mercoledì 8 settembre 2010

SETTIMO GIORNO : Siate pronti con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese

Siate pronti con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese


Ignazio Silone in “Uscita di sicurezza” racconta come una donna e suo fratello aspettano per anni il ritorno rispettivamente del figlio e del nipote. Un’attesa fino alla consumazione, fino a quando questa madre si confonde con le mura delle stanze della casa e quasi con i mobili impolverati come lei.

L’icona di questa madre può richiamare quella dell’attesa del cristiano, l’attesa per la venuta del suo Signore,un’attesa durante la quale si consuma ma che è anche un’attesa vigile perché “ viene all’improvviso il Signore”

Un’attesa dunque con un impegno alla vigilanza. Luca nel brano 12,32-48, continua, per così dire, la sua catechesi con l’esortazione. Egli afferma in quel brano che solo i beni acquisiti davanti al Signore non saranno toccati dai ladri in questo continua a richiamare l’attenzione del cristiano su un valore altrettantio importante: quello della vigilanza. Per i vamgeli più antichi la vigilanza era legata alla venuta finale di Cristo nella gloria della ricapitolazione della storia del mondo, lui alfa e omega di tutte le cose. In quella venuta il senso del giudizio appariva forte e netto e precostituiva quello che era il destino eterno di ognuno, di ogni servo che il padrone , al suo ritorno ha trovato svegli. Nel vangelo di Luca la vigilanza è legata a quell’incontro individuale che ognuno di noi ha con il suo Signore al momento della morte, preludio di quella nuova esistenza in cui nulla è finito ma tutto è trasformato.

Ma il branodi Luca, questo brano così avvincente , contiene tutta una serie di sollecitazioni sulle quali a lungo e in vario modo si può e si deve riflettere. A cominciare da un’affermazione importantissima : “Perché dov’è il vostro tesoro ,là sarà il vostro cuore.” Una sollecitazione che sarà ripresa anche da Pascal nelle sue meditazioni quando propone la scelta tra le cose di Dio e le cose del mondo.

Luca sembra sciogliere in modo definitivo ogni dubbio : “ Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina : fatevi borse che non invecchiano , un tesoro sicuro nei cieli dove ladro non arriva e tarlo non consuma. “ Lo sapeva bene anche San Francesco che di questo ha riempito la sua vita e che questa esortazione ha portato all’interno della Chiesa stessa con quel suo movimento di rinnovamento che da secoli indica nella pratica quotidiana questa strada come la più rispondente al cammino appunto del cristiano.

Luca continuando nel suo insegnamento facendo intendere che il senso di tutto sta proprio nel fatto che bisogna attendere come attendono quei servi fedeli perché “ nell’ora che non immaginate viene il Figlio dell’uomo”.

Il brano evangelico si conclude con l’affermazione che certezza della misericordia divina che seppure nella giustizia e nella severità terrà conto di un certo modo di agire.

Si tratta della severità espressa con quel “ a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto , sarà richiesto molto di più.”

Severità mitigata da giustizia e misericordia.” Il servo che conoscendo la volontà del padrone , non avrà disposto o agito secondo la sua volontà , riceverà molte percosse,quello invece che non conoscendola avrà fatto cose meritevoli di percosse ne riceverà poche.”

Tutto questo in funzione della speranza cristiana che l’opera di liberazione annunciata nel libro della Sapienza (18,6-9) di un intero popolo da parte del suo Signore che in lui crede e a lui s’affida ,continua ancora oggi.

Speranza sorretta dalla fede , anzi speranza che si identifica con la fede perché la fede è il fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Attraverso un cammino che l’apostolo Paolo indica nella sua lettera agli Ebrei che è appunto interamente dedicata alla chiamata per un cammino costante attraverso la fede che fonda la speranza.

 Abramo per fede ,”chiamato da Dio , obbedì partendo c per un luogo che doveva ricevere in eredità e partì senza sapere dove andava. Per fede egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera , abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta il cui architetto e costruttore è Dio stesso. … Per questo da un uomo solo , e inoltre già segnato dalla morte,nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Nella fede morirono tutti costoro , senza aver ottenuto i beni promessi , ma li videro e li salutarono solo da lontano , dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. “

Per fede dunque essi erano alla ricerca di una patria e di una patria migliore, diversa da quella dalla quale erano usciti e Dio ha preparato per loro una città.

La città della salvezza dove appunto ladro non arriva e tarlo non consuma.

Eremo Via vado di sole, L’Aquila , mercoledì 8 settembre 2010


Nessun commento:

Posta un commento