martedì 7 febbraio 2012

ARTE FACTUM : Fantastico generazionale

ARTE FACTUM  : Fantastico generazionale

Scrive Natlia Aspesi su La Repubblica del 6 febbraio 2012   “ Si scivola  dappertutto giù nel precipizio del Novecento, e pensare che pareva tanto brutto e se ne era usciti con molto sollievo. Ma adesso prevale (e fa vendere) quella cosa un po' funerea chiamata - all'antica - rimembranza; e persino in televisione rispuntano addirittura gli anni '10 nel meraviglioso sceneggiato Downton Abbey (già circola su Internet la seconda parte).”
E continua “Al cinema si riscoprono gli anni '80 di Iron Lady e si resta male perché sembra che da allora, dai tempi della deprecata Margaret Thatcher, ben poco sia cambiato (tasse, scioperi, disoccupazione,e non è mancata neppure la guerra, sia pure chiamata missione di pace). Nella lirica si spasima per il ritorno alla Scala dell'edizione 1963 dell'Aida zeffirelliana, a teatro Dario Fo e Franca Rame recitano il loro Mistero buffo del 1969, ovunque si propongono devote mostre di Arte Povera fine anni '60 mentre la moda, sempre appesa al passato, essendo la sua specialità attuale quella di non sapersi inventare un futuro, arranca in direzione haute couture, rivestendo l'inarrestabile crisi col lusso anni '50.
Tra i libri poi un diluvio, cominciando dal ritorno nella saggistica dell'epocale La mistica della femminilità, che agli inizi degli anni '60 mandò a monte, appunto, quella noiosissima vita femminile; e tra i romanzi, c'è di tutto, per signore anni '40 il colossale Amber, per i giallisti anni '50 i racconti di Chandler, e poi ci saranno Bassani, Testori, Bukowski, e le fiabe anni 20 di Jean Giono per bambini all'antica e per ghiottoni d'epoca, nella frenesia culinaria che ha sostituito quella sessuale, Mangiare da re, il celebre ricettario fine anni 60 di Bergese.”
Per dire che quelli che sono stati tempi orribili oggi appaiono felici con un’operazione di nostalgia che non  è  memoria e spesso diventa operazione commerciale.Diamo così un valore di attualità alle cose  che sono state consumate per poter controllare il tempo. Ma il passato e la nostalgia hanno sempre un valore ?
Certo andavamo a telefonare in cabina con il gettone e oggi contempliamo il passato con un  toponimo  come “ Pane vino e camino ,beato chi ce l’ha “ senza pensare che quella era un’economia da formiche  e che poi siamo stati abituati ad una economia da cicale. O meglio è sempre la stessa storia. Ci sono sempre le formiche e ci sono sempre le cicale. Solo che le cicale negli ultimi tempi hanno preso la forma di disinvolti e spensierati ladroni della cosa pubblica  e scialacquatori di risorse ( come tra l’altro aria,  acqua , terra e fuoco ) . Mentre ci sono ancora e sempre formiche che vorrebbero continuare il loro lavoro ma sono sempre più spesso messe in cassa integrazione. Formiche dunque in cassa integrazione e cicale additate al pubblico  ludibrio. Non è dunque cambiato niente da quel tempo quando il saggio raccontava quella storia della cicala e della formica.
E a proposito di memoria e nostalgia  la riflessione cade sugli anni settata e ottanta del Novecento.  Ricordando questi anni facciamo i conti con il tempo. Con il nostro tempo. Furono anni orribili , anni di piombo. Ma noi li ricordiamo per  necrofilia di quei cartoli animati giapponesi che con il drive in infestavano il piccolo schermo . Li ricordiamo per quei pantaloni elasticizzati strizza palle , le maglie striminzite e le gonne a tubo . Che operazione nostalgia è questa ?  Il sospetto che non sia una operazione di sensibilità ma un’operazione  commerciale cannibalica.


Il rapporto con il tempo. Il tempo è passato perché quell’oggetto è invecchiato .  Anche se  il tempo che oggi si misura  in modo  digitale  con la  sua vorticosità  rende continuamente vecchio ogni oggetto. Perché probabilmente cambia  l’utilità degli oggetti e quindi cambia  l’approccio al tempo.
Natalia Aspesi parla di Vintage. Tutte le epoche sono state rivalutate, poi dimenticate e poi di nuovo rivalutate.   Sono i corsi e ricorsi storici. E’ il discorso della moda . Ed è comunque sempre il discorso su nostalgia, memoria . Ci sono software   di elaborazione delle foto che riescono a dare alle immagini in esse contenute  una patina di  antico .Di vecchio.   E’ come sparare sul presente per farlo diventare subito passato. E ci sono network che  aiutano a condividere questa partina di vecchio , a volte anche di stantio . I dettagli della quotidianità, spesso scialba, per chi non sa apprezzare il valore di un istante che passa irrimediabilmente , vengono così resi intricanti. I piccoli insignificanti dettagli  assumono un grande valore . Operazione interessante che può essere a volte discutibile ma che comunque aiuta a recuperare proprio quei dettagli perché guarda caso, nel vortice della nostra vita attuale , si perdono.
Così ad essi non si dà più valore, come non si dà più valore delle parole, agli oggetti.  Valore che vogliamo recuperare con un’operazione di nostalgia ( che in sé non ha nulla di negativo ) ma che attenzione , segnata dal dna commerciale , diventa una deprecabile  operazione.
Deprecabile. O no . Perché per alcuni l’operazione nostalgia e ritornare in se stessi, alle proprie radici , immergersi nel passato per trovare in esso la forza di vivere il presente .  Ho risentito le canzonette banali e allora tanto lontane dai miei interessi  dei Cugini di campagna   che vanno ancora in giro tra cui “ Anima mia “ e mi sono commosso . E già ci vuole poco  alla mia età a commuoversi. E’ l’azione del tempo che passa . La lacrima facile è l’azione di quel vintage così impalpabile  che copre ogni gesto, ogni azione ad una certa età.
“Diventa emozione l’ingegneria tedesca” dice la pubblicità di una nota casa automobilistica ( appunto tedesca ) . Ma quell’automobile non mi dice  niente. Quello che diventa emozione è dunque proprio quella tecnologia tedesca  che fu  negli anni sessanta e settanta  la lavatrice, il frullatore, la caldaia a legna e poi a gas ,la gratta formaggio, il registratore delle voci e l’apparecchio televisivo, Anche se quando si sbobinavano quei nastri in quelle cassette bisognava  riavvolgerli con la penna. Oggi la tecnologia  di queste come è made in China  o Giappone  e  la musica dell’i-pod non ha  supporto . Diversamente  da quei dischi di vinile   dove la musica zompava, grattava , rigati dalle puntine e se restavano al sole storti da dover essere raddrizzati con il ferro da stiro .
Conclude Natalia Aspesi : “Raccontare oggi l'Italia politica di allora, o ricuperarne le parole ben diverse di destra e di sinistra e i tragici eventi come il terrorismo, pare più facile e consolatorio di riuscire a districarsi dal martellante accavallarsi di personaggi orribili, cialtroni, criminali e al minimo inutili. Sono montagne i libri che ci raccontano l'Italia brutta degli ultimi vent'anni, e che proprio per eccesso di abbondanza alla fine si cancellano a vicenda. Certo era brutta anche l'Italia del Novecento, ma ce ne siamo dimenticati: il fatto è che allora si era certi che sarebbe migliorata, adesso meno. E' forse per trovare rassicurazione, per ritrovare la fiducia ancora incerta, che si torna indietro, come se la vera nostalgia fosse quella della speranza.”
Chissà poi se riusciamo veramente ad individuare la vera speranza. Ma questo è tutto un altro discorso.

Eremo Via vado di sole, L’Aquila, martedì  7 febbraio 2012

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