sabato 18 settembre 2010

OVIDIANA : Niobe

OVIDIANA : NIOBE

Il festival della filosofia che si tiene nei giorni 17-18 e 19 settembre a Modena ha come tema la fortuna.

Della fortuna e della incertezza gli organizzatori del festival ne parlano così.

Esposti all’incertezza, gli individui devono imparare a convivere con destini personali aleatori e interamente privatizzati; pressate da rischi di vario tipo – ambientali, finanziari, sociali – le società devono ripensare i princìpi dell’agire collettivo e interrogarsi se sia possibile compiere scelte pienamente sicure e governabili. Il programma di lezioni magistrali del festivalfilosofia – che a Modena, Carpi e Sassuolo dal 17 al 19 settembre 2010 celebrerà il suo decennale – porterà nelle piazze e nei cortili delle tre città celebri maestri del pensiero, che si confronteranno con il pubblico sulle varie declinazioni contemporanee della fortuna, dal rapporto tra eccezione e ordine nella sfera politica, al carattere creativo dell’imprevisto, dalla teoria del rischio alle tecniche della sua calcolabilità, dal lavoro antropologico e simbolico delle culture per addomesticare il futuro all’esperienza dell’azzardo e della scommessa.

La questione della contingenza

La questione della fortuna rinvia in primo luogo allo statuto della contingenza (ciò che “ci tocca”) e al conseguente rapporto tra il possibile e il necessario. A Jean-Luc Nancy – voce tra le più significative della filosofia continentale - toccherà mostrare di cosa è fatta la “chance”, cioè apertura fortuita al mondo e all’Essere che sfugge a ogni proiezione di possibilità. Peter Sloterdijk – forse il più originale pensatore in scena - affronterà il tema dell’occasione in una grande diagnosi d’epoca, per mostrare come la modernità – nata nella celebrazione del rischio, dell’avventura, del viaggio e della scoperta – abbia subìto un ripiegamento nel segno delle assicurazioni e delle rassicurazioni. Massimo Cacciari prenderà di petto il tema della possibilità nel suo inquieto rapporto “amletico” con la decisione e la fatalità, mentre Sergio Givone e Maurizio Ferraris svolgeranno riflessioni sulla relazione tra possibile e necessario da ottiche distinte, la prima orientata alla questione morale della libertà e della colpa, la seconda dedicata al principio di necessità della realtà materiale. A Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia, il compito di delineare i tratti della contingenza psichica, cioè la significatività di quel che “cade” fuori dal controllo cosciente del soggetto.

Il contingente è ciò che tocca e dunque che trasforma. Ne consegue che il lavoro della contingenza chiama a un continuo ripristino di ordine per fare fronte al cambiamento e all’eccezione, come sul piano dell’ordine politico moderno mostrerà Carlo Galli. Tali tentativi di ricostruzione, spesso sotto forma di riparazioni a ingiustizie collettive (è questo il tema della lezione di Gustavo Zagrebelsky), sono altrettante risposte alla paura che domina la condizione umana e sociale, come argomenterà Roberto Esposito. La complessità delle sfide poste al diritto e alla politica è maggiormente evidente se si considerano l’artificialità e la mancanza di fondamenti del diritto, come sosterrà Natalino Irti; tuttavia questa incompiutezza dell’ordine contemporaneo può tramutarsi in occasione, e non a caso Salvatore Veca ne farà l’elogio.

Anche l’ordine economico è in questione: d’altronde “fortuna” è parente di “ricchezza” e di “abbondanza”. Come distribuire le ricchezze, ossia come compensare mediante apposite politiche la diseguaglianza delle fortune, è il tema della lezione di Massimo Pivetti, mentre Marcello De Cecco e Oscar Giannino, in un dibattito condotto dalla giornalista Maria Concetta Mattei, si confronteranno su un’altra valenza economica della fortuna, ossia se il mercato produca ordine ed equità in modo cieco e spontaneo (come se fosse esso stesso una dea bendata) o non debba invece essere governato da regole.

La contingenza è anche ciò che tocca ai singoli. Ampio risalto verrà dunque dato al piano etico e antropologico su cui si gioca la partita della fortuna contemporanea. Zygmunt Bauman – il più influente filosofo sociale contemporaneo - ribadirà il paradosso nel quale sono presi gli individui della modernità “liquida”, costretti a cercare rimedi individuali e biografici per risolvere problemi sistemici. E in ambito religioso la fede è spesso piena accettazione di “precarietà”, gratuita fiducia in Dio: ne parlerà Enzo Bianchi. Ciò nonostante le culture hanno messo a punto pratiche o sistemi d’interpretazione per rendere stabile l’instabile, come mostreranno Marino Niola (che analizzerà le forme della “superstizione” nella cultura contemporanea) e François Jullien (che presenterà il pensiero della trasformazione contenuto nei Ching, testo fondamentale della cultura tradizionale cinese). La sfida al destino che si fa amore per il fato – argomento della lezione di Marcello Veneziani – non può far dimenticare che spesso vengono dati in sorte ruoli e condizioni che non rispecchiano il merito e la giustizia, come nel caso della condizione femminile, di cui parlerà Michela Marzano. È su questo piano che l’esperienza del contingente fa posto a una critica di ordine etico, per discutere i criteri della sorte morale (come nella tradizione anglosassone di cui è interprete Armando Massarenti) o per guardare, come farà Salvatore Natoli, all’imponderabile che governa la vita morale mettendo tragicamente a repentaglio l’ideale della misura.

1. Rischio e responsabilità

Una seconda grande area in cui si riformula la questione della fortuna è quella del rischio, categoria che da ormai un trentennio contraddistingue le società contemporanee, anzi il destino globale degli Stati e del pianeta. Alla teoria del rischio in una delle sue più avanzate formulazioni sociologiche è dedicata la lezione di Raffaele De Giorgi, mentre Pier Paolo Portinaro e Frank Furedi discuteranno due importanti strategie di condotta per neutralizzare i rischi: il primo ricostruirà i princìpi dell’«etica della responsabilità», mentre il secondo discuterà criticamente il “principio di precauzione”.

La tematica del rischio e della catastrofe è sopraggiunta nelle scienze sociali partendo da una lunga carriera anche nelle scienze naturali. Jean-Pierre Dupuy – influente filosofo della scienza, docente a Parigi e Stanford - esporrà pertanto la sua teoria globale della catastrofe, mostrando le connessioni tra male naturale e male morale. Niles Eldredge, coautore con Stephen J. Gould della teoria degli equilibri punteggiati, presenterà a sua volta le estinzioni catastrofiche della biodiversità, oggi per la prima volta dovute a cause umane, come elemento caratterizzante dei processi evoluzionistici.

2. La cattura del futuro

La questione del rischio, essendo connessa al governo degli effetti, si lega a un altro vasto quadro nel quale opera la fortuna, ossia l’apertura di futuro propria di ogni accadere. La modernità si è specializzata in tecniche di anticipazione del rischio tramite le quali si è creduto di addomesticarlo rendendolo calcolabile e statisticamente regolabile. Alle tecniche e discipline di “cattura” del futuro sono dedicate alcune lezioni in programma. Gerd Gigerenzer, scienziato cognitivo e direttore del Max Planck Institute di Berlino, si soffermerà sui vincoli emotivi e “viscerali” della decisione, mentre Elena Esposito mostrerà come ogni proiezione probabilistica comporti sempre un quadro “finzionale” orientato da aspettative di aspettative. Angelo Panebianco, operando su modelli diffusi nelle scienze sociali, analizzerà il rapporto tra cause ed effetti, spiegazione e previsione dei fenomeni, in una linea che rimette in gioco il tema dell’autonomia dell’azione, mentre Nicla Vassallo mostrerà come le tecniche di sapere possano produrre conoscenza anche mediante l’errore.

In una prospettiva più ampia, Marc Augé, membro del Comitato scientifico del Consorzio, proporrà di valorizzare anche nelle pratiche sociali il modello dell’ipotesi scientifica, dove si coniugano dubbio e speranza , superando i miti nostalgici o utopici.

Tra i campi dell’esperienza umana quello delle religioni ha fornito evidentemente massicci contributi per catturare il futuro. Jürgen Moltmann e Piero Coda, da prospettive teologiche e confessionali distinte, si soffermeranno sullo scarto antropologico e religioso tra elezione e grazia, tra principio speranza e dottrina delle predestinazione, discutendo se e quanto il futuro degli uomini sia disponibile alla loro scelta. In ottica più storica, Giorgio Stabile ricostruirà la storia di lunga durata della “ruota della Fortuna” come grande dispositivo concettuale e iconografico che, a partire dal mondo classico, ordina il tempo cosmico, storico ed esistenziale attorno all’idea di ciclicità. Sarà Giovanni Filoramo ad analizzare il contesto e i significati delle dottrine della Provvidenza nella fase di formazione della cultura teologica cristiana, mentre Giovanni Reale interpreterà il mito platonico di Er (narrato nella Repubblica), dove si discute la scelta dei «paradigmi di vita» operata sotto gli occhi della Moira, cioè del destino.

3. Gioco e creazione

Che il calcolo della probabilità spesso sia in scacco e si debba invece rapportarsi al futuro come proprio destino ben lo sanno i giocatori, specie quelli d’azzardo, sedotti dalle promesse della fortuna. Franco La Cecla seguirà questa esperienza ai tavoli da gioco e negli altri interstizi della vita quotidiana, come le sale per scommesse, dove la vertigine dell’azzardo indica come la posta in gioco sia, né più né meno, il venire all’essere o il piombare nel nulla. Marco Vozza si dedicherà invece a un’esperienza peculiare di avventura, di incontro azzardato dagli effetti imprevedibili, come è il caso dell’avventura amorosa. A una singolare promessa di fortuna, nel cuore stesso di un mondo apparentemente governato dalle gerarchie della risultanza statistica, si rivolgerà invece Milad Doueihi con una lezione sulla funzione “I am feeling lucky / Mi sento fortunato” del motore di ricerca Google.

Esplorando i confini tra arte e vita, tra opera e mondo, Massimo Carboni attraverserà le creazioni contemporanee per rilevare come il fortuito, l’indeterminato e il circostanziale divengano dimensione stessa dell’opera, ormai ricettiva di ciò che sta prima e fuori da essa.

Per tutti i nati con la camicia (di forza), il talentuoso attore-autore Alessandro Bergonzoni – in una vera e propria lezione magistrale – inseguirà la fortuna nei suoi paradossi linguistici più eloquenti e avventurosi.

4. La lezione dei classici

Completerà il programma filosofico la sezione “Lezione dei classici”, secondo la formula sperimentata con successo nel 2009 di convocare grandi interpreti del pensiero filosofico per discutere le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema della Fortuna.

Remo Bodei terrà una lezione sul De fato di Cicerone, vera e propria enciclopedia di dottrine morali antiche che ha non poco influenzato il pensiero dell’Occidente. Amedeo Quondam attirerà l’attenzione su un testo poco conosciuto di Francesco Petrarca, il De remediis utriusque fortunae, da cui si è sviluppata un’importante tradizione teorica sui codici culturali della fortuna e del merito. Carlo Galli leggerà Il principe di Machiavelli analizzando l’opposizione qui espressa tra virtù e fortuna. Tullio Gregory, membro del Comitato scientifico del Consorzio, commenterà i Saggi di Montaigne, forse il principale spartiacque nella cultura dello scetticismo e testo capitale della modernità. Maria Emanuela Scribano e Sergio Givone ricostruiranno due grandi sistemi filosofici del rapporto tra possibilità e necessità fioriti nell’epoca della ragione classica, rispettivamente l’Etica di Spinoza e i Saggi di teodicea di Leibniz. In un percorso di avvicinamento al contemporaneo Antonio Gnoli si soffermerà sull’esperienza della finitezza e della contingenza teorizzata da Heidegger in Essere e tempo, mentre Pier Paolo Portinaro commenterà uno dei testi più influenti per la morale della responsabilità, ossia Il principio responsabilità di Hans Jonas.

Nel mondo latino la fortuna viene ricordata in vario modo da molti autori da Cicerone a Virgilio.

E’ però Niobe il simbolo della resistenza alla incertezza edella lotta il cui mito viene raccontato anche da Ovidio nelle Metamorfosi di Ovidio . Niobe appunto dice: sono troppo forte perché la fortuna possa farmi qualche cosa .

In realtà come altri sono trasformati in piante animali e vari elementi della natura Niobe viene trasformata in pietra.

Così Ovidio nel VI Libro delle Metamorfosi dal verso 146 ess.

Chiedetevi ora se il mio orgoglio non abbia ragione d'essere,
e non permettetevi di preferirmi Latona,
nata da Ceo, un Titano qualunque,
Latona, a cui per sgravarsi
la terra pur vastissima negò a quel tempo il più piccolo luogo.
Né in cielo né in terra né in mare fu accolta la vostra dea;
bandita dal mondo, se ne andava errabonda, finché impietositasi
Delo le disse: "Straniera tu vaghi sulla terra, io sul mare",
e le offrì un malfermo approdo. Così divenne madre
di due figli:
un settimo di quelli che ho partorito io!
Sono felice: chi mai potrebbe negarlo? e sempre lo sarò:
anche di ciò chi può dubitarne? L'abbondanza mi rassicura.
Troppo grande sono perché la Fortuna mi possa nuocere:
anche se molto mi togliesse, molto di più dovrebbe lasciarmi.
La mia prosperità allontana i timori. Mettiamo pure
che da questa folla di figli me ne venga sottratto qualcuno:
per quanto spogliata, mai sarò ridotta ad averne solo due,
come Latona. Che differenza c'è fra lei e chi non ha figli?
Via, andatevene da questa cerimonia, e toglietevi il lauro
dai capelli!».
(Ovidio, Metamorfosi VI, 146 ss.)

Niobe è un personaggio della mitologia greca, figlia di Tantalo e sorella di Pelope.
Il nome di sua madre è discusso dai mitografi; talvolta è ritenuta Eurianassa, figlia del dio fluviale Pattolo, oppure Euritemiste, figlia del fiume Xanto; ma sono conosciute ancora altre variazioni: una la vuole figlia di Clizia, una delle figlie di Anfidamante, oppure, nella versione più comune, della pleiade Dione[1].

Sposò Anfione, re di Tebe, da cui ebbe sette figli e sette figlie. Ella era così orgogliosa di loro che ardì burlarsi della dea Latona, che aveva avuto solo due figli, i gemelli Apollo e Artemide. Latona allora incaricò i suoi figli di vendicare l'offesa, ed essi, con le loro frecce, Apollo mirando ai fanciulli, e Artemide alle fanciulle, uccisero i figli di Niobe. Gli unici due figli di Niobe a salvarsi furono Cloride e Amicla: secondo altre versioni invece tutti i suoi figli rimasero uccisi. Secondo l'Iliade di Omero i giovani uccisi rimasero insepolti per dieci giorni, finché gli dèi stessi non si occuparono della tumulazione. Secondo quanto narra Ovidio, Niobe, in lacrime, si tramutò in blocco di marmo dal quale scaturì una fonte. In una roccia che si trova sul monte Sipilo in Lidia, presso Magnesia, si è voluta scorgere la Niobe divenuta pietra.

Il mito che narra della superbia di Niobe e della morte dei suoi figli, i Niobidi, fu ampiamente diffuso nell'arte e nella letteratura degli antichi, come attestano le numerose menzioni. Le tragedie di Eschilo e di Sofocle ispirate ad esso sono andate perdute.

Rielaborando una materia vasta e complessa proveniente da varie fonti latine e greche, da poeti e da filosofi, Ovidio (Sulmona 43 a.C. -Tomi 17 d.C.) struttura organicamente, in un poema di 15 libri, circa 250 leggende del mondo antico. Il titolo si giustifica in quanto queste leggende sono legate dal motivo comune della trasformazione di esseri umani o mitici in una realtà inferiore: animali. piante. sassi. tonti. astri. Vari sono i nessi che collegano queste vicende: a volte la stessa famiglia e lo stesso luogo: a volte una somiglianza di contenuto (e i motivi nascono come per gemmazione): talvolta si inseriscono incidentalmente nella cornice della leggenda principale. L'acuta osservazione e il gusto per il dettaglio dei versi ovidiani non si fermano alla sola descrizione delle forme che mutano - pur resa con potente arte plastica -ma danno conto anche, con sensibilissima umanità, delle «metamorfosi» emotive che si producono nel corso della trasformazione. L'origine del Cosmo dal Caos, la lotta di Zeus con i Titani, Ia storia di Fetonte. il mito dì Bacco e quello di Orfeo, la leggenda di re Mida e le peregrinazioni di Enea sono solo alcuni degli episodi che Ovidio racconta, armonizzandoli nella grande unità poetica di quest'opera.

Eremo Via vado di sole, L'Aquila sabato 18 settembre 2010

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