martedì 23 agosto 2011

OCCHIO DI GIUDA : Carceri : digiuno ferragostano


OCCHIO DI GIUDA : Carceri : digiuno ferragostano

La mobilitazione è cresciuta di giorno in giorno, nelle carceri e fuori. Lo sciopero della fame e della sete, promosso da Marco Pannella per ottenere una convocazione straordinaria del Parlamento, dedicata al carcere - «questione di prepotenete urgenza sul piano costituzionale e civile», ha detto il presidente della Repubblica alla fìne di luglio - ha già ottenuto più di mille adesioni tra i detenuti e i loro familiari, i direttori di molti penitenziari, i poliziotti, gli educatori, gli assistenti sociali, i volontari, i cittadini comuni e anche i politici. I Radicali; anzitutto, da sempre in prima linea nella battaglia per un carcere a misura d'uomo e di Costituzione, ma anche. parlamentari del Pdl e del Pd.

Molti scioperano già da mesi, ma sarà oggi (domenica 14 agosto 2011 ) la giornata simbolo del digiuno, per cercare di accendere un riflettore sul carcere e sul mai risolto problema del sovraffollamento. Pannella si batte per un'amnistia, visto che la popolazione carceraria (66.942 presenze) continua a viaggiare oltre i numeri regolamentari (45mila) anche se, grazie ai permessi che in questo periodo sono più numerosi, resta per poche migliaia di unità sotto il limite del «tollerabile». Ma di amnistie e indulti il governo non vuole parlare: il neoministro della Giustizia Francesco Nitto Palma - che domani andrà a visitare il carcere romano di Regina Coeli lo ha già anticipato, spiegando che occorrono interventi organici, non più settoriali ed emergenziali, come i "perdoni di Stato" o la costruzione di nuove carceri. Piuttosto, il guardasigilli vuole seguire la strada imboccata dal suo predecessore Angelino Alfano con la legge 199 del 2010, la cosiddetta «svuota-carceri»', éhe ha consentito ai detenuti con un anno di pena residua, di scontarla ai domiciliari. «Dei 3000 che sono usciti - ha sottolineato il ministro - non ne è evaso neanche uno». Dunque, i timori che avevano accompagnato il varo della legge - soprattutto da parte della Lega si sono rivelati infondati.

Secondo indiscrezioni, al Di partimento dell'amministrazione penitenziaria si starebbe studiando la possibilità di ampliare la legge 199, consentendo i domiciliari anche a chi deve scontare ancora due anni di pena, rendendo questa misura permanente. Un modo per "svuotare" le patrie galere di almeno 6-7mila detenuti - a regime - ripristinando, di fatto, la misura alternativa della detenzione domiciliare, "strozzata" . dalla legge ex Cirielli.

Il sovraffollamento, ormai cronico, non fa che drammatizzare la situazione di crisi strutturale del carcere. La vera emergenza è diventata economica, fatta di penuria di fondi e di sprechi. Mancano i soldi per le missioni dei poliziotti penitenziari, per il vitto dei detenuti, per le manutenzioni ordinarie: Sezioni intere vengono chiuse perché sono in condizioni di degrado, se si guasta un bagno, si chiude la cella e così i detenuti finiscono per stare ancora più stretti di quanto già siano. Delle nuove carceri non si sa nulla e, del resto, il personale di polizia continua ad essere insufficiente numericamente, tanto più che le assunzioni straordinarie (2000 unità, scese a 1600) sono al momento bloccate. In alcuni istituti penitenziari dove le condizioni di vita sono, più diffìcìli (Foggia, Poggioreale, San Vittore, Ucciardone, Regina Coeli) si acuiscono le tensioni e, con il caldo. c'è sempre il timore che sfocino in forme di violenza. In burocratichese li chiamano «eventi critici», compresi i suicidi, che nel 2011 sono stati 38, 602 i tentati suicidi, 55 i casi di accumulo di farmaci e alcol, 305 quelli di violenza o minaccia a pubblico ufficiale, 24 le risse.

La contabilità. carceraria non è cambiata molto dall'anno scorso, quando gruppi di parlamentari decisero di trascorrere il giorno di ferragosto nelle carceri. Poco meno della metà dei detenuti, 27.572, sono in attesa di giudizio. i condannati definitivi sono 31650, 1632 gli internati. I clienti "abituali" delle patrie galere sono in prevalenza stranieri (38010) e tossicodipendenti (25010), anche se entrano ed escono per brevi periodi; 43 i bambini detenuti insieme alle loro mamme.

Giuseppe Cascini segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati ha rilasciato l’intervista che segue sui problemi del carcere in italia a Donatella Stasio pubblicata su Il Sole 24 Ore appunto del 14 agosto 2011

La premessa: «Gli interventi indicati dal ministro della Giustizia su depenalizzazione dei reati minori e revisione della geografia giudiziaria sono in linea con le richieste dell' Anm per dare efficienza al sistema». L'auspicio: «Finora non abbiamo avuto ascolto. Speriamo cambi qualcosa». Il dubbio: «Se si punta all'efficienza con riforme come depenalizzazione e taglio dei Tribunali, non si può puntare anche sul processo lungo, perché va in direzione opposta». ' .

Giuseppe Cascini, segretario dell' Anm, non se la sente di fare aperture di credito al neoministro Francesco Nitto Palma. «I giudizi si danno sui fatti e non sulle intenzioni», dice, dopo aver letto l'intervista di ieri al Sole 24 ore. .

È scettico sulla reale volontà politica di approvare due riforme come la depenalizzazione e il taglio dei Tribunali? .

Queste riforme non sono mai state fatte perché la loro utilità si scontra con interessi di corto respiro. Prevale l'Italia del campanile: non si possono abolire province, Tribunali, uffici del giudice di pace, carceri. Ogni campanile difende l'assistenzialismo di Stato locale, indifferente ai costi complessivi di sistema che derivano dal mantenimento di queste strutture. La depenalizzazione si scontra con l'uso politico propagandistico che della giustizia penale si fa da anni, pretendendo di colmare, con la minaccia di una sanzione a volte anche bagattellare, l'incapacità della politica di affrontare fenomeni sociali complessi, come l'immigrazione, le tossicodipendenze, le morti su strada. La risposta è solo quella, inutile e demagogica, della sanzione penale o . dell'inasprimento dei meccanismi sanzionatori.

Crede che la crisi economica possa dare una spinta a queste riforme, necessarie alla crescita del paese?

Mi auguro che la crisi e la necessità di interventi di sistema aiuti a superare le resistenze. Peraltro, sono d'accordo con il ministro che la politica ha il dovere di tentare di imboccare questa strada, cercando il consenso anche su soluzioni non ottimali, ma condivise, purché non siano di facciata.

Il ministro, a proposito del carcere, lascia intendere che l'anomalia del gran numero di detenuti in attesa di giudizio impone un uso più meditato, da parte dei giudici, della custodia cautelare. Condivide?

C'è un numero eccessivo di detenuti in attesa di giudizio per due motivi: l'eccessiva durata dei processi e l'esistenza di leggi che hanno spinto nella direzione di un uso massiccio della custodia cautelare. Penso alla modifica dell'articolo 275 del Codice di procedura penale, che imponeva il carcere nei casi di violenza sessuale e traffico di stupefacenti, dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Consulta. Ora, vorrei ricordare che le questioni di legittimità costituzionale su questa e altre leggi sono state sollevate dai giudici e che questi interventi sono stati pesantemente criticati dai politici. Lo stesso è avvenuto quando la Corte di giustizia europea ha dichiarato - sempre su input di un giudice italiano - che l'articolo 14 della Bossi-Fini (ordine di allontanarsi dal territorio, pena il carcere) è incompatibile con il diritto dell'Ue. Per non parlare della legge ex Cirielli sulla recidiva e delle norme che hanno ridotto il ricorso alle misure alternative alla detenzione. Insomma: se la politica chiede più carcere, è difficile che l'effetto non sia più carcere.

«Processo lungo»: il ministro non vede effetti deflagranti e ritiene che i magistrati, come in passato, sapranno trovare la «giusta chiave interpretativa» della nuova norma.

Francamente non capisco il senso di un'obiezione alle nostre critiche che tende a dimostrare, sostanzialmente, che il . processo lungo lascia le cose come stanno. Delle due l'una: o è così o è come diciamo noi e il Csm, e cioè, che la legge paralizzerebbe i Tribunali. In entrambi i casi non c'è ragione per approvarla.

Sulle intercettazioni la partita non è chiusa: Nitto Palma, a sostegno della riforma richiama anche le parole di Napolitano e dice che sono in sintonia con quanto afferma il centrodestra.

Trovo sgradevole ogni tentativo di strumentalizzare in chiave politica gli interventi del Presidente della Repubblica, da chiunque provengano. Sulle intercettazioni la nostra posizione è chiarissima: sono uno strumento irrinunciabile per le indagini e ogni tentativo di limitarne l'uso va respinto. Allo stesso tempo, sono uno strumento molto delicato ed è , giusto individuare misure per una migliore tutela della riservatezza delle persone, con riferimento a fatti non rilevanti per il processo. Da tempo è in campo una proposta dell'Anm e della Federazione della stampa. Se la politica avesse davvero a cuore questo tema, avrebbe già accolto le nostre indicazioni.

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 23 agosto 2011

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