giovedì 4 febbraio 2010

VARIANTI ESTRAVAGANTI - poesie -

E’ come chiedere alla radio
di dire quello che vogliamo sentire
è come chiedere alle sedie
di togliersi le scarpe e camminare
con le stampelle su molli pavimenti
è come sognare ad occhi aperti
in attesa di impazzire. Ci salvano
varianti estravaganti perduta ormai
la via della speranza,vengo a cantare
in mezzo a dei dementi anch’io
demente sospinto da un illogico destino.
Non basta più l’erba ingiallita
a scontare questa nostra stagione:
il tempo passa anche per gli armadi
tristi in questa stanza di pietre nere
s’alzano dalle radici di noce
d’una volta e più non sentono
il vento della loro giovinezza a foglie.
Chiuso in questa stanza mangio ghiaia
e scrivo poesie tra veglie e riposi
conto giorni e le solitudini degli alberi
ascolto la radio che non dice quello
che voglio sentire.

* * *
Dorme un gatto al sole nella terra
rossa di un tetto solitario
l’aria fatta mare
sotto un cielo d’ottobre avanzato
copre ogni rumore
e solo s’ascolta un imperfetto
silenzio acceso
come raggio di sole benedetto.

* * *
Dove dorme il gatto al sole
ti saluta l’oleandro nano
sfuggito al gelo dell’inverno,
un gesto esile e gentile
alle tue guance offre
una carezza
come quella del sole
sulla macchia solitaria
d’un gatto che dorme al sole.




* * *
Sempre acquieta il cuore
fino alle radici del dolore
una stornellata sul tuo mandolino
e il canto fuso a parole sulla tua bocca
al sole
al sole che impasta di terra e di ossa
un paese come di mare ma senza mare.
Un’aria senza fiato si scopre
a pizzicare un mandolino
di scura tessitura che canta
al sole
al sole sfilandosi come vaporoso velo
quel canto che sempre acquieta
il cuore fino alle radici
d’un vecchio e nuovo dolore.

* * *
Io vecchio aspetto,faccio
finta di aspettare; l’attesa
fa interminabili i minuti e tu fai
bene a non venire ancora.

* * *
Torno allora a quella sera chiara
che arrossava appena le strade
e la casa dove venivo a rintracciare
la speranza.
Quella casa ora abitata solo da gatti
e dalla tua solitudine bambina
è un mare dove vado a parlare
da solo con una voce spossessata
da una dolcezza come di strega,
di gatto in amore, di palpebre stanche.
Torno a cercare come in quell’autunno
saccheggiato quell’aria che fruscia
di comune vecchiezza,vecchia casa,
di calcinacci d’anime ,caduti
in polvere
e tutto mi commuove
quando lascio le cose intatte
del loro nome
per poi tornare ancora
a chiamarle.

* * *
Dove sia,dove va,cosa chiede e perché
io non so.
Stasera mormora il suo canto
il violinista di Chagall e in dono
porta – ottobre gelido e sera di pioggia-
un cencio – ventaglio nell’aria rossa
in frantumi della stanza che carezza
la pelle fiorita dei muri.



* * *
Ottobre freddo colora il cielo
ti guarda dentro
nello specchio del petto
a bocca aperta
e par che dica : “Gesù”.

* * *
Valle di vigne nella nebbia
d’ottobre
lontano s’indovina il monte
alla chiamata del fischio
del primo treno
anche lui risponde presente.
Anche oggi siamo tutti
presenti.


* * *
Il vento porta il giallo,
solitario sulle foglie
che tutte
si assomigliano
e, passata la festa d’Ognissanti,
novembre non ha pietà
della perenne solitudine
del giallo sparso
come acqua su un letto
di pietre lisce
e tutto cambia con alito implacabile
tutto è allora inverno.

* * *
Prato celeste che tardi
a fiorire
di tarde stelle,di gemme
lucenti
lungo è il giorno
e il rumore dell’orologio
è un tarlo
che non divora solo il legno.

* * *
Tutto stelle il cielo stasera
e una luna che nasce
per specchiarsi nelle finestre
spente.

* * *
Uno sguardo ai calendari del sogno.
Uscire di casa.
E non portarsi dietro le chiavi.





L’Aquila, Eremo di via Vado di Sole. Lunedì 4 Gennaio 2010

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