venerdì 24 settembre 2010

GRAFFITI : Mondo

GRAFFITI : Mondo

Vedere il mondo in un granello di sabbia, e il cielo in un fiore selvaggio. Contenere l'infinito nel palmo della mano, e l'eternità in un'ora…». Sono parole di Blake. E Baudelaire scrive: «Ah! Com'è grande il mondo sotto la luce dei lampi, e com'è piccolo agli occhi dei ricordi». E a proposito di occhi e di memoria (Les yeux e la mémoire) Aragon dice: «Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto!». Mondo è, naturalmente, la parola più onnicomprensiva che esiste. È il tutto, ma anche una delle mille parti del tutto. Ha come sinonimo l'universo: l'universo nella sua totalità planetaria, come firmamento, ma anche nella sua più modesta accezione di piccolo ambiente:

ambiente della moda, dello spettacolo, del calcio, della politica, della fi-nanza, eccetera. Viene voglia di chiedersi se il mondo esiste, almeno nella sua concezione complessiva e universale. Forse è solo un'invenzione dei poeti. Aragon ha proprio ragione. Se non si riesce a dir tutto significa che il mondo è troppo vasto per essere compreso nella sua interezza. Che senso ha parlare di mondo se poi concretamente non possiamo descriverlo? Ne possiamo parlare solo ontologicamente, astrattamente. Non è certamente stramba la dottrina di Pirrone di Elide, il fondatore dello scetticismo, quando, addirittura tra il IV e III secolo avanti Cristo, disse che nessuna tesi è più vera di quella opposta, nel senso che hanno torto e ragione nello stesso momento tutti coloro che ci dicono in che mondo viviamo.

Accontentiamoci del nostro orticello, l'appartenenza a un universo preciso traccia i confini della nostra vita dandoci sensazioni di concretezza: io appartengo al mondo dei collezionisti di farfalle, quindi il cielo, i fiori, il sole esistono per far vivere le farfalle. Io sono un giornalista, quindi i fatti succedono perché siano riportati sui giornali.

Vincenzo Cerami 29 novembre 2009


Eremo Via vado di sole ,L'Aquila, venerdì 24 settembre 2010


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