sabato 6 agosto 2011

RICOGNIZIONI : Agenzie di rating

RICOGNIZIONI : Agenzie di rating

Declassato il debito pubblico americano oggi sabato 6 agosto 2011 dall’agenzia di rating . America dietro Francia e Germania. Ma che cosa sono le agenzie di rating?Standard

Sono in tre e giudicano il debito di tutto il mondo. Una sorta di oligopolio perfetto per Moody's; Standard and Poor's e Fitch che ovviamente beneficiano di questa formidabile rendita di postzione. Lo evidenziano con chiarezza i conti delle «tre sorelle» del rating, come qualcuno ama chiamarle. Sia Moody's che S&P sono vere e proprie macchine da soldi. Entrambe nel corso de l2009 hanno visto i propri profitti operativi collocarsi al 38% dei ricavi. Ogni 100 dollari fatturati, 38 si trasformano in utili. E di mezzo c'è stata la crisi dei mercati. Nel 2007 il margine per Moody's toccava il 50% dei ricavi. Più distanziata, ma non meno redditizia l'europea Fitch con il 27% di margine sui ricavi.

MOODY'S

Moody's è presente pressoché ovunque nel mondo. Impiega 3mila persone, di cui un migliaio sono analisti del credito. Impressionante il grado di copertura del colosso quotato a Wall Street. I suoi rating sono appuntati su ben cento Stati; 12mila emissioni di bond societari; 29 mila emissioni di obbligazioni pubbliche e addirittura 96mila prodotti di finanza strutturata. Nel20091a società ha generato ricavi per 1,79 miliardi di dollari con un profitto operativo per 687 milioni con un margine sui ricavi pari al 38 per cento.

STANDARD & POOR'S

Standard & Poor's è la costola d'intelligence finanziaria del gruppo editoriale McGraw Hill, società quotata a Wall Street. La società che ha 150 anni di storia è attiva in 23 paesi e, oltre a fornire rating a singole società, e a sistemi paese, offre servizi aggiuntivi in termini di risk management, valutazione dei rischi, ricerca e analisi finanziaria, e analisi indipendente. Ha dato il suo nome a uno dei tre più importanti indici di borsa americani, lo Standard & Poor's 500, un paniere che contiene500 titoli azionari quotati.

FITCH

Fitch Group, che controlla le due società Fitch Rating e Fitch Algorithmics è la terza più grande società attiva nell'emissione dei

rati ng che vengono assegnati a emissioni obbligazionarie, a cartolarizzazioni, a singole società e interi paesi. La società è relativamente più giovane delle due sorelle maggiori Moody's e Standard and Poor's ma è . comunque presente in 150 paesi inclusa l'Italia. Fitch Group ha la sua sede principale a NewYork oltre che a Londra anche se il controllo del gruppo è detenuto dalla multinazionale francese Fimalac Sa che ha la sua sede a Parigi

Ecco i loro conti

5 miliardi .Il business delle pagelle

È il giro d'affari delle tre agenzie di rating realizzato nel corso dell'ultimo anno. E dire che c'è stata crisi nel 2009 anche per loro. Negli anni d'oro, pre-crisi finanziaria, il business era ancora più ricco, grazie alla forte I diffusione della finanza strutturata. Nel solo 2007 i ricavi complessivi delle tre società erano di 6 miliardi.

2,8 miliardi Profitti a go go Dare voti a Stati, società, singole eissioni di obbligazioni e un mestiere assai remunerativo. Nel periodo tra il 2005 e il 2009, solo per fare un esempio, Moody' ha generato utili netti per la bellezza di 2,8 miliardi di dollari.

13,4% La corsa a un posto al sole . Il 13.4% era la quota di capitale di Moody's posseduta a fine del 2009 dal fondo Berkshire ; Hathaway di Warren Buffett, l'oracolo di Omaha. Ma le società di rating non fanno gola solo a lui. Nel.capitale di Moody's si ritrovano veri e propri colossi

dei fondi di gestione del risparmio. Da Fidelitya BlackRock. Da Vanguard a Invesco e così via. Stessa sorte tocca a Standard&Poor's che pur avendo un azionista di controllo come Mc Graw-HiU, vede nel capitale la presenza dei fondi Usa. Spesso gli stessi che partecipano all'azionariato di Moody's.

70 milamld Un mercato colossale La cifra è formidabile ed è un piatto ricco per le agenzie di rating. Secondo le stime della stessa Moody's il mercato delle emissioni di debito a livello mondiale toccherà nel 2012 i 70mila miliardi di dollari. Su molte di quelle emissioni ci sarà il bollino delle tre sorelle che quindi vedranno crescere il loro business senza fare alcuno sforzo.

Qualcuno li ha definiti i "Padroni dell'Universo". Finanziario s'intende, che non è comunque poca cosa di questi tempi. Oppure chiamateli pure i signori del rating o le tre sorelle: Moody's, Standard & Poor's, Fitch,

Giudici inappellabili dei destini di Stati, mega-corporation, piccole società e persino di singoli mutui cartolarizzati. Loro danno un voto sul merito di credito a tutto e a tutti e una loro bocciatura, così come una promozione, ha vistosi effetti sui mercati come si è visto in questi giorni nel caso della Grecia, della Spagna e dell'equivoco sulle banche italiane.

Ecco perché i padroni dell'universo sono temuti. Loro del resto sono un oligopolio perfetto. Sono solo in tre e si spartiscono la torta di chi emette debito in tutto il mondo. E visto che tutti si indebitano il lavoro non manca. Se non vai da Moody's c'è S&p o Fitch.

Senza alternative di sorta. E così il mestiere delle tre sorelle diventa particolarmente remunerativo.

Utili giganteschi

Solo le società autostradali o gli . aeroporti guadagnano come loro. E non c'è di che stupirsi.

Sono tutti mono o oligopolisti, quindi con i ricavi pressoché assicurati. Se sei bravo a gestire i costi puoi solo fare un sacco di soldi.

Basti vedere Moody's che essendo quotata a WalI Street consente maggiore visibilità sui numeri. Ebbene Moody's, solo nel 2009, per ogni 100 dollari che ha fatturato ne ha guadagnati sotto forma di utile operativo ben 38.

Su 1,8 miliardi di ricavi fanno un margine di 680 milioni. Ma attenzione quel 38% di reddìtività è un mix tra i servizi di analisi e quelli di assegnazione dei rating Solo sul mestiere più remunerativo, quello appunto dell'assegnare pagelle, la redditività balza al 42% sui ricavi. .

Un exploit il 2009? Niente affatto. Gli anni d'oro sono stati altri: nel 2007 il margine operativo era al 50% dei ricavi e nel 2006 si è toccato il picco del 62% di utili operativi sul fatturato. Un'enormità: 1,26 miliardi di margine su due miliardi di fatturato. Se poi si va all'utile netto la musica non cambia. Dal 2005 al 2009 Moody's ha generato profitti per complessivi 2,8 miliardi.

Ma Moody's non è sola. Anche Standard&Poor's non è da meno. Non è quotata ed è posseduta dal gruppo editoriale McGraw-Hill che sta invece sul listino di Wall Street.

Più difficile in questo caso isolare il contributo dato dall'attività di rating dal resto dei business.

La divisione servizi finanziari è quella che opera con il marchio S&P. L'intera divisione ha fatturato, nel 2009, 2,6 miliardi di dollari con profitti operativi per circa un miliardo.

Come si vede un bel 39% di marginalità in linea con la rivale Moody's. E negli anni precedenti la redditività era ancora più elevata con punte nel 2002 del 45% sul giro d'affari. Ovviamente qui confluiscono i ricavi anche dalla gestione degli indici di Borsa e dei servizi informativi. La parte ghiotta del rating dovrebbe comunque contribuire per 1'80% ai volumi complessivi.

Resta Fitch, la più piccola delle tre, e l'unica europea. L'agenzia ha prodotto ricavi nell'anno 2009 o per 559 milioni di euro con profitti operativi per 151 milioni. Un po' più sotto, quanto a redditività, delle rivali a stelle e strisce. E così i padroni dell'universo non solo dettano i destini più o meno amari del costo del debito di Stati e società, ma sono anche più che remunerativi. Una sorta di gallina dalle uova d'oro in un mercato grande quanto il mondo e che non può fare a meno di loro. Un vero affa.re per gli azionisti. I fondi Usa i veri padroni

Già, e qui viene il punto. Chi comanda in Moody's e le sue consorelle? Chi sono i padroni dei padroni dell'universo? A parte l'europea Fitch che ha due azionisti di peso come il gruppo francese Fimalac e il gruppo editoriale Hearst, le altre due sorelle sono di tutti e di nessuno. Vere e proprie public company. In S&P c'è un azionista forte, cioé la McGraw-Hill, ma il resto dell'azionariato è diffuso come del resto in Moody's. E qui arriva la sorpresa. Che ci fa Buffett in Moody's?

Il primo azionista di Moody's, con il 13,4 % del capitale, risultava a fine dicembre del 2009 secondo rilevazioni Reuters, War¬ren Buffett, il guru di Omaha con il suo fondo Berkshire.Hathaway. Al secondo posto con il 10,5% ecco comparire Fidelity uno dei più grandi gestori di fondi del mondo. E poi è un florilegio di gente che di mestiere compra e vende titoli: si va da , State Street a Blake Rock a Vanguard a Invesco a Morgan Stanley Investment. Insomma i più grandi gestori di fondi a livello mondiale sono azionisti di Moody's. E guarda caso lo stesso copione si riproduce in Standard&Poor's: ecco nell'azionariato comparire in evidenza, a fi.ne 2009, i nomi di Blackrock, Fidelity.Vanguard. Gli stessi nomi. Il che pone una domanda. Che ci fanno gestori di fondi nel capitale di chi dà i voti ai bond emessi dalle stesse società che abitualmente un gestore compra e vende? La prima risposta è semplice: si sta lì perché si guadagna e perché i fondi in America sono dà sempre gli investitori istituzionali per eccellenza. La seconda è più maliziosa, ma indotta da questa strana presenza. Stare nel capitale di chi determina i destini di una miriade di società magari è utile per avere accesso a informazioni privilegiate. Se so che un'emissione verrà bocciata, vendo prima che sia resa pubblica. Certo è un'illazione, ed è vero che esistono i muri cinesi. Ma quei muri sono stati oltrepassati tante di quelle volte che un filo di sospetto rimane.

(fabio,pavesi@ilsole24ore,com)

In tre dunque si dividono il mercato miliardario di stati e aziende che chiedono voti sul debito Il business garantisce margini vicini al 40 per cento.

Ma, c’è un ma . Accusate per anni di svolgere un ruolo notarile, o peggio di arrivare male e tardi. Come dimenticare i casi Lehman o la crisi dei subprime con tutte quelle emissioni a tripla A, crollate nell' arco di pochi giorni?Ora l'accusa è di eccesso d'interventismo. Se non di favorire la speculazione con bocciature preventive dell'area debole dell' eurozona. Manca

però una risposta: da anni la politica parla di riformare il rating. Parla solo. Appunto.

Una riforma sarebbe per esempio l’istituzione di una agenzia di rating europea.

Investite dall'accusa di aver contribuito alla crisi finanziaria globale, aiutando a creare prodotti strutturati cui hanno assegnato una generosa tripla A e che poi si sono trasformati in titoli tossici. Nell' occhio del ciclone della crisi europea del debito sovrano innescata dalla Grecia, per aver declassato, nel momento più caldo delle turbolenze, Portogallo e Spagna.

Le agenzie di rating (oggi quelle più importanti sono tre: Standard&Poor's, Moody's e Fitch) sono state per oltre un secolo un ingranaggio quasi invisibile dei mercati finanziari, una utility cui si chiedeva, in cambio di una patente di "organizzazioni riconosciute", di assegnare una valutazione alla capacità di un debitore, sia esso uno Stato , un ente pubblico, un'impresa o una banca, di rimborsare il proprio debito. Il loro semplice giudizio faceva fede, tanto che ad alcune categorie di investitori istituzionali è consentito di acquistare solo titoli che le agenzie considerano "degni di investimento" e tanto che le regole di Basilea sui requisiti .patrimoniali delle banche poggiavano sui loro rating come uno dei suoi pilastri.

La doppia crisi degli ultimi tre anni ha cambiato tutto. Le agenzie sono nella bufera e non è un caso che, in uno dei weekend più difficili per la finanza mondiale, come quello in corso, tre eventi contemporaneamente si siano concentrati sulle agenzie di rating: l'intenzione dei leader dell 'Unione europea di «rivedere il loro ruolo», come afferma il comunicato diffuso ieri a Bruxelles, la pubblicazione di un "cartellino giallo" dell'organo di controllo dei mercati Usa, la Sec, a Moody' s per aver presentato informazioni ingannevoli al rinnovo della licenza nel 2007, la riunione del Financial Stability Board a New York, solo la presidenza del governatore di Bankitalia, Mario Draghi, per coordinare le regole che stanno emergendo a livello internazionale.

Nel dopo crisi, gli economisti hanno puntato l'indice contro i conflitti d'interesse e le catatteristiche di oligopolio del sistema delle agenzie. I regolatori si sono mossi su diversi fronti, partendo da un codice di condotta dell'Iosco, che riunisce gli organi di controllo dei mercati nei maggiori paesi. La Sec ha approvato nel settembre 2009 regole più stringenti e tre mesi dopo la Ue ha a sua volta introdotto nuove norme sui controlli e la supervisione. Il Comitato dei regolatori europei dei mercati (Cesr) ha in preparazione i criteri per la registrazione e la vigilanza. L'Fsb, ha lavorato per evitare che emergano regole diverse in diverse giurisdizioni e possa emergere uno "shopping" del rating.

Ma il dibattito sulle agenzie di rating si è ormai spostato nel campo della politica. L'iniziativa più clamorosa e più controversa, che sta dietro la frase generica dei comunicati, è però quella per la creazione di un'agenzia europea, con o senza ìl coinvolgimento della Banca centrale europea, che peraltro appare riluttante. L'opinione della politica è che le agenzie abbiano oggi troppo potere e, soprattutto dopo gli annunci nel pieno della crisi su Spagna e Portogallo, e poi sulle prospettive delle banche, possano diventare elementi destabilizzanti. È oggetto di discussione anche se il mantenimento dei rating possa richiedere ai paesi misure che non tengono conto della sostenibilità sociale e politica del risanamento dei conti: un fattore che si potrebbe invece chiedere alla nuova agenzia europea. Dando alla luce insomma un'agenzia con caratteristiche ben diverse da quelle attuali. L'obiezione più forte alla sua creazione è il potenziale conflitto di interesse nel giudicare il debito degli stessi paesi che ne hanno promosso la nascita.

(Alessandro Merli Il Sole 24 Ore 9 maggio 2010 )

Le foto sono di Ida Rossi

Eremo Via vado di sole , L'Aquila, sabato 6 agosto 2011


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