martedì 5 luglio 2011

Scarti di tempo - poesie -

Scarti di tempo - poesie -

1.

Gli orari in fila

allineano i treni

mentre un flauto fuori tempo

ristagna l’armonia nel sole

che scotta sul muro di marmo

già nero di fumo.

Le colonne come un fascio

di ceri si allineano sul marciapiede

e la vetrina del bar scintilla;

io la guardo e ripasso una legge

di ottica ;

il giorno ormai quasi tutto passato

allinea anche lui i fischi dei treni.

E’ la vita del pendolare:

giostre ,marionette,bambini e donne

nelle carrozze di un treno :

la borsa leggera del desinare

e poi non avere tempo per perdere

il treno che parte sempre in orario.

Alla stazione la sera e la mattina

recito sempre una mistica preghiera

viatico e companatico di uno scarto

di tempo da trascorrere tra la gente .

E’ anche così il treno della vita :

con sul petto un cartello

con su scritto “fragile “ “alto”, “basso “

mi invento il cartellino

“porto franco a destinazione “

e spero che il destinatario ,anzi la destinataria ,

mi rispedisca al mittente

con una firma corta , sgraziata

e insincera che si legge “morte “.

Ma non accadrà perché nella sua bottega

prende tutte le mercanzie, ahimè tutte

le mercanzie .

2.

Mi hanno chiesto la via:

strada da denominare

sette, nove ,ventisette.

Sono tutte eguali le vie di questa

città

e allora che ci va a fare uno

a via da denominare .

Ci va lo stesso.

Non lo accompagno perché

va di fretta .

Non ho voglia di andare fuori tempo .

Nella testa un flauto sale e scende le scale

con un andante tranquillo allegro assai

e per questo io non ho voglia

di accompagnare quello che va

a strada da denominare ;

io vado per questa città con andante

tranquillo allegro assai

e non posso andare di fretta.

D’altra parte che fretta c’è ora :

la lunga dialisi di una rabbia

cresciuta con il confuso palpitare delle stelle

ogni notte e anche questa notte

ormai è senza tentazione.

La tentazione di disfarsi della propria storia

in questa città

diventata dopo il terremoto ,

uno scarto di tempo.

3.

Occhi di cane, occhi di legno,

occhi di luna, occhi di prato ,

la casa dalle finestre buie

sulla piazza della grande chiesa

è tinta di grigio e gli occhi,

occhi di cane, occhi di legno,

occhi di luna, occhi di prato,

non la vedono .

Prigioniero della bellezza

affronto discorsi a bassa voce

e inginocchiandomi sul calore

del pavimento

non so dire che preghiere

4.

Colorate i manichini anchilosati

ristretti in vetrine piccole e buie ;

hanno visi grandi, bianchi e puri ,

non sopporto la loro tristezza.

Mi fa impazzire la loro tristezza

per la paura antica del rifiuto della realtà:

una vetrina senza colore .

Colorate i manichini ….

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 5 luglio 2011

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