lunedì 11 luglio 2011

SILLABARI : Cafoni

SILLABARI : Cafoni

E Zampa ci ricordò una storia che anche noi, a dire la verità, conoscevamo ma che avevamo dimenticata. Tutte le specie di animali furono create in principio, subito dopo l'uomo, e anche i pidocchi, questo si sa. Ma Dio stabilì che dei pidocchi ne apparisse una nuova -specie dopo ogni grande rivoluzione. Zampa però aggiunse altro, per spiegarci il suo turbamento .

. «Si tratta di un sogno» egli disse «che feci nell'invernopassato. Raccontai il sogno al curato. Ma il curato mi comandò di non divulgarlo. Però ora esso è apparso, se Marietta non mente, è apparso, e posso parlare, forse ho per' fino l'obbligo di parlare.»

Ci mettemmo a sedere attorno al tavolino e Zompa pro' seguì:

«Dopo la pace tra il papa e il Governo, come ricordate, il curato ci spiegò dall'altare che cominciava anche per i cafoni una nuova epoca. Il papa avrebbe ottenuto da Cri, sto molte grazie di cui i cafoni hanno bisogno. Ecco che quella notte io vidi in sogno il papa discutere col Croci, fisso.

«Il Crocifisso diceva: "Per festeggiare questa pace sarebbe bene distribuire la terra del Fucino ai cafoni che la coltivano e anche ai poveri cafoni di Fontamara che sono sulla montagna senza terra". Il papa rispondeva: "Signore, il principe non vorrà mica. E il principe è un buon cristiano". Il Crocifisso diceva: "Per festeggiare questa pace sarebbe bene dispensare almeno i cafoni dal pagare le tasse". Il papa rispondeva: "Signore, il Governo non vorrà. E i governanti sono anch'essi buoni cristiani". Il Crocifisso diceva: "Per festeggiare questa pace, quest'anno manderemo un raccolto abbondante soprattutto ai cafoni e ai piccoli proprietari". Il papa rispondeva: "Signore, se il raccolto dei cafoni sarà abbondante, i prezzi ribasseranno, e sarà la rovina di molti commercianti. Anch'essi meritano riguardo, essendo buoni cristiani". Il Crocifisso molto si rammaricava di non poter far nulla per i cafoni senza far del male ad altri buoni cristiani. Allora il papa gli propose:

"Signore, andiamo sul posto. Forse sarà possibile fare qualche cosa per i cafoni che non dispiaccia né al principe Torlonia, né al Governo, né ai ricchi". Così, la notte della Conciliazione, Cristo e il papa vennero attorno al Fucino, su tutti i villaggi della Marsica. Cristo andava avanti con una grande bisaccia sulle spalle; dietro gli andava il papa, che aveva il permesso di prendere dalla bisaccia qualunque cosa che potesse giovare ai cafoni. I due Viaggiatori Celesti videro in tutti i villaggi la stessa cosa, e che altro potevano vedere? I cafoni si lamentavano, bestemmiavano, litigavano, si angustiavano, non sapevano che cosa mangiare né vestire. Allora il papa si sentì afflitto nel più profondo del cuore, prese dalla bisaccia una nuvola di pidocchi di una nuova specie e li lanciò sulle case dei poveri, dicendo: "Prendete, o figli amatissimi, prendete e grattatevi. Così nei momenti di ozio, qualche cosa vi distrarrà dai pensieri del peccato.»

Questo era stato il sogno di Michele Zampa. Un sogno, ognuno lo interpreta a modo suo. Vi sono molti che giuocano sui sogni. Altri vi leggono l'avvenire. lo penso che i sogni servano a far dormire. Però Marietta Sorcanera, donna di devozione, non l'intendeva così e scoppiò a lamentarsi e tra i singhiozzi si mise a dire: «È vero. È proprio così. Chi si occuperebbe di tenerci lontano dal peccato, se il papa non pregasse per noi? Chi ci salverebbe dall'inferno!».

Si era fatto tardi e noi volevamo andarcene. All’ improvviso sentii tutta la stanchezza della giornata. Perché perdere tempo con tante chiacchiere?

Ma il cav. Palino l'intese diversamente: «Voi vi burlate di me» si mise a gridare agitando il frusti¬no contro Zampa e la cantiniera. «Voi vi burlate delle autorità. Voi vi burlate della Chiesa e del Governo.» E mal, te altre cose insensate, su questo tono, che nessuno capiva.

«Il Governo vi metterà a posto» strillava. «Il Governo vi punirà. Le autorità si occuperanno di voi.»

Noi pensavamo: parlerà, ma poi tacerà, poi evidente,

mente tacerà e ci lascerà andare a casa. Però lui continuava. Lui non taceva.

«Tu non sai» egli disse direttamente a Michele «che se io ti denunziassi, tu saresti condannato almeno a dieci anni di carcere? Tu non sai che molti, per aver detto cose meno perfide di quelle dette da te poco fa, stanno scontando anni di galera? Ma in che mondo vivi? Sai o non sai che cosa è successo in questi ultimi anni? Sai chi cornanda? Sai chi è il padrone oggi?»

Sembrava un galletto inferocito. Zompa continuò per un po' a succhiare la cannuccia della pipa spenta, poi sputò per terra e gli rispose con pazienza: «Vedi», gli disse «in città succedono molti fatti. In città, ogni giorno succede almeno un fatto. Ogni giorno, dicono, esce un giornale e racconta almeno un fatto. In capo all'anno, quanti fatti sono? Centinaia e centinaia. E in capo a vari anni? Migliaia e migliaia. Immagina. Come può un cafone, un povero cafone, un povero verme della terra conoscere tutti questi fatti? Non può. Ma una cosa sono i fatti, un'altra è chi comanda. I fatti cambiano ogni giorno, chi comanda è sempre quello. L'autorità è sempre quella..

«E le gerarchie ò chiese il forestiero.

Ma allora noi ancora non sapevamo che cosa significasse la strana parola. Il cittadino dovette ripetercela varie volte e con altri termini.

E Michele pazientemente gli spiegò la nostra idea:

«In capo a tutti c'è Trio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa.

«Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. «Poi vengono le guardie del principe.

«Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla.

«Poi, ancora nulla. «Poi, ancora nulla. «Poi vengono i cafoni.

«E si può dire ch'è finito.»

«Ma le autorità dove le metri?» chiese ancora più irritato il forestiero.

«Le autorità» intervenne a spiegare Ponzio Pilato «si divìdono tra il terzo e il quarto posto. Secondo la paga. Il quarro posto (quello dei cani) è immenso. Questo ognuno lo sa.»

Il cav. Pelino si era alzato. E tremava per la rabbia. Ci disse: «Vi prometto che avrete preso notizie di me.» ." Con un salto fu sulla bicicletta e sparì.

Noi non facemmo caso alle sue parole. Ci dicemmo buona notte e ci avviammo verso casa. Ma risalendo a tastoni, a causa del buio, la scalinata del vicolo di Sant'Antonio, fui colpito da un rumore di sassate e di vetri rotti. In cima alla scalinata si profilava l'ombra di un uomo, che per la forte statura riconobbi subito.

«Brà,» gli gridai «per Cristo, che vai facendo?»

«Giuva», mi rispose Berardo «le lampade, senza luce, a che servono?»

lo rientrai in casa, dove mi aspettava la minestra fredda, e Berardo continuò il suo giro.

Ignazio Silone Fontamara pagg. 30-36

Le immagini riproducono opere di Cascella e di Michetti

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, lunedì 11 luglio 2011

Nessun commento:

Posta un commento