venerdì 29 luglio 2011

ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : Animali nella letteratura italiana

ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : Animali nella letteratura italiana

Nel nocciolo fisico e ideale degli Essais di Montaigne, la «Apologia di Raymond Sebond», alcune vivide pagine insolitamente affettuose sono dedicate ai misteri, alle bravure, alla superiorità degli animali sull'uomo il quale attribuisce «a chissà quale inclinazione naturale e bassa» alcune loro opere che vincono ciò che noi sappiamo e possiamo fare. La gatta con cui Montaigne si trastulla - come si trastullava Petrarca -, forse si diverte più di lui e certo lo comprende più di quanto lui non 'la comprenda; tra tutti i governi della società escogitati dall'uomo ce n'è qualcuno più alto del regime delle api? C'è un edificio ubicato più perfettamente" del nido delle rondini o costruito più intelligentemente della rete di un ragno? Il quale «evidentemente ha una facoltà di pensare». Al loro confronto siamo povere creature prive di tutto, abbandonate disarmate e nude sulla nuda terra.

È diffìcile trovare una "apologia" degli animali più strepitosa e spiritosa di questa. Nel volume organizzato da Gian Mario Anselmi e Gino Ruozzi intorno agli Animali della letteratura italiana, ma con ampie, inevitabili e provvide estensioni ai precedenti nelle letterature classiche e anche più addietro nel Paradiso adamitico e nell'Arca di Noè.

Fra la ventina di saggetti alfabetici di altrettanti autori, da «Api» a «Topi», intessuti di capillari richiami e citazioni su questo mondo divenuto oggi per certi aspetti più vicino a noi ma per altri assai più remoto nella sua realtà prima, ormai sconosciuta se" non addirittura scomparsa, le api citate da Montaigne hanno ancora il loro bel rilievo in una catena che da Virgilio scende alle cinquecentesche Api georgiche di Giovanni Rucellai e al seicentesco Apiarium dello scienziato Federico Cesio È sempre esaltata la casta armonia, l'industriosità profumata, la previdenza della loro società; poco liberale in verità se «tutte a uno solo obbediscono, e per la pubblica salute tutte con fortissimo animo e ardentissima "opera s'essercitano» (Leon Battista Alberti).

Altrettanto avviene delle formiche. Se sono esaltate tradizionalmente nella favola borghesissima a fronte della spensierata cicala, paziente invece lei, costruttiva, e pur fragile nelle sue nere carovane, «minime briciole del moto e dell' essere» secondo Gadda, c'è chi (Gianni Rodari ma non solo) si schiera con la sua rivale, che "regala" generosamente il suo bel canto di cui andava ebbro ed era invidioso D'Annunzio ascoltandola tra la luce e il verde delle selve nei meriggi e negli occasi viola .

Sopra tutti volteggia maestosa l'aquila, indisputato uccello. L'aquila imperiale del Paradiso dantesco; vetta dell'amore di Giacomo da Lentini ( “in aquila gruera [che domina le gru] ho messo amore»): l'aquila degli ingegni sublimi, Dante stesso raffigurato nelle Grazie del Foscolo come un'aquila sdegnosa che batte le penne «cieli e abissi cercando». Tutti i suoi valori sono racchiusi nel Morgante di Pulci: «L'aquila in alto con sue rote andava,! guardando fiso il sol, com'essa è avvezza ... »: versi degni di stare accanto alla traversata alpestre del diacono Martino nell'Adelchi: «Tutto tace: [ ... ] l'aquila dall'erto / nido spiccata in sul mattin, rombando ... ». A fatica, nota Leopardi nell'Elogio degli uccelli, possiamo crearci un'immagine proporzionata della sua potenza e delle meraviglie di quando di lassù gode di spettacoli immensi, spazi sconfinati di terre e paesi: per cui «s'inferisce che debbono avere un grandissimo uso dell'immaginativa». Che non è invero molto discosto da quanto s'immaginava il signore di Montaigne.

«Animali della letteratura italiana», a cura di Gian Mario Anselmi e Gino Ruozzi, Carocci, Roma, pagg. 288, € 25,00.

Reecnsione di Carlo Carena Corre la fantasia con gatti e topi Il Sole 24 ore 28 febbraio 2010

Eremo Via vado di sole , L'Aquila, venerdì 29 luglio 2011

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