venerdì 10 giugno 2011

COTTO E CRUDO :Mangiare


COTTO E CRUDO :Mangiare


Il nostro parlare di cibo suona assai spesso contraddittorio e paradossale, oscuro e inquietante, ma è al tempo stesso 'un discorso centrale e ineludibile per le nostre vite. Il nostro più importante storico delle idee, Paolo Rossi (premio Balzan 2010 e collaboratore del Sole 24 Ore-Domenica) ha deciso

di dedicare a questo tema il suo ultimo libro, che sarà in libreria il 5 maggio per le edizioni del Mulino. Si intitola Mangiare, e tratta dei rapporti tra natura e cultura, del senso dei digiuni, del loro legame con la religione e la santità, che è diverso da quello degli scioperi della fame. E poi di cannibali e vampiri, di ossessivi e di apocalittici della globalizzazione, di primitismo e di credenze ingiustificate (come quella secondo cui nei «bei tempi andati» il cibo era più genuino di oggi e che gli ogm sono pericolosi per la salute), degli studi evolutivi del cervello in relazione alla golosità e al problema dell'obesità, di anoressia, e del culto di Ana. Di cibo, in chiave culturale .ed economica, sentiremo sempre più parlare, non fosse altro per il fatto che, a Milano, l'Expo 2015 sarà a esso espressamente dedicato.

Ecco allora l’incipit del libro di Rossi pubblicato su il Domenicale del Sole 24 Ore di domenica 24 aprile 2011


I migliori dizionari elencano differenze e variazioni di significato della parola, o meglio l'idea del mangiare. Ingerire elementi solidi o semisolidi masticandoli o deglutendoli, consumare un pasto, utilizzare abitualmente come cibo, consumare una vivanda preparata in un certo modo, rosicchiare o rodere (come quando si dice che le tarme hanno mangiato un golf), corrodere (la ruggine ha mangiato l'inferriata), consumare carburante (la Cinquecento mangia poca benzina), dissipare (si è mangiato l'eredità della zia), guadagnare illecitamente (mangiare il denaro pubblico), si usa mangiare anche in riferimento a giochi come la dama o gli scacchi e anche alla conoscenza di qualcosa: non mangiava o non masticava molta matematica. Se non possiamo ingerire liquidi né cìbo.siamo condannati a morire. L'uso continuo e insistente delle metafore alimentari è apparso a molti il segno che quelle metafore - sia che si riferiscano a oggetti del nostro tenero amore sia a oggetti del nostro più implacabile odio - nascondono desideri radicati ed emozioni profonde.


È bene rendersi conto della molteplicità e della varietà di sentimenti che stanno dietro alle espressioni attinte al mangiare: mangiare di baci, mangiare con gli occhi, ti mangerei, ma anche: me lo mangio vivo, mi mangio le mani, te lo cucino io, ha inghiottito un rospo, mastica un po' di latino, ha mangiato la foglia, ha mangiato veleno, ha sete di sapere, ha fame di cultura, il pane dello spirito, il nutrimento dell'anima, ha" divorato quel libro, fa uso di concetti ben digeriti, quel libro contiene descrizioni piccanti, quell'altro è invece del tutto insipido, è pieno di battute acide, fa uso di metafore gustose, gli innamorati si sussurrano paroline dolci, un autore svolge amare considerazioni, quel tizio è uno che se le beve tutte, vorrei sapere qual è il sugo della storia, il suo articolo è una minestra riscaldata, questa non la butto giù, se lo cuoceva a fuoco lento, è caduto dalla padella nella brace, quel tipo è una pappa molle, è una persona disgustosa, se non è zuppa è pan bagnato e ancora: o mangi questa minestra o salti dalla finestra. sta vomitando ingiurie, quello sputa nel piatto dove mangia, quell'articolo è un fritto misto di cose disparate, è tutto fumo e niente arrosto, gli ha reso pan per focaccia, quel ragazzo è buono come il pane, è una pasta di ragazzo, un bocconcino di ragazza, lungo come una giornata senza pane, questa mi è" proprio rimasta di traverso, è stato un boccone amaro, è stato un boccone avvelenato, ha bevuto un amaro calice, quella conclusione è proprio una ciliegina sulla torta, gli faccio mangiare la polvere.


Molte di queste metafore e di queste espressioni .hanno a che fare non con la piacevolezza di un buon pasto, ma con giudizi di asprezza talora molto notevole, L'idea del mangiare oscilla tra la piacevole ovvietà del quotidiano (che può anche configurarsi come una forma di raffinato o raffinatissimo godimento) e la tragica ossessione che la scarsità o l'assenza di cibo ha provocato e provoca in moltissimi esseri umani; E ce ne sono alcuni che hanno consapevolmente scelto di lasciarsi morire di fame. Entro la nostra grande tradizione di civiltà, di cultura e di arti non è solo presente Dioniso che viene divorato dal Titano il quadro di Francisco de Goya Saturno che divora il suo, figlio. Il nostro passato è pieno di fiabe popolate dì orchi ai cropofagi che hanno insieme turbato e incantato molti bambini.


•. .... .... La storia o meglio le molte .storie che qui cerco di raççontare sono piene di çose piacevoli, ma anche piene di.orrori che si configurano.a volte, come inimmaginabili .E’ un dannato intrecciò di cose che non dovrebbero stare insieme, che non vorremmo vedere mescolate e invece sono maledettamente mescolate. Non ci sono solo i volti dei bambini affamati che assomigliano a quelli di stranì e tragici vecchietti ;ci sono i serial killer che si nutrono dei corpi delle loro vittime, ci sono ì digiuni delle sante spinti al parossismo.c'è l'odierna, straordinaria fortuna, presso le giovani generazioni delle 'storie di vampiri,ci sono i corpi gonfi di grasso degli obesi e i corpi emaciati e ridotti a scheletri viventi .delle ragazze (e delle modelle anoressiche. Accanto alla filosofia gaudente dello slow fo od, che detta le regole del bon ton a tare, si è diffuso, come un'ombra nera, il culto di Ana, questa mostruosa divinità che presenta l'anoressia come l'esito di una scelta eroica e come.una superiore forma di vita, e si va affermando il mito di un'alimentazione assolutamente corretta che distingue (in modi esagerati e ossessivi) tra cibi gìusti e sani e positivi e cibi pericolosi. ( ... )

Anche relativamente al cibo e all'alimentazione sono emersi 'con:forza posizioni di tipo prirriitivo: Sì.sente spesso ripetere che un tempo si mangiava «naturale», che per i nostri nonni e bisnonni il cibo 'era «genuino» e «gustoso». I luoghi comuni dovrebbero crollare di fronte ai dati .e alle serie ricerche. Invece esistono impavidamente. A forza di essere ripetuti diventano verità.

Se accanto ai libri di Piero Camporesi, si leggono anche quelli, assai ben documentati, di Paolo Sorcinelli, quei luoghi comuni si sciolgono come neve al sole. . Ancora alla fine dell'Ottocento ., come Sorcinelli ha mostrato in un libro intitolato Gli italiani e il cibo. Dalla polenta ai cracker - è presente in Italia un cronico e stretto legame tra malaria e sottoalimentazione.


Nel nostro passato, l'insufficienza di cibo era la norma e le carestie erano sempre in agguato.Una gelata eccezionale, una forte grandinata. una prolungata siccità bastavano.a trasformate quella cronica insufficienza in una vera e propria, drammatica carestia: «Ogni anno era buono per essere definito, tristemente, anno della fame. In .quel contesto era naturale che, si mangiasse di tutto, anche quello che da mangiare proprio non era». ( ... ) , ", indiscutibile presupposto che sta alla base del primitivismo ... identifica il naturale con il bene e l'artificiale con il JPaJe., Quell'identificazione trova un'efficace espressione letteraria nella frase seguente: «Quando il vomere fende la terra ìncuneandosi in essa, e la rivolta; vibra un colpo violento, sconvolge un equìlìbrio, e provoca delle reazioni che l'uomo non conosce, né si preoccupa di conoscere».

Il mondo sarebbe più bello e più naturale e più ricco e più biodiverso questo e non altro è il senso dei messaggi di questo tipo - se gli equilibri non fossero mai stati alterati, se la natura fosse ancora intatta e l'uomo fosse rimasto, com'era agli inizi, solo una specie di scimmia o meglio (come saggiamente lo. definiva il buon priimitivista Vico « tutto stupore e ferocia». "',


La via rappresentata dalla cultura, dall'uscita dal mondo animale, dalla scelta dell'artificialità è, per definizione, rischiosa. Forse più rischiosa di quanto

non pensino alcuni tecnocrati. Forse meno rischiosa di quanto non ritengano alcuni giovani fermamente convinti di lottare contro il Male Assoluto e di operare per la salvezza del mondo. n rischio , zero, come ha di recente ribadito Francesco Sala in un limpido libretto che ha scritto contro gli avversari della rnodìfìcazione genetica delle piante; non esiste in alcuna attività urnana. Per questo non ha alcun Senso chiedere se si è assolutamente sicuri che non esiste rischio alcuno in una qualche impresa progettata da uomini O da donne. In tutto ciò che l'uomo pensa e costruisce, non ci sono - dopo la cacciata dal Paradiso sicurezze assolute.


Va infìne aggiunto: tutto ciò che chiamiamo civiltà e cultura ebbe inizio perché i nostri più lontani progenìtorì scelsero di non adottare il cosiddetto, oggi di continuo invocato, prinçipio di precauzione. Se lo avessero adottato saremmo ancora simili alle «scimmie» delle prime inquadrature di 2001 Òdissea nello spazio .


Eremo Via vado di sole, L’Aquila, venerdì 10 giugno 2011


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