri erano tornati a cercarlo a Sant’Elia, avevano aperto di nuovo la porta a calci e questa volta l’avevano sfondata , ma non l’avevano trovato né sotto la paglia della stalla né alla masseria in montagna, né da nessun’altra parte. Dov’era?

In realtà la recluta Sciortino Pasquale era ancora al distretto , e quando arrivò il telegramma che lo dichiarava disertore stava spazzando proprio il pavimento del centralino , con il radiotelegrafista che tiene sollevate le gambe perché nopn gli passa la ramazza sui piedi visto che è ancora scapolo e altrimenti, secondo la tradizione, non si sposa più. Era lì da quando lo avevano preso i carabinieri , ma non lo avevano mai messo assieme agli altri. Se ne erano dimenticati.
Lui non aveva detto niente a nessuno, anche a casa non parlava mai , rispondeva solo alle domande ,e poco, perché balbettava fin da quando era nato e se ne vergognava. Un caporale gli aveva fatto fare il giro delle camerate per trovare qualcuno che parlasse il suo dialetto , ma non ci capiva niente nessuno, pugliesi , calabresi,siciliani,sardi , marchigiani o romagnoli. Songu singu ,capivano Sciortino; pasquale, forse , e capirono Sant’Elia. Sant’Elia dove ? Sant’Elia di Catanzaro? Sant’Elia di Palermo? Castel Sant’Elia? Punta Sant’Elia, Sant’Elia fiumerapido, Sant’Elia quale?
-Comunque , l’è un terùn – disse un caporale di Bergamo.
Così gli misero addosso una divisa da soldato , gli tagliarono i capelli e gli dettero una ramazza, in attesa di capirci qualcosa.
Ci volle quasi un mese prima che riuscissero a scoprire chi fosse quel soldato fantasma e a ricostruire tutta la storia. Il maggiore che comandava il Consiglio di leva si trovò nell’imbarazzo di dover mandare al ministero un telegramma per dire che il disertore Sciortino Pasquale, ricercato dai carabinieri , si trovava proprio lì al distretto. Aveva già dettato le prime parole allo scritturale - Dolente dover riferire, ma poi cambiò idea.

- Intanto spediamolo via – disse tra sé, forte - e il più lontano possibile . Poi si vedrà.
Così lo aggregarono a una compagnia di Cacciatori d’Africa, in partenza per la Colonia Eritrea. E siccome il ruolino di marcia è pieno, lo aggiungono dietro il foglio, scritto a mano”


Finito di leggere si sentì depresso. Ma che strane letture si andava scegliendo e proprio questo romanzo e questa storia . E’ vero che il libro s’intitolava “l’ottava vibrazione” ma quella era l’ottava volta che leggeva quella storia di tale Sciortino Pasquale.
L’ottava volta perché non riusciva a capire perché quella storia lo avvolgeva, lo avvinceva, lo affascinava, lo metteva di buonumore ma anche lo tartassava di interrogativi, di silenzi e di risposte inconcludenti. Ma che “stronzata” si diceva ogni volta. PERSO IN UN VUOTO DI MEMORIA. Nel vuoto della memoria della storia, della vita, della caserma, del maggiore del Consiglio di leva, dello stesso ruolino. Ma che diamine . Ecco perché lo affascinava. ANCHE LUI ERA UN ALTRO PERSO IN UN VUOTO DI MEMORIA. Come impiegato dello stato in quel grande ufficio si sentiva perso

. La storia di Sciortino sembrava la sua. A ramazzare tra le carte della burocrazia dalla mattina alla sera e nessuno se ne accorgeva. Nessuno. Anzi era quasi un disertore. Lo cercava il suo capo ufficio, lo cercavano i carabinieri, lo cercava il Ministro della funzione pubblica. Ma lui stava là a ramazzare . Forse perché non parlava, forse perché si confondeva con le mura . Forse per questo nessuno lo considerava nemmeno quegli schiavi, come li chiamava, dei suoi colleghi. Era la storia di Sciortino la sua. E allora che si aspettava. Sarebbe stato mandato in Eritrea anche lui.
A stento riuscì a prendere di nuovo sonno. Un sonno agitato , pieno di presagi . Si alzò sudato e stanco. La doccia non gli portò sollievo e il traffico per raggiungere l’ufficio finì di abbatterlo. Solo qualche vetrina di agenzia di viaggio a colori sgargianti pubblicizzavano viaggi esotici, spiagge e acqua limpide. Sbirciò se c’era qualche pubblicità dell’Eritrea. Niente.

Appena entrato in ufficio lo squillo del telefono sembrò arrivare dall’al di là.
-Pronto - Pronto- , una voce squillante e saudente allo stesso tempo continuò – Signor (…) ma non si ricorda il capo ufficio l’attende .
Panico. Il capo ufficio l’attendeva. Come aveva fatto a dimenticarlo. Un evento eccezionale :Era una settimana che aspettava . Vedeva il capo ufficio una volta all’anno nella grande sala per gli auguri di Natale . Di anno in anno constatava come entrambi invecchiavano e come entrambi erano due perfetti estranei. Dal capo ufficio dunque.


- Permesso- - Avanti, avanti, s’accomodi Signor (…) l’aspettavo ho qui già pronto …-INTERRUZIONE . SALIVAZIONE A ZERO. BISOGNAVA INTERROMPERE SUBITO .
- No in Eritrea nooooooo!- - Ma Signor (…) in Eritrea? Chi ha parlato di Eritrea , le va di scherzare , è vero che si avvicina la buona stagione. Ma poi l’Eritrea mica è tanto un posto turistico. Con mia moglie siamo andati in Egitto. Si quello è un bel posto. Ma veniamo a noi ho qui pronta la pratica della sua promozione. Lei è un impiegato modello . Lei se lo merita. Però dovrebbe farci un piccolo favore. Sa c’è quella sede di Magliana Sabina a qualche chilometro da qui. Ecco Lei ci dovrebbe curare quella sede. Per il momento non c’è rimasto più nessuno ma con il tempo altri la raggiungeranno. Per il momento lei che ha esperienza potrà curare il protocollo , la contabilità , la sicurezza, tutte le pratiche del personale delle altre sezioni staccate. Insomma quella sede è affidata a lei . Conto su di lei . Vada, vada la segreteria le darà ogni altro elemento utile. Si faccia sentire ogni tanto - .”
Ecco fatto lo sapeva , lo sapeva era stato mandato in Eritrea.


Questa è una storia completamente inventata . Di vero c’ è il capitolo del libro di Carlo Lucarelli : L’ottava vibrazione Giulio Einaudi Editore ,2008. Né so se la storia di Sciortino Pasquale è vera o se l’è inventata anche Carlo Lucarelli . So che una possibile Eritrea sta dietro l’angolo. O è tutta una suggestione avendo letto alcune pagine de l’ottava vibrazione tra l’altro sul consiglio del mio amico Giuseppe. Quale Giuseppe? Non ve lo dico ma è una persona vera, non me la sono inventata.


Eremo Via Vado di Sole ,L'Aquila, mercoledì 19 maggio 2010

Nessun commento:

Posta un commento