giovedì 21 luglio 2011

LETTERE DALL’EREMO : Luoghi non luoghi

LETTERE DALL’EREMO : Luoghi non luoghi

* Un uomo entra in un grande supermercato e decide di restare a viverci per sempre, lì decide di sposarsi e di educare i suoi figli...

Questo abbozzo di trama, ripreso da una recente pubblicità, pur nel suo aspetto caricaturale esprime bene la trasformazione ormai avvenuta nel nostro mondo "sviluppato": si assiste ad una impressionante proliferazione dei cosiddetti "nonluoghi", come sono le autostrade, le stazioni, lo spazio virtuale di internet, la tv, i luoghi artificiali dedicati all'evasione e al divertimento, e soprattutto quelli del consumo: i "nonluoghi" sono spazi che vengono attraversati e non abitati, sono come uno sguardo "perduto tra un passato senza traccia e un futuro senza forma" (cf. Marc Augè, "Nonluoghi", Milano 1993); essi stanno sempre più diventando gli ambiti del vivere, un vivere che va a coincidere con l'apparire e il consumare: si esiste perché si appare in tv, si esiste per consumare prodotti, consumare il proprio tempo libero... si lavora per avere soldi da consumare nel tempo libero... si lavora per consumare...


* In questi nonluoghi si può essere in tanti, tutti insieme – pensate per un attimo ad un vagone della metro pieno zeppo di passeggeri - eppure si è soli, tante solitudini anonime che non entrano in relazione tra loro, non fanno storia. Sono àmbiti in cui l'individualismo esasperato può far perdere la propria identità. Si è come stranieri smarriti in un paese che non si conosce e che, proprio per questo, paradossalmente possono sentirsi a loro agio soltanto nell'anonimato dei grandi magazzini o delle stazioni di servizio, nei nonluoghi appunto.

Se questo ha una certa corrispondenza al vero, allora il nonluogo per eccellenza – per chi non gode della speranza di una vita ulteriore – è l'oblio della morte, il radicale "non-esserci", la negazione assoluta, la fine di tutto.


* All'opposto del nonluogo, inteso come ambito di passaggio, spazio di alienazione e di non identità che genera angoscia, c'è la casa come dimora.

È questa una delle più profonde aspirazioni del cuore umano: un luogo dove dimorare ed entrare in relazione affettiva con gli altri. Nella casa-dimora l'uomo trova la propria identità, perché è dalla relazione con chi è altro da me che io mi riconosco e mi definisco.

Da questa prospettiva esistenziale si può leggere il vangelo di questa domenica:

Non sia turbato il vostro cuore... nella casa del Padre mio vi sono molti posti...

vado io a prepararli, quando è tutto pronto, tornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.

* A tutti quelli che sono alla ricerca di un luogo dove dimorare... che si sentono smarriti come stranieri in un paese ostile, che provano l'angoscia di trovarsi in un labirinto senza via d'uscita, che non si sentono mai al posto giusto, che sentono tutta la stanchezza del vagare senza meta, che sono disorientati a causa di un dolore, a tutti quelli che provano l'ansia della solitudine, il Signore dice: "non temete", non sia turbato il vostro cuore, non abbiate paura, qualsiasi cosa succeda: voi avete una casa, nella casa del Padre non c'è nessun pericolo di trovare il cartello "posti esauriti", c'è una dimora per tutti nel cuore di Dio.

* Le sétte, i fondamentalismi presenti in tutte le religioni, insistono nel dire: "la casa di Dio è per pochi, è solo per gli eletti, per quelli che sono dei nostri; tutti gli altri restano fuori..."

No, nella casa del Padre ci sono moltissimi posti – continua a dire Gesù e la sua comunità – tanti quanti sono i figli e le figlie che si affacciano alla vita su questa terra.

Ed è un posto già preparato, pensato e voluto per ciascuno, con il suo nome scritto sopra, nessun altro lo può occupare.

* Ma può non bastare sapere che c'è per me una casa da qualche parte se non so come arrivarci, anzi sarebbe ancora più frustrante...

del luogo dove io vado voi conoscete la via.

"E come ci si arriva?" - domanda in altre parole Tommaso, manifestando l'incapacità dei discepoli di andare da soli dove va Gesù.

Senza Gesù non è dato arrivarci. È lui l'unica guida ammessa: "vi prenderò con me"... Io sono la via, la verità e la vita: Io sono la via perché rivelo la verità che dona la vita.

Questo versetto riecheggia un passo illuminante di un salmo (42,3 dei LXX): "Manda la tua verità e la tua luce, esse mi faranno da via... fino alle tue dimore" (cf. anche Sal 85,11: "Mostrami Signore la tua via, perché nella tua verità io cammini").

* È una via che non si limita a tracciare la linea che collega con la meta, ma in modo misterioso eppure reale l'anticipa. Con lui – già in questa vita - è come se avessimo già raggiunto la meta. Credetemi – dice Gesù – io sono nel Padre e il Padre è in me.

E per imboccare questa via non bisogna andare lontano, chissà dove: essa inizia esattamente là dove mi trovo. E porta fino a Dio.

* Prefigurazione e anticipazioni terrene di questa dimora eterna sono la casa-dimora rappresentata dalla famiglia in cui siamo nati, e poi la casa-dimora costituita dalla famiglia più grande, quella di tutti i figli di Dio, la Chiesa.

La Chiesa deve essere casa-dimora per tutti, pur se provvisoria (e come tutte le cose provvisorie, imperfetta...), ambito vitale dove imparare la nostalgia della casa del Padre, dove trovare l'inizio del cammino e imboccare la Via, che è Cristo, per arrivare alla casa ultima.


* La Chiesa è la casa dove tutti sono invitati ad abitare: è una casa non di cemento, ma di pietre vive, una dimora accogliente che è costituita dal popolo di tutti coloro che Dio ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui (Cf. 1Pt 2, 9). Ciascuno nel ruolo che gli è dato nella Chiesa (cf. I lettura) è chiamato ad essere questa pietra viva per la costruzione della casa, del tempio vivente di Dio.

* Ciò che Gesù ha detto ai discepoli, la Chiesa lo continua a ripetere, quell'esortazione che è una declinazione dell'annuncio pasquale di una sempre nuova aurora di speranza:

Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.

Commento a cura di don Pino Pulcinelli

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, giovedì 21 luglio 2011

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